• Pubblichiamo qui in allegato l'ATLANTE DELL’INFANZIA (A RISCHIO) IN ITALIA - 2023 - A cura di Save the Children - lasciamo a voi le considerazioni ed i commenti sul futuro della scuola e delle nuove generazioni.

    PREFAZIONE

    La pandemia di Covid19 ha segnato un punto di svolta fondamentale della
    nostra epoca. C’è un prima e un dopo su molte cose e, indubbiamente, uno dei
    fattori che ha svolto un ruolo particolarmente significativo nel corso dei mesi
    del lockdown e in quelli successivi è stata la tecnologia digitale. Anche in
    questo caso, c’è un prima e un dopo, sia nel modo in cui queste tecnologie
    sono state utilizzate, sia nel modo in cui le abbiamo interpretate e vissute.
    In quell’ormai lontano 2020, ci sono stati giorni difficili in cui i nostri computer, i
    tablet e gli smartphone ci hanno tenuti vivi, nel vero senso della parola. Hanno fatto
    sì che la nostra vita procedesse sebbene fossimo segregati in casa, ci hanno permesso il contatto quotidiano con amici e parenti, sebbene mutuato attraverso lo schermo di un PC o di uno smartphone, mentre tutto il resto fuori era fermo.

    Abbiamo fatto aperitivi con gli amici collegati al pc, abbiamo ordinato la spesa, letto
    libri, guardato film, lavorato, studiato. Ma è stato davvero proprio così? O meglio, è
    stato così per tutti? La tecnologia è stata fondamentale per una parte del mondo e
    della società che ne aveva ampio accesso, ma per un’altra fetta di popolazione, a
    tutte le latitudini, questa accelerazione tecnologica ha significato l’emarginazione.
    Coloro che erano già indietro, che non avevano accesso ai dispositivi digitali, si sono
    visti tagliati fuori da ogni genere di attività. Hanno dovuto faticare molto di più per
    poter fruire dei servizi e trovare risposte ai loro bisogni, spesso vitali, in un momento
    in cui ci dicevamo “nessuno deve rimanere indietro”.

    Prima del maggio 2020, secondo un rapporto UNESCO, il 60% dei programmi
    nazionali di apprendimento a distanza si affidava esclusivamente a piattaforme
    connesse a internet, ma quasi mezzo miliardo di giovani – ovvero circa la metà degli
    studenti delle scuole primarie e secondarie di tutto il mondo non
    disponeva di una connessione a casa e veniva così escluso dalla partecipazione.
    Secondo i dati e le indagini citati nel rapporto, nel 2020 negli Stati Uniti, per esempio, un terzo degli
    studenti, dalla scuola dell’infanzia al dodicesimo anno di età, è stato escluso
    dall’istruzione a causa di connessioni a internet o hardware inadeguati. Per quanto
    riguarda i risultati dell’apprendimento degli studenti, secondo i ricercatori
    dell’UNESCO, questi si sono bloccati o sono diminuiti drasticamente quando le
    scuole hanno utilizzato l’edtech (education technology) in sostituzione
    dell’insegnamento in presenza, anche quando i bambini avevano accesso a dispositivi
    digitali e connessioni a internet...

    Neonati allo schermo

    In un mondo fatto di chiaroscuri, gli effetti del digitale sono in parte positivi, in parte negativi,
    ma sull’età evolutiva sembrano prevalere questi ultimi. Eppure, nel nostro Paese sono tanti i
    bambini persino molto piccoli che trascorrono del tempo davanti a uno schermo. I risultati
    della nuova indagine del Sistema di Sorveglianza Bambini 0­2 anni dell’Istituto Superiore di
    Sanità (ISS), presentata a marzo 2023 delinea un quadro preoccupante sotto questo profilo
    1. L’indagine si è svolta tra giugno e ottobre 2022 con interviste in tutte le regioni italiane ad
    eccezione del Molise e della Provincia autonoma di Bolzano. Complessivamente hanno risposto ai questionari 35.550 mamme con tassi di partecipazione a livello regionale compresi tra l’89,2% e il 98,6%. Un campione, dunque, molto vasto da cui è emerso che in Italia il 22,1% dei bambini di 2­5 mesi passa del tempo davanti a schermi che possono essere tv, computer, tablet o telefoni cellulari.
    Esiste una differenza di esposizione legata al territorio: in particolare si va dal 13,6%
    della Provincia autonoma di Trento al 30,3% riscontrato in Puglia. La maggior parte dei bambini esposti passa meno di un’ora al giorno davanti a uno schermo, ma dall’1,9% (Veneto) al 9,1% (Calabria) vi trascorre almeno 1-­2 ore.
    I livelli di esposizione crescono all’aumentare dell’età in tutte le regioni e, tra i bambini di 11-­15 mesi, i bambini che passano almeno 1-­2 ore al giorno davanti a uno schermo diventano una percentuale significativa che varia tra il 6,5% di Trento e il 39,3% della Calabria.
    Se si considera il tempo di fruizione complessivo, che va da meno di un’ora a oltre tre ore, la
    percentuale di bambine e bambini che ha una esposizione agli schermi tra gli 11 e i 15 mesi d’età in media arriva al 58,1%, vale a dire 1 su 2. In generale, le percentuali sono più alte nelle regioni del Sud.

    Questi risultati hanno spinto l’ISS a fornire indicazioni, in particolare sulla “necessità di informare i genitori ­ e tutti gli adulti che si occupano del bambino ­ dei rischi legati all’uso delle tecnologie audiovisive e digitali in età precoce. Un ruolo importante in questa azione preventiva può essere svolto dagli operatori socio­sanitari e dagli educatori che hanno frequenti contatti con i genitori”.

    Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2019 ha stilato nuove linee guida su
    “attività fisica, comportamento sedentario e sonno” in cui si raccomanda un tempo limite di
    esposizione agli schermi per i bambini fino a 5 anni. In particolare, fino a 2 anni d’età questo
    tempo dovrebbe essere pari a zero, mentre da 2 a 5 anni non dovrebbe superare un’ora al giorno, possibilmente meno. Tra i rischi dello stare davanti a uno schermo vi è quello di favorire comportamenti sedentari che compromettono la salute dei bambini. È stato infatti dimostrato un legame tra l’esposizione agli schermi e l’obesità dovuto a diversi fattori: oltre alla mancanza di movimento, un aumento del consumo di cibo mentre si guarda lo schermo, l’esposizione a pubblicità di cibi e bevande non sane che influenzano le preferenze alimentari dei bambini, la riduzione della durata del sonno...
    Pubblichiamo qui in allegato l'ATLANTE DELL’INFANZIA (A RISCHIO) IN ITALIA - 2023 - A cura di Save the Children - lasciamo a voi le considerazioni ed i commenti sul futuro della scuola e delle nuove generazioni. PREFAZIONE La pandemia di Covid19 ha segnato un punto di svolta fondamentale della nostra epoca. C’è un prima e un dopo su molte cose e, indubbiamente, uno dei fattori che ha svolto un ruolo particolarmente significativo nel corso dei mesi del lockdown e in quelli successivi è stata la tecnologia digitale. Anche in questo caso, c’è un prima e un dopo, sia nel modo in cui queste tecnologie sono state utilizzate, sia nel modo in cui le abbiamo interpretate e vissute. In quell’ormai lontano 2020, ci sono stati giorni difficili in cui i nostri computer, i tablet e gli smartphone ci hanno tenuti vivi, nel vero senso della parola. Hanno fatto sì che la nostra vita procedesse sebbene fossimo segregati in casa, ci hanno permesso il contatto quotidiano con amici e parenti, sebbene mutuato attraverso lo schermo di un PC o di uno smartphone, mentre tutto il resto fuori era fermo. Abbiamo fatto aperitivi con gli amici collegati al pc, abbiamo ordinato la spesa, letto libri, guardato film, lavorato, studiato. Ma è stato davvero proprio così? O meglio, è stato così per tutti? La tecnologia è stata fondamentale per una parte del mondo e della società che ne aveva ampio accesso, ma per un’altra fetta di popolazione, a tutte le latitudini, questa accelerazione tecnologica ha significato l’emarginazione. Coloro che erano già indietro, che non avevano accesso ai dispositivi digitali, si sono visti tagliati fuori da ogni genere di attività. Hanno dovuto faticare molto di più per poter fruire dei servizi e trovare risposte ai loro bisogni, spesso vitali, in un momento in cui ci dicevamo “nessuno deve rimanere indietro”. Prima del maggio 2020, secondo un rapporto UNESCO, il 60% dei programmi nazionali di apprendimento a distanza si affidava esclusivamente a piattaforme connesse a internet, ma quasi mezzo miliardo di giovani – ovvero circa la metà degli studenti delle scuole primarie e secondarie di tutto il mondo non disponeva di una connessione a casa e veniva così escluso dalla partecipazione. Secondo i dati e le indagini citati nel rapporto, nel 2020 negli Stati Uniti, per esempio, un terzo degli studenti, dalla scuola dell’infanzia al dodicesimo anno di età, è stato escluso dall’istruzione a causa di connessioni a internet o hardware inadeguati. Per quanto riguarda i risultati dell’apprendimento degli studenti, secondo i ricercatori dell’UNESCO, questi si sono bloccati o sono diminuiti drasticamente quando le scuole hanno utilizzato l’edtech (education technology) in sostituzione dell’insegnamento in presenza, anche quando i bambini avevano accesso a dispositivi digitali e connessioni a internet... Neonati allo schermo In un mondo fatto di chiaroscuri, gli effetti del digitale sono in parte positivi, in parte negativi, ma sull’età evolutiva sembrano prevalere questi ultimi. Eppure, nel nostro Paese sono tanti i bambini persino molto piccoli che trascorrono del tempo davanti a uno schermo. I risultati della nuova indagine del Sistema di Sorveglianza Bambini 0­2 anni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), presentata a marzo 2023 delinea un quadro preoccupante sotto questo profilo 1. L’indagine si è svolta tra giugno e ottobre 2022 con interviste in tutte le regioni italiane ad eccezione del Molise e della Provincia autonoma di Bolzano. Complessivamente hanno risposto ai questionari 35.550 mamme con tassi di partecipazione a livello regionale compresi tra l’89,2% e il 98,6%. Un campione, dunque, molto vasto da cui è emerso che in Italia il 22,1% dei bambini di 2­5 mesi passa del tempo davanti a schermi che possono essere tv, computer, tablet o telefoni cellulari. Esiste una differenza di esposizione legata al territorio: in particolare si va dal 13,6% della Provincia autonoma di Trento al 30,3% riscontrato in Puglia. La maggior parte dei bambini esposti passa meno di un’ora al giorno davanti a uno schermo, ma dall’1,9% (Veneto) al 9,1% (Calabria) vi trascorre almeno 1-­2 ore. I livelli di esposizione crescono all’aumentare dell’età in tutte le regioni e, tra i bambini di 11-­15 mesi, i bambini che passano almeno 1-­2 ore al giorno davanti a uno schermo diventano una percentuale significativa che varia tra il 6,5% di Trento e il 39,3% della Calabria. Se si considera il tempo di fruizione complessivo, che va da meno di un’ora a oltre tre ore, la percentuale di bambine e bambini che ha una esposizione agli schermi tra gli 11 e i 15 mesi d’età in media arriva al 58,1%, vale a dire 1 su 2. In generale, le percentuali sono più alte nelle regioni del Sud. Questi risultati hanno spinto l’ISS a fornire indicazioni, in particolare sulla “necessità di informare i genitori ­ e tutti gli adulti che si occupano del bambino ­ dei rischi legati all’uso delle tecnologie audiovisive e digitali in età precoce. Un ruolo importante in questa azione preventiva può essere svolto dagli operatori socio­sanitari e dagli educatori che hanno frequenti contatti con i genitori”. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2019 ha stilato nuove linee guida su “attività fisica, comportamento sedentario e sonno” in cui si raccomanda un tempo limite di esposizione agli schermi per i bambini fino a 5 anni. In particolare, fino a 2 anni d’età questo tempo dovrebbe essere pari a zero, mentre da 2 a 5 anni non dovrebbe superare un’ora al giorno, possibilmente meno. Tra i rischi dello stare davanti a uno schermo vi è quello di favorire comportamenti sedentari che compromettono la salute dei bambini. È stato infatti dimostrato un legame tra l’esposizione agli schermi e l’obesità dovuto a diversi fattori: oltre alla mancanza di movimento, un aumento del consumo di cibo mentre si guarda lo schermo, l’esposizione a pubblicità di cibi e bevande non sane che influenzano le preferenze alimentari dei bambini, la riduzione della durata del sonno...
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  • 30 maggio 2024

    PUTIN COME DOVREBBE REAGIRE?
    di Mario Adinolfi

    Oggi e domani a Praga i ministri degli Esteri della NATO si incontrano per discutere una questione cruciale: come avviare la più pericolosa delle guerre verso un cessate il fuoco e il negoziato di pace? No. Sul piatto c’è l’autorizzazione a Kiev per usare le armi NATO per attacchi sul territorio russo a partire dalla città di Krasnodar. Gran Bretagna, Francia, Polonia, Finlandia, Repubblica Ceca, Olanda, Canada, Lituania, Lettonia e Estonia hanno già detto sì. Soprattutto questa è la linea del segretario generale della NATO, Stoltenberg, così come del segretario di Stato USA, Blinken. Sunak e Macron da tempo poi parlano di inviare direttamente i soldati NATO sul campo di battaglia. Ditemi voi come il “cattivo” Putin dovrebbe reagire a questi atti di ostilità militare.
    Noi abbiamo digerito per un biennio la balla dell’invio da parte dell’Italia e dell’Ue “solo di armi di difesa”. Per i primi tre mesi della guerra in Ucraina c’era chi faceva una diretta tv ogni giorno per glorificare la scelta di supportare Zelensky e mostrificare i russi. Le tv e i giornali martellavano ogni giorno su quanto fosse giusta ogni forma di russofobia, hanno cancellato addirittura il diritto per gli atleti russi e bielorussi di partecipare agli eventi sportivi con la loro bandiera, prossime Olimpiadi comprese. La stessa cosa non accade, ad esempio, per Israele e badate bene che io penso che invece nello sport nessuna bandiera debba essere ammainata, è una grande occasione di dialogo e pace.
    Comunque, l’Italia fornisce da tempo all’Ucraina missili a lunga gittata. Come cittadini non dovremmo saperlo, visto che l’elenco delle armi fornite da noi a Kiev è autorizzato dal Parlamento ma coperto da segreto di Stato. Il ministro della Difesa inglese, Grant Shapps, si è però fatto sfuggire una dichiarazione: “I missili Storm Shadow sono un’arma straordinaria. L’Inghilterra, la Francia e l’Italia forniscono queste armi per essere utilizzate nella guerra in Ucraina, soprattutto in Crimea. Sono missili che stanno davvero facendo la differenza”. Fanno la differenza perché sono missili a lunga gittata, colpiscono obiettivi a 250 km di distanza. Perfetti per devastare Krasnodar, città russa con oltre un milione di abitanti. Se dovesse accadere, lo ripeto, ditemi come dovrebbe reagire Putin.
    Giorgia Meloni sa che gli italiani non sostengono l’invio di armi all’Ucraina e non vogliono fare la guerra alla Russia. Per questo ora dichiara che “bisogna evitare attacchi che provocherebbero una escalation”. Ci sono le elezioni tra 10 giorni e dunque tocca dare un colpo di freno. Ma se “bisogna evitare attacchi” perché l’Italia fornisce sistemi missilistici che servono solo ad attaccare, non certo a difendersi?
    Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, oggi ha dichiarato: “L'attuazione dei piani di dispiegamento di missili terrestri a medio e corto raggio non rimarrà senza la nostra reazione”. Il tipo di reazione la deciderà Putin, aggiunge Lavrov, inclusa la “deterrenza nucleare”. Allo stesso tempo Lavrov si è detto disposto ad “accelerare” una soluzione politica per il conflitto in Ucraina se “l’Occidente smetterà di fornire armi e Kiev cesserà le ostilità”. Quindi siamo davanti al solito bivio: Putin è come Hitler, un pazzo furioso che se lasciato fare porterà la guerra in tutta Europa? Allora bisogna fargli la guerra come la si fece a Hitler, costò ottanta milioni di morti. Oppure Putin è un nazionalista russo che vuole lo status di grande potenza e non vuole vivere sotto costante minaccia di una NATO ostile che si allarga sempre di più verso i suoi confini. Allora bisogna smettere di fornire armi e cominciare a negoziare la pace, visto che dopo due anni e mezzo è chiaro che Zelensky la guerra non la vince.
    Tutti i partiti da destra a sinistra hanno votato con questo governo o con il governo Draghi il sostegno armato alla guerra alla Russia. Credo sia il motivo principale per non votarli alle elezioni europee, specie i più ipocriti come M5S o il mitico Pd che candida Tarquinio che vuole uscire dalla NATO per poi rimbrottarlo e dire che “non è la linea del partito”. Elly Schlein ha superato con questo davvero i limiti dell’ambiguità indecente. Bisogna inviare un segnale di svolta storica all’Ue e anche per questo indico di votare per la lista Libertà che contiene il simbolo del Popolo della Famiglia, che da anni chiede la pace con una soluzione precisa ricalcata sul modello cipriota. Bisogna imboccare subito la via che noi indichiamo perché l’alternativa ormai è un conflitto mondiale che, viste anche le mosse di Xi Jinping nel Mar della Cina contro Taiwan, rischia di essere davvero dietro l’angolo.
    30 maggio 2024 PUTIN COME DOVREBBE REAGIRE? di Mario Adinolfi Oggi e domani a Praga i ministri degli Esteri della NATO si incontrano per discutere una questione cruciale: come avviare la più pericolosa delle guerre verso un cessate il fuoco e il negoziato di pace? No. Sul piatto c’è l’autorizzazione a Kiev per usare le armi NATO per attacchi sul territorio russo a partire dalla città di Krasnodar. Gran Bretagna, Francia, Polonia, Finlandia, Repubblica Ceca, Olanda, Canada, Lituania, Lettonia e Estonia hanno già detto sì. Soprattutto questa è la linea del segretario generale della NATO, Stoltenberg, così come del segretario di Stato USA, Blinken. Sunak e Macron da tempo poi parlano di inviare direttamente i soldati NATO sul campo di battaglia. Ditemi voi come il “cattivo” Putin dovrebbe reagire a questi atti di ostilità militare. Noi abbiamo digerito per un biennio la balla dell’invio da parte dell’Italia e dell’Ue “solo di armi di difesa”. Per i primi tre mesi della guerra in Ucraina c’era chi faceva una diretta tv ogni giorno per glorificare la scelta di supportare Zelensky e mostrificare i russi. Le tv e i giornali martellavano ogni giorno su quanto fosse giusta ogni forma di russofobia, hanno cancellato addirittura il diritto per gli atleti russi e bielorussi di partecipare agli eventi sportivi con la loro bandiera, prossime Olimpiadi comprese. La stessa cosa non accade, ad esempio, per Israele e badate bene che io penso che invece nello sport nessuna bandiera debba essere ammainata, è una grande occasione di dialogo e pace. Comunque, l’Italia fornisce da tempo all’Ucraina missili a lunga gittata. Come cittadini non dovremmo saperlo, visto che l’elenco delle armi fornite da noi a Kiev è autorizzato dal Parlamento ma coperto da segreto di Stato. Il ministro della Difesa inglese, Grant Shapps, si è però fatto sfuggire una dichiarazione: “I missili Storm Shadow sono un’arma straordinaria. L’Inghilterra, la Francia e l’Italia forniscono queste armi per essere utilizzate nella guerra in Ucraina, soprattutto in Crimea. Sono missili che stanno davvero facendo la differenza”. Fanno la differenza perché sono missili a lunga gittata, colpiscono obiettivi a 250 km di distanza. Perfetti per devastare Krasnodar, città russa con oltre un milione di abitanti. Se dovesse accadere, lo ripeto, ditemi come dovrebbe reagire Putin. Giorgia Meloni sa che gli italiani non sostengono l’invio di armi all’Ucraina e non vogliono fare la guerra alla Russia. Per questo ora dichiara che “bisogna evitare attacchi che provocherebbero una escalation”. Ci sono le elezioni tra 10 giorni e dunque tocca dare un colpo di freno. Ma se “bisogna evitare attacchi” perché l’Italia fornisce sistemi missilistici che servono solo ad attaccare, non certo a difendersi? Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, oggi ha dichiarato: “L'attuazione dei piani di dispiegamento di missili terrestri a medio e corto raggio non rimarrà senza la nostra reazione”. Il tipo di reazione la deciderà Putin, aggiunge Lavrov, inclusa la “deterrenza nucleare”. Allo stesso tempo Lavrov si è detto disposto ad “accelerare” una soluzione politica per il conflitto in Ucraina se “l’Occidente smetterà di fornire armi e Kiev cesserà le ostilità”. Quindi siamo davanti al solito bivio: Putin è come Hitler, un pazzo furioso che se lasciato fare porterà la guerra in tutta Europa? Allora bisogna fargli la guerra come la si fece a Hitler, costò ottanta milioni di morti. Oppure Putin è un nazionalista russo che vuole lo status di grande potenza e non vuole vivere sotto costante minaccia di una NATO ostile che si allarga sempre di più verso i suoi confini. Allora bisogna smettere di fornire armi e cominciare a negoziare la pace, visto che dopo due anni e mezzo è chiaro che Zelensky la guerra non la vince. Tutti i partiti da destra a sinistra hanno votato con questo governo o con il governo Draghi il sostegno armato alla guerra alla Russia. Credo sia il motivo principale per non votarli alle elezioni europee, specie i più ipocriti come M5S o il mitico Pd che candida Tarquinio che vuole uscire dalla NATO per poi rimbrottarlo e dire che “non è la linea del partito”. Elly Schlein ha superato con questo davvero i limiti dell’ambiguità indecente. Bisogna inviare un segnale di svolta storica all’Ue e anche per questo indico di votare per la lista Libertà che contiene il simbolo del Popolo della Famiglia, che da anni chiede la pace con una soluzione precisa ricalcata sul modello cipriota. Bisogna imboccare subito la via che noi indichiamo perché l’alternativa ormai è un conflitto mondiale che, viste anche le mosse di Xi Jinping nel Mar della Cina contro Taiwan, rischia di essere davvero dietro l’angolo.
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  • A quanto pare...



    https://dituttoedipiu.altervista.org/klaus-schwab-si-dimette-da-capo-del-wef-ma-il-suo-programma-va-avanti/

    #KlausSchwab #WEF #WorldEconomicForum #dimissioni #programma #futuro #progetti #iniziative #leadership #svolta #economia #impatto #globalizzazione #sostenibilità #innovazione #sviluppo #tecnologia #governance #imprenditoria #ambiente #società #cambiamento #transizione #economiaDigitale #stakeholder #collaborazione #impegno #strategie #sviluppoSostenibile #politiche #soluzioni
    A quanto pare... https://dituttoedipiu.altervista.org/klaus-schwab-si-dimette-da-capo-del-wef-ma-il-suo-programma-va-avanti/ #KlausSchwab #WEF #WorldEconomicForum #dimissioni #programma #futuro #progetti #iniziative #leadership #svolta #economia #impatto #globalizzazione #sostenibilità #innovazione #sviluppo #tecnologia #governance #imprenditoria #ambiente #società #cambiamento #transizione #economiaDigitale #stakeholder #collaborazione #impegno #strategie #sviluppoSostenibile #politiche #soluzioni
    DITUTTOEDIPIU.ALTERVISTA.ORG
    Klaus Schwab si dimette da capo del WEF. Ma il suo programma va avanti - D TUTTO E D+
    Klaus Schwab si dimette da capo del WEF. Ma il suo programma va avanti Il fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab ha annunciato che si ritirerà dal suo ruolo, dopo più di 50 anni alla guida dell’evento, secondo la piattaforma di notizie americana Semafor. L’ articolo cita una lettera di Schwab allo staff martedì in cui delinea la sua intenzione di passare al
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  • A proposito del 25 aprile…

    Oggi, 25 aprile 2024, sono a casa da scuola: è festa nazionale e inoltre il mio Istituto ha dato ben sette giorni di sospensione delle lezioni, fino al 1* maggio, festa del lavoro. La prima riflessione che mi viene da fare è come siano tenute in considerazione le cosiddette feste laiche, sia il 25 aprile che il 1* maggio (e poi arriverà il 2 giugno, festa delle Repubblica), tanto da dare più giorni di vacanza addirittura rispetto alla Pasqua, dove ne abbiamo avuti sei! Evidentemente lo Stato italiano, più laicista che laico, ritiene che siano da valorizzare i “pilastri ideologici” della Repubblica nata dalle ceneri del fascismo, piuttosto delle ricorrenze religiose cattoliche che fanno parte della tradizione del nostro Paese! Infatti sono state abolite ben cinque festività religiose cattoliche, che avevano una cadenza infrasettimanale, spostandole alla domenica: L’Epifania, san Giuseppe, l’Ascensione, il Corpus Domini e i santi Pietro e Paolo! Si dirà: però è stata reintrodotta l’Epifania nel 1985, in applicazione del nuovo Concordato (quello tra Craxi e Casaroli) e, per la città di Roma, la festa dei santi Pietro e Paolo! C’è stata una proposta di legge, presentata il 22 aprile 2015, per il ripristino delle festività cattoliche soppresse, ma a tutt’oggi non mi risulta sia stata approvata (e sono passati nove anni!).
    Ma perché dico queste cose? Perché le feste “laiche”, come il 25 aprile, il 1* maggio, il 2 giugno, sono i “capisaldi” della narrazione dominante che cerca disperatamente di legittimare un potere instauratosi per decisioni esterne più che per volontà nazionale. Ciò viene infatti confermato dalla solita tiritera degli alfieri del pensiero unico, che snocciolano i triti luoghi comuni sull’antifascismo, sulla vittoria dei partigiani, e si chiedono se avremmo preferito che vincessero i costruttori delle camere a gas piuttosto che i portatori della democrazia liberale! Naturalmente per tali “storici” occorre censurare tutta una serie di notizie e dati che farebbero almeno mettere in dubbio la contrapposizione tra “buoni e cattivi” che lo zio Sam ci impone, da quando l’Italia ha dato la resa incondizionata al potere militare anglosassone! Questi signori non dicono mai che i capi dell’esercito italiano si sono arresi senza condizioni il 3 settembre 1943, con gli “accordi di Cassibile”! In tale giorno i generali Giuseppe Castellano, per il Regno d’Italia, e Walter Bedell Smith, per gli Stati Uniti d’America, firmarono quello che venne chiamato “armistizio breve” o “armistizio corto”, che entrò in vigore l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio vero e proprio, firmato da Pietro Badoglio. Altro che “riscatto”, come hanno la faccia tosta di dire alcuni personaggi politici! Fu un cedimento totale, che portò poi, nel tempo, all’installazione delle 140 basi militari statunitensi e NATO attualmente presenti nel nostro Paese! E alle 90 (se non di più, perché forse che ne sono anche a Napoli) bombe atomiche ancora esistenti sul nostro territorio (ma, si sa, sono “buone”, perché sono dalla “parte giusta”, come le due bombe atomiche lanciate sulla popolazione civile di Hiroshima e Nagasaki, che causarono oltre 300.000 morti, senza contare le conseguenze delle radiazioni nel tempo).
    Voi direte: ma che cosa c’entra questo col 25 aprile? Beh, anzitutto per capire che le sorti della guerra sono state decise altrove e forse l’apporto dei partigiani non è stato così decisivo come si vorrebbe far credere, e poi per capire che dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 si è svolta sul suolo italiano una guerra tra due eserciti stranieri, quello tedesco e quello degli alleati. Gli italiani non sapevano da che parte stare, in quanto gli alti comandi non davano ordini chiari e tutto l’apparato militare italiano, che non era esattamente uguale a zero, si sfasciò nel giro di una settimana. Mio padre, che aveva fatto la campagna di Russia dalla parte “sbagliata”, secondo gli storici pantofolai che non hanno mai preso in mano un fucile in vita loro, doveva nascondersi, perché era considerato un “traditore della patria”!!! E mi diceva sempre che, paradossalmente, quello che li aveva salvati era stato il comunista Palmiro Togliatti, che aveva fatto approvare l’amnistia per i cosiddetti disertori, cioè per coloro che avevano servito la Patria obbedendo agli ordini ricevuti!
    Vorrei poi aggiungere un’altra riflessione: perché è stata scelta proprio la data del 25 aprile, in quanto in realtà la fine delle ostilità avvenne in momenti diversi a seconda delle zone (in alcuni casi addirittura a maggio)? La narrazione dominante sostiene che tale fosse il giorno della dichiarazione del Comitato di Liberazione Nazionale; sarà un caso, ma tale data coincide con la prima riunione dei 50 Stati che portò alla fondazione dell’ONU, l’organizzazione internazionale fortemente voluta dagli SUA (Stati Uniti d’America) per controllare il mondo intero. Che poi non ci siano riusciti, anche questo è vero, ma che continuino a fomentare guerre in tutti gli angoli del mondo è un dato di cui bisognerebbe tener conto. Io, che sono sempre stato anticomunista, ho dovuto prendere atto che, dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica nel 1991, i conflitti sono aumentati esponenzialmente, l’organizzazione militare occidentale è cresciuta in maniera assurda soprattutto verso l’est europeo e gli SUA hanno contingenti militari in oltre 100 Stati del mondo, con una influenza che non si è mai verificata nella storia!
    Per finire dirò, a proposito di tale “festa laica” quello che ne diceva mio padre: il 25 aprile è stato l’inizio della guerra civile in Italia, che durò praticamente fino all’entrata in vigore della Costituzione; infatti vi furono vendette ideologico-politiche, soprattutto ad opera della parte “giusta” nei confronti della parte “sbagliata”, approfittando della confusione e della situazione di incertezza e instabilità che si era venuta a creare.

    prof. Pietro Marinelli
    A proposito del 25 aprile… Oggi, 25 aprile 2024, sono a casa da scuola: è festa nazionale e inoltre il mio Istituto ha dato ben sette giorni di sospensione delle lezioni, fino al 1* maggio, festa del lavoro. La prima riflessione che mi viene da fare è come siano tenute in considerazione le cosiddette feste laiche, sia il 25 aprile che il 1* maggio (e poi arriverà il 2 giugno, festa delle Repubblica), tanto da dare più giorni di vacanza addirittura rispetto alla Pasqua, dove ne abbiamo avuti sei! Evidentemente lo Stato italiano, più laicista che laico, ritiene che siano da valorizzare i “pilastri ideologici” della Repubblica nata dalle ceneri del fascismo, piuttosto delle ricorrenze religiose cattoliche che fanno parte della tradizione del nostro Paese! Infatti sono state abolite ben cinque festività religiose cattoliche, che avevano una cadenza infrasettimanale, spostandole alla domenica: L’Epifania, san Giuseppe, l’Ascensione, il Corpus Domini e i santi Pietro e Paolo! Si dirà: però è stata reintrodotta l’Epifania nel 1985, in applicazione del nuovo Concordato (quello tra Craxi e Casaroli) e, per la città di Roma, la festa dei santi Pietro e Paolo! C’è stata una proposta di legge, presentata il 22 aprile 2015, per il ripristino delle festività cattoliche soppresse, ma a tutt’oggi non mi risulta sia stata approvata (e sono passati nove anni!). Ma perché dico queste cose? Perché le feste “laiche”, come il 25 aprile, il 1* maggio, il 2 giugno, sono i “capisaldi” della narrazione dominante che cerca disperatamente di legittimare un potere instauratosi per decisioni esterne più che per volontà nazionale. Ciò viene infatti confermato dalla solita tiritera degli alfieri del pensiero unico, che snocciolano i triti luoghi comuni sull’antifascismo, sulla vittoria dei partigiani, e si chiedono se avremmo preferito che vincessero i costruttori delle camere a gas piuttosto che i portatori della democrazia liberale! Naturalmente per tali “storici” occorre censurare tutta una serie di notizie e dati che farebbero almeno mettere in dubbio la contrapposizione tra “buoni e cattivi” che lo zio Sam ci impone, da quando l’Italia ha dato la resa incondizionata al potere militare anglosassone! Questi signori non dicono mai che i capi dell’esercito italiano si sono arresi senza condizioni il 3 settembre 1943, con gli “accordi di Cassibile”! In tale giorno i generali Giuseppe Castellano, per il Regno d’Italia, e Walter Bedell Smith, per gli Stati Uniti d’America, firmarono quello che venne chiamato “armistizio breve” o “armistizio corto”, che entrò in vigore l’8 settembre 1943, giorno dell’armistizio vero e proprio, firmato da Pietro Badoglio. Altro che “riscatto”, come hanno la faccia tosta di dire alcuni personaggi politici! Fu un cedimento totale, che portò poi, nel tempo, all’installazione delle 140 basi militari statunitensi e NATO attualmente presenti nel nostro Paese! E alle 90 (se non di più, perché forse che ne sono anche a Napoli) bombe atomiche ancora esistenti sul nostro territorio (ma, si sa, sono “buone”, perché sono dalla “parte giusta”, come le due bombe atomiche lanciate sulla popolazione civile di Hiroshima e Nagasaki, che causarono oltre 300.000 morti, senza contare le conseguenze delle radiazioni nel tempo). Voi direte: ma che cosa c’entra questo col 25 aprile? Beh, anzitutto per capire che le sorti della guerra sono state decise altrove e forse l’apporto dei partigiani non è stato così decisivo come si vorrebbe far credere, e poi per capire che dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 si è svolta sul suolo italiano una guerra tra due eserciti stranieri, quello tedesco e quello degli alleati. Gli italiani non sapevano da che parte stare, in quanto gli alti comandi non davano ordini chiari e tutto l’apparato militare italiano, che non era esattamente uguale a zero, si sfasciò nel giro di una settimana. Mio padre, che aveva fatto la campagna di Russia dalla parte “sbagliata”, secondo gli storici pantofolai che non hanno mai preso in mano un fucile in vita loro, doveva nascondersi, perché era considerato un “traditore della patria”!!! E mi diceva sempre che, paradossalmente, quello che li aveva salvati era stato il comunista Palmiro Togliatti, che aveva fatto approvare l’amnistia per i cosiddetti disertori, cioè per coloro che avevano servito la Patria obbedendo agli ordini ricevuti! Vorrei poi aggiungere un’altra riflessione: perché è stata scelta proprio la data del 25 aprile, in quanto in realtà la fine delle ostilità avvenne in momenti diversi a seconda delle zone (in alcuni casi addirittura a maggio)? La narrazione dominante sostiene che tale fosse il giorno della dichiarazione del Comitato di Liberazione Nazionale; sarà un caso, ma tale data coincide con la prima riunione dei 50 Stati che portò alla fondazione dell’ONU, l’organizzazione internazionale fortemente voluta dagli SUA (Stati Uniti d’America) per controllare il mondo intero. Che poi non ci siano riusciti, anche questo è vero, ma che continuino a fomentare guerre in tutti gli angoli del mondo è un dato di cui bisognerebbe tener conto. Io, che sono sempre stato anticomunista, ho dovuto prendere atto che, dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica nel 1991, i conflitti sono aumentati esponenzialmente, l’organizzazione militare occidentale è cresciuta in maniera assurda soprattutto verso l’est europeo e gli SUA hanno contingenti militari in oltre 100 Stati del mondo, con una influenza che non si è mai verificata nella storia! Per finire dirò, a proposito di tale “festa laica” quello che ne diceva mio padre: il 25 aprile è stato l’inizio della guerra civile in Italia, che durò praticamente fino all’entrata in vigore della Costituzione; infatti vi furono vendette ideologico-politiche, soprattutto ad opera della parte “giusta” nei confronti della parte “sbagliata”, approfittando della confusione e della situazione di incertezza e instabilità che si era venuta a creare. prof. Pietro Marinelli
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  • CROLLA L’ISTITUTO KOCH TEDESCO : LA PANDEMIA E’ STATA UNA INVENZIONE

    L’Istituto Koch di Berlino è grosso modo il corrispondente dell’Istituto Superiore di Sanità. Il suo ex Presidente ha vuotato il sacco: falsi i dati della c.d pandemia e utilizzo della violenza contro chi cercava la verità.
    Cade la Germania. Un altro tassello della controffensiva è pienamente in corso. La vera svolta sarà la caduta dell'Italia,il Paese che è stato scelto quale incubatore della falsa pandemia. Ci sono novità importanti anche da noi...

    Fonte: AVV. Mauro Sandri
    CROLLA L’ISTITUTO KOCH TEDESCO : LA PANDEMIA E’ STATA UNA INVENZIONE L’Istituto Koch di Berlino è grosso modo il corrispondente dell’Istituto Superiore di Sanità. Il suo ex Presidente ha vuotato il sacco: falsi i dati della c.d pandemia e utilizzo della violenza contro chi cercava la verità. Cade la Germania. Un altro tassello della controffensiva è pienamente in corso. La vera svolta sarà la caduta dell'Italia,il Paese che è stato scelto quale incubatore della falsa pandemia. Ci sono novità importanti anche da noi... Fonte: AVV. Mauro Sandri
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  • E INTANTO IERI VENERDÌ 22 MARZO si È SVOLTA a PALERMO una nuova protesta degli AGRICOLTORI SICILIANI organizzata dall'Associazione "La Sicilia alza la voce"

    #protestaagricoltori
    #siciliaalzalavoce
    #agricoltoripalermo
    #agricoltorisiciliani
    #nofarmersnofood
    E INTANTO IERI VENERDÌ 22 MARZO si È SVOLTA a PALERMO una nuova protesta degli AGRICOLTORI SICILIANI organizzata dall'Associazione "La Sicilia alza la voce" #protestaagricoltori #siciliaalzalavoce #agricoltoripalermo #agricoltorisiciliani #nofarmersnofood
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  • E INTANTO IERI VENERDÌ 22 MARZO si È SVOLTA a PALERMO una nuova protesta degli AGRICOLTORI SICILIANI organizzata dall'Associazione "La Sicilia alza la voce"

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  • QUESTI BASTARDI ci RIPROVANO con IL MORBILLO! STANNO CREANDO ALLARMISMI INGIUSTIFICATI!
    Come già avevano fatto ai tempi della Legge Lorenzin.

    https://www.lasvolta.it/11480/morbillo-aumentano-i-casi-anche-in-italia?utm_source=pocket-newtab-it-it

    Per maggiori dettagli sui Vaccini pediatrici vi consiglio di guardare con attenzione VAXXED: FROM COVER-UP TO CATASTROPHE - Full Movie!
    Il censuratissimo film che le grandi multinazionali farmaceutiche non vogliono che tu guardi.
    MASSIMA CONDIVISIONE. Il Film è stato censurato negli Stati Uniti ed in Europa.

    POTETE VISUALIZZARE il FILM COMPLETO con i sotto-titoli in italiano qui:
    https://www.scenario.press/posts/8213
    QUESTI BASTARDI ci RIPROVANO con IL MORBILLO! STANNO CREANDO ALLARMISMI INGIUSTIFICATI! Come già avevano fatto ai tempi della Legge Lorenzin. https://www.lasvolta.it/11480/morbillo-aumentano-i-casi-anche-in-italia?utm_source=pocket-newtab-it-it Per maggiori dettagli sui Vaccini pediatrici vi consiglio di guardare con attenzione VAXXED: FROM COVER-UP TO CATASTROPHE - Full Movie! Il censuratissimo film che le grandi multinazionali farmaceutiche non vogliono che tu guardi. MASSIMA CONDIVISIONE. Il Film è stato censurato negli Stati Uniti ed in Europa. POTETE VISUALIZZARE il FILM COMPLETO con i sotto-titoli in italiano qui: https://www.scenario.press/posts/8213
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    Morbillo, aumentano i casi anche in Italia
    La World Health Organization (Who) European Region ha lanciato l'allarme per i casi di morbillo in aumento: sono stati 30mila quelli segnalati da 40 Stati europei nei primi 10 mesi del 2023. I bambini fino a 3 anni sono i più colpiti dalla malattia, il vaccino è l'unico modo per proteggerli
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  • Hier soir encore, un rassemblement a eu lieu à Tel-Aviv exigeant la démission immédiate du gouvernement israélien, le départ de Netanyahu et un accord avec le Hamas pour l'échange d'otage.
    Tous les jours, le peuple israélien, manifeste contre le gouvernement d'extrême-droite soutenu par les pays occidentaux. Mais comme les médias n'en parlent pas....

    Proprio ieri sera si è svolta a Tel Aviv una manifestazione per chiedere le dimissioni immediate del governo israeliano, la partenza di Netanyahu e un accordo con Hamas per lo scambio di ostaggi.
    Ogni giorno il popolo israeliano manifesta contro il governo di estrema destra sostenuto dai paesi occidentali. Ma visto che i media non ne parlano....

    Hier soir encore, un rassemblement a eu lieu à Tel-Aviv exigeant la démission immédiate du gouvernement israélien, le départ de Netanyahu et un accord avec le Hamas pour l'échange d'otage. Tous les jours, le peuple israélien, manifeste contre le gouvernement d'extrême-droite soutenu par les pays occidentaux. Mais comme les médias n'en parlent pas.... Proprio ieri sera si è svolta a Tel Aviv una manifestazione per chiedere le dimissioni immediate del governo israeliano, la partenza di Netanyahu e un accordo con Hamas per lo scambio di ostaggi. Ogni giorno il popolo israeliano manifesta contro il governo di estrema destra sostenuto dai paesi occidentali. Ma visto che i media non ne parlano....
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  • NOI GLI INSETTI LI LASCIAMO ALLA VON der Leyen ed a Klaus Martin Schwab.

    https://www.orizzontescuola.it/nel-regno-unito-insetti-alla-bolognese-ai-bimbi-della-scuola-primaria-svolta-nella-mensa/
    NOI GLI INSETTI LI LASCIAMO ALLA VON der Leyen ed a Klaus Martin Schwab. https://www.orizzontescuola.it/nel-regno-unito-insetti-alla-bolognese-ai-bimbi-della-scuola-primaria-svolta-nella-mensa/
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