I soprusi contro i palestinesi dei territori occupati non sono inflitti esclusivamente per mezzo dell' esercito israeliano, bensì anche negando ad essi l' utilizzo di un copioso giacimento di gas situato a poca distanza ( 36 km ) dalla costa di Gaza.
A febbraio l' ENI ha firmato un accordo, altrettanto hanno fatto una compagnia inglese ed una israeliana, con il ministero dell' energia dello Stato sionista che gli consente di effettuare delle attività di esplorazione nelle acque territoriali antistanti Gaza.
Come accade da settant'anni, Israele si permette bellamente di disporre dei beni palestinesi come se fossero i propri.
Attendersi dalla nostra ENI di rifiutarsi di mercanteggiare con un usurpatore sarebbe peccare di dabbenaggine. Certo è che agire così da parte dell' ENI è come affiancarsi all' esercito israeliano per arrecare ulteriori sofferenze al popolo palestinese. Nulla da dire la presidente del Consiglio che un giorno ad un comizio si compiacque di dirsi ad alta voce " sono
una mamma, sono cristiana " ?
Il 6 febbraio di quest' anno lo studio legale statunitense Foley Hoag Lip ha inviato alla direzione dell' ENI, per conto di quattro associazioni arabe, un avviso con il quale si chiedeva di non intraprendere alcuna attività esplorativa dacché l' area marittima ad essa assegnata rientra sotto la giurisdizione di Gaza. La richiesta era sostenuta dalle disposizioni sul diritto del mare dell' ONU del 1982, di cui era firmataria l' autorità palestinese.
Un florilegio di Risoluzioni ONU sono state deliberate e ad ognuna di esse lo Stato sionista non vi ha degnato che il suo disprezzo. Anni e anni di soprusi, violenze ai danni di uomini, giovinetti, bimbi, donne, vecchi...e se accade che da parte palestinese si reagisca con asprezza, con veemenza ...allora i palestinesi si meritano la gogna .
I soprusi contro i palestinesi dei territori occupati non sono inflitti esclusivamente per mezzo dell' esercito israeliano, bensì anche negando ad essi l' utilizzo di un copioso giacimento di gas situato a poca distanza ( 36 km ) dalla costa di Gaza. A febbraio l' ENI ha firmato un accordo, altrettanto hanno fatto una compagnia inglese ed una israeliana, con il ministero dell' energia dello Stato sionista che gli consente di effettuare delle attività di esplorazione nelle acque territoriali antistanti Gaza. Come accade da settant'anni, Israele si permette bellamente di disporre dei beni palestinesi come se fossero i propri. Attendersi dalla nostra ENI di rifiutarsi di mercanteggiare con un usurpatore sarebbe peccare di dabbenaggine. Certo è che agire così da parte dell' ENI è come affiancarsi all' esercito israeliano per arrecare ulteriori sofferenze al popolo palestinese. Nulla da dire la presidente del Consiglio che un giorno ad un comizio si compiacque di dirsi ad alta voce " sono una mamma, sono cristiana " ? Il 6 febbraio di quest' anno lo studio legale statunitense Foley Hoag Lip ha inviato alla direzione dell' ENI, per conto di quattro associazioni arabe, un avviso con il quale si chiedeva di non intraprendere alcuna attività esplorativa dacché l' area marittima ad essa assegnata rientra sotto la giurisdizione di Gaza. La richiesta era sostenuta dalle disposizioni sul diritto del mare dell' ONU del 1982, di cui era firmataria l' autorità palestinese. Un florilegio di Risoluzioni ONU sono state deliberate e ad ognuna di esse lo Stato sionista non vi ha degnato che il suo disprezzo. Anni e anni di soprusi, violenze ai danni di uomini, giovinetti, bimbi, donne, vecchi...e se accade che da parte palestinese si reagisca con asprezza, con veemenza ...allora i palestinesi si meritano la gogna .
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