L’Ordine dei Medici è corresponsabile dell’obbligo vaccinale e del degrado della professione medica
Uno dei nodi emersi clamorosamente durante la pandemia è l’asservimento pressoché universale delle organizzazioni professionali mediche ai diktat del governo. Non tutti sanno che tale atteggiamento servile ha radici nell’era della Ministra Lorenzin in cui l’Ordine dei medici divenne organo sussidiario dello Stato e cominciò a comportarsi di conseguenza.
Il documento della Federazione degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) del luglio 2016 (
https://portale.fnomceo.it/documento-vaccini/) è un buon esempio di come la categoria medica sia stata costretta a sottostare alla propaganda vaccinale ordita dalle case farmaceutiche e da certa politica. Quella che poi declamava “Vota la scienza”, per intendersi.
Tale documento della FNOMCeO, scientificamente lacunoso e del tutto superficiale, è insieme propagandistico e minatorio. Esso inizia con una clamorosa sovrastima dell’efficacia dei vaccini mentre sottostima i problemi e le preoccupazioni espresse da alcuni medici, alcuni dei quali saranno poi radiati, proprio a seguito dell’emanazione delle “Linee-guida”.
Il documento rilancia slogan propagandistici privi di spessore scientifico del tipo: “Non bisogna dimenticare che l’incredibile aumento dell’aspettativa di vita in buona salute è dovuto anche all’enorme numero di giovani vite salvate dalla diffusione delle vaccinazioni”. A sostegno di tale idea, di per sé discutibile e indimostrata (persino sul presunto successo della anti- antivaiolosa ci sono grossi dubbi (Bellavite, 2017)), non è citata bibliografia originale ma un libro di Rino Rappuoli (Rappuoli, 2009), guarda caso capo del settore vaccini di Novartis e poi di Glaxo, la casa che produce i vaccini da inoculare nei bimbi italiani. È incredibile che tale libro sia citato senza dichiarare il conflitto d’interessi.
La sconfitta della difterite sarebbe uno dei più grandi successi della campagna vaccinale e per dimostrarlo la FNOMCeO cita un lavoro sull’epidemia di difterite in Russia negli anni ’90 (Galazka, 2000), dimenticando di dire che quell’unico caso fu dovuto all’instabilità socio-economica dopo la caduta dell’unione sovietica, al peggioramento delle infrastrutture di salute, alla diminuzione delle condizioni igieniche e della disponibilità di farmaci. In realtà, la difterite non è stata affatto sconfitta dai vaccini (i quali oltretutto non impediscono i contagi) ma dall’igiene e dagli antibiotici (Bellavite, 2018).
L’asservimento dei medici emerge da un altro punto critico del documento FNOMCeO, laddove si legge: “solo in casi specifici, quali ad esempio alcuni stati di deficit immunitario, il medico può sconsigliare un intervento vaccinale. Il consiglio di non vaccinarsi nelle restanti condizioni, in particolare se fornito al pubblico con qualsiasi mezzo, costituisce infrazione deontologica”. Qui il testo si fonda equivocamente sulla locuzione "casi specifici", che significa tutto e niente e sul fatto che si fornisce come esempio “alcuni stati di deficit del sistema immunitario”: è persino incredibile che si cita l’immunodeficienza ma si tace sulle allergie e le molte altre ragioni per sconsigliare i vaccini, riconosciute persino dall’ISS (Autori vari, 2009).
Cosa significa poi affermare che nelle “restanti condizioni” il consiglio di non vaccinare costituisce infrazione deontologica (leggi: motivo per essere radiato/a)? Quali sono le “restanti condizioni” se le precedenti di riferimento non sono nemmeno esposte? Le restanti condizioni rimangono taciute e ingenerano informazione deficitaria, non corretta, distorcente, omertosa, utilizzabile a piacere dalle commissioni disciplinari.
Questa presa di posizione ancora in vigore, che ha dettato i provvedimenti verso medici che avevano espresso opinioni critiche, nega insieme scienza e libertà di pensiero. Come già segnalato, la questione vaccinale è cruciale nella medicina perché è la punta di diamante e la maggiore evidenza dell’intreccio tra cattiva politica, big pharma e informazione asservita, tutto.
L’Ordine dei Medici è corresponsabile dell’obbligo vaccinale e del degrado della professione medica
Uno dei nodi emersi clamorosamente durante la pandemia è l’asservimento pressoché universale delle organizzazioni professionali mediche ai diktat del governo. Non tutti sanno che tale atteggiamento servile ha radici nell’era della Ministra Lorenzin in cui l’Ordine dei medici divenne organo sussidiario dello Stato e cominciò a comportarsi di conseguenza.
Il documento della Federazione degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) del luglio 2016 (https://portale.fnomceo.it/documento-vaccini/) è un buon esempio di come la categoria medica sia stata costretta a sottostare alla propaganda vaccinale ordita dalle case farmaceutiche e da certa politica. Quella che poi declamava “Vota la scienza”, per intendersi.
Tale documento della FNOMCeO, scientificamente lacunoso e del tutto superficiale, è insieme propagandistico e minatorio. Esso inizia con una clamorosa sovrastima dell’efficacia dei vaccini mentre sottostima i problemi e le preoccupazioni espresse da alcuni medici, alcuni dei quali saranno poi radiati, proprio a seguito dell’emanazione delle “Linee-guida”.
Il documento rilancia slogan propagandistici privi di spessore scientifico del tipo: “Non bisogna dimenticare che l’incredibile aumento dell’aspettativa di vita in buona salute è dovuto anche all’enorme numero di giovani vite salvate dalla diffusione delle vaccinazioni”. A sostegno di tale idea, di per sé discutibile e indimostrata (persino sul presunto successo della anti- antivaiolosa ci sono grossi dubbi (Bellavite, 2017)), non è citata bibliografia originale ma un libro di Rino Rappuoli (Rappuoli, 2009), guarda caso capo del settore vaccini di Novartis e poi di Glaxo, la casa che produce i vaccini da inoculare nei bimbi italiani. È incredibile che tale libro sia citato senza dichiarare il conflitto d’interessi.
La sconfitta della difterite sarebbe uno dei più grandi successi della campagna vaccinale e per dimostrarlo la FNOMCeO cita un lavoro sull’epidemia di difterite in Russia negli anni ’90 (Galazka, 2000), dimenticando di dire che quell’unico caso fu dovuto all’instabilità socio-economica dopo la caduta dell’unione sovietica, al peggioramento delle infrastrutture di salute, alla diminuzione delle condizioni igieniche e della disponibilità di farmaci. In realtà, la difterite non è stata affatto sconfitta dai vaccini (i quali oltretutto non impediscono i contagi) ma dall’igiene e dagli antibiotici (Bellavite, 2018).
L’asservimento dei medici emerge da un altro punto critico del documento FNOMCeO, laddove si legge: “solo in casi specifici, quali ad esempio alcuni stati di deficit immunitario, il medico può sconsigliare un intervento vaccinale. Il consiglio di non vaccinarsi nelle restanti condizioni, in particolare se fornito al pubblico con qualsiasi mezzo, costituisce infrazione deontologica”. Qui il testo si fonda equivocamente sulla locuzione "casi specifici", che significa tutto e niente e sul fatto che si fornisce come esempio “alcuni stati di deficit del sistema immunitario”: è persino incredibile che si cita l’immunodeficienza ma si tace sulle allergie e le molte altre ragioni per sconsigliare i vaccini, riconosciute persino dall’ISS (Autori vari, 2009).
Cosa significa poi affermare che nelle “restanti condizioni” il consiglio di non vaccinare costituisce infrazione deontologica (leggi: motivo per essere radiato/a)? Quali sono le “restanti condizioni” se le precedenti di riferimento non sono nemmeno esposte? Le restanti condizioni rimangono taciute e ingenerano informazione deficitaria, non corretta, distorcente, omertosa, utilizzabile a piacere dalle commissioni disciplinari.
Questa presa di posizione ancora in vigore, che ha dettato i provvedimenti verso medici che avevano espresso opinioni critiche, nega insieme scienza e libertà di pensiero. Come già segnalato, la questione vaccinale è cruciale nella medicina perché è la punta di diamante e la maggiore evidenza dell’intreccio tra cattiva politica, big pharma e informazione asservita, tutto.