• Diciannove anni fa e precisamente il 5 luglio del 2005, il programma NEXT di Rai News 24 intervistò Giovanni Galloni. Fu un giurista, vicepresidente del CSM, deputato e ministro della Repubblica italiana, molto vicino ad Aldo Moro.
    Nel corso dell' intervista ebbe a dire che le B.R. erano state infiltrate da agenti appartenenti alla CIA e al Mossad ( Israele nonostante storicamente vada lamentando che i Paesi confinanti tramino contro di esso, trova sempre il tempo e delle ragioni per trovarsi laddove non ci aspetterebbe di trovarlo ).
    Alla domanda se il capo stazione della CIA italiana potesse agire senza preoccuparsi di relazionarsi con i nostri servizi e le nostre istituzioni, Giovanni Galloni rispose che i rapporti sussistevano ma erano insufficienti, inadeguati.
    Se la CIA e il Mossad potevano, grazie ai propri infiltrati , conoscere le mosse, i progetti e, soprattutto, i covi delle B.R., perché il quello dove era trattenuto Aldo Moro non venne individuato per tempo, al contrario di quanto accadde poche settimane dopo il sequestro dello statista, allorché fu rapito un esponente statunitense da parte sempre delle B.R. ma in quindici giorni fu scoperto il covo presso il quale era trattenuto e quindi liberato?


    https://youtu.be/BYT7o0a2ScY?si=-ZCjN517QqOPzcKs
    Diciannove anni fa e precisamente il 5 luglio del 2005, il programma NEXT di Rai News 24 intervistò Giovanni Galloni. Fu un giurista, vicepresidente del CSM, deputato e ministro della Repubblica italiana, molto vicino ad Aldo Moro. Nel corso dell' intervista ebbe a dire che le B.R. erano state infiltrate da agenti appartenenti alla CIA e al Mossad ( Israele nonostante storicamente vada lamentando che i Paesi confinanti tramino contro di esso, trova sempre il tempo e delle ragioni per trovarsi laddove non ci aspetterebbe di trovarlo ). Alla domanda se il capo stazione della CIA italiana potesse agire senza preoccuparsi di relazionarsi con i nostri servizi e le nostre istituzioni, Giovanni Galloni rispose che i rapporti sussistevano ma erano insufficienti, inadeguati. Se la CIA e il Mossad potevano, grazie ai propri infiltrati , conoscere le mosse, i progetti e, soprattutto, i covi delle B.R., perché il quello dove era trattenuto Aldo Moro non venne individuato per tempo, al contrario di quanto accadde poche settimane dopo il sequestro dello statista, allorché fu rapito un esponente statunitense da parte sempre delle B.R. ma in quindici giorni fu scoperto il covo presso il quale era trattenuto e quindi liberato? 👇 https://youtu.be/BYT7o0a2ScY?si=-ZCjN517QqOPzcKs
    0 Commenti 0 Condivisioni 143 Visualizzazioni
  • Dopo quello che è successo 5 giorni fa Sebastopoli, dove il regime di Kiev ha lanciato missili Atacms con bombe a grappolo sopra la testa di civili che erano andati in spiaggia, oggi nessuno dei partiti presenti nel Parlamento italiano ha alzato il dito e chiesto spiegazioni a Giorgia Meloni, Antonio Tajani, e Guido Crosetto. Che ovviamente fischiettano mentre sottobanco continuano a ripetere una sola cosa ai loro padroni: Signor sì Signore!

    Perché? Perché in quel contesto, dove volano missili Usa programmati e guidati sempre dell'intelligence Usa, c'è di mezzo la base militare di Sigonella. È risaputo che da Sigonella partono droni che acquisiscono informazioni e volano principalmente nella zona interessata dai bombardamenti. Quindi non è eresia pensare che abbiano avuto un ruolo cruciale nell'uccisione di 5 civili tra cui 3 bambini e oltre 130 feriti tra cui circa 30 bambini di cui alcuni in condizioni gravissime.

    Evidentemente a nessuno in Parlamento interessa il ruolo che sta avendo l'Italia nel bombardamento di territori e civili Russi. Anche se si evita scientemente di approfondire la questione, il governo italiano ha deciso di alzare l'asticella nella guerra contro la Russia. Una classe politica seria, soprattutto un'opposizione degna di essere chiamata tale, farebbe le barricate per sapere cosa sta succedendo sotto il silenzio generale. Invece nelle questioni che contano veramente si comportano esattamente come la donna, madre e Cristiana.

    Non so se è chiara la situazione, ma per avere contezza basta leggere il comunicato emanato dal Ministero degli Esteri Russo: "Tutte le missioni di volo per i missili tattici - operativi americani Atacms vengono inserite da specialisti americani sulla base dei propri dati di intelligence satellitare Usa. La responsabilità dell'attacco missilistico deliberato contro i civili a Sebastopoli ricade principalmente su Washington, che ha fornito queste armi all’Ucraina, nonché sul regime di Kiev, dal cui territorio è stato lanciato questo attacco. Tali azioni non rimarranno senza risposta”.

    È fondamentale porre l'accento sulla parte finale del comunicato, dove viene specificato che queste azioni non rimarranno senza risposta.
    Dopo quello che è successo 5 giorni fa Sebastopoli, dove il regime di Kiev ha lanciato missili Atacms con bombe a grappolo sopra la testa di civili che erano andati in spiaggia, oggi nessuno dei partiti presenti nel Parlamento italiano ha alzato il dito e chiesto spiegazioni a Giorgia Meloni, Antonio Tajani, e Guido Crosetto. Che ovviamente fischiettano mentre sottobanco continuano a ripetere una sola cosa ai loro padroni: Signor sì Signore! Perché? Perché in quel contesto, dove volano missili Usa programmati e guidati sempre dell'intelligence Usa, c'è di mezzo la base militare di Sigonella. È risaputo che da Sigonella partono droni che acquisiscono informazioni e volano principalmente nella zona interessata dai bombardamenti. Quindi non è eresia pensare che abbiano avuto un ruolo cruciale nell'uccisione di 5 civili tra cui 3 bambini e oltre 130 feriti tra cui circa 30 bambini di cui alcuni in condizioni gravissime. Evidentemente a nessuno in Parlamento interessa il ruolo che sta avendo l'Italia nel bombardamento di territori e civili Russi. Anche se si evita scientemente di approfondire la questione, il governo italiano ha deciso di alzare l'asticella nella guerra contro la Russia. Una classe politica seria, soprattutto un'opposizione degna di essere chiamata tale, farebbe le barricate per sapere cosa sta succedendo sotto il silenzio generale. Invece nelle questioni che contano veramente si comportano esattamente come la donna, madre e Cristiana. Non so se è chiara la situazione, ma per avere contezza basta leggere il comunicato emanato dal Ministero degli Esteri Russo: "Tutte le missioni di volo per i missili tattici - operativi americani Atacms vengono inserite da specialisti americani sulla base dei propri dati di intelligence satellitare Usa. La responsabilità dell'attacco missilistico deliberato contro i civili a Sebastopoli ricade principalmente su Washington, che ha fornito queste armi all’Ucraina, nonché sul regime di Kiev, dal cui territorio è stato lanciato questo attacco. Tali azioni non rimarranno senza risposta”. È fondamentale porre l'accento sulla parte finale del comunicato, dove viene specificato che queste azioni non rimarranno senza risposta.
    Angry
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 938 Visualizzazioni
  • Era il 26 Gennaio 2018 e Giulietto Chiesa giornalista
    e politico italiano deceduto il 26 Aprile 2020 è stato ospite
    della trasmissione televisiva "Notizie oggi Linea sera" in onda
    su canale Italia 83 il venerdì alle ore 20 e condotta da Vito Iacono.
    Ho già parlato del programma in altri video che vi invito a guardare.
    Il titolo della puntata era "Restare o uscire? Questo il dilemma"
    https://youtu.be/USWMNNuWF-E?si=mEMUCS2Yn6SV-_i6
    Era il 26 Gennaio 2018 e Giulietto Chiesa giornalista e politico italiano deceduto il 26 Aprile 2020 è stato ospite della trasmissione televisiva "Notizie oggi Linea sera" in onda su canale Italia 83 il venerdì alle ore 20 e condotta da Vito Iacono. Ho già parlato del programma in altri video che vi invito a guardare. Il titolo della puntata era "Restare o uscire? Questo il dilemma" https://youtu.be/USWMNNuWF-E?si=mEMUCS2Yn6SV-_i6
    Like
    1
    0 Commenti 1 Condivisioni 568 Visualizzazioni
  • ⚫️ FOLLIA FIRMATA VON DER LEYEN: "VACCINARE L'INFORMAZIONE" ▷ BERLATO: "FA TUTTO PARTE DI UN PROGETTO"

    Al Copenhagen Democracy Summit Ursula #Vonderleyen ha espresso i punti fondamentali del suo programma politico. Dal suo discorso emergono le parole "libertà" e "democrazia" insieme al libero pensiero, ma alcuni punti sono abbastanza destabilizzanti.

    La Von der Leyen introduce il tema della #disinformazione : un'influenza maligna che è necessario arrestare prima che si diffondi come un "#virus "


    Iscriviti Fonte: https://t.me/noalvaccino
    ⚫️ FOLLIA FIRMATA VON DER LEYEN: "VACCINARE L'INFORMAZIONE" ▷ BERLATO: "FA TUTTO PARTE DI UN PROGETTO" 🔹Al Copenhagen Democracy Summit Ursula #Vonderleyen ha espresso i punti fondamentali del suo programma politico. Dal suo discorso emergono le parole "libertà" e "democrazia" insieme al libero pensiero, ma alcuni punti sono abbastanza destabilizzanti. 🔹La Von der Leyen introduce il tema della #disinformazione : un'influenza maligna che è necessario arrestare prima che si diffondi come un "#virus " 📲 Iscriviti ➡️ Fonte: https://t.me/noalvaccino
    Angry
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 936 Visualizzazioni 9
  • LA DOMANDA NON È SE CI SARÀ LA GUERRA, MA QUALE GUERRA CI SARÀ

    Un paio di giorni fa il presidente serbo Vučić ha espresso il suo forte timore che 3-4 mesi ci separino dalla Terza Guerra Mondiale. Che si tratti di una valutazione realistica o magari di eccessiva apprensione da parte di chi ha già esperito sulla propria pelle la natura “eminentemente difensiva” della Nato, è quanto scopriremo solo vivendo.

    Possiamo però sin d’ora fare qualche considerazione generale sulle linee di tendenza che si profilano.

    Dal punto di vista di un confronto diretto tra grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso. Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.). Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca. Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra. Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa.

    Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra.

    Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale. L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana. Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). Il sistema hobbesiano della competizione economica infinita appare tollerabile solo finché le proprie popolazioni appartengono solo in modo marginale alla sfera dei perdenti in questa competizione. Quando la lotta economica di tutti contro tutti comincia ad erodere significativamente i modi di vita del proletariato europeo o americano, l’allarme scatta, perché l’unità dei sistemi occidentali è fornita soltanto dalla promessa di un benessere (comparativamente) diffuso.

    Questo significa che, per ragioni diverse, anche nell’Occidente a guida americana l’attuale “insubordinazione internazionale” fomentata dalla Russia rappresenta un rischio esistenziale: essa porta alla luce i “limiti intrinseci allo sviluppo” che i critici del modello capitalista hanno riconosciuto da tempo e che ora bussano alle porte.

    Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta.

    Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. Per dire, è chiaro che le condizioni degli accordi di Minsk II, che erano rivendicati dalla Russia prima dell’inizio della guerra, se accettati oggi rappresenterebbero una grave sconfitta per i russi, lasciando 8 milioni di russofoni in balia politica di quegli stessi che li hanno perseguitati prima e bombardati poi. Più passa il tempo, maggiori i costi, più i risultati accettati come minimi per ciascuna delle parti si ampliano.

    Questo quadro rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile,.

    Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto.

    La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa. Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto.

    Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse.

    Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA.

    Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato.

    Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini).

    Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc.

    Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente.

    Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc.

    Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese.

    E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo).

    E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc.

    Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose.

    La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte).

    Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno.
    Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato.

    Questo punto ci porta ad una seconda conclusione: la direzione primaria in cui si deve muovere, in questo contesto storico, una politica critica, una politica d’opposizione autentica, deve avere al centro della propria agenda la RICHIESTA DI PACE (che vuol dire convivenza, riduzione della conflittualità internazionale, allentamento delle tensioni, accettazione della pluralità di prospettive, accettazione di un multipolarismo con pari dignità dei vari poli, ecc.) e il RIFIUTO DELL’EMERGENZIALISMO (rifiuto della creazione costante di ansia, terrore, di sindromi dell’attacco o della catastrofe incombente, per manipolare la volontà pubblica).
    Volontà di pace, nel senso più comprensivo, e rifiuto dell’atteggiamento emergenzialista, dovrebbero essere al centro di ogni iniziativa politica che si voglia capace di resistere ai tempi oscuri in cui siamo stati sospinti.
    LA DOMANDA NON È SE CI SARÀ LA GUERRA, MA QUALE GUERRA CI SARÀ Un paio di giorni fa il presidente serbo Vučić ha espresso il suo forte timore che 3-4 mesi ci separino dalla Terza Guerra Mondiale. Che si tratti di una valutazione realistica o magari di eccessiva apprensione da parte di chi ha già esperito sulla propria pelle la natura “eminentemente difensiva” della Nato, è quanto scopriremo solo vivendo. Possiamo però sin d’ora fare qualche considerazione generale sulle linee di tendenza che si profilano. Dal punto di vista di un confronto diretto tra grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso. Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.). Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca. Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra. Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa. Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra. Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale. L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana. Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). Il sistema hobbesiano della competizione economica infinita appare tollerabile solo finché le proprie popolazioni appartengono solo in modo marginale alla sfera dei perdenti in questa competizione. Quando la lotta economica di tutti contro tutti comincia ad erodere significativamente i modi di vita del proletariato europeo o americano, l’allarme scatta, perché l’unità dei sistemi occidentali è fornita soltanto dalla promessa di un benessere (comparativamente) diffuso. Questo significa che, per ragioni diverse, anche nell’Occidente a guida americana l’attuale “insubordinazione internazionale” fomentata dalla Russia rappresenta un rischio esistenziale: essa porta alla luce i “limiti intrinseci allo sviluppo” che i critici del modello capitalista hanno riconosciuto da tempo e che ora bussano alle porte. Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta. Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. Per dire, è chiaro che le condizioni degli accordi di Minsk II, che erano rivendicati dalla Russia prima dell’inizio della guerra, se accettati oggi rappresenterebbero una grave sconfitta per i russi, lasciando 8 milioni di russofoni in balia politica di quegli stessi che li hanno perseguitati prima e bombardati poi. Più passa il tempo, maggiori i costi, più i risultati accettati come minimi per ciascuna delle parti si ampliano. Questo quadro rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile,. Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto. La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa. Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto. Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse. Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA. Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato. Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini). Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc. Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente. Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc. Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese. E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo). E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc. Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose. La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte). Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno. Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato. Questo punto ci porta ad una seconda conclusione: la direzione primaria in cui si deve muovere, in questo contesto storico, una politica critica, una politica d’opposizione autentica, deve avere al centro della propria agenda la RICHIESTA DI PACE (che vuol dire convivenza, riduzione della conflittualità internazionale, allentamento delle tensioni, accettazione della pluralità di prospettive, accettazione di un multipolarismo con pari dignità dei vari poli, ecc.) e il RIFIUTO DELL’EMERGENZIALISMO (rifiuto della creazione costante di ansia, terrore, di sindromi dell’attacco o della catastrofe incombente, per manipolare la volontà pubblica). Volontà di pace, nel senso più comprensivo, e rifiuto dell’atteggiamento emergenzialista, dovrebbero essere al centro di ogni iniziativa politica che si voglia capace di resistere ai tempi oscuri in cui siamo stati sospinti.
    Angry
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 3766 Visualizzazioni
  • FOLLIA FIRMATA VON DER LEYEN: "VACCINARE L'INFORMAZIONE" ▷ BERLATO: "FA TUTTO PARTE DI UN PROGETTO"

    Al Copenhagen Democracy Summit Ursula #Vonderleyen ha espresso i punti fondamentali del suo programma politico. Dal suo discorso emergono le parole "libertà" e "democrazia" insieme al libero pensiero, ma alcuni punti sono abbastanza destabilizzanti.
    La Von der Leyen introduce il tema della #disinformazione : un'influenza maligna che è necessario arrestare prima che si diffondi come un "#virus ".
    https://youtu.be/R8fUviZEBmw?feature=shared
    FOLLIA FIRMATA VON DER LEYEN: "VACCINARE L'INFORMAZIONE" ▷ BERLATO: "FA TUTTO PARTE DI UN PROGETTO" Al Copenhagen Democracy Summit Ursula #Vonderleyen ha espresso i punti fondamentali del suo programma politico. Dal suo discorso emergono le parole "libertà" e "democrazia" insieme al libero pensiero, ma alcuni punti sono abbastanza destabilizzanti. La Von der Leyen introduce il tema della #disinformazione : un'influenza maligna che è necessario arrestare prima che si diffondi come un "#virus ". https://youtu.be/R8fUviZEBmw?feature=shared
    0 Commenti 0 Condivisioni 1089 Visualizzazioni
  • NOVOT-ANTONIO

    Cari non votanti, in questa giornata che segna un momento storico, mi rivolgo a voi con profonda gratitudine e ammirazione. Siete stati tantissimi a scegliere la strada dell'astensione, a rifiutare il compromesso e a dimostrare con il vostro silenzio un grido di dissenso.

    Il movimento dei non-votanti celebra oggi un successo straordinario, dimostrando che a volte la scelta più potente è quella di non fare nessuna scelta. In un mondo che ci spinge a partecipare e a scegliere il meno peggio, avete fatto sentire la vostra voce attraverso il silenzio. Il parlamento sarà occupato a sorte dai non-votanti, inaugurando così una nuova era di buon senso e autenticità, con un programma che non impone scelte agli altri ma lascia a ciascuno la propria libertà. Questo antimovimento mira a diffondersi globalmente, trasformando la non-partecipazione in una forma di partecipazione più autentica e rivoluzionaria. Celebrando non solo un successo numerico, ma una vittoria di principio, per guardare al futuro con speranza e determinazione e per costruire un mondo in cui ogni scelta, anche quella di non votare, avrà un significato profondo e rivoluzionario. E per prima cosa aggiungeremo una festa annuale del "Non-voto", con tanto di pigiama party!

    (video ironico pubblicato dopo le elezioni, quindi ininfluente per i risultati)

    Cari Non Votanti vi voglio bene, ieri 9 giugno è stata una giornata storica per l'Italia e per l'Europa.

    https://www.youtube.com/watch?v=87Ug_P0UQAM

    #silvernervuti
    #nervuti
    #nonvoto
    #astensione
    NOVOT-ANTONIO Cari non votanti, in questa giornata che segna un momento storico, mi rivolgo a voi con profonda gratitudine e ammirazione. Siete stati tantissimi a scegliere la strada dell'astensione, a rifiutare il compromesso e a dimostrare con il vostro silenzio un grido di dissenso. Il movimento dei non-votanti celebra oggi un successo straordinario, dimostrando che a volte la scelta più potente è quella di non fare nessuna scelta. In un mondo che ci spinge a partecipare e a scegliere il meno peggio, avete fatto sentire la vostra voce attraverso il silenzio. Il parlamento sarà occupato a sorte dai non-votanti, inaugurando così una nuova era di buon senso e autenticità, con un programma che non impone scelte agli altri ma lascia a ciascuno la propria libertà. Questo antimovimento mira a diffondersi globalmente, trasformando la non-partecipazione in una forma di partecipazione più autentica e rivoluzionaria. Celebrando non solo un successo numerico, ma una vittoria di principio, per guardare al futuro con speranza e determinazione e per costruire un mondo in cui ogni scelta, anche quella di non votare, avrà un significato profondo e rivoluzionario. E per prima cosa aggiungeremo una festa annuale del "Non-voto", con tanto di pigiama party! (video ironico pubblicato dopo le elezioni, quindi ininfluente per i risultati) Cari Non Votanti vi voglio bene, ieri 9 giugno è stata una giornata storica per l'Italia e per l'Europa. https://www.youtube.com/watch?v=87Ug_P0UQAM #silvernervuti #nervuti #nonvoto #astensione
    Like
    Love
    2
    1 Commenti 0 Condivisioni 1975 Visualizzazioni
  • Mettiamo.

    Mettiamo che una mattina ti svegli convinto di fare la tua solita colazione, ma il caffè ti va di traverso quando senti dire alla radio che stanno chiudendo delle zone per circoscrivere la diffusione di un pericolosissimo virus.

    Mettiamo che hai la fortuna di capire da subito che non è una questione sanitaria, ma c'è in gioco qualcosa di enormemente più grande che sta solo prendendo il via.

    Mettiamo che quando le massime cariche dello Stato proclamano a reti unificate che niente sarà più lo stesso, sai che dicono il vero perché quella è l'enunciazione di un programma.

    Mettiamo che quando senti parlare di resilienza, ti dici immediatamente che quello è il nuovo termine coniato dal regime per chiedere sacrifici e piazzare nuovi suppostoni nel deretano della gente comune.

    Mettiamo che vedi la logica di ogni provvedimento governativo andare a puttane giorno dopo giorno, ma la cosa non ti stupisce perché sai che non si tratta di semplice malagestione, bensì di un enorme test sulla popolazione.

    Mettiamo che fino a quel momento avevi già chiaro che le menzogne erano il pane quotidiano della classe politica e di quella dirigente, ma che cominci a intuire che le bugie che stanno apparecchiando ora hanno un qualcosa di molto più profondo e pervasivo.

    Mettiamo.

    E dopo tutto questo, ti stupiresti di scoprire che in realtà ti hanno sempre mentito su ogni cosa che tu davi per scontata, e quello che è cambiato sei solo tu, che finalmente hai aperto gli occhi?

    Ti stupiresti di sentire profondamente, con una convinzione mai provata prima, che c'è un filo conduttore che lega ogni menzogna che ti hanno rifilato, perché ognuna di queste è parte della struttura narrativa di un medesimo piano?

    Ti stupiresti di dare per certo che il detto "segui i soldi", che per te è sempre stato infallibile nel fornire ogni spiegazione, stavolta non sia più sufficiente perché hai finalmente capito che non è mai stata una questione di danaro, ma di prigionia ed energia?

    Mettiamo.

    Perché se hai il coraggio di riepilogare questi ultimi tre anni, e insieme hai il coraggio di stare ad ascoltarti, sai che non c'è più un'istituzione o un sistema su cui fare affidamento, e che da ora in poi l'unica soluzione a qualunque evento dovesse verificarsi dipenderà solo e soltanto da te.

    Senza deleghe a rappresentanti che non ti rappresentano. Senza istanze proposte a quello stesso sistema che ti vorrebbe soggiogare. Senza speranze in qualche possibile salvatore che si prenda a cuore il buono e il giusto. Senza cieca fiducia in qualche santone della controinformazione che ti dica la verità rivelata.

    Se hai il coraggio e soprattutto la forza di stare ad ascoltarti, sai che non c'è movimento, lista civica, gruppo politico di sorta che possa risolvere una situazione in cui la guerra contro i cittadini è ormai aperta e dichiarata.

    Certo: potresti continuare a seguire i vecchi schemi e le vecchie soluzioni. Ma non ti staresti ascoltando. Staresti solo calciando in avanti la lattina, rimandando una presa di coscienza che aspetta di incrociare il tuo sguardo proprio lì, nella tua immagine riflessa nello specchio.

    E allora, mettiamo che alla fine scegli di ascoltarti.
    Scegli di non aver paura di cambiare le tue domande.
    Scegli di ammettere di non sapere un *****, e di cambiare i tuoi schemi mentali.
    Scegli di provare a svelare gli inganni che costituiscono le grate di questa prigione.
    Scegli di farti prendere un po' meno per culo.

    E... Sì: scegli di guardarti finalmente allo specchio.

    Già. Mettiamo.
    Mettiamo. Mettiamo che una mattina ti svegli convinto di fare la tua solita colazione, ma il caffè ti va di traverso quando senti dire alla radio che stanno chiudendo delle zone per circoscrivere la diffusione di un pericolosissimo virus. Mettiamo che hai la fortuna di capire da subito che non è una questione sanitaria, ma c'è in gioco qualcosa di enormemente più grande che sta solo prendendo il via. Mettiamo che quando le massime cariche dello Stato proclamano a reti unificate che niente sarà più lo stesso, sai che dicono il vero perché quella è l'enunciazione di un programma. Mettiamo che quando senti parlare di resilienza, ti dici immediatamente che quello è il nuovo termine coniato dal regime per chiedere sacrifici e piazzare nuovi suppostoni nel deretano della gente comune. Mettiamo che vedi la logica di ogni provvedimento governativo andare a puttane giorno dopo giorno, ma la cosa non ti stupisce perché sai che non si tratta di semplice malagestione, bensì di un enorme test sulla popolazione. Mettiamo che fino a quel momento avevi già chiaro che le menzogne erano il pane quotidiano della classe politica e di quella dirigente, ma che cominci a intuire che le bugie che stanno apparecchiando ora hanno un qualcosa di molto più profondo e pervasivo. Mettiamo. E dopo tutto questo, ti stupiresti di scoprire che in realtà ti hanno sempre mentito su ogni cosa che tu davi per scontata, e quello che è cambiato sei solo tu, che finalmente hai aperto gli occhi? Ti stupiresti di sentire profondamente, con una convinzione mai provata prima, che c'è un filo conduttore che lega ogni menzogna che ti hanno rifilato, perché ognuna di queste è parte della struttura narrativa di un medesimo piano? Ti stupiresti di dare per certo che il detto "segui i soldi", che per te è sempre stato infallibile nel fornire ogni spiegazione, stavolta non sia più sufficiente perché hai finalmente capito che non è mai stata una questione di danaro, ma di prigionia ed energia? Mettiamo. Perché se hai il coraggio di riepilogare questi ultimi tre anni, e insieme hai il coraggio di stare ad ascoltarti, sai che non c'è più un'istituzione o un sistema su cui fare affidamento, e che da ora in poi l'unica soluzione a qualunque evento dovesse verificarsi dipenderà solo e soltanto da te. Senza deleghe a rappresentanti che non ti rappresentano. Senza istanze proposte a quello stesso sistema che ti vorrebbe soggiogare. Senza speranze in qualche possibile salvatore che si prenda a cuore il buono e il giusto. Senza cieca fiducia in qualche santone della controinformazione che ti dica la verità rivelata. Se hai il coraggio e soprattutto la forza di stare ad ascoltarti, sai che non c'è movimento, lista civica, gruppo politico di sorta che possa risolvere una situazione in cui la guerra contro i cittadini è ormai aperta e dichiarata. Certo: potresti continuare a seguire i vecchi schemi e le vecchie soluzioni. Ma non ti staresti ascoltando. Staresti solo calciando in avanti la lattina, rimandando una presa di coscienza che aspetta di incrociare il tuo sguardo proprio lì, nella tua immagine riflessa nello specchio. E allora, mettiamo che alla fine scegli di ascoltarti. Scegli di non aver paura di cambiare le tue domande. Scegli di ammettere di non sapere un cazzo, e di cambiare i tuoi schemi mentali. Scegli di provare a svelare gli inganni che costituiscono le grate di questa prigione. Scegli di farti prendere un po' meno per culo. E... Sì: scegli di guardarti finalmente allo specchio. Già. Mettiamo.
    Like
    Love
    2
    0 Commenti 0 Condivisioni 2640 Visualizzazioni
  • LEGGE REGIONALE PER L'OBBLIGO VACCINALE? BASTA UN FORMALE RIFIUTO.
    Un grazie al bravo avvocato Roberto De Petro del foro di Palermo, per aver fatto chiarezza sulla legge regionale della Puglia.
    Innanzitutto la legge NON è ancora entrata in vigore in quanto è in fase di promulgazione. Poi c'è la pubblicazione per poi diventare obbligatoria (forse).
    Ma cosa dice il testo?
    Art. 1 - l'iscrizione ai percorsi di istruzione nella fascia a 11 a 25 anni (scuola e università)
    è subordinata a:
    1) presentazione della documentazione dell'avvenuta vaccinazione contro l'HPV
    2) l'avvio del programma di somministrazione
    3) l'avvenuto espletamento del colloquio informativo sui benefici del vaccino
    4) SALVO FORMALE RIFIUTO.
    Ecco il punto centrale: RIFIUTO ALLA PRESENTAZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE
    (non rifiuto del vaccino)
    Avete capito cosa dice la legge, scritta in maniera diabolica?
    I venduti dei media dicono che senza il vaccino non ci si può iscrivere a scuola e all'università. Cazzate come sempre spacciate dai venditori di odio.
    Basta un "formale rifiuto alla presentazione della documentazione", e il gioco è fatto. E nessun dirigente scolastico potrà mai rifiutare l'iscrizione del giovane, pena denuncia!
    Ricordo che da 11 a 16 anni siamo ancora nel periodo temporale della scuola dell'obbligo, per cui il dirigente scolastico NON potrà mai rifiutare l'iscrizione (in chi fa un formale rifiuto della presentazione della documentazione) perché commetterebbe un reato. Poi fino a 18 anni in base alla legge 53 del 2003 c'è il diritto del ragazzo di completare gli studi, e infine, sopra i 18 anni c'è l'articolo 34 della Costituzione italiana...
    LEGGE REGIONALE PER L'OBBLIGO VACCINALE? BASTA UN FORMALE RIFIUTO. Un grazie al bravo avvocato Roberto De Petro del foro di Palermo, per aver fatto chiarezza sulla legge regionale della Puglia. Innanzitutto la legge NON è ancora entrata in vigore in quanto è in fase di promulgazione. Poi c'è la pubblicazione per poi diventare obbligatoria (forse). Ma cosa dice il testo? Art. 1 - l'iscrizione ai percorsi di istruzione nella fascia a 11 a 25 anni (scuola e università) è subordinata a: 1) presentazione della documentazione dell'avvenuta vaccinazione contro l'HPV 2) l'avvio del programma di somministrazione 3) l'avvenuto espletamento del colloquio informativo sui benefici del vaccino 4) SALVO FORMALE RIFIUTO. Ecco il punto centrale: RIFIUTO ALLA PRESENTAZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE (non rifiuto del vaccino) Avete capito cosa dice la legge, scritta in maniera diabolica? I venduti dei media dicono che senza il vaccino non ci si può iscrivere a scuola e all'università. Cazzate come sempre spacciate dai venditori di odio. Basta un "formale rifiuto alla presentazione della documentazione", e il gioco è fatto. E nessun dirigente scolastico potrà mai rifiutare l'iscrizione del giovane, pena denuncia! Ricordo che da 11 a 16 anni siamo ancora nel periodo temporale della scuola dell'obbligo, per cui il dirigente scolastico NON potrà mai rifiutare l'iscrizione (in chi fa un formale rifiuto della presentazione della documentazione) perché commetterebbe un reato. Poi fino a 18 anni in base alla legge 53 del 2003 c'è il diritto del ragazzo di completare gli studi, e infine, sopra i 18 anni c'è l'articolo 34 della Costituzione italiana...
    Like
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 1390 Visualizzazioni 7
  • WEF E ONU SONO ASSOLUTAMENTE DETERMINATI AD ABOLIRE L'AGRICOLTURA: CARESTIA PER IMPORRE ALIMENTAZIONE A BASE DI CIBO GENETICAMENTE MODIFICATO E INSETTI

    Nuovo documentario intitolato "No Farmers, No Food: Will You Eat The Bugs?:

    Bill Gates ha iniziato a comprare terreni agricoli e si legge cosa dice la sua fondazione sull'agricoltura. Quando dicono che avremo un particolare tipo di agricoltura, vogliono dire che avremo grandi blocchi gestiti dai governi e da privati dove dicono che non avremo proteine animali, non avremo un cortile o un magazzino, non avremo allevamenti di tacchini, non mangeremo pollo.

    I globalisti del WEF e dell'ONU sono assolutamente determinati ad abolire l'agricoltura.

    Stanno usando qualsiasi pretesto per spingere le popolazioni a nutrirsi di insetti e cibi geneticamente modificati e lo fanno creando una carestia programmata in modo da non avere altra scelta.

    Prendono i terreni agricoli e aumentano le tasse degli agricoltori, per portarli al fallimento. Il cibo, quello che noi fino ad ora abbiamo sempre mangiato, sarà poco e costosissimo, accessibile solo ai ricchi, quindi ovviamente le élite continueranno a mangiare carne, pesce, frutta e verdura, mentre i poveri dovranno cibarsi di cibi a base di insetti e OGM.

    Gli agricoltori tedeschi, francesi e olandesi hanno capito cosa sta accadendo e non permetteranno mai che questo accada.

    Se non lottiamo ora, per noi sarà tardi.
    Questo riguarda tutti.

    Fonte: T.me/Davide_Zedda
    WEF E ONU SONO ASSOLUTAMENTE DETERMINATI AD ABOLIRE L'AGRICOLTURA: CARESTIA PER IMPORRE ALIMENTAZIONE A BASE DI CIBO GENETICAMENTE MODIFICATO E INSETTI ⚠️⚠️⚠️ Nuovo documentario intitolato "No Farmers, No Food: Will You Eat The Bugs?: Bill Gates ha iniziato a comprare terreni agricoli e si legge cosa dice la sua fondazione sull'agricoltura. Quando dicono che avremo un particolare tipo di agricoltura, vogliono dire che avremo grandi blocchi gestiti dai governi e da privati dove dicono che non avremo proteine animali, non avremo un cortile o un magazzino, non avremo allevamenti di tacchini, non mangeremo pollo. I globalisti del WEF e dell'ONU sono assolutamente determinati ad abolire l'agricoltura. Stanno usando qualsiasi pretesto per spingere le popolazioni a nutrirsi di insetti e cibi geneticamente modificati e lo fanno creando una carestia programmata in modo da non avere altra scelta. Prendono i terreni agricoli e aumentano le tasse degli agricoltori, per portarli al fallimento. Il cibo, quello che noi fino ad ora abbiamo sempre mangiato, sarà poco e costosissimo, accessibile solo ai ricchi, quindi ovviamente le élite continueranno a mangiare carne, pesce, frutta e verdura, mentre i poveri dovranno cibarsi di cibi a base di insetti e OGM. Gli agricoltori tedeschi, francesi e olandesi hanno capito cosa sta accadendo e non permetteranno mai che questo accada. Se non lottiamo ora, per noi sarà tardi. Questo riguarda tutti. Fonte: T.me/Davide_Zedda
    0 Commenti 0 Condivisioni 1677 Visualizzazioni 13
Altri risultati