La scuola e la festa di fine del Ramadan

E' scoppiata una grande polemica sulla decisione di una scuola di Pioltello di sospendere le lezioni per il 10 aprile, giorno delle festa di fine del ramadan, con intervento anche del Ministro della pubblica istruzione Giuseppe Valditara che ha sollecitato una presa di posizione della Sovrintendenza, la quale ha dichiarato che vi sarebbero irregolarità nella decisione del Consiglio d'istituto al riguardo. Si invoca il fatto che la scuola non può decidere delle festività di propria iniziativa e soprattutto che tale festività non fa parte della nostra cultura e della nostra storia. A questo proposito vorrei fare alcune precisazioni, da insegnante di diritto e da persona che non può essere sospettata di simpatie per l'Islam: qui non si sta parlando dell'istituzione di una nuova festa, cosa che non sarebbe neanche possibile per una singola scuola, bensì dell'attribuzione di uno di quei giorni di sospensione dell'attività didattica che spettano ad ogni istituto scolastico all'inizio dell'anno. Per tale ragione è perfettamente lecito che una scuola decida di assegnare uno di questi giorni di "riposo scolastico" ad una ricorrenza che viene seguita dalla maggioranza deli studenti. Ciò a prescindere dal fatto che sia l'EID, la festa di fine del ramadan, o qualunque altra ricorrenza. La scuola laica è la scuola che si astiene dall'intervento in campo religioso, ma lascia spazio alle diverse fedi e quindi anche alle diverse ricorrenze di tipo religioso. In sintesi, come ha dichiarato il preside, se sarebbero venuti a scuola solo tre/quattro ragazzi per classe, può avere senso concedere quel giorno come sospensione dell'attività didattica. E questo ha senso non tanto come "inclusione" o "dialogo interreligioso", come sostengono alti esponenti della Chiesa cattolica, i quali sembrano spesso più preoccupati di sostenere le ragioni dell'islam piuttosto che di difendere quelle della loro fede, bensì per un'attenzione concreta alla "popolazione studentesca" e ai loro genitori. Perciò non si è verificato alcun cambiamento del calendario scolastico nazionale né tantomeno l'istituzione della festa di fine del ramadan nelle scuola italiane; semplicemente una scuola ha deciso, nella sua autonomia, di far stare a casa tutti perché la maggioranza degli studenti non sarebbe venuta comunque a seguire le lezioni. E ciò utilizzando uno di quei giorni che aveva a disposizione.
La scuola e la festa di fine del Ramadan E' scoppiata una grande polemica sulla decisione di una scuola di Pioltello di sospendere le lezioni per il 10 aprile, giorno delle festa di fine del ramadan, con intervento anche del Ministro della pubblica istruzione Giuseppe Valditara che ha sollecitato una presa di posizione della Sovrintendenza, la quale ha dichiarato che vi sarebbero irregolarità nella decisione del Consiglio d'istituto al riguardo. Si invoca il fatto che la scuola non può decidere delle festività di propria iniziativa e soprattutto che tale festività non fa parte della nostra cultura e della nostra storia. A questo proposito vorrei fare alcune precisazioni, da insegnante di diritto e da persona che non può essere sospettata di simpatie per l'Islam: qui non si sta parlando dell'istituzione di una nuova festa, cosa che non sarebbe neanche possibile per una singola scuola, bensì dell'attribuzione di uno di quei giorni di sospensione dell'attività didattica che spettano ad ogni istituto scolastico all'inizio dell'anno. Per tale ragione è perfettamente lecito che una scuola decida di assegnare uno di questi giorni di "riposo scolastico" ad una ricorrenza che viene seguita dalla maggioranza deli studenti. Ciò a prescindere dal fatto che sia l'EID, la festa di fine del ramadan, o qualunque altra ricorrenza. La scuola laica è la scuola che si astiene dall'intervento in campo religioso, ma lascia spazio alle diverse fedi e quindi anche alle diverse ricorrenze di tipo religioso. In sintesi, come ha dichiarato il preside, se sarebbero venuti a scuola solo tre/quattro ragazzi per classe, può avere senso concedere quel giorno come sospensione dell'attività didattica. E questo ha senso non tanto come "inclusione" o "dialogo interreligioso", come sostengono alti esponenti della Chiesa cattolica, i quali sembrano spesso più preoccupati di sostenere le ragioni dell'islam piuttosto che di difendere quelle della loro fede, bensì per un'attenzione concreta alla "popolazione studentesca" e ai loro genitori. Perciò non si è verificato alcun cambiamento del calendario scolastico nazionale né tantomeno l'istituzione della festa di fine del ramadan nelle scuola italiane; semplicemente una scuola ha deciso, nella sua autonomia, di far stare a casa tutti perché la maggioranza degli studenti non sarebbe venuta comunque a seguire le lezioni. E ciò utilizzando uno di quei giorni che aveva a disposizione.
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