• MATTARELLA: "IL PROGETTO EUROPEO È INCLUSIVO, SOLIDALE E DEMOCRATICO. STUPISCONO LE CRITICHE! LE SCELTE DELLA COMMISSIONE VON DER LEYEN DURANTE LA PANDEMIA SONO UN SEGNO DI DISCERNIMENTO E DI SOLIDARIETÀ"

    Giunto a questo punto della lettura dell'odierno sermone di Mattarella non ho neppure più osato invocare la libertà di critica politica.
    Ho gettato il telefono sul tavolo e sono uscito cinque minuti in giardino all'aria aperta 🫣

    Fonte: https://tg24.sky.it/politica/2024/09/06/mattarella-cernobbio-discorso
    🇮🇹 🇪🇺 MATTARELLA: "IL PROGETTO EUROPEO È INCLUSIVO, SOLIDALE E DEMOCRATICO. STUPISCONO LE CRITICHE! LE SCELTE DELLA COMMISSIONE VON DER LEYEN DURANTE LA PANDEMIA SONO UN SEGNO DI DISCERNIMENTO E DI SOLIDARIETÀ❗" Giunto a questo punto della lettura dell'odierno sermone di Mattarella non ho neppure più osato invocare la libertà di critica politica. Ho gettato il telefono sul tavolo e sono uscito cinque minuti in giardino all'aria aperta 🫣🤐 ⤵️ Fonte: https://tg24.sky.it/politica/2024/09/06/mattarella-cernobbio-discorso
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  • CENSURA EUROPEA - ARRESTATO DUROV FONDATORE DI TELEGRAM

    Ecco in azione il democratico atto Legislativo Europeo "Digital Service Act". Se non censuri, in più sei russo, TI ARRESTANO.

    Giorno dopo giorno la dittatura tecnologica diventa sempre più estrema. Se non agiamo subito con una sana ribellione presto sarà troppo tardi.

    Vi rammento che in Francia basta che un medico osi criticare un trattamento sanitario come il vaccino per essere arrestato.

    Aprite gli occhi adesso altrimenti sarà troppo tardi e non potrete più uscire dalla gabbia digitale che vi stanno costruendo intorno.

    Guardate tutte le telecamere che stanno installando nelle città. Pensate che servono per la vostra sicurezza o per controllare le masse?

    Se il governo avesse a cuore la sicurezza pubblica manderebbe la polizia antisommossa a ripulire le città dai veri criminali e invece la usa per manganellare i manifestanti pacifici.

    Ugo Rossi - Consigliere Comunale Trieste e Portavoce di INSIEME LIBERI

    👉🏻UNISCITI: Fonte: https://t.me/ugorossiecoing
    CENSURA EUROPEA - ARRESTATO DUROV FONDATORE DI TELEGRAM Ecco in azione il democratico atto Legislativo Europeo "Digital Service Act". Se non censuri, in più sei russo, TI ARRESTANO. Giorno dopo giorno la dittatura tecnologica diventa sempre più estrema. Se non agiamo subito con una sana ribellione presto sarà troppo tardi. Vi rammento che in Francia basta che un medico osi criticare un trattamento sanitario come il vaccino per essere arrestato. Aprite gli occhi adesso altrimenti sarà troppo tardi e non potrete più uscire dalla gabbia digitale che vi stanno costruendo intorno. Guardate tutte le telecamere che stanno installando nelle città. Pensate che servono per la vostra sicurezza o per controllare le masse? Se il governo avesse a cuore la sicurezza pubblica manderebbe la polizia antisommossa a ripulire le città dai veri criminali e invece la usa per manganellare i manifestanti pacifici. Ugo Rossi - Consigliere Comunale Trieste e Portavoce di INSIEME LIBERI 👉🏻UNISCITI: Fonte: https://t.me/ugorossiecoing
    T.ME
    eco ing. Ugo Rossi
    Consigliere Comunale di Trieste e Portavoce di Insieme Liberi. Eco ingegnere libero professionista. Cittadino attivo impegnato per la libertà ed i diritti di tutti gli esseri viventi. sogna un mondo basato sulla felicità e lavora per costruirlo.
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  • EU: ARRIVA LA TESSERA VACCINALE

    A partire dal prossimo settembre cinque nazioni europee – Belgio, Germania, Grecia, Lettonia e Portogallo – sperimenteranno la nuova Tessera Vaccinale Europea (EVC). Tale certificato verrà sperimentato in diversi formati, dalla tessera vera e propria (tipo carta di credito) fino al formato digitale, da caricare direttamente nello smart phone.

    Secondo Vaccines Today https://www.vaccinestoday.eu/stories/european-vaccination-card-will-be-piloted-in-five-countries/ la nuova Tessera Vaccinale "mira a dare potere alle persone, consolidando tutti i loro dati vaccinali in un'unica posizione facilmente accessibile”, mentre il programma sperimentale “mira ad aprire la strada ad altri paesi, armonizzando la terminologia vaccinale, sviluppando una sintassi comune, garantendo adattabilità in diversi contesti sanitari e perfezionando i piani di implementazione dell'EVC".

    Il sito Children’s Health Defense di Robert Kennedy Jr. ha raccolto i commenti di diversi medici ed esperti del settore sulla tessera vaccinale europea:

    Il dott. David Bell, medico della sanità pubblica, consulente biotech ed ex direttore di Global Health Technologies, ha affermato: "La proposta di tessera vaccinale riflette un crescente sforzo di utilizzare gli strumenti della sanità pubblica come mezzo per concentrare la ricchezza e fornire un mezzo per controllare le popolazioni. Ricorda molto gli approcci in alcune parti d'Europa prima della seconda guerra mondiale, e serve essenzialmente ad uno scopo simile: escludere dalla società gli individui che non vogliono obbedire alle istruzioni del governo. La sperimentazione in Europa è il naturale passo successivo, che aumenta notevolmente la probabilità di lockdown ricorrenti per consentire la vaccinazione obbligatoria di massa, e quindi per aumentare i profitti sui vaccini".

    Anche l'avvocato olandese Meike Terhorst ha criticato il programma pilota, definendo il passaporto vaccinale digitale una "minaccia diretta alla nostra libertà e anche alla sovranità di qualsiasi stato. Tutti i nostri poteri sono affidati ai globalisti, al gruppo di banchieri e investitori".

    Catherine Austin Fitts, ex vice-ministro USA per l'edilizia e lo sviluppo urbano, ha affermato: "L'obiettivo è il controllo finanziario. Non esiste uno scopo legittimo di salute pubblica. I banchieri centrali si nascondono dietro una narrazione sanitaria: politiche come il lockdown sono un modo per gestire l'inflazione e la domanda di risorse quando la politica monetaria è altamente inflazionistica".

    Gli esperti hanno anche collegato l'implementazione dell'EVC agli avvertimenti del governo e dei funzionari sanitari sulla "prossima pandemia", potenzialmente causata dall'influenza aviaria o da una "Malattia X" ancora sconosciuta.

    Secondo Fitts "è in atto una strategia per prepararsi a una pandemia di influenza aviaria. I vaccini contro l'influenza aviaria sono già stati spediti in Europa. Una tessera vaccinale può essere utilizzata per cercare di fare pressione o costringere le persone a fare un'altra iniezione non necessaria".

    Meike Terhorst ha concluso: "Il passaporto vaccinale digitale è un mezzo tecnico per violare le libertà personali, come il diritto di dire di no a una vaccinazione. È un mezzo per trasformare esseri umani liberi in schiavi. Questo passaporto vaccinale digitale è stato pianificato molti anni in anticipo dai globalisti".

    Ma l’Europa della Von der Leyen se ne frega di queste opinioni. Loro – i burattini delle case farmaceutiche – vanno avanti come schiacciasassi lungo il loro percorso, stabilito e progettato già molti anni fa. Solo una presa di coscienza collettiva e una robusta ribellione da parte della popolazione europea potranno fermare la nostra caduta verso la definitiva schiavitù.

    Massimo Mazzucco

    PS: Se non riuscite a condividere questo post, fate copia-e-incolla.
    EU: ARRIVA LA TESSERA VACCINALE A partire dal prossimo settembre cinque nazioni europee – Belgio, Germania, Grecia, Lettonia e Portogallo – sperimenteranno la nuova Tessera Vaccinale Europea (EVC). Tale certificato verrà sperimentato in diversi formati, dalla tessera vera e propria (tipo carta di credito) fino al formato digitale, da caricare direttamente nello smart phone. Secondo Vaccines Today https://www.vaccinestoday.eu/stories/european-vaccination-card-will-be-piloted-in-five-countries/ la nuova Tessera Vaccinale "mira a dare potere alle persone, consolidando tutti i loro dati vaccinali in un'unica posizione facilmente accessibile”, mentre il programma sperimentale “mira ad aprire la strada ad altri paesi, armonizzando la terminologia vaccinale, sviluppando una sintassi comune, garantendo adattabilità in diversi contesti sanitari e perfezionando i piani di implementazione dell'EVC". Il sito Children’s Health Defense di Robert Kennedy Jr. ha raccolto i commenti di diversi medici ed esperti del settore sulla tessera vaccinale europea: Il dott. David Bell, medico della sanità pubblica, consulente biotech ed ex direttore di Global Health Technologies, ha affermato: "La proposta di tessera vaccinale riflette un crescente sforzo di utilizzare gli strumenti della sanità pubblica come mezzo per concentrare la ricchezza e fornire un mezzo per controllare le popolazioni. Ricorda molto gli approcci in alcune parti d'Europa prima della seconda guerra mondiale, e serve essenzialmente ad uno scopo simile: escludere dalla società gli individui che non vogliono obbedire alle istruzioni del governo. La sperimentazione in Europa è il naturale passo successivo, che aumenta notevolmente la probabilità di lockdown ricorrenti per consentire la vaccinazione obbligatoria di massa, e quindi per aumentare i profitti sui vaccini". Anche l'avvocato olandese Meike Terhorst ha criticato il programma pilota, definendo il passaporto vaccinale digitale una "minaccia diretta alla nostra libertà e anche alla sovranità di qualsiasi stato. Tutti i nostri poteri sono affidati ai globalisti, al gruppo di banchieri e investitori". Catherine Austin Fitts, ex vice-ministro USA per l'edilizia e lo sviluppo urbano, ha affermato: "L'obiettivo è il controllo finanziario. Non esiste uno scopo legittimo di salute pubblica. I banchieri centrali si nascondono dietro una narrazione sanitaria: politiche come il lockdown sono un modo per gestire l'inflazione e la domanda di risorse quando la politica monetaria è altamente inflazionistica". Gli esperti hanno anche collegato l'implementazione dell'EVC agli avvertimenti del governo e dei funzionari sanitari sulla "prossima pandemia", potenzialmente causata dall'influenza aviaria o da una "Malattia X" ancora sconosciuta. Secondo Fitts "è in atto una strategia per prepararsi a una pandemia di influenza aviaria. I vaccini contro l'influenza aviaria sono già stati spediti in Europa. Una tessera vaccinale può essere utilizzata per cercare di fare pressione o costringere le persone a fare un'altra iniezione non necessaria". Meike Terhorst ha concluso: "Il passaporto vaccinale digitale è un mezzo tecnico per violare le libertà personali, come il diritto di dire di no a una vaccinazione. È un mezzo per trasformare esseri umani liberi in schiavi. Questo passaporto vaccinale digitale è stato pianificato molti anni in anticipo dai globalisti". Ma l’Europa della Von der Leyen se ne frega di queste opinioni. Loro – i burattini delle case farmaceutiche – vanno avanti come schiacciasassi lungo il loro percorso, stabilito e progettato già molti anni fa. Solo una presa di coscienza collettiva e una robusta ribellione da parte della popolazione europea potranno fermare la nostra caduta verso la definitiva schiavitù. Massimo Mazzucco PS: Se non riuscite a condividere questo post, fate copia-e-incolla.
    WWW.VACCINESTODAY.EU
    European Vaccination Card will be piloted in five countries - VaccinesToday
    A European Vaccination Card will enable informed vaccination, according to experts working on the EUVABECO project. Latvia, Greece, Belgium, Germany and Portugal will pilot the new tool from September.
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  • Io non sono un sostenitore del premierato, ma quello che è stato appena ammesso da Bruxelles (e ovviamente rilanciato acriticamente dai pennivendoli anti-italiani) è di una gravità assoluta. L'UE non apprezza la riforma perché impedirebbe l'instaurazione di eventuali governi tecnici in Italia. In pratica vi stanno dicendo in faccia che l'ideale, per questi criminali, è che l'Italia possa tornare da un momento all'altro in mano a un macellaio come Monti o un sicario dell'alta finanza come Draghi.
    Questa dichiarazione arriva a poche ore dalla perdita di un commissario italiano e dalla critica feroce alla riforma della giustizia Nordio.
    L'attuale Governo, come i precedenti, non mette minimamente in discussione l'appartenenza dell'Italia alla gabbia europea ma a Bruxelles non basta: l'adesione al vincolo esterno, per l'Italia, deve essere TOTALE.
    Chissà quanti altri pesci in faccia dovranno ricevere certi geni prima di capire cosa significhi tentare di cambiare l'UE da dentro...
    Io non sono un sostenitore del premierato, ma quello che è stato appena ammesso da Bruxelles (e ovviamente rilanciato acriticamente dai pennivendoli anti-italiani) è di una gravità assoluta. L'UE non apprezza la riforma perché impedirebbe l'instaurazione di eventuali governi tecnici in Italia. In pratica vi stanno dicendo in faccia che l'ideale, per questi criminali, è che l'Italia possa tornare da un momento all'altro in mano a un macellaio come Monti o un sicario dell'alta finanza come Draghi. Questa dichiarazione arriva a poche ore dalla perdita di un commissario italiano e dalla critica feroce alla riforma della giustizia Nordio. L'attuale Governo, come i precedenti, non mette minimamente in discussione l'appartenenza dell'Italia alla gabbia europea ma a Bruxelles non basta: l'adesione al vincolo esterno, per l'Italia, deve essere TOTALE. Chissà quanti altri pesci in faccia dovranno ricevere certi geni prima di capire cosa significhi tentare di cambiare l'UE da dentro...
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  • POLEMICA: SULLA LUNA SIAMO ANDATI O NO? IL FILM “FLY ME TO THE MOON” RILANCIA I DUBBI
    Fra il “sì” e il “no” netti, c’è una terza via: ci siamo andati, ma alcune foto sono (effettivamente) fasulle

    Un po’ di quel materiale fotografato e girato può essere sfuggito all’esterno, dando il via alla polemica sulle immagini fake... e magari la stessa Nasa, in seguito, ha faticato a distinguere le foto vere da quelle false, accreditando qualcuna di queste, e aumentando la confusione e i sospetti. Oppure possono esserci anche altre spiegazioni, ancora più complicate, della circolazione di foto false, accreditate come vere dalla Nasa nei suoi documenti ufficiali, senza che questo implichi il Grande Complotto.

    QUELLE FOTO RICONOSCIUTE FALSE DALLA NASA

    Tanto per cominciare, alcune delle foto che la Nasa ha diffuso al tempo delle missioni Apollo sono state riconosciute come false dalla stessa Nasa, che ha dovuto ritirarle. Per fare un esempio, senza avvedersene, la Nasa diffuse a suo tempo, fra migliaia di altre, una doppia versione di una foto dell’Apollo 15 sulla Luna. Nell’una e nell’altra si vede il comandante nella stessa posizione, vicino al modulo lunare e a una bandiera americana piantata al suolo. L’angolazione dell’inquadratura è la stessa e la posizione relativa dei tre soggetti astronauta-modulo-bandiera è identica. Per essere precisi, in una delle due il comandante Dave Scott ha le gambe appena un po’ più divaricate e nell’altra appena un po’ meno, quindi si tratta di due scatti differenti, ma presi in rapida successione esattamente dallo stesso punto. Infatti le due immagini del modulo lunare e della bandiera sono esattamente sovrapponibili. Eppure, sorpresa, il profilo della collina che fa da sfondo a queste due foto ufficiali è completamente diverso: in una copre tutto l’orizzonte e nell’altra circa la metà. La Nasa ha riconosciuto che questo è impossibile (e ci mancherebbe altro) pur avendolo fatto senza enfasi, non nell’ambito di un’autocritica generale. Ma non si è trattato di un caso isolato, ci sono state alcune altre ammissioni sporadiche di falso. Ad esempio, riguardo a un’immagine in cui una serie di riflettori si specchia inopportunamente sulla visiera di un astronauta, oppure un’altra in cui un incongruo cono di luce, tipo faretto, piove dall’alto (partendo da una misteriosa chiazza bianca) a illuminare una presunta superficie lunare. Si tratta di poche fotografie su migliaia e migliaia, e vengono liquidate sbrigativamente dalla Nasa come incidenti di percorso, irrilevanti. Ma il problema è: incidenti di che natura, nati come?

    Poi c’è una famosa foto di Aldrin che scende sulla Luna, scattata da Armstrong che era allunato poco prima di lui. Il profilo del modulo lunare appare nero, come nero è il suolo sotto di lui, invece la figura di Aldrin è illuminata, pur trovandosi nel cono d’ombra del modulo. Sulla Terra questa immagine non avrebbe niente di speciale, perché c’è l’atmosfera con i suoi miliardi di miliardi di molecole che riflettono casualmente, ognuna nel suo piccolo, un po’ di luce in tutte le direzioni, e così illuminano, in parte, anche il cono d’ombra, per il fenomeno (roba da corso di fisica della scuola media) detto diffusione della luce.

    Sulla Luna no. L’atmosfera non c’è. Per cui dove c’è luce c’è luce e dove le si frappone un ostacolo c’è un’ombra nera dai confini netti.

    La Nasa avrebbe fatto una figura migliore ammettendo che la foto è stata ritoccata per schiarire l’immagine dell’uomo e farla risaltare in modo che il tutto non risultasse buio.

    LA TESI PIU’ RADICALE DEGLI SCETTICI

    Quanto invece alla tesi più radicale degli scettici, cioè che sulla Luna non siamo andati affatto, un argomento non conclusivo, ma tale da suscitare dubbi, è la constatazione che oggi, mentre si parla di tornare sul nostro satellite, vengono sollevate difficoltà enormi.

    Fonte: https://www.lastampa.it/scienza/2024/07/12/news/luna_allunaggio_complottisti_film-14469791/

    Dagli anni 1969-1972 la scienza dei materiali ha fatto passi da gigante, le prestazioni dei propulsori si sono moltiplicate, per non parlare della capacità dei computer, che si è moltiplicata (addirittura) di milioni di volte; ma purtroppo la tecnologia con cui mezzo secolo fa siamo andati sulla Luna è andata perduta e non si riesce a replicarla. Un po’ di ironia è lecita. (Fonte: LaStampa)
    https://www.lastampa.it/scienza/2024/07/12/news/luna_allunaggio_complottisti_film-14469791/
    POLEMICA: SULLA LUNA SIAMO ANDATI O NO? IL FILM “FLY ME TO THE MOON” RILANCIA I DUBBI Fra il “sì” e il “no” netti, c’è una terza via: ci siamo andati, ma alcune foto sono (effettivamente) fasulle Un po’ di quel materiale fotografato e girato può essere sfuggito all’esterno, dando il via alla polemica sulle immagini fake... e magari la stessa Nasa, in seguito, ha faticato a distinguere le foto vere da quelle false, accreditando qualcuna di queste, e aumentando la confusione e i sospetti. Oppure possono esserci anche altre spiegazioni, ancora più complicate, della circolazione di foto false, accreditate come vere dalla Nasa nei suoi documenti ufficiali, senza che questo implichi il Grande Complotto. QUELLE FOTO RICONOSCIUTE FALSE DALLA NASA Tanto per cominciare, alcune delle foto che la Nasa ha diffuso al tempo delle missioni Apollo sono state riconosciute come false dalla stessa Nasa, che ha dovuto ritirarle. Per fare un esempio, senza avvedersene, la Nasa diffuse a suo tempo, fra migliaia di altre, una doppia versione di una foto dell’Apollo 15 sulla Luna. Nell’una e nell’altra si vede il comandante nella stessa posizione, vicino al modulo lunare e a una bandiera americana piantata al suolo. L’angolazione dell’inquadratura è la stessa e la posizione relativa dei tre soggetti astronauta-modulo-bandiera è identica. Per essere precisi, in una delle due il comandante Dave Scott ha le gambe appena un po’ più divaricate e nell’altra appena un po’ meno, quindi si tratta di due scatti differenti, ma presi in rapida successione esattamente dallo stesso punto. Infatti le due immagini del modulo lunare e della bandiera sono esattamente sovrapponibili. Eppure, sorpresa, il profilo della collina che fa da sfondo a queste due foto ufficiali è completamente diverso: in una copre tutto l’orizzonte e nell’altra circa la metà. La Nasa ha riconosciuto che questo è impossibile (e ci mancherebbe altro) pur avendolo fatto senza enfasi, non nell’ambito di un’autocritica generale. Ma non si è trattato di un caso isolato, ci sono state alcune altre ammissioni sporadiche di falso. Ad esempio, riguardo a un’immagine in cui una serie di riflettori si specchia inopportunamente sulla visiera di un astronauta, oppure un’altra in cui un incongruo cono di luce, tipo faretto, piove dall’alto (partendo da una misteriosa chiazza bianca) a illuminare una presunta superficie lunare. Si tratta di poche fotografie su migliaia e migliaia, e vengono liquidate sbrigativamente dalla Nasa come incidenti di percorso, irrilevanti. Ma il problema è: incidenti di che natura, nati come? Poi c’è una famosa foto di Aldrin che scende sulla Luna, scattata da Armstrong che era allunato poco prima di lui. Il profilo del modulo lunare appare nero, come nero è il suolo sotto di lui, invece la figura di Aldrin è illuminata, pur trovandosi nel cono d’ombra del modulo. Sulla Terra questa immagine non avrebbe niente di speciale, perché c’è l’atmosfera con i suoi miliardi di miliardi di molecole che riflettono casualmente, ognuna nel suo piccolo, un po’ di luce in tutte le direzioni, e così illuminano, in parte, anche il cono d’ombra, per il fenomeno (roba da corso di fisica della scuola media) detto diffusione della luce. Sulla Luna no. L’atmosfera non c’è. Per cui dove c’è luce c’è luce e dove le si frappone un ostacolo c’è un’ombra nera dai confini netti. La Nasa avrebbe fatto una figura migliore ammettendo che la foto è stata ritoccata per schiarire l’immagine dell’uomo e farla risaltare in modo che il tutto non risultasse buio. LA TESI PIU’ RADICALE DEGLI SCETTICI Quanto invece alla tesi più radicale degli scettici, cioè che sulla Luna non siamo andati affatto, un argomento non conclusivo, ma tale da suscitare dubbi, è la constatazione che oggi, mentre si parla di tornare sul nostro satellite, vengono sollevate difficoltà enormi. Fonte: https://www.lastampa.it/scienza/2024/07/12/news/luna_allunaggio_complottisti_film-14469791/ Dagli anni 1969-1972 la scienza dei materiali ha fatto passi da gigante, le prestazioni dei propulsori si sono moltiplicate, per non parlare della capacità dei computer, che si è moltiplicata (addirittura) di milioni di volte; ma purtroppo la tecnologia con cui mezzo secolo fa siamo andati sulla Luna è andata perduta e non si riesce a replicarla. Un po’ di ironia è lecita. (Fonte: LaStampa) https://www.lastampa.it/scienza/2024/07/12/news/luna_allunaggio_complottisti_film-14469791/
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    Polemica: sulla Luna siamo andati o no? Il film “Fly me to the Moon” rilancia i dubbi
    Fra il “sì” e il “no” netti, c’è una terza via: ci siamo andati, ma alcune foto sono (effettivamente) fasulle
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  • MONSIGNOR VIGANO SCOMUNICATO PER SCISMA

    E’ veramente incredibile la rapidità con la quale la Chiesa cattolica di Jorge Mario Bergoglio punisce i suoi oppositori. Mons. Viganò è stato scomunicato per “scisma” oggi, 5 luglio 2024, perché ha rifiutato l’autorità del Papa regnante e ha criticato pesantemente il Concilio vaticano II.

    La prima osservazione è che in questo caso si è applicato un metodo molto veloce e rigido, senza cercare una mediazione. Alla faccia dell’apertura e dell’inclusività, che entrano in gioco solamente quando si tratta di omologarsi al pensiero unico. L’attuale Chiesa cattolica è tanto dura al suo interno, nei confronti del suo clero e dei suoi fedeli, quanto cedevole verso la mentalità mondana.

    C’è da dire però che mons. Viganò non ha fatto nulla per evitare tale provvedimento, anzi è come se l’avesse fortemente “provocato”. Le sue dichiarazioni sono inequivocabili e molto dure nei confronti sia dell’attuale Pontefice che del Concilio Vaticano II, da lui considerato “il cancro” dal quale derivano tutti i mali della Chiesa contemporanea.

    Non si è comportato certo come quei grandi santi (vedi san Francesco) che, pur essendo estremamente critici nei confronti della Chiesa del loro tempo, ne hanno accettato l’autorità e sono rimasti dentro la comunione ecclesiale.

    Un’altra considerazione che mi viene spontanea è il peso che la sentenza di scomunica da’ alle dichiarazioni che vengono espresse sulle reti sociali. Ormai per tutti, anche per le gerarchie cattoliche, ciò che conta è la “reputazione” che uno ottiene nel mondo della comunicazione informatica.
    MONSIGNOR VIGANO SCOMUNICATO PER SCISMA E’ veramente incredibile la rapidità con la quale la Chiesa cattolica di Jorge Mario Bergoglio punisce i suoi oppositori. Mons. Viganò è stato scomunicato per “scisma” oggi, 5 luglio 2024, perché ha rifiutato l’autorità del Papa regnante e ha criticato pesantemente il Concilio vaticano II. La prima osservazione è che in questo caso si è applicato un metodo molto veloce e rigido, senza cercare una mediazione. Alla faccia dell’apertura e dell’inclusività, che entrano in gioco solamente quando si tratta di omologarsi al pensiero unico. L’attuale Chiesa cattolica è tanto dura al suo interno, nei confronti del suo clero e dei suoi fedeli, quanto cedevole verso la mentalità mondana. C’è da dire però che mons. Viganò non ha fatto nulla per evitare tale provvedimento, anzi è come se l’avesse fortemente “provocato”. Le sue dichiarazioni sono inequivocabili e molto dure nei confronti sia dell’attuale Pontefice che del Concilio Vaticano II, da lui considerato “il cancro” dal quale derivano tutti i mali della Chiesa contemporanea. Non si è comportato certo come quei grandi santi (vedi san Francesco) che, pur essendo estremamente critici nei confronti della Chiesa del loro tempo, ne hanno accettato l’autorità e sono rimasti dentro la comunione ecclesiale. Un’altra considerazione che mi viene spontanea è il peso che la sentenza di scomunica da’ alle dichiarazioni che vengono espresse sulle reti sociali. Ormai per tutti, anche per le gerarchie cattoliche, ciò che conta è la “reputazione” che uno ottiene nel mondo della comunicazione informatica.
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  • MONSIGNOR VIGANO SCOMUNICATO PER SCISMA

    E’ veramente incredibile la rapidità con la quale la Chiesa cattolica di Jorge Mario Bergoglio punisce i suoi oppositori. Mons. Viganò è stato scomunicato per “scisma” oggi, 5 luglio 2024, perché ha rifiutato l’autorità del Papa regnante e ha criticato pesantemente il Concilio vaticano II.

    La prima osservazione è che in questo caso si è applicato un metodo molto veloce e rigido, senza cercare una mediazione. Alla faccia dell’apertura e dell’inclusività, che entrano in gioco solamente quando si tratta di omologarsi al pensiero unico. L’attuale Chiesa cattolica è tanto dura al suo interno, nei confronti del suo clero e dei suoi fedeli, quanto cedevole verso la mentalità mondana.

    C’è da dire però che mons. Viganò non ha fatto nulla per evitare tale provvedimento, anzi è come se l’avesse fortemente “provocato”. Le sue dichiarazioni sono inequivocabili e molto dure nei confronti sia dell’attuale Pontefice che del Concilio Vaticano II, da lui considerato “il cancro” dal quale derivano tutti i mali della Chiesa contemporanea.

    Non si è comportato certo come quei grandi santi (vedi san Francesco) che, pur essendo estremamente critici nei confronti della Chiesa del loro tempo, ne hanno accettato l’autorità e sono rimasti dentro la comunione ecclesiale.

    Un’altra considerazione che mi viene spontanea è il peso che la sentenza di scomunica da’ alle dichiarazioni che vengono espresse sulle reti sociali. Ormai per tutti, anche per le gerarchie cattoliche, ciò che conta è la “reputazione” che uno ottiene nel mondo della comunicazione informatica.
    MONSIGNOR VIGANO SCOMUNICATO PER SCISMA E’ veramente incredibile la rapidità con la quale la Chiesa cattolica di Jorge Mario Bergoglio punisce i suoi oppositori. Mons. Viganò è stato scomunicato per “scisma” oggi, 5 luglio 2024, perché ha rifiutato l’autorità del Papa regnante e ha criticato pesantemente il Concilio vaticano II. La prima osservazione è che in questo caso si è applicato un metodo molto veloce e rigido, senza cercare una mediazione. Alla faccia dell’apertura e dell’inclusività, che entrano in gioco solamente quando si tratta di omologarsi al pensiero unico. L’attuale Chiesa cattolica è tanto dura al suo interno, nei confronti del suo clero e dei suoi fedeli, quanto cedevole verso la mentalità mondana. C’è da dire però che mons. Viganò non ha fatto nulla per evitare tale provvedimento, anzi è come se l’avesse fortemente “provocato”. Le sue dichiarazioni sono inequivocabili e molto dure nei confronti sia dell’attuale Pontefice che del Concilio Vaticano II, da lui considerato “il cancro” dal quale derivano tutti i mali della Chiesa contemporanea. Non si è comportato certo come quei grandi santi (vedi san Francesco) che, pur essendo estremamente critici nei confronti della Chiesa del loro tempo, ne hanno accettato l’autorità e sono rimasti dentro la comunione ecclesiale. Un’altra considerazione che mi viene spontanea è il peso che la sentenza di scomunica da’ alle dichiarazioni che vengono espresse sulle reti sociali. Ormai per tutti, anche per le gerarchie cattoliche, ciò che conta è la “reputazione” che uno ottiene nel mondo della comunicazione informatica.
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  • LA DOMANDA NON È SE CI SARÀ LA GUERRA, MA QUALE GUERRA CI SARÀ

    Un paio di giorni fa il presidente serbo Vučić ha espresso il suo forte timore che 3-4 mesi ci separino dalla Terza Guerra Mondiale. Che si tratti di una valutazione realistica o magari di eccessiva apprensione da parte di chi ha già esperito sulla propria pelle la natura “eminentemente difensiva” della Nato, è quanto scopriremo solo vivendo.

    Possiamo però sin d’ora fare qualche considerazione generale sulle linee di tendenza che si profilano.

    Dal punto di vista di un confronto diretto tra grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso. Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.). Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca. Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra. Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa.

    Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra.

    Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale. L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana. Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). Il sistema hobbesiano della competizione economica infinita appare tollerabile solo finché le proprie popolazioni appartengono solo in modo marginale alla sfera dei perdenti in questa competizione. Quando la lotta economica di tutti contro tutti comincia ad erodere significativamente i modi di vita del proletariato europeo o americano, l’allarme scatta, perché l’unità dei sistemi occidentali è fornita soltanto dalla promessa di un benessere (comparativamente) diffuso.

    Questo significa che, per ragioni diverse, anche nell’Occidente a guida americana l’attuale “insubordinazione internazionale” fomentata dalla Russia rappresenta un rischio esistenziale: essa porta alla luce i “limiti intrinseci allo sviluppo” che i critici del modello capitalista hanno riconosciuto da tempo e che ora bussano alle porte.

    Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta.

    Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. Per dire, è chiaro che le condizioni degli accordi di Minsk II, che erano rivendicati dalla Russia prima dell’inizio della guerra, se accettati oggi rappresenterebbero una grave sconfitta per i russi, lasciando 8 milioni di russofoni in balia politica di quegli stessi che li hanno perseguitati prima e bombardati poi. Più passa il tempo, maggiori i costi, più i risultati accettati come minimi per ciascuna delle parti si ampliano.

    Questo quadro rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile,.

    Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto.

    La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa. Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto.

    Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse.

    Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA.

    Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato.

    Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini).

    Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc.

    Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente.

    Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc.

    Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese.

    E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo).

    E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc.

    Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose.

    La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte).

    Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno.
    Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato.

    Questo punto ci porta ad una seconda conclusione: la direzione primaria in cui si deve muovere, in questo contesto storico, una politica critica, una politica d’opposizione autentica, deve avere al centro della propria agenda la RICHIESTA DI PACE (che vuol dire convivenza, riduzione della conflittualità internazionale, allentamento delle tensioni, accettazione della pluralità di prospettive, accettazione di un multipolarismo con pari dignità dei vari poli, ecc.) e il RIFIUTO DELL’EMERGENZIALISMO (rifiuto della creazione costante di ansia, terrore, di sindromi dell’attacco o della catastrofe incombente, per manipolare la volontà pubblica).
    Volontà di pace, nel senso più comprensivo, e rifiuto dell’atteggiamento emergenzialista, dovrebbero essere al centro di ogni iniziativa politica che si voglia capace di resistere ai tempi oscuri in cui siamo stati sospinti.
    LA DOMANDA NON È SE CI SARÀ LA GUERRA, MA QUALE GUERRA CI SARÀ Un paio di giorni fa il presidente serbo Vučić ha espresso il suo forte timore che 3-4 mesi ci separino dalla Terza Guerra Mondiale. Che si tratti di una valutazione realistica o magari di eccessiva apprensione da parte di chi ha già esperito sulla propria pelle la natura “eminentemente difensiva” della Nato, è quanto scopriremo solo vivendo. Possiamo però sin d’ora fare qualche considerazione generale sulle linee di tendenza che si profilano. Dal punto di vista di un confronto diretto tra grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso. Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.). Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca. Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra. Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa. Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra. Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale. L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana. Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). Il sistema hobbesiano della competizione economica infinita appare tollerabile solo finché le proprie popolazioni appartengono solo in modo marginale alla sfera dei perdenti in questa competizione. Quando la lotta economica di tutti contro tutti comincia ad erodere significativamente i modi di vita del proletariato europeo o americano, l’allarme scatta, perché l’unità dei sistemi occidentali è fornita soltanto dalla promessa di un benessere (comparativamente) diffuso. Questo significa che, per ragioni diverse, anche nell’Occidente a guida americana l’attuale “insubordinazione internazionale” fomentata dalla Russia rappresenta un rischio esistenziale: essa porta alla luce i “limiti intrinseci allo sviluppo” che i critici del modello capitalista hanno riconosciuto da tempo e che ora bussano alle porte. Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta. Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. Per dire, è chiaro che le condizioni degli accordi di Minsk II, che erano rivendicati dalla Russia prima dell’inizio della guerra, se accettati oggi rappresenterebbero una grave sconfitta per i russi, lasciando 8 milioni di russofoni in balia politica di quegli stessi che li hanno perseguitati prima e bombardati poi. Più passa il tempo, maggiori i costi, più i risultati accettati come minimi per ciascuna delle parti si ampliano. Questo quadro rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile,. Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto. La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa. Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto. Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse. Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA. Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato. Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini). Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc. Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente. Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc. Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese. E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo). E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc. Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose. La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte). Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno. Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato. Questo punto ci porta ad una seconda conclusione: la direzione primaria in cui si deve muovere, in questo contesto storico, una politica critica, una politica d’opposizione autentica, deve avere al centro della propria agenda la RICHIESTA DI PACE (che vuol dire convivenza, riduzione della conflittualità internazionale, allentamento delle tensioni, accettazione della pluralità di prospettive, accettazione di un multipolarismo con pari dignità dei vari poli, ecc.) e il RIFIUTO DELL’EMERGENZIALISMO (rifiuto della creazione costante di ansia, terrore, di sindromi dell’attacco o della catastrofe incombente, per manipolare la volontà pubblica). Volontà di pace, nel senso più comprensivo, e rifiuto dell’atteggiamento emergenzialista, dovrebbero essere al centro di ogni iniziativa politica che si voglia capace di resistere ai tempi oscuri in cui siamo stati sospinti.
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  • - MAGGIORANZA DEI TEDESCHI CONTRARIA ALL'USO DI ARMI TEDESCHE CONTRO LA RUSSIA
    Secondo un sondaggio, molti tedeschi criticano l'autorizzazione concessa all'Ucraina dal governo tedesco di utilizzare armi tedesche su base limitata contro obiettivi in Russia. La maggioranza relativa degli intervistati, pari al 43%, giudica la decisione (piuttosto) sbagliata, secondo un sondaggio rappresentativo Insa per la rivista "Focus". Il 38% lo considera (piuttosto) corretta. L'8% non si preoccupa della decisione, un altro otto per cento può farlo e il tre per cento non vuole rispondere alla domanda.
    Alla domanda se la Germania metta in pericolo la propria sicurezza sostenendo l'Ucraina, il 58% degli intervistati ha risposto sì, il 28%no, il 14% non sa o non risponde.
    Fonte: Handelsblatt

    Fonte: Giubbe Rosse
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    🇩🇪-🇷🇺 MAGGIORANZA DEI TEDESCHI CONTRARIA ALL'USO DI ARMI TEDESCHE CONTRO LA RUSSIA Secondo un sondaggio, molti tedeschi criticano l'autorizzazione concessa all'Ucraina dal governo tedesco di utilizzare armi tedesche su base limitata contro obiettivi in Russia. La maggioranza relativa degli intervistati, pari al 43%, giudica la decisione (piuttosto) sbagliata, secondo un sondaggio rappresentativo Insa per la rivista "Focus". Il 38% lo considera (piuttosto) corretta. L'8% non si preoccupa della decisione, un altro otto per cento può farlo e il tre per cento non vuole rispondere alla domanda. Alla domanda se la Germania metta in pericolo la propria sicurezza sostenendo l'Ucraina, il 58% degli intervistati ha risposto sì, il 28%no, il 14% non sa o non risponde. Fonte: Handelsblatt 🟥 Fonte: Giubbe Rosse Telegram | Web | Ultim'ora | Twitter | Facebook | Instagram | Truth | Odysee
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  • La migliore "attrice" d'Italia

    Giorgia Meloni si sta superando, esibisce sempre di più le sue doti di trasformismo e di ossequio a quei "poteri forti" che ha finto di criticare durante la campagna elettorale delle ultime elezioni politiche italiane. Le va riconosciuta, a onor del vero, una notevole presenza scenica: si comporta con estrema naturalezza quando abbraccia e bacia Zelensky oppure quando ironizza sul ritardo di Biden al G7. La sua abilità massima consiste però nell'infinocchiare gli elettori affermando con assoluta convinzione esattamente il contrario di quanto diceva prima di essere nominata Presidente del Consiglio.

    E' l'emblema del trasformismo politico più puro, della vendita del posteriore più completa per il conseguimento dei propri interessi, nonché di quelli dei propri parenti e affini.

    E' la conferma di quanto mi diceva una mia amica, profonda conoscitrice della vita politica. "Guarda che questa è stata "costruita" in maniera sistematica: ha perfino perso il forte accento della Garbatella che la rendeva ridicola ai settentrionali: ha seguito dei corsi specifici per partecipare alle trasmissioni televisive ed ottenere consensi".

    E in effetti, considerando che Fratelli d'Italia è un Partito di "scappati di casa" che non ha alcuna realtà di base, si deve ammettere che la suddetta è capace di convincere, attraverso i suoi eloqui pieni di vigore, molti italiani, che magari non hanno contezza della realtà politica e si fidano delle affermazioni, se sono pronunciate con convinzione, più che dei fatti.

    Da ultimo ci terrei a ricordare che il partito della suddetta ha perso un milione di voti rispetto alle precedenti elezioni politiche, per cui se fossi in lei non esulterei più di tanto, dato che la gente vota alle europee esattamente come alle politiche nazionali.
    La migliore "attrice" d'Italia Giorgia Meloni si sta superando, esibisce sempre di più le sue doti di trasformismo e di ossequio a quei "poteri forti" che ha finto di criticare durante la campagna elettorale delle ultime elezioni politiche italiane. Le va riconosciuta, a onor del vero, una notevole presenza scenica: si comporta con estrema naturalezza quando abbraccia e bacia Zelensky oppure quando ironizza sul ritardo di Biden al G7. La sua abilità massima consiste però nell'infinocchiare gli elettori affermando con assoluta convinzione esattamente il contrario di quanto diceva prima di essere nominata Presidente del Consiglio. E' l'emblema del trasformismo politico più puro, della vendita del posteriore più completa per il conseguimento dei propri interessi, nonché di quelli dei propri parenti e affini. E' la conferma di quanto mi diceva una mia amica, profonda conoscitrice della vita politica. "Guarda che questa è stata "costruita" in maniera sistematica: ha perfino perso il forte accento della Garbatella che la rendeva ridicola ai settentrionali: ha seguito dei corsi specifici per partecipare alle trasmissioni televisive ed ottenere consensi". E in effetti, considerando che Fratelli d'Italia è un Partito di "scappati di casa" che non ha alcuna realtà di base, si deve ammettere che la suddetta è capace di convincere, attraverso i suoi eloqui pieni di vigore, molti italiani, che magari non hanno contezza della realtà politica e si fidano delle affermazioni, se sono pronunciate con convinzione, più che dei fatti. Da ultimo ci terrei a ricordare che il partito della suddetta ha perso un milione di voti rispetto alle precedenti elezioni politiche, per cui se fossi in lei non esulterei più di tanto, dato che la gente vota alle europee esattamente come alle politiche nazionali.
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