• L'overtourism sul Lago di Como cambia i ristoranti. Lo chef di Bellagio: "Menu e prenotazioni aggiornati così" - ComoZero
    Da un osservatorio privilegiato – Bellagio, la perla del Lago di Como – Luigi Gandola, chef e patron del ristorante Salice Blu di Bellagio, traccia un primo bilancio parziale della stagione estiva 2024 del Lago di Como, che ha registrato numeri da capogiro, riempiendo hotel, B&B, appartamenti, ristoranti e bar, ma portando anche alcuni operatori […]
    https://comozero.it/attualita/overtourism-sul-lago-di-como-cambia-i-ristoranti-lo-chef-gandola-salice-blu-di-bellagio-menu-e-prenotazioni-aggiornati-cosi/
    L'overtourism sul Lago di Como cambia i ristoranti. Lo chef di Bellagio: "Menu e prenotazioni aggiornati così" - ComoZero Da un osservatorio privilegiato – Bellagio, la perla del Lago di Como – Luigi Gandola, chef e patron del ristorante Salice Blu di Bellagio, traccia un primo bilancio parziale della stagione estiva 2024 del Lago di Como, che ha registrato numeri da capogiro, riempiendo hotel, B&B, appartamenti, ristoranti e bar, ma portando anche alcuni operatori […] https://comozero.it/attualita/overtourism-sul-lago-di-como-cambia-i-ristoranti-lo-chef-gandola-salice-blu-di-bellagio-menu-e-prenotazioni-aggiornati-cosi/
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    L'overtourism sul Lago di Como cambia i ristoranti. Lo chef di Bellagio: "Menu e prenotazioni aggiornati così" - ComoZero
    Da un osservatorio privilegiato – Bellagio, la perla del Lago di Como – Luigi Gandola, chef e patron del ristorante Salice Blu di Bellagio, traccia un primo bilancio parziale della stagione estiva 2024 del Lago di Como, che ha registrato numeri da capogiro, riempiendo hotel, B&B, appartamenti, ristoranti e bar, ma portando anche alcuni operatori […]
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  • IL "COMPLOTTO": ESAGERAZIONE?

    Leggo il comunicato stampa del 28 giugno 2024 dell'Associazione "Le verità nascoste": contiene un messaggio del Cardinale Carlo Maria Viganò per il progetto "NO AGENDA 2030".
    Dice che "AGENDA 2030 rappresenta un piano estremamente pericoloso che, sotto la facciata della sostenibilità e delle politiche "green", mira a restringere progressivamente la nostra libertà mediante l'utilizzo di strumenti quali i crediti carbon, crediti sociali, identità digitale, moneta digitale, conflitti militari, il progetto "One Health" dell'OMS, pandemie, vaccinazioni, carestie, povertà, guerre, le città di 15 minuti ed altre misure".

    Il Cardinale continua citando il "Grande reset" di Klaus Schwab e il Nuovo Ordine Mondiale. E sostiene che tale processo avvenga mediante la demolizione delle tradizioni, della cultura e del tessuto socio-economico dei Paesi Occidentali, oltre che delle istituzioni consolidate nel corso dei secoli.

    La mia prima reazione, istintiva, è quella di pensare: "Ma che esagerazione! E poi, sono sempre le stesse cose! E' un miscuglio di affermazioni gonfiate e prive di ogni effettivo riscontro con la realta!”.

    Poi mi stacco dalla lettura perché voglio andare a fare un trasferimento di denaro ad un mio amico sacerdote. Mi sono convinto infatti che sia meglio spedire aiuti concreti alle persone che si conoscono e che si è sicuri che li utilizzino bene per gli altri. In quest'ottica ho privilegiato gli invii di denaro ai preti in missione che ho personalmente conosciuto.

    Mi trovo però abbastanza spiazzato perché alcune agenzie di trasferimento di denaro mi hanno bloccato e non posso più spedire l'aiuto economico che vorrei tramite di esse. Nel caso specifico sono stato bloccato da RIA e da Western Union. peraltro non mi è stato comunicato alcunché, non solo la motivazione ma nemmeno mi è arrivato un avviso, mentre io sono anni che utilizzavo questi strumenti.

    Voglio provare ancora, per vedere se rimane il blocco, ma niente da fare, non riesco neanche ad iniziare il procedimento di invio. Allora chiedo, nell'Internet Point nel quale stavo cercando di farlo, il numero dell'assistenza RIA.
    Dopo alcuni minuti mi risponde un tizio, al quale chiedo di sbloccarmi, ma lui che dice di non poter risolvere il mio problema perché ha la competenza solo per i procedimenti già avviati e il mio non era stato ancora iniziato.
    Mi dice di rivolgermi all'ufficio legale di RIA e mi mette in comunicazione con esso. Mi risponde un altro tizio, al quale espongo la mia situazione: vorrei effettuare un trasferimento di denaro all'estero e non mi è possibile in quanto RIA mi ha bloccato.

    Il tizio mi chiede nome e cognome, il numero di carta d'identità, poi comincia a chiedermi il perché del trasferimento di denaro. Io rispondo che è una donazione, e lui afferma che RIA non effettua donazioni di denaro. "Non accettate le donazioni? Ma che cosa sta dicendo?" Ribatto io, francamente sbalordito, in quanto la stragrande maggioranza di trasferimenti di denaro all'estero sono donazioni ai propri familiari. Poi continuo: "Guardi che io non sono un finanziatore di attività terroristiche; vorrei spedire ad un prete cattolico in missione". Lui ribatte: "Noi accettiamo solo i trasferimenti a persone conosciute". Io insisto: "Ma io lo conosco personalmente". E lui: "E dove lo ha conosciuto?" Io sbotto: "Ma che è, la Gestapo? O meglio ancora, la Gepeu?" Nessun commento. Poi aggiungo il luogo nel quale ho conosciuto il prete, ma anche questo cade nel vuoto: nessuna reazione.
    Ho l'impressione che il tizio abbia già deciso di non sbloccarmi, perché deve aver visto qualcosa sul suo computer. Infatti continua chiedendomi se ero registrato e il numero cliente, come se non potesse vederlo lui direttamente dalla sua postazione.

    Alla fine lo mando a quel Paese e mi organizzo in altro modo.
    Mi sembra un colloquio surreale; è come se questo tizio fosse un funzionario statale che non ha alcun interesse alla produzione e al profitto della sua azienda: ma qui non si tratta di una istituzione pubblica e dovrebbe esserci un'attenzione al cliente e al suo interesse, più che non la sovrapposizione di ostacoli burocratici per indurre il malcapitato ad abbandonare l'impresa.
    Forse sono semplicemente addetti di un "call center" che non hanno e non vogliono responsabilità di alcun tipo e quindi cercano di evitare le grane invece di risolverle, mi dico. Però questo è l'ufficio legale, e avrebbero dovuto almeno cercare di affrontare la questione.

    Cerco di capire: sarà perché il sistema mi ha segnalato? E cosa avrei fatto per essere indicato come pericoloso? Mi sorgono le ipotesi più strane, in quanto non ho avuto mai alcuna spiegazione del blocco. Sarà perché sono stato etichettato come "professore negazionista" dalla stampa di regime perché ho sostenuto che il numero di sei milioni di morti ebrei nei campi di concentramento nazisti è gonfiato? Ma se fosse così, questo significherebbe che c'è un'organizzazione capillare che controlla ogni nostro movimento monetario!

    Mi sembra tutto molto assurdo, ma tant'è.

    IL "COMPLOTTO": ESAGERAZIONE? Leggo il comunicato stampa del 28 giugno 2024 dell'Associazione "Le verità nascoste": contiene un messaggio del Cardinale Carlo Maria Viganò per il progetto "NO AGENDA 2030". Dice che "AGENDA 2030 rappresenta un piano estremamente pericoloso che, sotto la facciata della sostenibilità e delle politiche "green", mira a restringere progressivamente la nostra libertà mediante l'utilizzo di strumenti quali i crediti carbon, crediti sociali, identità digitale, moneta digitale, conflitti militari, il progetto "One Health" dell'OMS, pandemie, vaccinazioni, carestie, povertà, guerre, le città di 15 minuti ed altre misure". Il Cardinale continua citando il "Grande reset" di Klaus Schwab e il Nuovo Ordine Mondiale. E sostiene che tale processo avvenga mediante la demolizione delle tradizioni, della cultura e del tessuto socio-economico dei Paesi Occidentali, oltre che delle istituzioni consolidate nel corso dei secoli. La mia prima reazione, istintiva, è quella di pensare: "Ma che esagerazione! E poi, sono sempre le stesse cose! E' un miscuglio di affermazioni gonfiate e prive di ogni effettivo riscontro con la realta!”. Poi mi stacco dalla lettura perché voglio andare a fare un trasferimento di denaro ad un mio amico sacerdote. Mi sono convinto infatti che sia meglio spedire aiuti concreti alle persone che si conoscono e che si è sicuri che li utilizzino bene per gli altri. In quest'ottica ho privilegiato gli invii di denaro ai preti in missione che ho personalmente conosciuto. Mi trovo però abbastanza spiazzato perché alcune agenzie di trasferimento di denaro mi hanno bloccato e non posso più spedire l'aiuto economico che vorrei tramite di esse. Nel caso specifico sono stato bloccato da RIA e da Western Union. peraltro non mi è stato comunicato alcunché, non solo la motivazione ma nemmeno mi è arrivato un avviso, mentre io sono anni che utilizzavo questi strumenti. Voglio provare ancora, per vedere se rimane il blocco, ma niente da fare, non riesco neanche ad iniziare il procedimento di invio. Allora chiedo, nell'Internet Point nel quale stavo cercando di farlo, il numero dell'assistenza RIA. Dopo alcuni minuti mi risponde un tizio, al quale chiedo di sbloccarmi, ma lui che dice di non poter risolvere il mio problema perché ha la competenza solo per i procedimenti già avviati e il mio non era stato ancora iniziato. Mi dice di rivolgermi all'ufficio legale di RIA e mi mette in comunicazione con esso. Mi risponde un altro tizio, al quale espongo la mia situazione: vorrei effettuare un trasferimento di denaro all'estero e non mi è possibile in quanto RIA mi ha bloccato. Il tizio mi chiede nome e cognome, il numero di carta d'identità, poi comincia a chiedermi il perché del trasferimento di denaro. Io rispondo che è una donazione, e lui afferma che RIA non effettua donazioni di denaro. "Non accettate le donazioni? Ma che cosa sta dicendo?" Ribatto io, francamente sbalordito, in quanto la stragrande maggioranza di trasferimenti di denaro all'estero sono donazioni ai propri familiari. Poi continuo: "Guardi che io non sono un finanziatore di attività terroristiche; vorrei spedire ad un prete cattolico in missione". Lui ribatte: "Noi accettiamo solo i trasferimenti a persone conosciute". Io insisto: "Ma io lo conosco personalmente". E lui: "E dove lo ha conosciuto?" Io sbotto: "Ma che è, la Gestapo? O meglio ancora, la Gepeu?" Nessun commento. Poi aggiungo il luogo nel quale ho conosciuto il prete, ma anche questo cade nel vuoto: nessuna reazione. Ho l'impressione che il tizio abbia già deciso di non sbloccarmi, perché deve aver visto qualcosa sul suo computer. Infatti continua chiedendomi se ero registrato e il numero cliente, come se non potesse vederlo lui direttamente dalla sua postazione. Alla fine lo mando a quel Paese e mi organizzo in altro modo. Mi sembra un colloquio surreale; è come se questo tizio fosse un funzionario statale che non ha alcun interesse alla produzione e al profitto della sua azienda: ma qui non si tratta di una istituzione pubblica e dovrebbe esserci un'attenzione al cliente e al suo interesse, più che non la sovrapposizione di ostacoli burocratici per indurre il malcapitato ad abbandonare l'impresa. Forse sono semplicemente addetti di un "call center" che non hanno e non vogliono responsabilità di alcun tipo e quindi cercano di evitare le grane invece di risolverle, mi dico. Però questo è l'ufficio legale, e avrebbero dovuto almeno cercare di affrontare la questione. Cerco di capire: sarà perché il sistema mi ha segnalato? E cosa avrei fatto per essere indicato come pericoloso? Mi sorgono le ipotesi più strane, in quanto non ho avuto mai alcuna spiegazione del blocco. Sarà perché sono stato etichettato come "professore negazionista" dalla stampa di regime perché ho sostenuto che il numero di sei milioni di morti ebrei nei campi di concentramento nazisti è gonfiato? Ma se fosse così, questo significherebbe che c'è un'organizzazione capillare che controlla ogni nostro movimento monetario! Mi sembra tutto molto assurdo, ma tant'è.
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  • LA DOMANDA NON È SE CI SARÀ LA GUERRA, MA QUALE GUERRA CI SARÀ

    Un paio di giorni fa il presidente serbo Vučić ha espresso il suo forte timore che 3-4 mesi ci separino dalla Terza Guerra Mondiale. Che si tratti di una valutazione realistica o magari di eccessiva apprensione da parte di chi ha già esperito sulla propria pelle la natura “eminentemente difensiva” della Nato, è quanto scopriremo solo vivendo.

    Possiamo però sin d’ora fare qualche considerazione generale sulle linee di tendenza che si profilano.

    Dal punto di vista di un confronto diretto tra grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso. Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.). Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca. Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra. Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa.

    Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra.

    Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale. L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana. Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). Il sistema hobbesiano della competizione economica infinita appare tollerabile solo finché le proprie popolazioni appartengono solo in modo marginale alla sfera dei perdenti in questa competizione. Quando la lotta economica di tutti contro tutti comincia ad erodere significativamente i modi di vita del proletariato europeo o americano, l’allarme scatta, perché l’unità dei sistemi occidentali è fornita soltanto dalla promessa di un benessere (comparativamente) diffuso.

    Questo significa che, per ragioni diverse, anche nell’Occidente a guida americana l’attuale “insubordinazione internazionale” fomentata dalla Russia rappresenta un rischio esistenziale: essa porta alla luce i “limiti intrinseci allo sviluppo” che i critici del modello capitalista hanno riconosciuto da tempo e che ora bussano alle porte.

    Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta.

    Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. Per dire, è chiaro che le condizioni degli accordi di Minsk II, che erano rivendicati dalla Russia prima dell’inizio della guerra, se accettati oggi rappresenterebbero una grave sconfitta per i russi, lasciando 8 milioni di russofoni in balia politica di quegli stessi che li hanno perseguitati prima e bombardati poi. Più passa il tempo, maggiori i costi, più i risultati accettati come minimi per ciascuna delle parti si ampliano.

    Questo quadro rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile,.

    Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto.

    La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa. Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto.

    Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse.

    Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA.

    Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato.

    Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini).

    Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc.

    Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente.

    Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc.

    Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese.

    E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo).

    E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc.

    Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose.

    La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte).

    Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno.
    Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato.

    Questo punto ci porta ad una seconda conclusione: la direzione primaria in cui si deve muovere, in questo contesto storico, una politica critica, una politica d’opposizione autentica, deve avere al centro della propria agenda la RICHIESTA DI PACE (che vuol dire convivenza, riduzione della conflittualità internazionale, allentamento delle tensioni, accettazione della pluralità di prospettive, accettazione di un multipolarismo con pari dignità dei vari poli, ecc.) e il RIFIUTO DELL’EMERGENZIALISMO (rifiuto della creazione costante di ansia, terrore, di sindromi dell’attacco o della catastrofe incombente, per manipolare la volontà pubblica).
    Volontà di pace, nel senso più comprensivo, e rifiuto dell’atteggiamento emergenzialista, dovrebbero essere al centro di ogni iniziativa politica che si voglia capace di resistere ai tempi oscuri in cui siamo stati sospinti.
    LA DOMANDA NON È SE CI SARÀ LA GUERRA, MA QUALE GUERRA CI SARÀ Un paio di giorni fa il presidente serbo Vučić ha espresso il suo forte timore che 3-4 mesi ci separino dalla Terza Guerra Mondiale. Che si tratti di una valutazione realistica o magari di eccessiva apprensione da parte di chi ha già esperito sulla propria pelle la natura “eminentemente difensiva” della Nato, è quanto scopriremo solo vivendo. Possiamo però sin d’ora fare qualche considerazione generale sulle linee di tendenza che si profilano. Dal punto di vista di un confronto diretto tra grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso. Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.). Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca. Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra. Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa. Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra. Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale. L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana. Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). Il sistema hobbesiano della competizione economica infinita appare tollerabile solo finché le proprie popolazioni appartengono solo in modo marginale alla sfera dei perdenti in questa competizione. Quando la lotta economica di tutti contro tutti comincia ad erodere significativamente i modi di vita del proletariato europeo o americano, l’allarme scatta, perché l’unità dei sistemi occidentali è fornita soltanto dalla promessa di un benessere (comparativamente) diffuso. Questo significa che, per ragioni diverse, anche nell’Occidente a guida americana l’attuale “insubordinazione internazionale” fomentata dalla Russia rappresenta un rischio esistenziale: essa porta alla luce i “limiti intrinseci allo sviluppo” che i critici del modello capitalista hanno riconosciuto da tempo e che ora bussano alle porte. Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta. Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. Per dire, è chiaro che le condizioni degli accordi di Minsk II, che erano rivendicati dalla Russia prima dell’inizio della guerra, se accettati oggi rappresenterebbero una grave sconfitta per i russi, lasciando 8 milioni di russofoni in balia politica di quegli stessi che li hanno perseguitati prima e bombardati poi. Più passa il tempo, maggiori i costi, più i risultati accettati come minimi per ciascuna delle parti si ampliano. Questo quadro rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile,. Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto. La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa. Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto. Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse. Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA. Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato. Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini). Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc. Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente. Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc. Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese. E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo). E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc. Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose. La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte). Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno. Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato. Questo punto ci porta ad una seconda conclusione: la direzione primaria in cui si deve muovere, in questo contesto storico, una politica critica, una politica d’opposizione autentica, deve avere al centro della propria agenda la RICHIESTA DI PACE (che vuol dire convivenza, riduzione della conflittualità internazionale, allentamento delle tensioni, accettazione della pluralità di prospettive, accettazione di un multipolarismo con pari dignità dei vari poli, ecc.) e il RIFIUTO DELL’EMERGENZIALISMO (rifiuto della creazione costante di ansia, terrore, di sindromi dell’attacco o della catastrofe incombente, per manipolare la volontà pubblica). Volontà di pace, nel senso più comprensivo, e rifiuto dell’atteggiamento emergenzialista, dovrebbero essere al centro di ogni iniziativa politica che si voglia capace di resistere ai tempi oscuri in cui siamo stati sospinti.
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  • Pubblico la lettera aperta di Najat a Liliana Segre, figlia di un padre e una madre Palestinesi vittime della Nakba del 1948 e rifugiati in Siria. Una lettera commovente:

    "Signora Liliana Segre,

    Lei è turbata perché si usa la parola "Genocidio" per il Massacro a Gaza, come se questa parola fosse un privilegio, un distintivo d'onore o addirittura un'esclusività.

    Mi creda, noi Palestinesi non vi abbiamo rubato la parola tantomeno vogliamo farlo. Semmai sono stati quelli che lei conosce bene che l'hanno cucita su misura del nostro corpo, della nostra fermezza e della nostra adesione alla nostra terra.

    Vorrei dirle che non siamo contenti di questa parola, ma come può vedere anche lei, le lettere di questa parola sono intrise del nostro sangue, delle nostre lacrime e del nostro dolore!

    In questa parola si sente l'eco dell'esplosione delle case, degli ospedali, delle chiese, delle moschee mentre siamo condannati a sentire financo le risate dei soldati israeliani quando bombardano indiscriminatamente e poi festeggiano come se per loro fosse un gioco.

    Riprenda indietro la parola "Genocidio" cara Signora, a patto che ci restituisca oltre 30.000 anime. Riprenda questa parola e ci ridia Hind, la bambina di soli 7 anni che il mondo intero ha sentito piangere in macchina per giorni, circondata dai cadaveri dei suoi familiari e dai carri armati israeliani.

    La riprenda e ci ridia Yazan, 6 anni, morto per malnutrizione perché Israele blocca l'accesso degli aiuti umanitari. La riprenda e ci ridia Mohammed, 16 anni, bruciato vivo. La riprenda e ci ridia Mustafa, 14 anni, ucciso mentre andava a scuola!! La riprenda e ci ridia Rami, 13 anni, che stava festeggiando il Ramadan con fuochi d'artificio. La riprenda e ci ridia Ahmed, 8 anni, morto solo perché reclamava un sacco di farina. La riprenda e ci ridia i membri dei nostri figli, i loro occhi, le loro braccia, le loro gambe e anche il loro spensierato sorriso.

    E noi, cara Segre, promettiamo che non useremo mai più la parola "Genocidio" nel nostro linguaggio. Se c'è una cosa che più di tutte vorremmo, è non dover usare questa dannata parola. Semplicemente perché siamo un popolo che ama la vita e merita la vita..."

    Fonte Telegram: T.me/GiuseppeSalamone
    Pubblico la lettera aperta di Najat a Liliana Segre, figlia di un padre e una madre Palestinesi vittime della Nakba del 1948 e rifugiati in Siria. Una lettera commovente: "Signora Liliana Segre, Lei è turbata perché si usa la parola "Genocidio" per il Massacro a Gaza, come se questa parola fosse un privilegio, un distintivo d'onore o addirittura un'esclusività. Mi creda, noi Palestinesi non vi abbiamo rubato la parola tantomeno vogliamo farlo. Semmai sono stati quelli che lei conosce bene che l'hanno cucita su misura del nostro corpo, della nostra fermezza e della nostra adesione alla nostra terra. Vorrei dirle che non siamo contenti di questa parola, ma come può vedere anche lei, le lettere di questa parola sono intrise del nostro sangue, delle nostre lacrime e del nostro dolore! In questa parola si sente l'eco dell'esplosione delle case, degli ospedali, delle chiese, delle moschee mentre siamo condannati a sentire financo le risate dei soldati israeliani quando bombardano indiscriminatamente e poi festeggiano come se per loro fosse un gioco. Riprenda indietro la parola "Genocidio" cara Signora, a patto che ci restituisca oltre 30.000 anime. Riprenda questa parola e ci ridia Hind, la bambina di soli 7 anni che il mondo intero ha sentito piangere in macchina per giorni, circondata dai cadaveri dei suoi familiari e dai carri armati israeliani. La riprenda e ci ridia Yazan, 6 anni, morto per malnutrizione perché Israele blocca l'accesso degli aiuti umanitari. La riprenda e ci ridia Mohammed, 16 anni, bruciato vivo. La riprenda e ci ridia Mustafa, 14 anni, ucciso mentre andava a scuola!! La riprenda e ci ridia Rami, 13 anni, che stava festeggiando il Ramadan con fuochi d'artificio. La riprenda e ci ridia Ahmed, 8 anni, morto solo perché reclamava un sacco di farina. La riprenda e ci ridia i membri dei nostri figli, i loro occhi, le loro braccia, le loro gambe e anche il loro spensierato sorriso. E noi, cara Segre, promettiamo che non useremo mai più la parola "Genocidio" nel nostro linguaggio. Se c'è una cosa che più di tutte vorremmo, è non dover usare questa dannata parola. Semplicemente perché siamo un popolo che ama la vita e merita la vita..." Fonte Telegram: T.me/GiuseppeSalamone
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  • Il mondo sta attraversando un periodo di cambiamento significativo, dove le dinamiche politiche e sociali sembrano privilegiare sempre di più una minoranza, a discapito della maggioranza delle persone. Questa tendenza, descritta come la "dittatura mondiale della minoranza", ha portato alla fine della democrazia e all'inizio di un'era di oligarchia.

    https://dituttoedipiu.altervista.org/dittatura-delle-minoranze-verso-un-nuovo-ordine-mondiale-oligarchico/

    #Cambiamento #DinamichePolitiche #DinamicheSociali #Minoranza #Maggioranza #Tendenza #DittaturaMondiale #Democrazia #Oligarchia #NuovoOrdineMondiale #CambiamentoSignificativo #Società #Politica #SocietàContemporanea #Globalizzazione #Crisi #EquilibrioDiPotere #Disuguaglianza #Ingiustizia #SfideGlobali #Potere #Controllo #Manipolazione #CambiamentoSociale #AnalisiSociopolitica #CrisiDemocratica #Elite #Influenza #Governance #Dominanza
    Il mondo sta attraversando un periodo di cambiamento significativo, dove le dinamiche politiche e sociali sembrano privilegiare sempre di più una minoranza, a discapito della maggioranza delle persone. Questa tendenza, descritta come la "dittatura mondiale della minoranza", ha portato alla fine della democrazia e all'inizio di un'era di oligarchia. https://dituttoedipiu.altervista.org/dittatura-delle-minoranze-verso-un-nuovo-ordine-mondiale-oligarchico/ #Cambiamento #DinamichePolitiche #DinamicheSociali #Minoranza #Maggioranza #Tendenza #DittaturaMondiale #Democrazia #Oligarchia #NuovoOrdineMondiale #CambiamentoSignificativo #Società #Politica #SocietàContemporanea #Globalizzazione #Crisi #EquilibrioDiPotere #Disuguaglianza #Ingiustizia #SfideGlobali #Potere #Controllo #Manipolazione #CambiamentoSociale #AnalisiSociopolitica #CrisiDemocratica #Elite #Influenza #Governance #Dominanza
    DITUTTOEDIPIU.ALTERVISTA.ORG
    Dittatura delle minoranze: verso un nuovo ordine mondiale oligarchico? - D
    L'articolo di Boni Castellane suona come un monito apocalittico, un canto funebre per la democrazia
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  • L’Italia è in Caste “Siamo preda di lobby che pensano a se stesse”

    https://dituttoedipiu.altervista.org/la-casta-politica-potere-pressioni-e-privilegi/

    #Italia #Caste #Politica #Lobby #Pressioni #Privilegi #Corruzione #Politici #Potere #Interessi #Egoismo #Denaro #Scandali #Governo #Democrazia #Trasparenza #Etica #Crisi #Sistema #Riforme #Rispetto #Leggi #Giustizia #Equità #Trasparenza #Manipolazione #InteressiPersonali #Società #RiformeIstituzionali #Risorse
    L’Italia è in Caste “Siamo preda di lobby che pensano a se stesse” https://dituttoedipiu.altervista.org/la-casta-politica-potere-pressioni-e-privilegi/ #Italia #Caste #Politica #Lobby #Pressioni #Privilegi #Corruzione #Politici #Potere #Interessi #Egoismo #Denaro #Scandali #Governo #Democrazia #Trasparenza #Etica #Crisi #Sistema #Riforme #Rispetto #Leggi #Giustizia #Equità #Trasparenza #Manipolazione #InteressiPersonali #Società #RiformeIstituzionali #Risorse
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    La casta politica: Potere, pressioni e privilegi - D TUTTO E D+
    In un panorama politico sempre più dominato da interessi settoriali e favoritismi, emerge la triste realtà di una società divisa in caste. L'analisi accurata di questa condizione rivela il de
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  • Se è risaputo che in Qatar vi si trovano gli alti esponenti di Hamas, i quali senza che debbano o sentano l' esigenza di muoversi da quello stesso territorio impartiscono gli ordini ai guerriglieri presenti a Gaza, perché il governo israeliano non ne chiede alle autorità del Qatar la loro estradizione?
    Non sarà perché il Qatar gode, in forza della legislazione degli USA, del privilegio noto come
    " Major non NATO ally ?" ( Maggior alleato non NATO ). Gli USA assegnano siffatta designazione a quegli Stati ai quali sono  concessi una serie di prerogative nei rapporti con essi nei settori della difesa e della cooperazione in ambito della sicurezza pur non facendo parte dell' alleanza atlantica. Gli Stati Major non NATO ally si avvantaggiano di risorse finanziarie, commerciali e militari, come fossero membri a tutti gli effetti della NATO.
    Di seguito alcuni   privilegi concessi dalla legislazione statunitense agli MNNA :
    *l'idoneità a essere scelti come luoghi per stoccare, al di fuori delle strutture militari statunitensi, le riserve di materiale bellico di proprietà degli Stati Uniti;
    * La possibilità di stipulare accordi reciproci con gli Stati Uniti nel campo della formazione militare, su base bilaterale o multilaterale, previo il rimborso di tutti i costi diretti statunitensi.
    Oltre a quello status, il Qatar  da gran tempo gode, stando alle dichiarazioni di un alto funzionario europeo rese note dall' agenzia Ansa del dicembre 2022, di un " generale favore strategico"
    Che Hamas avesse fin dal suo esordio goduto dei buoni uffici del Mossad e ....della CIA allo scopo di indebolire l' OLP e fargli perdere consensi, lo rese noto un senatore USA, Ron Paul esponente della corrente libertaria e non interventista del partito repubblicano.
    Il senatore Ron Paul, sebbene abbia quasi raggiunto i novant'anni, continua a propugnare con tenacia il ritiro delle truppe USA ovunque siano state stanziate; incalza il governo dal desistere di continuare ad essere
    " il poliziotto nel mondo"; chiede la fine dell' embargo nei confronti di Cuba; l' interruzione dei finanziamenti ad Israele; l' uscita degli USA da tutte le organizzazioni sovranazionali come l' ONU, la NATO, il WTO; il ritorno all' originario spirito neutralista in politica estera.
    ...subentrasse questo senatore alla presidenza USA.
    Se è risaputo che in Qatar vi si trovano gli alti esponenti di Hamas, i quali senza che debbano o sentano l' esigenza di muoversi da quello stesso territorio impartiscono gli ordini ai guerriglieri presenti a Gaza, perché il governo israeliano non ne chiede alle autorità del Qatar la loro estradizione? Non sarà perché il Qatar gode, in forza della legislazione degli USA, del privilegio noto come " Major non NATO ally ?" ( Maggior alleato non NATO ). Gli USA assegnano siffatta designazione a quegli Stati ai quali sono  concessi una serie di prerogative nei rapporti con essi nei settori della difesa e della cooperazione in ambito della sicurezza pur non facendo parte dell' alleanza atlantica. Gli Stati Major non NATO ally si avvantaggiano di risorse finanziarie, commerciali e militari, come fossero membri a tutti gli effetti della NATO. Di seguito alcuni   privilegi concessi dalla legislazione statunitense agli MNNA : *l'idoneità a essere scelti come luoghi per stoccare, al di fuori delle strutture militari statunitensi, le riserve di materiale bellico di proprietà degli Stati Uniti; * La possibilità di stipulare accordi reciproci con gli Stati Uniti nel campo della formazione militare, su base bilaterale o multilaterale, previo il rimborso di tutti i costi diretti statunitensi. Oltre a quello status, il Qatar  da gran tempo gode, stando alle dichiarazioni di un alto funzionario europeo rese note dall' agenzia Ansa del dicembre 2022, di un " generale favore strategico" Che Hamas avesse fin dal suo esordio goduto dei buoni uffici del Mossad e ....della CIA allo scopo di indebolire l' OLP e fargli perdere consensi, lo rese noto un senatore USA, Ron Paul esponente della corrente libertaria e non interventista del partito repubblicano. Il senatore Ron Paul, sebbene abbia quasi raggiunto i novant'anni, continua a propugnare con tenacia il ritiro delle truppe USA ovunque siano state stanziate; incalza il governo dal desistere di continuare ad essere " il poliziotto nel mondo"; chiede la fine dell' embargo nei confronti di Cuba; l' interruzione dei finanziamenti ad Israele; l' uscita degli USA da tutte le organizzazioni sovranazionali come l' ONU, la NATO, il WTO; il ritorno all' originario spirito neutralista in politica estera. ...subentrasse questo senatore alla presidenza USA.
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  • #LaVeritàdioggi

    Il Pd decise il lockdown spinto dalle grandi imprese

    Biden a caccia dei «voti» della Swift. Ma le star non portano mai bene
    Tredicenne stuprata, presi sette egiziani
    Chi attacca i «kulaki» sta coi veri privilegiati.
    #LaVeritàdioggi Il Pd decise il lockdown spinto dalle grandi imprese 🗞️ Biden a caccia dei «voti» della Swift. Ma le star non portano mai bene 🗞️ Tredicenne stuprata, presi sette egiziani 🗞️ Chi attacca i «kulaki» sta coi veri privilegiati.
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  • Chiediamo agli agricoltori di organizzare una chat divisa per regioni in cui proporre i loro prodotti e il loro giusto prezzo e noi li compriamo! Grano, riso, frutta verdura. Non servono confezioni in plastica da supermercato. A noi va bene la cassetta, lo scatolone, il sacco di riso o di grano che mi posso macinare io per averlo integrale ricco e profumato grano della Puglia oer fare la pasta e il pane in casa come facevano i nonni. Cancelliamo la grande distribuzione e i profitti delle banche che ci dissanguano e le tasse ingiuste dirette e indirette che soffocano le nostre vite senza darci nulla in cambio se non altre tasse e multe ingiuste e obblighi e coercizioni e poi farci mangiare cavallette e grilli e la pensione è un miraggio. Mentre i soliti ladri al potere navigano nel lusso sfrenato ridendo del popolo mangiando bistecche e correndo su auto enormi , aerei , yacht da milioni e ville e attici e privilegi da imperatori inquinando senza riguardo e a noi chiedono sacrifici tasse tachipirina vigile attesa e vaccini e farina di grilli. I nostri nonni avrebbero già preso in mano i forconi. Se lo stato non aiuta il popolo allora il popolo fa da se e taglia fuori lo stato! Lavoriamo la terra e compriamo dai contadini direttamente paghiamoli bene e loro ci daranno il meglio. Aiutiamoli a coltivare , aiutiamoli a difendere la terra, a difendere la patria. È casa nostra l'italia. Riprendiamoci l'Italia dagli usurpatori che vogliono i nostri soldi risparmi tasse per comprare armi per fare guerre! Criminali assassini. Ci avete costretto a pagare tasse per comprare armi e poi ammazzare bambi e donne indifesi, costringere popoli alla guerra. Il popolo non vuole mai la guerra sono i potenti delle élite che guadagnano dalle guerre. Il popolo non vince le guerre ma perde i figli. Tagliamo i fondi a questi corrotti venduti, boicottiamo lo stato, le banche e le multinazionali. Mangiamo sano comprando dai contadini e paghiamo in contanti. Basta Stato basta Banche, Basta Lobby, basta Casta, basta multinazionali, basra Massoneria, basta Re e Regine , basta Europa tiranna fatta di politici corrotti e servi e burattini di élite senza scrupoli che creano fame nel mondo. Tutto parte da noi da come spendiamo i nostri soldi. Possiamo darli a banche e multinazionali e governi dei soliti furfanti oppure possiamo comprare dai nostri contadini, dai nostri allevatori, da chi da sempre ha dato la vita e il sangue per farci avere cose buone e sane sulla tavola come da generazioni ci hanno insegnato i nostri nonni. Basta dare i nostri soldi a chi ci vuole eliminare dalla terra. Se siamo in troppi sul pianeta lo decideremo noi e non un gruppetto di ricconi che inventano guerre e pandemie e carestie e vaccini tossici per sterilizzare e ammalare i nostri figli. Basta tachipirina e vigile attesa è ora di muoverci e rompergli il culo e farli vedere chi comanda. Non è con i voti o il denaro che riavremo la nostra Italia ma è solo con il ferro delle nostre spade e dei forconi e trattori che la riavremo.

    Vi offriamo anche il nostro canale di commercio elettronico su Scenario.

    Visita: https://www.scenario.press/products
    Chiediamo agli agricoltori di organizzare una chat divisa per regioni in cui proporre i loro prodotti e il loro giusto prezzo e noi li compriamo! Grano, riso, frutta verdura. Non servono confezioni in plastica da supermercato. A noi va bene la cassetta, lo scatolone, il sacco di riso o di grano che mi posso macinare io per averlo integrale ricco e profumato grano della Puglia oer fare la pasta e il pane in casa come facevano i nonni. Cancelliamo la grande distribuzione e i profitti delle banche che ci dissanguano e le tasse ingiuste dirette e indirette che soffocano le nostre vite senza darci nulla in cambio se non altre tasse e multe ingiuste e obblighi e coercizioni e poi farci mangiare cavallette e grilli e la pensione è un miraggio. Mentre i soliti ladri al potere navigano nel lusso sfrenato ridendo del popolo mangiando bistecche e correndo su auto enormi , aerei , yacht da milioni e ville e attici e privilegi da imperatori inquinando senza riguardo e a noi chiedono sacrifici tasse tachipirina vigile attesa e vaccini e farina di grilli. I nostri nonni avrebbero già preso in mano i forconi. Se lo stato non aiuta il popolo allora il popolo fa da se e taglia fuori lo stato! Lavoriamo la terra e compriamo dai contadini direttamente paghiamoli bene e loro ci daranno il meglio. Aiutiamoli a coltivare , aiutiamoli a difendere la terra, a difendere la patria. È casa nostra l'italia. Riprendiamoci l'Italia dagli usurpatori che vogliono i nostri soldi risparmi tasse per comprare armi per fare guerre! Criminali assassini. Ci avete costretto a pagare tasse per comprare armi e poi ammazzare bambi e donne indifesi, costringere popoli alla guerra. Il popolo non vuole mai la guerra sono i potenti delle élite che guadagnano dalle guerre. Il popolo non vince le guerre ma perde i figli. Tagliamo i fondi a questi corrotti venduti, boicottiamo lo stato, le banche e le multinazionali. Mangiamo sano comprando dai contadini e paghiamo in contanti. Basta Stato basta Banche, Basta Lobby, basta Casta, basta multinazionali, basra Massoneria, basta Re e Regine , basta Europa tiranna fatta di politici corrotti e servi e burattini di élite senza scrupoli che creano fame nel mondo. Tutto parte da noi da come spendiamo i nostri soldi. Possiamo darli a banche e multinazionali e governi dei soliti furfanti oppure possiamo comprare dai nostri contadini, dai nostri allevatori, da chi da sempre ha dato la vita e il sangue per farci avere cose buone e sane sulla tavola come da generazioni ci hanno insegnato i nostri nonni. Basta dare i nostri soldi a chi ci vuole eliminare dalla terra. Se siamo in troppi sul pianeta lo decideremo noi e non un gruppetto di ricconi che inventano guerre e pandemie e carestie e vaccini tossici per sterilizzare e ammalare i nostri figli. Basta tachipirina e vigile attesa è ora di muoverci e rompergli il culo e farli vedere chi comanda. Non è con i voti o il denaro che riavremo la nostra Italia ma è solo con il ferro delle nostre spade e dei forconi e trattori che la riavremo. Vi offriamo anche il nostro canale di commercio elettronico su Scenario. Visita: https://www.scenario.press/products
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  • A proposito del PNRR.... siccome se ne parla in maniera molto parziale e tendenzialmente strumentale, ho scritto un articolo per cercare di spiegare che cosa effettivamente sia "Italia domani", cioè il Piano di Ripresa e Resilienza

    Si parla molto del PNRR e troppo spesso si dà un giudizio parziale se non addirittura negativo sullo stesso, senza esattamente sapere né cosa sia né come possa essere utilizzato concretamente. Quasi sempre poi i mezzi di comunicazione enfatizzano l’aspetto della digitalizzazione, che, come vedremo, è solo una delle sei “missioni” del Piano stesso. Diciamo anzitutto che l’elaborazione di tale Piano fu iniziata dal Governo Conte II e poi portata a termine dal Governo di Mario Draghi.
    Ma che cos’è il PNRR? Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si inserisce all’interno del NGEU, (Next Generation Europea Union), che è il Programma dell’Unione Europea per la Generazione Futura, un pacchetto di 750 miliardi di euro: un fiume di denaro da immettere nelle economie dei Paesi UE, per reagire alla crisi economica conseguente alla pandemia. Denaro che viene erogato sotto due forme: le sovvenzioni (che sono a fondo perduto, cioè i soldi non devono essere restituiti) e prestiti a tassi agevolati (molto più bassi dei tassi d’interesse del mercato). La principale componente del NGEU è il RRF (Recovery and Resilience Facility), Dispositivo per la Ripresa e Resilienza, che ha a disposizione 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 sono sovvenzioni e 360 prestiti a tassi agevolati. Questo a livello europeo; e all’Italia, cosa spetta? Per il nostro Paese sono stati stanziati 222,1 miliardi di euro, a cui bisogna aggiungere altri 26 miliardi per il reintegro delle risorse del “Fondo Sviluppo e Coesione”; in totale perciò sono 248 miliardi di euro. Per impiegare tali fondi
    il Governo italiano ha presentato “Italia Domani”, appunto il nome del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede investimenti, collegati ad un pacchetto di riforme, finanziati per 191,5 miliardi dall’RRF - Dispositivo per la Ripresa e Resilienza, di cui 68,9 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto; e 122,6 miliardi in prestiti. La Commissione ha anticipato il 13% del totale per avviare gli interventi ma l’erogazione degli importi successivi è vincolata al raggiungimento di specifici Milestone e Target (M&T). Per realizzare tutti gli investimenti l’Italia ha integrato il Piano con altre fonti di finanziamento. In particolare: 30,6 miliardi provenienti dal Fondo Nazionale Complementare.
    A che cosa sono destinati tutti questi soldi?
    Gli obiettivi generali sono tre:
    1) digitalizzazione e innovazione;
    2) transizione ecologica;
    3) inclusione sociale.
    Questi “assi strategici” vengono poi declinati in sei ambiti di applicazione, denominati “missioni”:
    1) Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura (a cui vengono destinati in totale 49,36 miliardi);
    2) Rivoluzione verde e Transizione Ecologica (68,34);
    3) Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile (31,46);
    4) Istruzione e Ricerca (33,81);
    5) Inclusione e Coesione (29,83);
    6) Salute (20,29).
    Come si può vedere (anche sul sito del Governo italiano), i finanziamenti sono abbastanza distribuiti, pur essendo privilegiata la missione della Rivoluzione Verde e quella della Digitalizzazione.
    Essendo un insegnante e avendo la preoccupazione di poter lavorare in sicurezza e con condizioni di salute accettabili, io sono particolarmente attento alle possibilità che il PNRR offre di ristrutturare gli edifici scolastici. Perciò vorrei porre l’attenzione sulla quarta missione, Istruzione e ricerca, che, per quanto riguarda gli investimenti in infrastrutture, prevede:

    M2C3 - Investimento 1.1 «Costruzione di nuove scuole» Le nuove scuole saranno sicure, inclusive, innovative, altamente sostenibili.
    M4C1 - Investimento 1.1 «Asili nido e scuole dell’infanzia» Si prevedono la costruzione o la messa in sicurezza di asili nido e scuole dell’infanzia, per aumentare l’offerta di servizi educativi della fascia 0-6. M4C1 - Investimento 1.3 «Potenziamento infrastrutture per lo sport a scuola» Si prevedono palestre nuove o rinnovate per aumentare l’offerta di attività sportiva già dalle prime classi della primaria su tutto il territorio nazionale.
    M4C1 - Investimento 3.3 «Messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole» L’investimento si concentrerà sulla ristrutturazione, messa in sicurezza e riqualificazione energetica degli edifici.
    Detto in termini più concreti, ristrutturazione di scuole per 2,4 milioni di metri quadrati.
    Come realizzare tali obiettivi?
    Occorre che siano presentati progetti per effettuare tali investimenti, e tali progetti devono essere preparati dall’Ente competente (per i locali scolastici – la Città Metropolitana), spediti al Ministro responsabile del PNRR (Raffaele Fitto) che li invierà alla Commissione europea.
    Va aggiunto infine che spesso la Pubblica Amministrazione italiana non impiega tutti i fondi a sua disposizione in quanto non presenta i progetti relativi, perciò non è male sollecitare la predisposizione degli stessi e il loro invio alle autorità competenti.

    prof. Pietro Marinelli

    A proposito del PNRR.... siccome se ne parla in maniera molto parziale e tendenzialmente strumentale, ho scritto un articolo per cercare di spiegare che cosa effettivamente sia "Italia domani", cioè il Piano di Ripresa e Resilienza Si parla molto del PNRR e troppo spesso si dà un giudizio parziale se non addirittura negativo sullo stesso, senza esattamente sapere né cosa sia né come possa essere utilizzato concretamente. Quasi sempre poi i mezzi di comunicazione enfatizzano l’aspetto della digitalizzazione, che, come vedremo, è solo una delle sei “missioni” del Piano stesso. Diciamo anzitutto che l’elaborazione di tale Piano fu iniziata dal Governo Conte II e poi portata a termine dal Governo di Mario Draghi. Ma che cos’è il PNRR? Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si inserisce all’interno del NGEU, (Next Generation Europea Union), che è il Programma dell’Unione Europea per la Generazione Futura, un pacchetto di 750 miliardi di euro: un fiume di denaro da immettere nelle economie dei Paesi UE, per reagire alla crisi economica conseguente alla pandemia. Denaro che viene erogato sotto due forme: le sovvenzioni (che sono a fondo perduto, cioè i soldi non devono essere restituiti) e prestiti a tassi agevolati (molto più bassi dei tassi d’interesse del mercato). La principale componente del NGEU è il RRF (Recovery and Resilience Facility), Dispositivo per la Ripresa e Resilienza, che ha a disposizione 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 sono sovvenzioni e 360 prestiti a tassi agevolati. Questo a livello europeo; e all’Italia, cosa spetta? Per il nostro Paese sono stati stanziati 222,1 miliardi di euro, a cui bisogna aggiungere altri 26 miliardi per il reintegro delle risorse del “Fondo Sviluppo e Coesione”; in totale perciò sono 248 miliardi di euro. Per impiegare tali fondi il Governo italiano ha presentato “Italia Domani”, appunto il nome del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede investimenti, collegati ad un pacchetto di riforme, finanziati per 191,5 miliardi dall’RRF - Dispositivo per la Ripresa e Resilienza, di cui 68,9 miliardi in sovvenzioni a fondo perduto; e 122,6 miliardi in prestiti. La Commissione ha anticipato il 13% del totale per avviare gli interventi ma l’erogazione degli importi successivi è vincolata al raggiungimento di specifici Milestone e Target (M&T). Per realizzare tutti gli investimenti l’Italia ha integrato il Piano con altre fonti di finanziamento. In particolare: 30,6 miliardi provenienti dal Fondo Nazionale Complementare. A che cosa sono destinati tutti questi soldi? Gli obiettivi generali sono tre: 1) digitalizzazione e innovazione; 2) transizione ecologica; 3) inclusione sociale. Questi “assi strategici” vengono poi declinati in sei ambiti di applicazione, denominati “missioni”: 1) Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura (a cui vengono destinati in totale 49,36 miliardi); 2) Rivoluzione verde e Transizione Ecologica (68,34); 3) Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile (31,46); 4) Istruzione e Ricerca (33,81); 5) Inclusione e Coesione (29,83); 6) Salute (20,29). Come si può vedere (anche sul sito del Governo italiano), i finanziamenti sono abbastanza distribuiti, pur essendo privilegiata la missione della Rivoluzione Verde e quella della Digitalizzazione. Essendo un insegnante e avendo la preoccupazione di poter lavorare in sicurezza e con condizioni di salute accettabili, io sono particolarmente attento alle possibilità che il PNRR offre di ristrutturare gli edifici scolastici. Perciò vorrei porre l’attenzione sulla quarta missione, Istruzione e ricerca, che, per quanto riguarda gli investimenti in infrastrutture, prevede: M2C3 - Investimento 1.1 «Costruzione di nuove scuole» Le nuove scuole saranno sicure, inclusive, innovative, altamente sostenibili. M4C1 - Investimento 1.1 «Asili nido e scuole dell’infanzia» Si prevedono la costruzione o la messa in sicurezza di asili nido e scuole dell’infanzia, per aumentare l’offerta di servizi educativi della fascia 0-6. M4C1 - Investimento 1.3 «Potenziamento infrastrutture per lo sport a scuola» Si prevedono palestre nuove o rinnovate per aumentare l’offerta di attività sportiva già dalle prime classi della primaria su tutto il territorio nazionale. M4C1 - Investimento 3.3 «Messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole» L’investimento si concentrerà sulla ristrutturazione, messa in sicurezza e riqualificazione energetica degli edifici. Detto in termini più concreti, ristrutturazione di scuole per 2,4 milioni di metri quadrati. Come realizzare tali obiettivi? Occorre che siano presentati progetti per effettuare tali investimenti, e tali progetti devono essere preparati dall’Ente competente (per i locali scolastici – la Città Metropolitana), spediti al Ministro responsabile del PNRR (Raffaele Fitto) che li invierà alla Commissione europea. Va aggiunto infine che spesso la Pubblica Amministrazione italiana non impiega tutti i fondi a sua disposizione in quanto non presenta i progetti relativi, perciò non è male sollecitare la predisposizione degli stessi e il loro invio alle autorità competenti. prof. Pietro Marinelli
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