• L’INTELLIGENZA DI MACRON

    QUI RESTANO 2 OPZIONI

    • MACRON È UN RITARDATO MENTALE E NON SI RENDE CONTO DELLA PESSIMA GAFFE

    • MACRON È UN SOTTILE SADICO E LO FA APPOSTA PER UMILIARE I GIOCATORI DISABILI

    A TE LA SCELTA!!!
    L’INTELLIGENZA DI MACRON QUI RESTANO 2 OPZIONI • MACRON È UN RITARDATO MENTALE E NON SI RENDE CONTO DELLA PESSIMA GAFFE • MACRON È UN SOTTILE SADICO E LO FA APPOSTA PER UMILIARE I GIOCATORI DISABILI A TE LA SCELTA!!!
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  • Corvelva mette on line una biblioteca scientifica con oltre 500 studi sui danni da vaccino: un portale di conoscenza e scelta
    Seguici su Telegram La Biblioteca Scientifica Corvelva rappresenta un nuovo punto di riferimento per chi cerca informazioni chiare e dettagliate sul tema delle vaccinazioni e delle relative conseguenze. Ad oggi sono oltre 500 gli...

    https://presskit.it/2024/08/25/corelva-mette-on-line-una-biblioteca-scientifica-con-oltre-500-studi-sui-danni-da-vaccino-un-portale-di-conoscenza-e-scelta-cla-biblioteca-scientifica-corvelva-rappresenta-un-nuovo-punto-di-riferimen/
    Corvelva mette on line una biblioteca scientifica con oltre 500 studi sui danni da vaccino: un portale di conoscenza e scelta Seguici su Telegram La Biblioteca Scientifica Corvelva rappresenta un nuovo punto di riferimento per chi cerca informazioni chiare e dettagliate sul tema delle vaccinazioni e delle relative conseguenze. Ad oggi sono oltre 500 gli... https://presskit.it/2024/08/25/corelva-mette-on-line-una-biblioteca-scientifica-con-oltre-500-studi-sui-danni-da-vaccino-un-portale-di-conoscenza-e-scelta-cla-biblioteca-scientifica-corvelva-rappresenta-un-nuovo-punto-di-riferimen/
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    Corvelva mette on line una biblioteca scientifica con oltre 500 studi sui danni da vaccino: un portale di conoscenza e scelta
    Seguici su Telegram La Biblioteca Scientifica Corvelva rappresenta un nuovo punto di riferimento per chi cerca informazioni chiare e dettagliate sul tema delle vaccinazioni e delle relative conseguenze. Ad oggi sono oltre 500 gli studi pubblicati. Navigare all’interno di questa risorsa è un’esperienza semplice e intuitiva, grazie a un sistema di organizzazione avanzato che permette …
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  • Messaggio per i medici di Roma e provincia e per i pazienti dei medici di Roma che potrebbero parlare con qualcuno di loro

    Cari Colleghi,

    nel mese di settembre si terranno le elezioni per il rinnovo degli Ordini dei Medici. Molti di noi hanno già ricevuto la notizia. Dal 27 al 30 settembre sarà la volta di Roma. Giovedì scorso, 5 settembre, abbiamo presentato la nostra lista, che si contrapporrà a quella attualmente in uscita: la lista “Insieme”, guidata dall’attuale Presidente e consiglio.

    La nostra lista, che non a caso si chiama “Ippocrate”, rivendica la libertà di scienza e coscienza per il medico come pure la libertà di scelta e di cura per il paziente.

    Appena depositata la lista, siamo stati subito attaccati come una “lista di pericolosi no vax” attraverso articoli di giornale, intimidazioni e minacce più o meno velate: tutto questo non è segno di forza ma di Paura.

    Non è un caso se i sedicenti “scienziati” che hanno impazzato durante la pandemia sono proprio gli stessi che da sempre si battono contro le Medicine Non Convenzionali, Omeopatia in primis: i nomi li conoscete e non meritano nemmeno di essere citati. È questo il volto disumano del riduzionismo scientifico.

    In allegato troverete il nostro Manifesto, i valori che ci ispirano ed i progetti che intendiamo realizzare. Nessuno di noi è “no vax”, siamo invece espressioni di un Pensiero Critico che intende rialzare la testa e correggere i guasti creati da una classe medica sempre più succube del sistema del potere vigente. Ogni giorno un numero crescente di colleghi chiede a gran voce di cambiare e voltare pagina.

    Sosteneteci, fate girare questo materiale che ho allegato a tutte le vostre conoscenze. Nelle prossime settimane organizzeremo incontri on line e di persona per rispondere a dubbi, domande, etc.

    Ci auguriamo che un evento del genere possa stimolarvi a partecipare, a fare rete. Noi della lista Ippocrate confidiamo profondamente in voi.

    Con profonda stima

    Francesco Marino
    Messaggio per i medici di Roma e provincia e per i pazienti dei medici di Roma che potrebbero parlare con qualcuno di loro Cari Colleghi, nel mese di settembre si terranno le elezioni per il rinnovo degli Ordini dei Medici. Molti di noi hanno già ricevuto la notizia. Dal 27 al 30 settembre sarà la volta di Roma. Giovedì scorso, 5 settembre, abbiamo presentato la nostra lista, che si contrapporrà a quella attualmente in uscita: la lista “Insieme”, guidata dall’attuale Presidente e consiglio. La nostra lista, che non a caso si chiama “Ippocrate”, rivendica la libertà di scienza e coscienza per il medico come pure la libertà di scelta e di cura per il paziente. Appena depositata la lista, siamo stati subito attaccati come una “lista di pericolosi no vax” attraverso articoli di giornale, intimidazioni e minacce più o meno velate: tutto questo non è segno di forza ma di Paura. Non è un caso se i sedicenti “scienziati” che hanno impazzato durante la pandemia sono proprio gli stessi che da sempre si battono contro le Medicine Non Convenzionali, Omeopatia in primis: i nomi li conoscete e non meritano nemmeno di essere citati. È questo il volto disumano del riduzionismo scientifico. In allegato troverete il nostro Manifesto, i valori che ci ispirano ed i progetti che intendiamo realizzare. Nessuno di noi è “no vax”, siamo invece espressioni di un Pensiero Critico che intende rialzare la testa e correggere i guasti creati da una classe medica sempre più succube del sistema del potere vigente. Ogni giorno un numero crescente di colleghi chiede a gran voce di cambiare e voltare pagina. Sosteneteci, fate girare questo materiale che ho allegato a tutte le vostre conoscenze. Nelle prossime settimane organizzeremo incontri on line e di persona per rispondere a dubbi, domande, etc. Ci auguriamo che un evento del genere possa stimolarvi a partecipare, a fare rete. Noi della lista Ippocrate confidiamo profondamente in voi. Con profonda stima Francesco Marino
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  • Le BATTAGLIE sul TERRITORIO ITALIANO si moltiplicano GIORNO DOPO GIORNO.

    Una tra tutte, e che purtroppo sta avvenendo in contemporanea in molte regioni italiane è quella contro la FALSA RIVOLUZIONE GREEN che sta togliendo terreni coltivabili a favore di PANNELLI SOLARI e PALE EOLICHE.

    La nostra parte di battaglia si svolgerà in Umbria, in contemporanea di altre battaglie in altre REGIONI ITALIANE.

    Per questo a breve si formerá un grande COMITATO ITALIANO per la DIFESA DEL TERRITORIO e dei NOSTRI PAESAGGI NATURALI.

    Anche in Umbria, regione scelta per l'inizio del nostro progetto Operazione Piccola Grande Italia, la battaglia si fa viva e RRI2020, come sempre, non si tirerà indietro!!!

    Continuiamo...
    Le BATTAGLIE sul TERRITORIO ITALIANO si moltiplicano GIORNO DOPO GIORNO. Una tra tutte, e che purtroppo sta avvenendo in contemporanea in molte regioni italiane è quella contro la FALSA RIVOLUZIONE GREEN che sta togliendo terreni coltivabili a favore di PANNELLI SOLARI e PALE EOLICHE. La nostra parte di battaglia si svolgerà in Umbria, in contemporanea di altre battaglie in altre REGIONI ITALIANE. Per questo a breve si formerá un grande COMITATO ITALIANO per la DIFESA DEL TERRITORIO e dei NOSTRI PAESAGGI NATURALI. Anche in Umbria, regione scelta per l'inizio del nostro progetto Operazione Piccola Grande Italia, la battaglia si fa viva e RRI2020, come sempre, non si tirerà indietro!!! Continuiamo...
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  • OLIMPIADI PARIGI 24 E L'ULTIMA CENA

    Siamo stati inondati delle immagini della rappresentazione blasfema dell’Ultima cena all’inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi 2024. Anzitutto devo premettere una considerazione: concordo con chi ritiene non solo inutile, ma addirittura dannoso continuare a far vedere immagini di questo tipo. Infatti, moltiplicando le visualizzazioni dell’obbrobrio per suscitare ribrezzo o scandalo, se ne aumenta la diffusione e si finisce con l’ingigantirne l’importanza; cresce la consistenza di tale provocazione.

    Perché di provocazione di tratta, ovviamente: è l’ennesimo atto di dissacrazione di ciò che sta più a cuore ai cristiani, cioè la persona e l’azione di Gesù. E il ridicolo tentativo di sminuirne l’obiettivo non sta in piedi nemmeno una frazione di secondo. Sentirsi dire da uno che ha lavorato per due anni a tale “messa in scena” che l’ha fatto perché “voleva che nessuno si sentisse escluso”, dà più l’impressione di uno che si “arrampica sugli specchi” piuttosto di uno che dice la verità. La motivazione è evidentemente la messa in ridicolo dell’Ultima cena, la cui versione più famosa e più bella è quella di Leonardo, nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano.

    A questo punto uno potrebbe chiedersi: “ma che cosa c’entra l’Ultima cena con le Olimpiadi”? Perché hanno scelto di iniziare con una evidente denigrazione e ancor più ridicolizzazione di uno dei capolavori dell’arte cristiana di tutti i tempi? Anzi, forse il più emblematico, per quanto riguarda la fede cristiana?

    Evidentemente, per quanto possa sembrare paradossale, gli organizzatori di questa sceneggiata hanno la convinzione che la fede cristiana c’entri con tutto, anche con le Olimpiadi. La fede coinvolge tutti gli aspetti della vita e forma la mentalità della gente, per cui essi identificano il cristianesimo come il nemico da distruggere. In particolare è il cattolicesimo “tradizionale”, la fede cristiana autentica l’obiettivo dei loro strali dissacratori.

    Devo ammettere che c’è una certa intelligenza nella scelta dell’ultima cena. Ho l’impressione che chi opera “dietro le quinte” di tale rappresentazione oscena ci abbia pensato bene. Sembra che ci sia un’intelligenza “diabolica” (forse proprio in senso letterale). Perché dico ciò?

    Perché questo è un attacco mirato al cuore della fede cristiana e quindi all’essenza della Chiesa come realtà umana, come “corpo sociale” agente nella storia, nella quale è presente il divino. Tale realtà non è assimilabile ad alcun potere mondano, per cui costituisce il vero “pericolo” per chi detiene le “leve del comando” nel mondo.

    Facciamo un passo indietro: cosa avviene nell’ultima cena? Il momento fissato da Leonardo è quello dell’istante in cui Gesù pronuncia la frase “uno di voi mi tradirà” e i discepoli, sconvolti, si chiedono chi sia il traditore o smentiscono di esserlo. Ma l’ultima cena è soprattutto il momento dell’istituzione dell’Eucarestia, quando Gesù Cristo si dona totalmente agli apostoli e decide di darsi fisicamente a loro e di conseguenza a tutti gli uomini. Decide di continuare ad essere presente in mezzo a noi nella forma della carne (l’Ostia consacrata) e del sangue (il vino santo).

    Nell’Eucarestia si compie il Mistero dell’Incarnazione: Dio si rende presente in maniera talmente fisica da essere “mangiato e bevuto” e in tal modo entrare nella carne di ognuno di noi per darci la vera vita. Questa è una cosa che non è nemmeno pensabile dalla mente umana: che Dio, incommensurabile e onnipresente, si renda presente in un pezzo di pane e in un sorso di vino, che l’infinito si concretizzi in un particolare infimo, non può essere immaginato dall’uomo. Chi glielo farebbe fare? Perché Dio dovrebbe “rinunciare” alla sua “assolutezza” per diventare “finito”, cioè “definito” in una piccola parte di materia? E’ talmente assurda questa “scelta di Dio” che non esiste in nessun’altra religione, anzi quelle successive al cristianesimo l’hanno abolita e sono ritornate alla concezione di Dio come totalmente diverso dall’uomo, perfettissimo e incorruttibile e quindi assolutamente irraggiungibile dagli uomini.

    E’ solo nel cristianesimo, e in particolare nel cattolicesimo, che si stabilisce un contatto tra Dio e l’uomo, in quanto Dio, facendosi uomo, si rende incontrabile, toccabile, addirittura mangiabile, appunto nell’Eucarestia. E questo Dio-uomo ha scelto di nascere in una famiglia normalissima, composta da un padre e una madre, e di vivere la vita delle persone di quel luogo e di quel tempo esattamente come uno di loro. Non ha fatto alcuna “rivoluzione”, nel senso che non ha assolutamente azzerato e nemmeno ridotto la tradizione e i costumi che lo circondavano, bensì li ha portati a compimento, senza dimenticare nulla di ciò che era stato tramandato. Nemmeno uno iota della legge andrà perduto: questo è il “motto” che sta alla base del pensiero e dell’azione dell’Uomo-Dio.

    Ma tornando alla radice della questione, chi glielo ha fatto fare, a Dio, di diventare un uomo? E di soffrire come nessun altro? E di comunicarsi con il corpo e il sangue a chiunque lo voglia? Rischiando di essere deriso, denigrato o addirittura calpestato?

    La risposta è una sola, anch’essa impensabile dalla mente umana; l’amore per l’uomo, per ogni uomo, per tutti gli uomini da Lui voluti e continuamente ri-creati. L’essenza di Dio è amore, come ci ricordava Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica “Deus est caritas”, ed è amore incondizionato, senza limiti, infinito. Non è solo misericordia per i peccati: non è un pur a e semplice “copertura” delle colpe commesse dagli uomini; è totale dono di sé all’altro. D’altronde l’essenza di Dio è amore totale tra le tre Persone, che si donano continuamente una all’altra. Dio stesso non è un singolo individuo, bensì una “piccola comunità” di tre persone, che si vogliono talmente bene da formare una cosa sola.

    Don Giussani diceva: - “Dio” sono tre amici-
    OLIMPIADI PARIGI 24 E L'ULTIMA CENA Siamo stati inondati delle immagini della rappresentazione blasfema dell’Ultima cena all’inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi 2024. Anzitutto devo premettere una considerazione: concordo con chi ritiene non solo inutile, ma addirittura dannoso continuare a far vedere immagini di questo tipo. Infatti, moltiplicando le visualizzazioni dell’obbrobrio per suscitare ribrezzo o scandalo, se ne aumenta la diffusione e si finisce con l’ingigantirne l’importanza; cresce la consistenza di tale provocazione. Perché di provocazione di tratta, ovviamente: è l’ennesimo atto di dissacrazione di ciò che sta più a cuore ai cristiani, cioè la persona e l’azione di Gesù. E il ridicolo tentativo di sminuirne l’obiettivo non sta in piedi nemmeno una frazione di secondo. Sentirsi dire da uno che ha lavorato per due anni a tale “messa in scena” che l’ha fatto perché “voleva che nessuno si sentisse escluso”, dà più l’impressione di uno che si “arrampica sugli specchi” piuttosto di uno che dice la verità. La motivazione è evidentemente la messa in ridicolo dell’Ultima cena, la cui versione più famosa e più bella è quella di Leonardo, nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano. A questo punto uno potrebbe chiedersi: “ma che cosa c’entra l’Ultima cena con le Olimpiadi”? Perché hanno scelto di iniziare con una evidente denigrazione e ancor più ridicolizzazione di uno dei capolavori dell’arte cristiana di tutti i tempi? Anzi, forse il più emblematico, per quanto riguarda la fede cristiana? Evidentemente, per quanto possa sembrare paradossale, gli organizzatori di questa sceneggiata hanno la convinzione che la fede cristiana c’entri con tutto, anche con le Olimpiadi. La fede coinvolge tutti gli aspetti della vita e forma la mentalità della gente, per cui essi identificano il cristianesimo come il nemico da distruggere. In particolare è il cattolicesimo “tradizionale”, la fede cristiana autentica l’obiettivo dei loro strali dissacratori. Devo ammettere che c’è una certa intelligenza nella scelta dell’ultima cena. Ho l’impressione che chi opera “dietro le quinte” di tale rappresentazione oscena ci abbia pensato bene. Sembra che ci sia un’intelligenza “diabolica” (forse proprio in senso letterale). Perché dico ciò? Perché questo è un attacco mirato al cuore della fede cristiana e quindi all’essenza della Chiesa come realtà umana, come “corpo sociale” agente nella storia, nella quale è presente il divino. Tale realtà non è assimilabile ad alcun potere mondano, per cui costituisce il vero “pericolo” per chi detiene le “leve del comando” nel mondo. Facciamo un passo indietro: cosa avviene nell’ultima cena? Il momento fissato da Leonardo è quello dell’istante in cui Gesù pronuncia la frase “uno di voi mi tradirà” e i discepoli, sconvolti, si chiedono chi sia il traditore o smentiscono di esserlo. Ma l’ultima cena è soprattutto il momento dell’istituzione dell’Eucarestia, quando Gesù Cristo si dona totalmente agli apostoli e decide di darsi fisicamente a loro e di conseguenza a tutti gli uomini. Decide di continuare ad essere presente in mezzo a noi nella forma della carne (l’Ostia consacrata) e del sangue (il vino santo). Nell’Eucarestia si compie il Mistero dell’Incarnazione: Dio si rende presente in maniera talmente fisica da essere “mangiato e bevuto” e in tal modo entrare nella carne di ognuno di noi per darci la vera vita. Questa è una cosa che non è nemmeno pensabile dalla mente umana: che Dio, incommensurabile e onnipresente, si renda presente in un pezzo di pane e in un sorso di vino, che l’infinito si concretizzi in un particolare infimo, non può essere immaginato dall’uomo. Chi glielo farebbe fare? Perché Dio dovrebbe “rinunciare” alla sua “assolutezza” per diventare “finito”, cioè “definito” in una piccola parte di materia? E’ talmente assurda questa “scelta di Dio” che non esiste in nessun’altra religione, anzi quelle successive al cristianesimo l’hanno abolita e sono ritornate alla concezione di Dio come totalmente diverso dall’uomo, perfettissimo e incorruttibile e quindi assolutamente irraggiungibile dagli uomini. E’ solo nel cristianesimo, e in particolare nel cattolicesimo, che si stabilisce un contatto tra Dio e l’uomo, in quanto Dio, facendosi uomo, si rende incontrabile, toccabile, addirittura mangiabile, appunto nell’Eucarestia. E questo Dio-uomo ha scelto di nascere in una famiglia normalissima, composta da un padre e una madre, e di vivere la vita delle persone di quel luogo e di quel tempo esattamente come uno di loro. Non ha fatto alcuna “rivoluzione”, nel senso che non ha assolutamente azzerato e nemmeno ridotto la tradizione e i costumi che lo circondavano, bensì li ha portati a compimento, senza dimenticare nulla di ciò che era stato tramandato. Nemmeno uno iota della legge andrà perduto: questo è il “motto” che sta alla base del pensiero e dell’azione dell’Uomo-Dio. Ma tornando alla radice della questione, chi glielo ha fatto fare, a Dio, di diventare un uomo? E di soffrire come nessun altro? E di comunicarsi con il corpo e il sangue a chiunque lo voglia? Rischiando di essere deriso, denigrato o addirittura calpestato? La risposta è una sola, anch’essa impensabile dalla mente umana; l’amore per l’uomo, per ogni uomo, per tutti gli uomini da Lui voluti e continuamente ri-creati. L’essenza di Dio è amore, come ci ricordava Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica “Deus est caritas”, ed è amore incondizionato, senza limiti, infinito. Non è solo misericordia per i peccati: non è un pur a e semplice “copertura” delle colpe commesse dagli uomini; è totale dono di sé all’altro. D’altronde l’essenza di Dio è amore totale tra le tre Persone, che si donano continuamente una all’altra. Dio stesso non è un singolo individuo, bensì una “piccola comunità” di tre persone, che si vogliono talmente bene da formare una cosa sola. Don Giussani diceva: - “Dio” sono tre amici-
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  • TRUMP DEVE MORIRE

    Ci sono due notizie recenti che vanno osservate da vicino, e messe in relazione fra loro.

    La prima. Si attende ad ore il passo indietro di Joe Biden, a favore della candidatura della sua vice Kamala Harris, complice il quinto Covid preso dal presidente: uno dopo ogni vaccinazione alla quale POTUS si è sottoposto. L’infezione è “mild”, moderata.

    Questo colpo di scena, se arriverà, sarà dopo settimane di resistenze in seguito alla figuraccia nell’irrituale dibattito presidenziale di giugno – tuttavia non risolve il problema dei democratici: nonostante i sondaggi accreditino altri potenziali candidati come Michelle Obama, Gavin Newsom e la stessa Harris intorno alle stesse percentuali di Biden (a sua volta dato 2-3 punti sotto Trump) la realtà appare molto meno confortante, con le chances di battere un Trump lanciatissimo ridotte ad un lumicino.

    La seconda. Di cinque giorni fa – quindi posteriore all’attentato di Butler a Trump – la notizia data dalla premiata ditta Cia-Mossad di un piano iraniano per assassinare Trump. Il piano, affermano le fonti, sarebbe una vendetta per l’assassinio del generale Soleimani, perpetrato nel 2020 proprio da Cia e Mossad sotto la presidenza Trump. C’è chi dice senza l’avallo presidenziale: il presidente ha dovuto fare buon viso e cattivo gioco.

    Quale che sia la verità fattuale – non credo alla versione, vagamente naïve, di Trump nemico giurato del deep state e contrario all’assassinio di Soleimani – la possibilità che emerge dal combinato disposto del “groviglio armonioso” Dem e dell’attentato fallito a Trump è un secondo attentato al candidato repubblicano, questa volta più radicale. Penso ad un’autobomba o qualcosa di più devastante, ad imitazione del bombardamento che a Baghdad ha colpito il corteo di Soleimani, uccidendolo.

    L’ipotesi può sembrare folle, ma ha senso. Esaminiamo il “campo largo” della storia recente: gli Stati Uniti, dopo decenni di guerre “minori” e proxy war contro avversari manifestamente inferiori – Iraq, Libia, Serbia, Siria – hanno ora vitale (o letale, a seconda dei punti di vista) bisogno di uno scontro con un nemico all’altezza. Una nemesi, per citare il mito greco. Che si chiami Russia, Cina o Iran è secondario. Solo la vittoria in uno scontro di questo tipo garantirebbe un’egemonia stabile per almeno un secolo.

    Ne hanno bisogno perché sono una superpotenza cultural-militare. L’idea stessa di superpotenza è un dato di cultura, figlio di decenni di costosissima propaganda che hanno reso il modello americano vincente sul piano psichico. La superpotenza americana è immagine cinematografica: non soltanto il cinema la riflette, ma la realtà stessa dell’esercizio del potere si è dovuta adattare al linguaggio dell’immagine. La politica americana, le campagne elettorali sono puro show.

    Il problema è che non tutto il mondo è sensibile alla propaganda: non lo è l’impero russo, non lo è quello cinese, non lo è il più piccolo ma non meno agguerrito, quello iraniano. Allora, complice il velo di Maya della propaganda che prima distrugge il nemico sul piano spirituale (il male assoluto, Hitler e via dicendo), bisogna sottometterlo militarmente. Solo dopo averne distrutto l’immagine.

    Non solo. Per garantirsi uno scontro che ponga da subito gli Stati Uniti sul piano superiore – spirituale e morale – dell’immagine pubblica, bisogna che sia la nemesi ad attaccare. È stato così a Pearl Harbour, è stato così con l’incidente del Tonchino che diede agio a Johnson di attaccare il Vietnam senza una formale dichiarazione di guerra, è stato così l’11 settembre.

    Mentre nei tre casi citati il popolo americano si è mostrato compatto sotto l’ombrello dell’ideale, a questa curva della storia gli U.S.A. arrivano profondamente logori, sfilacciati, divisi. Qualche autorevole commentatore sostiene sull’orlo della guerra civile.

    Ecco allora che per ricompattare il fronte interno bisogna che la nemesi esterna uccida quella interna, vale a dire Donald Trump, l’Hitler americano come Putin è l’Hitler Russo, Assad l’Hitler siriano e via dicendo. Solo in questo modo, pensano gli strateghi occulti registi di queste operazioni, una società in frantumi tornerebbe ad unirsi. È un calcolo cinico, ma per certi aspetti fondato.

    Così avverrebbe lo scontro contro una delle superpotenze rivali – la più debole, in un certo senso: tuttavia visto l’esito del Vietnam bisognerebbe comunque fare attenzione, anche perché l’Iran non è il Vietnam, essendo militarmente superiore – che dovrebbe porre fine all’emergente mondo multipolare, garantendo al plesso americano una supremazia incontrastata.

    Una guerra, fra l’altro, avrebbe l’indiscutibile pregio di rinviare ad libitum le elezioni presidenziali, consentendo ai Dem di conservare presidenza, camera e senato, i tre pilastri del potere democratico o come volete chiamare ciò che ne resta. Allo stato attuale, rischiano di abbandonare tutti i tavoli da gioco.

    Per queste ragioni brevemente esposte, ritengo che proveranno ad uccidere ancora Donald Trump addossando la colpa all’Iran. Data la situazione generale, non hanno altra scelta.

    Pluto
    TRUMP DEVE MORIRE Ci sono due notizie recenti che vanno osservate da vicino, e messe in relazione fra loro. La prima. Si attende ad ore il passo indietro di Joe Biden, a favore della candidatura della sua vice Kamala Harris, complice il quinto Covid preso dal presidente: uno dopo ogni vaccinazione alla quale POTUS si è sottoposto. L’infezione è “mild”, moderata. Questo colpo di scena, se arriverà, sarà dopo settimane di resistenze in seguito alla figuraccia nell’irrituale dibattito presidenziale di giugno – tuttavia non risolve il problema dei democratici: nonostante i sondaggi accreditino altri potenziali candidati come Michelle Obama, Gavin Newsom e la stessa Harris intorno alle stesse percentuali di Biden (a sua volta dato 2-3 punti sotto Trump) la realtà appare molto meno confortante, con le chances di battere un Trump lanciatissimo ridotte ad un lumicino. La seconda. Di cinque giorni fa – quindi posteriore all’attentato di Butler a Trump – la notizia data dalla premiata ditta Cia-Mossad di un piano iraniano per assassinare Trump. Il piano, affermano le fonti, sarebbe una vendetta per l’assassinio del generale Soleimani, perpetrato nel 2020 proprio da Cia e Mossad sotto la presidenza Trump. C’è chi dice senza l’avallo presidenziale: il presidente ha dovuto fare buon viso e cattivo gioco. Quale che sia la verità fattuale – non credo alla versione, vagamente naïve, di Trump nemico giurato del deep state e contrario all’assassinio di Soleimani – la possibilità che emerge dal combinato disposto del “groviglio armonioso” Dem e dell’attentato fallito a Trump è un secondo attentato al candidato repubblicano, questa volta più radicale. Penso ad un’autobomba o qualcosa di più devastante, ad imitazione del bombardamento che a Baghdad ha colpito il corteo di Soleimani, uccidendolo. L’ipotesi può sembrare folle, ma ha senso. Esaminiamo il “campo largo” della storia recente: gli Stati Uniti, dopo decenni di guerre “minori” e proxy war contro avversari manifestamente inferiori – Iraq, Libia, Serbia, Siria – hanno ora vitale (o letale, a seconda dei punti di vista) bisogno di uno scontro con un nemico all’altezza. Una nemesi, per citare il mito greco. Che si chiami Russia, Cina o Iran è secondario. Solo la vittoria in uno scontro di questo tipo garantirebbe un’egemonia stabile per almeno un secolo. Ne hanno bisogno perché sono una superpotenza cultural-militare. L’idea stessa di superpotenza è un dato di cultura, figlio di decenni di costosissima propaganda che hanno reso il modello americano vincente sul piano psichico. La superpotenza americana è immagine cinematografica: non soltanto il cinema la riflette, ma la realtà stessa dell’esercizio del potere si è dovuta adattare al linguaggio dell’immagine. La politica americana, le campagne elettorali sono puro show. Il problema è che non tutto il mondo è sensibile alla propaganda: non lo è l’impero russo, non lo è quello cinese, non lo è il più piccolo ma non meno agguerrito, quello iraniano. Allora, complice il velo di Maya della propaganda che prima distrugge il nemico sul piano spirituale (il male assoluto, Hitler e via dicendo), bisogna sottometterlo militarmente. Solo dopo averne distrutto l’immagine. Non solo. Per garantirsi uno scontro che ponga da subito gli Stati Uniti sul piano superiore – spirituale e morale – dell’immagine pubblica, bisogna che sia la nemesi ad attaccare. È stato così a Pearl Harbour, è stato così con l’incidente del Tonchino che diede agio a Johnson di attaccare il Vietnam senza una formale dichiarazione di guerra, è stato così l’11 settembre. Mentre nei tre casi citati il popolo americano si è mostrato compatto sotto l’ombrello dell’ideale, a questa curva della storia gli U.S.A. arrivano profondamente logori, sfilacciati, divisi. Qualche autorevole commentatore sostiene sull’orlo della guerra civile. Ecco allora che per ricompattare il fronte interno bisogna che la nemesi esterna uccida quella interna, vale a dire Donald Trump, l’Hitler americano come Putin è l’Hitler Russo, Assad l’Hitler siriano e via dicendo. Solo in questo modo, pensano gli strateghi occulti registi di queste operazioni, una società in frantumi tornerebbe ad unirsi. È un calcolo cinico, ma per certi aspetti fondato. Così avverrebbe lo scontro contro una delle superpotenze rivali – la più debole, in un certo senso: tuttavia visto l’esito del Vietnam bisognerebbe comunque fare attenzione, anche perché l’Iran non è il Vietnam, essendo militarmente superiore – che dovrebbe porre fine all’emergente mondo multipolare, garantendo al plesso americano una supremazia incontrastata. Una guerra, fra l’altro, avrebbe l’indiscutibile pregio di rinviare ad libitum le elezioni presidenziali, consentendo ai Dem di conservare presidenza, camera e senato, i tre pilastri del potere democratico o come volete chiamare ciò che ne resta. Allo stato attuale, rischiano di abbandonare tutti i tavoli da gioco. Per queste ragioni brevemente esposte, ritengo che proveranno ad uccidere ancora Donald Trump addossando la colpa all’Iran. Data la situazione generale, non hanno altra scelta. Pluto
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  • Rieleggere von der Leyen è sancire la spaccatura definitiva tra la scelta del cittadino e quella della casta.
    Il voto diventa un contenuto vuoto che il politico riempie secondo gli interessi personali da garantire.

    La democrazia è convertita in demagogia, il voto in spazzatura.
    Rieleggere von der Leyen è sancire la spaccatura definitiva tra la scelta del cittadino e quella della casta. Il voto diventa un contenuto vuoto che il politico riempie secondo gli interessi personali da garantire. La democrazia è convertita in demagogia, il voto in spazzatura.
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  • JULIAN ASSANGE ESCE DI PRIGIONE

    Julian Assange è stato liberato e sta viaggiando verso l’Australia, la sua nazione di origine. Ma dovrà fare ancora una fermata importante, alle Isole Marianne, prima di essere completamente libero. Le Marianne sono infatti un territorio americano del Pacifico, e qui Assange dovrebbe firmare con il giudice locale l’accordo patteggiato con il governo USA, che prevede la rinuncia da parte degli Stati Uniti di ulteriori persecuzioni penali contro di lui, in cambio di una sua parziale ammissione di colpa. Dopodichè gli Stati Uniti chiederanno una condanna pari o inferiore al periodo già scontato in prigione da Assange, il quale potrà ritenersi un uomo libero a tutti gli effetti.

    Tutto questo ovviamente è solo il teatrino esteriore, che permetterà agli Stati Uniti di dire che “Assange ha riconosciuto di essere colpevole, e ha già espiato la sua colpa in prigione”. Ma la sostanza del problema non cambia di una virgola: Assange è stato perseguitato per quindici anni semplicemente per aver fatto il suo mestiere di giornalista. Ovvero, ha reso pubblici dei documenti che aveva ricevuto dall’analista-whistleblower Bradley Manning (oggi Chelsea Manning, dopo il cambio di sesso).

    Proprio per capire la reale valenza di questa persecuzione, basterà pensare che Chelsea Manning ha fatto solo sette anni di prigione, per avere trafugato dei documenti secretati, mentre Assange ne ha fatti praticamente il doppio (se calcoliamo anche i sette anni di clausura nella ambasciata ecuadoriana a Londra) solo per averli resi pubblici.

    Il messaggio degli USA quindi è stato chiaro, ed è diretto a tutti gli altri giornalisti del mondo occidentale: “Anche se vi capitassero fra le mani dei documenti scottanti, non provateci nemmeno lontanamente a pubblicarli. Altrimenti farete la stessa fine che ha fatto Assange.”

    Né peraltro dobbiamo illuderci che la liberazione di Assange sia in qualche modo legata ad un remoto principio di giustizia, che avrebbe finalmente prevalso sulla palese ingiustizia perpetrata fino ad oggi contro di lui. Questa liberazione è stata chiaramente voluta dall’amministrazione Biden in questo momento politico, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. Biden infatti sta già subendo una emorragia di voti nella sua base democratica, a causa della sua posizione spudoratamente a favore di Israele, e non poteva certo permettersi ulteriori attacchi da parte dei suoi elettori nel caso di una estradizione di Assange negli Stati Uniti.

    È stata quindi una scelta politica quella di perseguitarlo per 15 anni, così come è stata una scelta politica quella di ridargli la libertà proprio in questo momento. I valori per cui tutti noi combattiamo - libertà, giustizia e democrazia - in questo caso non c’entrano nulla. E’ questo purtroppo il vero messaggio che possiamo trarre da questa triste storia: viviamo in un’epoca di pragmatismo assoluto, dove i valori più importanti possono essere tranquillamente calpestati a seconda del fine politico più urgente in quel momento.

    Certamente, la liberazione di Assange ci fa un enorme piacere per la sua persona, ma dal punto di vista della dittatura travestita da democrazia nella quale viviamo, non cambia assolutamente nulla.

    Massimo Mazzucco
    JULIAN ASSANGE ESCE DI PRIGIONE Julian Assange è stato liberato e sta viaggiando verso l’Australia, la sua nazione di origine. Ma dovrà fare ancora una fermata importante, alle Isole Marianne, prima di essere completamente libero. Le Marianne sono infatti un territorio americano del Pacifico, e qui Assange dovrebbe firmare con il giudice locale l’accordo patteggiato con il governo USA, che prevede la rinuncia da parte degli Stati Uniti di ulteriori persecuzioni penali contro di lui, in cambio di una sua parziale ammissione di colpa. Dopodichè gli Stati Uniti chiederanno una condanna pari o inferiore al periodo già scontato in prigione da Assange, il quale potrà ritenersi un uomo libero a tutti gli effetti. Tutto questo ovviamente è solo il teatrino esteriore, che permetterà agli Stati Uniti di dire che “Assange ha riconosciuto di essere colpevole, e ha già espiato la sua colpa in prigione”. Ma la sostanza del problema non cambia di una virgola: Assange è stato perseguitato per quindici anni semplicemente per aver fatto il suo mestiere di giornalista. Ovvero, ha reso pubblici dei documenti che aveva ricevuto dall’analista-whistleblower Bradley Manning (oggi Chelsea Manning, dopo il cambio di sesso). Proprio per capire la reale valenza di questa persecuzione, basterà pensare che Chelsea Manning ha fatto solo sette anni di prigione, per avere trafugato dei documenti secretati, mentre Assange ne ha fatti praticamente il doppio (se calcoliamo anche i sette anni di clausura nella ambasciata ecuadoriana a Londra) solo per averli resi pubblici. Il messaggio degli USA quindi è stato chiaro, ed è diretto a tutti gli altri giornalisti del mondo occidentale: “Anche se vi capitassero fra le mani dei documenti scottanti, non provateci nemmeno lontanamente a pubblicarli. Altrimenti farete la stessa fine che ha fatto Assange.” Né peraltro dobbiamo illuderci che la liberazione di Assange sia in qualche modo legata ad un remoto principio di giustizia, che avrebbe finalmente prevalso sulla palese ingiustizia perpetrata fino ad oggi contro di lui. Questa liberazione è stata chiaramente voluta dall’amministrazione Biden in questo momento politico, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. Biden infatti sta già subendo una emorragia di voti nella sua base democratica, a causa della sua posizione spudoratamente a favore di Israele, e non poteva certo permettersi ulteriori attacchi da parte dei suoi elettori nel caso di una estradizione di Assange negli Stati Uniti. È stata quindi una scelta politica quella di perseguitarlo per 15 anni, così come è stata una scelta politica quella di ridargli la libertà proprio in questo momento. I valori per cui tutti noi combattiamo - libertà, giustizia e democrazia - in questo caso non c’entrano nulla. E’ questo purtroppo il vero messaggio che possiamo trarre da questa triste storia: viviamo in un’epoca di pragmatismo assoluto, dove i valori più importanti possono essere tranquillamente calpestati a seconda del fine politico più urgente in quel momento. Certamente, la liberazione di Assange ci fa un enorme piacere per la sua persona, ma dal punto di vista della dittatura travestita da democrazia nella quale viviamo, non cambia assolutamente nulla. Massimo Mazzucco
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  • COMUNICATO

    di S.E. Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

    Il Dicastero per la Dottrina della Fede mi ha comunicato, con una semplice email, l’avvio di un processo penale extragiudiziale nei miei confronti, con l’accusa di essere incorso nel delitto di scisma e contestandomi di aver negato la legittimità di «Papa Francesco», di aver rotto la comunione «con Lui» e di aver rifiutato il Concilio Vaticano II. Mi si convoca al Palazzo del Sant’Uffizio il 20 Giugno, in persona o rappresentato da un Avvocato. Presumo che anche la condanna sia già pronta, visto il processo extragiudiziale.

    Considero le accuse rivolte nei miei riguardi come un motivo di onore. Credo che la formulazione stessa dei capi d’accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi. Non è un caso che l’accusa nei miei confronti riguardi la messa in discussione della legittimità di Jorge Mario Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II: il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana “chiesa sinodale” è necessaria metastasi.

    Occorre che l’Episcopato, il Clero e il popolo di Dio si interroghino seriamente se sia coerente con la professione della Fede Cattolica assistere passivamente alla sistematica distruzione della Chiesa da parte dei suoi vertici, esattamente come altri eversori stanno distruggendo la società civile. Il globalismo chiede la sostituzione etnica: Bergoglio promuove l’immigrazione incontrollata e chiede l’integrazione delle culture e delle religioni. Il globalismo sostiene l’ideologia LGBTQ+: Bergoglio autorizza la benedizione delle coppie omosessuali e impone ai fedeli l’accettazione dell’omosessualismo, mentre copre gli scandali dei suoi protetti e li promuove ai più alti posti di responsabilità. Il globalismo impone l’agenda green: Bergoglio rende culto all’idolo della Pachamama, scrive deliranti encicliche sull’ambiente, sostiene l’Agenda 2030 e attacca chi mette in discussione la teoria sul riscaldamento globale di origine antropica. Esorbita dal proprio ruolo in questioni di stretta pertinenza della scienza, ma sempre e solo in una direzione, che è quella diametralmente opposta a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Ha imposto l’uso dei sieri genici sperimentali, che hanno provocato danni gravissimi, decessi e sterilità, definendoli «un atto d’amore», in cambio dei finanziamenti delle industrie farmaceutiche e delle fondazioni filantropiche. La sua totale consentaneità con la religione di Davos è scandalosa. Ovunque i governi al servizio del Word Economic Forum hanno introdotto o esteso l’aborto, promosso il vizio, legittimato le unioni omosessuali o la transizione di genere, incentivato l’eutanasia e tollerato la persecuzione dei Cattolici, non una parola è stata spesa in difesa della Fede o della Morale minacciate, a sostegno delle battaglie civili di tanti Cattolici abbandonati dal Vaticano e dai Vescovi. Non una parola per i Cattolici perseguitati in Cina, complice la Santa Sede che considera i miliardi di Pechino più importanti della vita e della libertà di migliaia di Cinesi fedeli alla Chiesa Romana. Nessuno scisma, nella “chiesa sinodale” presieduta da Bergoglio, si ravvisa né da parte dell’Episcopato Tedesco, né dei Vescovi di nomina governativa consacrati in Cina senza il mandato di Roma. Perché la loro azione è coerente con la distruzione della Chiesa, e quindi va dissimulata, minimizzata, tollerata e infine incoraggiata. In questi undici anni di “pontificato” la Chiesa Cattolica è stata umiliata e screditata soprattutto a causa degli scandali e della corruzione dei vertici della Gerarchia, totalmente ignorati mentre il più spietato autoritarismo vaticano infieriva su Sacerdoti e Religiosi fedeli, piccole comunità di Monache tradizionali, comunità legate alla Messa in latino.

    Questo zelo a senso unico ricorda il fanatismo di Cromwell, tipico di chi sfida la Provvidenza nella presunzione di sapersi finalmente in cima alla piramide gerarchica, libero di fare e disfare a piacimento senza che nessuno obbietti alcunché. E quest’opera di distruzione, questa volontà di rinunciare alla salvezza delle anime in nome di una pace umana che nega Dio non è un’invenzione di Bergoglio, ma lo scopo principale (e inconfessabile) di chi ha usato un Concilio per contraddire il Magistero cattolico e iniziare a demolire la Chiesa dall’interno, per piccoli passi, ma sempre in un’unica direzione, sempre con l’indulgente tolleranza o la colpevole inazione, se non addirittura l’esplicita approvazione delle Autorità romane. La Chiesa Cattolica è stata occupata lentamente ma inesorabilmente e a Bergoglio è stato dato l’incarico di farla diventare un’agenzia filantropica, la “chiesa dell’umanità, dell’inclusione, dell’ambiente” al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa Cattolica: è la sua contraffazione.

    La Rinunzia di Benedetto XVI e la nomina da parte della Mafia di San Gallo di un successore in linea con i diktat dell’Agenda 2030 doveva consentire – e ha effettivamente consentito – di gestire il golpe globale con la complicità e l’autorevolezza della Chiesa di Roma. Bergoglio è per la Chiesa ciò che altri leader mondiali sono per le loro Nazioni: traditori, eversori, liquidatori finali della società tradizionale e certi dell’impunità. Il vizio di consenso (vitium consensus) da parte di Bergoglio nell’accettare l’elezione si basa appunto sull’evidente alienità della sua azione di governo e di magistero rispetto a ciò che qualsiasi Cattolico di qualsiasi tempo si aspetta dal Vicario di Cristo e dal Successore del Principe degli Apostoli. Tutto ciò che Bergoglio compie costituisce un’offesa e una provocazione a tutta la Chiesa Cattolica, ai suoi Santi di tutti i tempi, ai Martiri che sono stati uccisi in odium Fidei, ai Papi di tutti i tempi fino al Concilio Vaticano II.

    Questa è anche e principalmente un’offesa al divino Capo della Chiesa, Nostro Signore Gesù Cristo, la Cui sacra autorità Bergoglio esercita in danno al Corpo Mistico, con un’azione che è troppo sistematica e coerente per poter apparire frutto di mera incapacità. Nell’opera di Bergoglio e della sua cerchia si concretizza il monito del Signore: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di agnelli, ma che nell’intimo sono lupi rapaci (Mt 7, 15). Con costoro mi onoro di non avere né volere alcuna comunione ecclesiale: la loro è una lobby, che dissimula la propria complicità con i padroni del mondo per ingannare tante anime e impedire ogni resistenza all’instaurazione del Regno dell’Anticristo.

    Dinanzi alle accuse del Dicastero rivendico, come Successore degli Apostoli, di essere in piena comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con il Magistero dei Romani Pontefici e con l’ininterrotta Tradizione dottrinale, morale e liturgica che essi hanno fedelmente custodito.

    Ripudio gli errori neomodernisti insiti nel Concilio Vaticano II e nel cosiddetto “magistero postconciliare”, in particolare in materia di collegialità, di ecumenismo, di libertà religiosa, di laicità dello Stato e di liturgia.

    Ripudio, respingo e condanno gli scandali, gli errori e le eresie di Jorge Mario Bergoglio, che manifesta una gestione assolutamente tirannica del potere, esercitata contro lo scopo che legittima l’Autorità nella Chiesa: un’autorità che è vicaria di quella di Cristo, e che come tale a Lui solo deve obbedire. Questa separazione del Papato dal proprio principio legittimante che è Cristo Pontefice trasforma il ministerium in una tirannide autoreferenziale.

    Con questa “chiesa bergogliana”, nessun Cattolico degno di questo nome può essere in comunione, perché essa agisce in palese discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo.

    Cinquant’anni fa, in quello stesso Palazzo del Sant’Uffizio, l’Arcivescovo Marcel Lefebvre venne convocato e accusato di scisma per aver rifiutato il Vaticano II. La sua difesa è la mia, le sue parole sono le mie, miei sono i suoi argomenti dinanzi ai quali le Autorità romane non hanno potuto condannarlo per eresia, dovendo aspettare che consacrasse dei Vescovi per avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocargli la scomunica quando ormai era morto. Lo schema si ripete anche dopo che dieci lustri hanno dimostrato la scelta profetica di Mons. Lefebvre.

    In questi tempi di apostasia, i Cattolici troveranno nei Pastori fedeli al mandato ricevuto da Nostro Signore un esempio e un incoraggiamento a permanere nella Verità di Cristo.

    Depositum custodi, secondo l’esortazione dell’Apostolo: avvicinandosi il momento in cui dovrò rendere conto al Figlio di Dio di ogni mia azione, intendo perseverare nel bonum certamen e non venir meno alla testimonianza di Fede che è richiesta a chi come Vescovo è insignito della pienezza del Sacerdozio e costituito Successore degli Apostoli.

    Invito tutti i Cattolici a pregare perché il Signore venga in soccorso della Sua Chiesa e infonda coraggio a quanti sono perseguitati a causa della Fede.

    + Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
    COMUNICATO di S.E. Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo Il Dicastero per la Dottrina della Fede mi ha comunicato, con una semplice email, l’avvio di un processo penale extragiudiziale nei miei confronti, con l’accusa di essere incorso nel delitto di scisma e contestandomi di aver negato la legittimità di «Papa Francesco», di aver rotto la comunione «con Lui» e di aver rifiutato il Concilio Vaticano II. Mi si convoca al Palazzo del Sant’Uffizio il 20 Giugno, in persona o rappresentato da un Avvocato. Presumo che anche la condanna sia già pronta, visto il processo extragiudiziale. Considero le accuse rivolte nei miei riguardi come un motivo di onore. Credo che la formulazione stessa dei capi d’accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi. Non è un caso che l’accusa nei miei confronti riguardi la messa in discussione della legittimità di Jorge Mario Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II: il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana “chiesa sinodale” è necessaria metastasi. Occorre che l’Episcopato, il Clero e il popolo di Dio si interroghino seriamente se sia coerente con la professione della Fede Cattolica assistere passivamente alla sistematica distruzione della Chiesa da parte dei suoi vertici, esattamente come altri eversori stanno distruggendo la società civile. Il globalismo chiede la sostituzione etnica: Bergoglio promuove l’immigrazione incontrollata e chiede l’integrazione delle culture e delle religioni. Il globalismo sostiene l’ideologia LGBTQ+: Bergoglio autorizza la benedizione delle coppie omosessuali e impone ai fedeli l’accettazione dell’omosessualismo, mentre copre gli scandali dei suoi protetti e li promuove ai più alti posti di responsabilità. Il globalismo impone l’agenda green: Bergoglio rende culto all’idolo della Pachamama, scrive deliranti encicliche sull’ambiente, sostiene l’Agenda 2030 e attacca chi mette in discussione la teoria sul riscaldamento globale di origine antropica. Esorbita dal proprio ruolo in questioni di stretta pertinenza della scienza, ma sempre e solo in una direzione, che è quella diametralmente opposta a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Ha imposto l’uso dei sieri genici sperimentali, che hanno provocato danni gravissimi, decessi e sterilità, definendoli «un atto d’amore», in cambio dei finanziamenti delle industrie farmaceutiche e delle fondazioni filantropiche. La sua totale consentaneità con la religione di Davos è scandalosa. Ovunque i governi al servizio del Word Economic Forum hanno introdotto o esteso l’aborto, promosso il vizio, legittimato le unioni omosessuali o la transizione di genere, incentivato l’eutanasia e tollerato la persecuzione dei Cattolici, non una parola è stata spesa in difesa della Fede o della Morale minacciate, a sostegno delle battaglie civili di tanti Cattolici abbandonati dal Vaticano e dai Vescovi. Non una parola per i Cattolici perseguitati in Cina, complice la Santa Sede che considera i miliardi di Pechino più importanti della vita e della libertà di migliaia di Cinesi fedeli alla Chiesa Romana. Nessuno scisma, nella “chiesa sinodale” presieduta da Bergoglio, si ravvisa né da parte dell’Episcopato Tedesco, né dei Vescovi di nomina governativa consacrati in Cina senza il mandato di Roma. Perché la loro azione è coerente con la distruzione della Chiesa, e quindi va dissimulata, minimizzata, tollerata e infine incoraggiata. In questi undici anni di “pontificato” la Chiesa Cattolica è stata umiliata e screditata soprattutto a causa degli scandali e della corruzione dei vertici della Gerarchia, totalmente ignorati mentre il più spietato autoritarismo vaticano infieriva su Sacerdoti e Religiosi fedeli, piccole comunità di Monache tradizionali, comunità legate alla Messa in latino. Questo zelo a senso unico ricorda il fanatismo di Cromwell, tipico di chi sfida la Provvidenza nella presunzione di sapersi finalmente in cima alla piramide gerarchica, libero di fare e disfare a piacimento senza che nessuno obbietti alcunché. E quest’opera di distruzione, questa volontà di rinunciare alla salvezza delle anime in nome di una pace umana che nega Dio non è un’invenzione di Bergoglio, ma lo scopo principale (e inconfessabile) di chi ha usato un Concilio per contraddire il Magistero cattolico e iniziare a demolire la Chiesa dall’interno, per piccoli passi, ma sempre in un’unica direzione, sempre con l’indulgente tolleranza o la colpevole inazione, se non addirittura l’esplicita approvazione delle Autorità romane. La Chiesa Cattolica è stata occupata lentamente ma inesorabilmente e a Bergoglio è stato dato l’incarico di farla diventare un’agenzia filantropica, la “chiesa dell’umanità, dell’inclusione, dell’ambiente” al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa Cattolica: è la sua contraffazione. La Rinunzia di Benedetto XVI e la nomina da parte della Mafia di San Gallo di un successore in linea con i diktat dell’Agenda 2030 doveva consentire – e ha effettivamente consentito – di gestire il golpe globale con la complicità e l’autorevolezza della Chiesa di Roma. Bergoglio è per la Chiesa ciò che altri leader mondiali sono per le loro Nazioni: traditori, eversori, liquidatori finali della società tradizionale e certi dell’impunità. Il vizio di consenso (vitium consensus) da parte di Bergoglio nell’accettare l’elezione si basa appunto sull’evidente alienità della sua azione di governo e di magistero rispetto a ciò che qualsiasi Cattolico di qualsiasi tempo si aspetta dal Vicario di Cristo e dal Successore del Principe degli Apostoli. Tutto ciò che Bergoglio compie costituisce un’offesa e una provocazione a tutta la Chiesa Cattolica, ai suoi Santi di tutti i tempi, ai Martiri che sono stati uccisi in odium Fidei, ai Papi di tutti i tempi fino al Concilio Vaticano II. Questa è anche e principalmente un’offesa al divino Capo della Chiesa, Nostro Signore Gesù Cristo, la Cui sacra autorità Bergoglio esercita in danno al Corpo Mistico, con un’azione che è troppo sistematica e coerente per poter apparire frutto di mera incapacità. Nell’opera di Bergoglio e della sua cerchia si concretizza il monito del Signore: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di agnelli, ma che nell’intimo sono lupi rapaci (Mt 7, 15). Con costoro mi onoro di non avere né volere alcuna comunione ecclesiale: la loro è una lobby, che dissimula la propria complicità con i padroni del mondo per ingannare tante anime e impedire ogni resistenza all’instaurazione del Regno dell’Anticristo. Dinanzi alle accuse del Dicastero rivendico, come Successore degli Apostoli, di essere in piena comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con il Magistero dei Romani Pontefici e con l’ininterrotta Tradizione dottrinale, morale e liturgica che essi hanno fedelmente custodito. Ripudio gli errori neomodernisti insiti nel Concilio Vaticano II e nel cosiddetto “magistero postconciliare”, in particolare in materia di collegialità, di ecumenismo, di libertà religiosa, di laicità dello Stato e di liturgia. Ripudio, respingo e condanno gli scandali, gli errori e le eresie di Jorge Mario Bergoglio, che manifesta una gestione assolutamente tirannica del potere, esercitata contro lo scopo che legittima l’Autorità nella Chiesa: un’autorità che è vicaria di quella di Cristo, e che come tale a Lui solo deve obbedire. Questa separazione del Papato dal proprio principio legittimante che è Cristo Pontefice trasforma il ministerium in una tirannide autoreferenziale. Con questa “chiesa bergogliana”, nessun Cattolico degno di questo nome può essere in comunione, perché essa agisce in palese discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo. Cinquant’anni fa, in quello stesso Palazzo del Sant’Uffizio, l’Arcivescovo Marcel Lefebvre venne convocato e accusato di scisma per aver rifiutato il Vaticano II. La sua difesa è la mia, le sue parole sono le mie, miei sono i suoi argomenti dinanzi ai quali le Autorità romane non hanno potuto condannarlo per eresia, dovendo aspettare che consacrasse dei Vescovi per avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocargli la scomunica quando ormai era morto. Lo schema si ripete anche dopo che dieci lustri hanno dimostrato la scelta profetica di Mons. Lefebvre. In questi tempi di apostasia, i Cattolici troveranno nei Pastori fedeli al mandato ricevuto da Nostro Signore un esempio e un incoraggiamento a permanere nella Verità di Cristo. Depositum custodi, secondo l’esortazione dell’Apostolo: avvicinandosi il momento in cui dovrò rendere conto al Figlio di Dio di ogni mia azione, intendo perseverare nel bonum certamen e non venir meno alla testimonianza di Fede che è richiesta a chi come Vescovo è insignito della pienezza del Sacerdozio e costituito Successore degli Apostoli. Invito tutti i Cattolici a pregare perché il Signore venga in soccorso della Sua Chiesa e infonda coraggio a quanti sono perseguitati a causa della Fede. + Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
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  • NOVOT-ANTONIO

    Cari non votanti, in questa giornata che segna un momento storico, mi rivolgo a voi con profonda gratitudine e ammirazione. Siete stati tantissimi a scegliere la strada dell'astensione, a rifiutare il compromesso e a dimostrare con il vostro silenzio un grido di dissenso.

    Il movimento dei non-votanti celebra oggi un successo straordinario, dimostrando che a volte la scelta più potente è quella di non fare nessuna scelta. In un mondo che ci spinge a partecipare e a scegliere il meno peggio, avete fatto sentire la vostra voce attraverso il silenzio. Il parlamento sarà occupato a sorte dai non-votanti, inaugurando così una nuova era di buon senso e autenticità, con un programma che non impone scelte agli altri ma lascia a ciascuno la propria libertà. Questo antimovimento mira a diffondersi globalmente, trasformando la non-partecipazione in una forma di partecipazione più autentica e rivoluzionaria. Celebrando non solo un successo numerico, ma una vittoria di principio, per guardare al futuro con speranza e determinazione e per costruire un mondo in cui ogni scelta, anche quella di non votare, avrà un significato profondo e rivoluzionario. E per prima cosa aggiungeremo una festa annuale del "Non-voto", con tanto di pigiama party!

    (video ironico pubblicato dopo le elezioni, quindi ininfluente per i risultati)

    Cari Non Votanti vi voglio bene, ieri 9 giugno è stata una giornata storica per l'Italia e per l'Europa.

    https://www.youtube.com/watch?v=87Ug_P0UQAM

    #silvernervuti
    #nervuti
    #nonvoto
    #astensione
    NOVOT-ANTONIO Cari non votanti, in questa giornata che segna un momento storico, mi rivolgo a voi con profonda gratitudine e ammirazione. Siete stati tantissimi a scegliere la strada dell'astensione, a rifiutare il compromesso e a dimostrare con il vostro silenzio un grido di dissenso. Il movimento dei non-votanti celebra oggi un successo straordinario, dimostrando che a volte la scelta più potente è quella di non fare nessuna scelta. In un mondo che ci spinge a partecipare e a scegliere il meno peggio, avete fatto sentire la vostra voce attraverso il silenzio. Il parlamento sarà occupato a sorte dai non-votanti, inaugurando così una nuova era di buon senso e autenticità, con un programma che non impone scelte agli altri ma lascia a ciascuno la propria libertà. Questo antimovimento mira a diffondersi globalmente, trasformando la non-partecipazione in una forma di partecipazione più autentica e rivoluzionaria. Celebrando non solo un successo numerico, ma una vittoria di principio, per guardare al futuro con speranza e determinazione e per costruire un mondo in cui ogni scelta, anche quella di non votare, avrà un significato profondo e rivoluzionario. E per prima cosa aggiungeremo una festa annuale del "Non-voto", con tanto di pigiama party! (video ironico pubblicato dopo le elezioni, quindi ininfluente per i risultati) Cari Non Votanti vi voglio bene, ieri 9 giugno è stata una giornata storica per l'Italia e per l'Europa. https://www.youtube.com/watch?v=87Ug_P0UQAM #silvernervuti #nervuti #nonvoto #astensione
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