Avete mai sentito la parola resilienza?
Vi siete mai chiesti perché in televisione, alla radio, perfino sui giornali c’è la moda dilagante di usare questa parola?

Tutti la usano. I politici la adorano. Addirittura l’hanno messa nel nome del piano di ripresa nazionale. Ma sapevate da cosa deriva la parola resilienza? Cosa significa? Resilienza è una parola presa in prestito dal mondo della fisica. Ha resilienza un «materiale capace di assorbire continui urti senza rompersi. Restando intatto, inerte».
La plastica è resiliente.
La gomma è resiliente, non importa quanto la colpisci, resta sempre uguale. Il vinile è resiliente, sì quello che viene usato per le pavimentazioni.

Ecco come ci considerando in poche parole. In un mondo in cui le persone sono definite «risorse», «contribuenti», «consumatori», in cui le vittime prendono il nome di «perdite e costi umani», come nei bilanci aziendali, gli esseri umani devono essere resilienti appunto. E fateci caso: flessibilità, adattabilità, resilienza, tutti aggettivi che vanno di moda nel mondo del lavoro, sono tutti presi in prestito dallo stesso mondo: quello delle pavimentazioni.
L’ho già detto ma lo ripeto: le parole non sono mai soltanto parole ma sono orizzonti.
Le parole che usi creano e definiscono il tuo mondo.

E allora lo dico, e lo dico a gran voce: al diavolo la resilienza. Al diavolo il «rider felice di percorre cinquanta chilometri in bicicletta per consegnare un panino». Al diavolo l’uomo macchina che più lo insulti, lo maltratti e lo metti sotto pressione, più si lascia scivolare tutto addosso. Quando la vita picchia duro non rispondo con un sorriso ebete. Accuso il colpo. Ogni urto mi lascia una cicatrice addosso.

Ecco cosa vorrei dirvi: non lasciate che nessuno vi consideri come una cosa e non come una persona! «Siamo persone, non tasti di pianoforte. Nessuno può schiacciarci per suonare la musica che piace a loro». E ogni volta che sentite qualcuno parlare di resilienza, mandatelo gentilmente a quel paese perché quasi sicuramente sta facendo una cosa, e una cosa soltanto: vi sta trattando come un elettrodomestico e non come una persona!

- Guendalina Middei
Avete mai sentito la parola resilienza? Vi siete mai chiesti perché in televisione, alla radio, perfino sui giornali c’è la moda dilagante di usare questa parola? Tutti la usano. I politici la adorano. Addirittura l’hanno messa nel nome del piano di ripresa nazionale. Ma sapevate da cosa deriva la parola resilienza? Cosa significa? Resilienza è una parola presa in prestito dal mondo della fisica. Ha resilienza un «materiale capace di assorbire continui urti senza rompersi. Restando intatto, inerte». La plastica è resiliente. La gomma è resiliente, non importa quanto la colpisci, resta sempre uguale. Il vinile è resiliente, sì quello che viene usato per le pavimentazioni. Ecco come ci considerando in poche parole. In un mondo in cui le persone sono definite «risorse», «contribuenti», «consumatori», in cui le vittime prendono il nome di «perdite e costi umani», come nei bilanci aziendali, gli esseri umani devono essere resilienti appunto. E fateci caso: flessibilità, adattabilità, resilienza, tutti aggettivi che vanno di moda nel mondo del lavoro, sono tutti presi in prestito dallo stesso mondo: quello delle pavimentazioni. L’ho già detto ma lo ripeto: le parole non sono mai soltanto parole ma sono orizzonti. Le parole che usi creano e definiscono il tuo mondo. E allora lo dico, e lo dico a gran voce: al diavolo la resilienza. Al diavolo il «rider felice di percorre cinquanta chilometri in bicicletta per consegnare un panino». Al diavolo l’uomo macchina che più lo insulti, lo maltratti e lo metti sotto pressione, più si lascia scivolare tutto addosso. Quando la vita picchia duro non rispondo con un sorriso ebete. Accuso il colpo. Ogni urto mi lascia una cicatrice addosso. Ecco cosa vorrei dirvi: non lasciate che nessuno vi consideri come una cosa e non come una persona! «Siamo persone, non tasti di pianoforte. Nessuno può schiacciarci per suonare la musica che piace a loro». E ogni volta che sentite qualcuno parlare di resilienza, mandatelo gentilmente a quel paese perché quasi sicuramente sta facendo una cosa, e una cosa soltanto: vi sta trattando come un elettrodomestico e non come una persona! - Guendalina Middei
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