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    Terremoto nella massoneria italiana: 4 mila membri potrebbero essere espulsi. Scissione in vista? - D TUTTO E D+
    Terremoto nella massoneria italiana: 4 mila membri potrebbero essere espulsi. Scissione in vista? La massoneria italiana in subbuglio, con voci che parlano addirittura di una possibile scissione. Il Grande Oriente d’Italia (GOI), la principale obbedienza massonica del Paese, ha interrotto i rapporti con il Rito Scozzese Antico e Accettato: è la prima volta che accade dal 1908. Questa frattura storica tra i grembiulini rappresenterebbe solo l’ultimo episodio
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  • LA DOMANDA NON È SE CI SARÀ LA GUERRA, MA QUALE GUERRA CI SARÀ

    Un paio di giorni fa il presidente serbo Vučić ha espresso il suo forte timore che 3-4 mesi ci separino dalla Terza Guerra Mondiale. Che si tratti di una valutazione realistica o magari di eccessiva apprensione da parte di chi ha già esperito sulla propria pelle la natura “eminentemente difensiva” della Nato, è quanto scopriremo solo vivendo.

    Possiamo però sin d’ora fare qualche considerazione generale sulle linee di tendenza che si profilano.

    Dal punto di vista di un confronto diretto tra grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso. Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.). Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca. Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra. Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa.

    Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra.

    Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale. L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana. Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). Il sistema hobbesiano della competizione economica infinita appare tollerabile solo finché le proprie popolazioni appartengono solo in modo marginale alla sfera dei perdenti in questa competizione. Quando la lotta economica di tutti contro tutti comincia ad erodere significativamente i modi di vita del proletariato europeo o americano, l’allarme scatta, perché l’unità dei sistemi occidentali è fornita soltanto dalla promessa di un benessere (comparativamente) diffuso.

    Questo significa che, per ragioni diverse, anche nell’Occidente a guida americana l’attuale “insubordinazione internazionale” fomentata dalla Russia rappresenta un rischio esistenziale: essa porta alla luce i “limiti intrinseci allo sviluppo” che i critici del modello capitalista hanno riconosciuto da tempo e che ora bussano alle porte.

    Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta.

    Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. Per dire, è chiaro che le condizioni degli accordi di Minsk II, che erano rivendicati dalla Russia prima dell’inizio della guerra, se accettati oggi rappresenterebbero una grave sconfitta per i russi, lasciando 8 milioni di russofoni in balia politica di quegli stessi che li hanno perseguitati prima e bombardati poi. Più passa il tempo, maggiori i costi, più i risultati accettati come minimi per ciascuna delle parti si ampliano.

    Questo quadro rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile,.

    Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto.

    La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa. Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto.

    Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse.

    Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA.

    Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato.

    Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini).

    Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc.

    Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente.

    Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc.

    Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese.

    E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo).

    E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc.

    Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose.

    La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte).

    Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno.
    Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato.

    Questo punto ci porta ad una seconda conclusione: la direzione primaria in cui si deve muovere, in questo contesto storico, una politica critica, una politica d’opposizione autentica, deve avere al centro della propria agenda la RICHIESTA DI PACE (che vuol dire convivenza, riduzione della conflittualità internazionale, allentamento delle tensioni, accettazione della pluralità di prospettive, accettazione di un multipolarismo con pari dignità dei vari poli, ecc.) e il RIFIUTO DELL’EMERGENZIALISMO (rifiuto della creazione costante di ansia, terrore, di sindromi dell’attacco o della catastrofe incombente, per manipolare la volontà pubblica).
    Volontà di pace, nel senso più comprensivo, e rifiuto dell’atteggiamento emergenzialista, dovrebbero essere al centro di ogni iniziativa politica che si voglia capace di resistere ai tempi oscuri in cui siamo stati sospinti.
    LA DOMANDA NON È SE CI SARÀ LA GUERRA, MA QUALE GUERRA CI SARÀ Un paio di giorni fa il presidente serbo Vučić ha espresso il suo forte timore che 3-4 mesi ci separino dalla Terza Guerra Mondiale. Che si tratti di una valutazione realistica o magari di eccessiva apprensione da parte di chi ha già esperito sulla propria pelle la natura “eminentemente difensiva” della Nato, è quanto scopriremo solo vivendo. Possiamo però sin d’ora fare qualche considerazione generale sulle linee di tendenza che si profilano. Dal punto di vista di un confronto diretto tra grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso. Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.). Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca. Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra. Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa. Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra. Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale. L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana. Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). Il sistema hobbesiano della competizione economica infinita appare tollerabile solo finché le proprie popolazioni appartengono solo in modo marginale alla sfera dei perdenti in questa competizione. Quando la lotta economica di tutti contro tutti comincia ad erodere significativamente i modi di vita del proletariato europeo o americano, l’allarme scatta, perché l’unità dei sistemi occidentali è fornita soltanto dalla promessa di un benessere (comparativamente) diffuso. Questo significa che, per ragioni diverse, anche nell’Occidente a guida americana l’attuale “insubordinazione internazionale” fomentata dalla Russia rappresenta un rischio esistenziale: essa porta alla luce i “limiti intrinseci allo sviluppo” che i critici del modello capitalista hanno riconosciuto da tempo e che ora bussano alle porte. Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta. Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. Per dire, è chiaro che le condizioni degli accordi di Minsk II, che erano rivendicati dalla Russia prima dell’inizio della guerra, se accettati oggi rappresenterebbero una grave sconfitta per i russi, lasciando 8 milioni di russofoni in balia politica di quegli stessi che li hanno perseguitati prima e bombardati poi. Più passa il tempo, maggiori i costi, più i risultati accettati come minimi per ciascuna delle parti si ampliano. Questo quadro rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile,. Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto. La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa. Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto. Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse. Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA. Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato. Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini). Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc. Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente. Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc. Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese. E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo). E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc. Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose. La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte). Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno. Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato. Questo punto ci porta ad una seconda conclusione: la direzione primaria in cui si deve muovere, in questo contesto storico, una politica critica, una politica d’opposizione autentica, deve avere al centro della propria agenda la RICHIESTA DI PACE (che vuol dire convivenza, riduzione della conflittualità internazionale, allentamento delle tensioni, accettazione della pluralità di prospettive, accettazione di un multipolarismo con pari dignità dei vari poli, ecc.) e il RIFIUTO DELL’EMERGENZIALISMO (rifiuto della creazione costante di ansia, terrore, di sindromi dell’attacco o della catastrofe incombente, per manipolare la volontà pubblica). Volontà di pace, nel senso più comprensivo, e rifiuto dell’atteggiamento emergenzialista, dovrebbero essere al centro di ogni iniziativa politica che si voglia capace di resistere ai tempi oscuri in cui siamo stati sospinti.
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  • Chi e cosa ci hanno chiesto di censurare”. Covid, l’interrogatorio all’avvocato di Twitter (il VIDEO). Terremoto negli Usa


    https://dituttoedipiu.altervista.org/twitter-files-gadde-ammette-pressioni-governative-per-censurare-contenuti/

    #Chi #Cosa #Ci #Hanno #Chiesto #Di #Censurare #Covid #Interrogatorio #Avvocato #Twitter #VIDEO #Terremoto #Usa #TwitterFiles #Gadde #Ammette #Pressioni #Governative #Censurare #Contenuti #Pandemia #Censura #SocialMedia #Trasparenza #Governo #LibertàDiParola #Controllo #Informazione #Notizie #Scandalo #Rivelazioni
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    Twitter Files: Gadde ammette pressioni governative per censurare contenuti - Nell'odierno panorama digitale, dove la perenne diatriba tra
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  • Pochi giorni fa, Taiwan è stata vittima di un violento terremoto che, con una magnitudo di 7.4 gradi, ha scosso e provocato diversi danni in varie città dell'isola, a partire dalla sua capitale Taipei.

    Ed è proprio nella capitale taiwanese che si trova il Taipei 101, uno dei grattacieli più iconici e imponenti al mondo.

    Ebbene, nonostante l'intensità del sisma, l'edificio in questione - con i suoi ben 508 metri d'altezza - non solo non è crollato, ma non ha riportato sostanzialmente alcun danno strutturale.

    Questo è stato possibile grazie ad una sfera antisismica realizzata in Veneto, precisamente dalla Fip Mec di Selvazzano, una società con sede a Padova, sulla scorta di un progetto dell'ingegnere Renato Vitaliani, all'epoca Professore di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Padova.

    Questa sfera antisismica, pesante ben 660 tonnellate, è stata installata tra l'87° e il 92° piano del Taipei 101 ed è in grado di assorbire e dissipare l'energia cinetica generata da terremoti e venti violenti, proteggendo l'edificio e le persone al suo interno da danni potenzialmente catastrofici.

    Perché raccontare questa storia?

    Perché, in un'epoca in cui spesso si tende a sminuire le reali competenze, risorse e potenzialità dell'Italia e degli italiani, in un clima di complessiva autosvalutazione e autorizzismo, sottolineare una vicenda che, invece, va in senso contrario, risulta un gesto quasi rivoluzionario.

    Non possiamo non notare (con infinito fastidio) come, a livello internazionale, l'Italia tenda a sottovalutare il proprio ruolo e il proprio potenziale, non riconoscendo pienamente il prestigio storico, artistico e culturale di cui per secoli è stata un faro.

    È anche da un atteggiamento autolesionista come questo che deriva poi l'incapacità del nostro Paese di difendere i propri interessi in contesti internazionali.

    La stessa identica cosa la possiamo osservare per quanto concerne il contesto economico, dove l'autorazzismo si riflette nella percezione negativa degli italiani riguardo alla propria produttività, innovazione e competitività sul mercato globale.

    Spesso tendiamo a sottostimare le eccellenze italiane in settori chiave come l'industria manifatturiera, il design, la moda, la gastronomia e la tecnologia, non riconoscendo la creatività, la qualità e le competenze che contraddistinguono il cosiddetto "made in Italy".

    Anche nel campo della ricerca scientifica e dell'innovazione, l'Italia spesso si auto-limita nella valorizzazione del proprio potenziale, non sfruttando a pieno le risorse umane e intellettuali di cui dispone. I "cervelli italiani", rinomati in tutto il mondo per la loro competenza e ingegno, troppo spesso si trovano costretti a cercare opportunità all'estero a causa di un sistema che fatica a valorizzarli adeguatamente in casa.

    Ecco che, allora, è fondamentale raccontare anche di storie apparentemente periferiche e banali come quella del Taipei 101, se non altro per sottolineare un qualcosa che dovrebbe essere insito in noi e che tragicamente, invece, spesso viene dimenticato: la consapevolezza che l'Italia e gli italiani sono stati - e possono essere ancora oggi - un faro di cultura, innovazione e creatività nel mondo, e che possiedono una tradizione di eccellenza che va preservata, valorizzata e promossa.

    È assolutamente necessario un cambio di prospettiva.

    Gli italiani devono tornare a riconoscere e a celebrare le proprie eccellenze, a investire nell'istruzione, nella ricerca e nell'innovazione, e a incoraggiare la creatività e l'ambizione nelle nuove generazioni.

    ✍🏻 Giacomo Del Pio Luogo
    segretario Pro Italia Treviso
    Pochi giorni fa, Taiwan è stata vittima di un violento terremoto che, con una magnitudo di 7.4 gradi, ha scosso e provocato diversi danni in varie città dell'isola, a partire dalla sua capitale Taipei. Ed è proprio nella capitale taiwanese che si trova il Taipei 101, uno dei grattacieli più iconici e imponenti al mondo. Ebbene, nonostante l'intensità del sisma, l'edificio in questione - con i suoi ben 508 metri d'altezza - non solo non è crollato, ma non ha riportato sostanzialmente alcun danno strutturale. Questo è stato possibile grazie ad una sfera antisismica realizzata in Veneto, precisamente dalla Fip Mec di Selvazzano, una società con sede a Padova, sulla scorta di un progetto dell'ingegnere Renato Vitaliani, all'epoca Professore di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Padova. Questa sfera antisismica, pesante ben 660 tonnellate, è stata installata tra l'87° e il 92° piano del Taipei 101 ed è in grado di assorbire e dissipare l'energia cinetica generata da terremoti e venti violenti, proteggendo l'edificio e le persone al suo interno da danni potenzialmente catastrofici. Perché raccontare questa storia? Perché, in un'epoca in cui spesso si tende a sminuire le reali competenze, risorse e potenzialità dell'Italia e degli italiani, in un clima di complessiva autosvalutazione e autorizzismo, sottolineare una vicenda che, invece, va in senso contrario, risulta un gesto quasi rivoluzionario. Non possiamo non notare (con infinito fastidio) come, a livello internazionale, l'Italia tenda a sottovalutare il proprio ruolo e il proprio potenziale, non riconoscendo pienamente il prestigio storico, artistico e culturale di cui per secoli è stata un faro. È anche da un atteggiamento autolesionista come questo che deriva poi l'incapacità del nostro Paese di difendere i propri interessi in contesti internazionali. La stessa identica cosa la possiamo osservare per quanto concerne il contesto economico, dove l'autorazzismo si riflette nella percezione negativa degli italiani riguardo alla propria produttività, innovazione e competitività sul mercato globale. Spesso tendiamo a sottostimare le eccellenze italiane in settori chiave come l'industria manifatturiera, il design, la moda, la gastronomia e la tecnologia, non riconoscendo la creatività, la qualità e le competenze che contraddistinguono il cosiddetto "made in Italy". Anche nel campo della ricerca scientifica e dell'innovazione, l'Italia spesso si auto-limita nella valorizzazione del proprio potenziale, non sfruttando a pieno le risorse umane e intellettuali di cui dispone. I "cervelli italiani", rinomati in tutto il mondo per la loro competenza e ingegno, troppo spesso si trovano costretti a cercare opportunità all'estero a causa di un sistema che fatica a valorizzarli adeguatamente in casa. Ecco che, allora, è fondamentale raccontare anche di storie apparentemente periferiche e banali come quella del Taipei 101, se non altro per sottolineare un qualcosa che dovrebbe essere insito in noi e che tragicamente, invece, spesso viene dimenticato: la consapevolezza che l'Italia e gli italiani sono stati - e possono essere ancora oggi - un faro di cultura, innovazione e creatività nel mondo, e che possiedono una tradizione di eccellenza che va preservata, valorizzata e promossa. È assolutamente necessario un cambio di prospettiva. Gli italiani devono tornare a riconoscere e a celebrare le proprie eccellenze, a investire nell'istruzione, nella ricerca e nell'innovazione, e a incoraggiare la creatività e l'ambizione nelle nuove generazioni. ✍🏻 Giacomo Del Pio Luogo segretario Pro Italia Treviso
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  • CARI AMICI, LO SCENARIO DI STAMANE SI APRE CON LA TERRIBILE NOTIZIA DEL TERREMOTO A TAIWAN CHE HA FATTO REGISTRARE 7 MORTI E 732 FERITI, CON IL CROLLO DI QUALCHE PALAZZO. LA FORTISSIMA SCOSSA HA FATTO PENSARE ALLA POSSIBILITA' DI UN TSUNAMI, MA, PER FORTUNA, QUESTO RISCHIO E' RIENTRATO. PER QUANTO RIGUARDA L'ITALIA, C'E' IL RICHIAMO A RIENTRARE NELLA ALTISSIMA DEBITORIA !!!! SI AVVICINA LA RATIFICA DEL MES, PER PORTARE L'ITALIA NELLE CONDIZIONI DELLA GRECIA. !!!!UNA BUONA GIORNATA A TUTTI.
    CARI AMICI, LO SCENARIO DI STAMANE SI APRE CON LA TERRIBILE NOTIZIA DEL TERREMOTO A TAIWAN CHE HA FATTO REGISTRARE 7 MORTI E 732 FERITI, CON IL CROLLO DI QUALCHE PALAZZO. LA FORTISSIMA SCOSSA HA FATTO PENSARE ALLA POSSIBILITA' DI UN TSUNAMI, MA, PER FORTUNA, QUESTO RISCHIO E' RIENTRATO. PER QUANTO RIGUARDA L'ITALIA, C'E' IL RICHIAMO A RIENTRARE NELLA ALTISSIMA DEBITORIA !!!! SI AVVICINA LA RATIFICA DEL MES, PER PORTARE L'ITALIA NELLE CONDIZIONI DELLA GRECIA. !!!!UNA BUONA GIORNATA A TUTTI.
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  • CARI AMICI, L'ANSA DI STAMANE PARLA DEL TERREMOTO SCATENATOSI A SEGUITO DI ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE TRA CARCERE E DOMICILIARI, DEI 130 INDAGATI PER REATI LEGATI AI VOTI DELLE COMUNALI IN BARI NEL 2019. LA MAGISTRATURA HA AGITO PERCHE' E' APPARSA CHIARO IL COLLEGAMENTO CON LA MALAVITA ORGANIZZATA DI BARI E DI VALENZANO !!!! BUON INIZIO DI SETTIMANA ED UN ABBRACCIO.
    CARI AMICI, L'ANSA DI STAMANE PARLA DEL TERREMOTO SCATENATOSI A SEGUITO DI ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE TRA CARCERE E DOMICILIARI, DEI 130 INDAGATI PER REATI LEGATI AI VOTI DELLE COMUNALI IN BARI NEL 2019. LA MAGISTRATURA HA AGITO PERCHE' E' APPARSA CHIARO IL COLLEGAMENTO CON LA MALAVITA ORGANIZZATA DI BARI E DI VALENZANO !!!! BUON INIZIO DI SETTIMANA ED UN ABBRACCIO.
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  • Dedicato anche a Papa Francesco.
    Non posso portarlo al mare a fare una passeggiata perché ti infastidisce e interrompe le vacanze...
    Non mi è permesso affittare casa se ho un cane, né portarlo con i mezzi pubblici...
    Però posso portarlo tra le macerie per trovarti dopo un terremoto...
    nel bosco dopo che ti sei perso in montagna e non hai né mappa né gps....sotto la neve perché hai fatto una deviazione fuori pista....in acqua perché nonostante la bandiera rossa sei entrato in mare e la tua vita è in pericolo!
    E finalmente...
    È solo un cane, ma ti troverà. E ti salverà!!!
    Dedicato a tutti quelli a cui NON piacciono i cani!

    https://twitter.com/IL_PATRIOTAITA/status/1724849831720427837?t=UtZ8A3ISbER2TTOcz3mFyQ&s=19

    #cani
    #ilovedogs
    #ilovepets
    Dedicato anche a Papa Francesco. Non posso portarlo al mare a fare una passeggiata perché ti infastidisce e interrompe le vacanze... Non mi è permesso affittare casa se ho un cane, né portarlo con i mezzi pubblici... Però posso portarlo tra le macerie per trovarti dopo un terremoto... nel bosco dopo che ti sei perso in montagna e non hai né mappa né gps....sotto la neve perché hai fatto una deviazione fuori pista....in acqua perché nonostante la bandiera rossa sei entrato in mare e la tua vita è in pericolo! E finalmente... È solo un cane, ma ti troverà. E ti salverà!!! Dedicato a tutti quelli a cui NON piacciono i cani! https://twitter.com/IL_PATRIOTAITA/status/1724849831720427837?t=UtZ8A3ISbER2TTOcz3mFyQ&s=19 #cani #ilovedogs #ilovepets
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  • “Instabilità dell’mRna”. Vaccini, la fuga di mail dall’Ema fa scoppiare un terremoto: ecco cosa è emerso - D TUTTO E D+
    “Instabilità dell’mRna”. Vaccini, la fuga di mail dall’Ema fa scoppiare un terremoto: ecco cosa è emerso Sono trapelati una serie di documenti dell’Ema che mostrano come alcuni dei primi lotti commerciali del vaccino covid-19 di Pfizer-BioNTech aveva dei livelli di mRNA intatto inferiori al previsto, sollevando dubbi più ampi su come valutare questa nuova piattaforma vaccinale e sull’instabilità dell’mRna in questi vaccini. A riguardo, Serena Tinari ha pubblicato un approfonditissimo articolo...

    https://dituttoedipiu.altervista.org/instabilita-dellmrna-vaccini-la-fuga-di-mail-dallema-fa-scoppiare-un-terremoto-ecco-cosa-e-emerso/

    #ema
    #emagate
    #emascandal
    #pfizer
    #pfizergate
    #serenatinari
    “Instabilità dell’mRna”. Vaccini, la fuga di mail dall’Ema fa scoppiare un terremoto: ecco cosa è emerso - D TUTTO E D+ “Instabilità dell’mRna”. Vaccini, la fuga di mail dall’Ema fa scoppiare un terremoto: ecco cosa è emerso Sono trapelati una serie di documenti dell’Ema che mostrano come alcuni dei primi lotti commerciali del vaccino covid-19 di Pfizer-BioNTech aveva dei livelli di mRNA intatto inferiori al previsto, sollevando dubbi più ampi su come valutare questa nuova piattaforma vaccinale e sull’instabilità dell’mRna in questi vaccini. A riguardo, Serena Tinari ha pubblicato un approfonditissimo articolo... https://dituttoedipiu.altervista.org/instabilita-dellmrna-vaccini-la-fuga-di-mail-dallema-fa-scoppiare-un-terremoto-ecco-cosa-e-emerso/ #ema #emagate #emascandal #pfizer #pfizergate #serenatinari
    DITUTTOEDIPIU.ALTERVISTA.ORG
    “Instabilità dell’mRna”. Vaccini, la fuga di mail dall’Ema fa scoppiare un terremoto: ecco cosa è emerso - D TUTTO E D+
    “Instabilità dell’mRna”. Vaccini, la fuga di mail dall’Ema fa scoppiare un terremoto: ecco cosa è emerso Sono trapelati una serie di documenti dell’Ema che mostrano come alcuni dei primi lotti commerciali del vaccino covid-19 di Pfizer-BioNTech aveva dei livelli di mRNA intatto inferiori al previsto, sollevando dubbi più ampi su come valutare questa nuova piattaforma vaccinale e sull’instabilità dell’mRna in questi vaccini. A riguardo, Serena Tinari ha pubblicato un approfonditissimo articolo
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  • CARI AMICI, SETTIMO ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO AD AMATRICE E NULLA SI E' MOSSO , NELL'INTERESSE DELLA POPOLAZIONE COLPITA !!!! IL BUFFONE SALVINI, ANZICCHE' PENSARE ALLA COSTRUZIONE DEL PONTE SULLO STRETTO STRETTO DI MESSINA, MUOVA UN DITO, PER LA RICOSTRUZIONE DI TUTTO QUELLO CHE E' STATO DISTRUTTO DAI TERREMOTI, IN QUANTO LE POPOLAZIONI DELLE ZONE TERREMOTATE, STANNO ASPETTANDO !!!! LA NANA MALEFICA DI PALAZZO CHIGI PROMETTE INTERVENTI AD AMATRICE, MA LE SUE PROMESSE , LE CONOSCIAMO BENE !!!! BUONA GIORNATA. UN ABBRACCIO A TUTTI.
    CARI AMICI, SETTIMO ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO AD AMATRICE E NULLA SI E' MOSSO , NELL'INTERESSE DELLA POPOLAZIONE COLPITA !!!! IL BUFFONE SALVINI, ANZICCHE' PENSARE ALLA COSTRUZIONE DEL PONTE SULLO STRETTO STRETTO DI MESSINA, MUOVA UN DITO, PER LA RICOSTRUZIONE DI TUTTO QUELLO CHE E' STATO DISTRUTTO DAI TERREMOTI, IN QUANTO LE POPOLAZIONI DELLE ZONE TERREMOTATE, STANNO ASPETTANDO !!!! LA NANA MALEFICA DI PALAZZO CHIGI PROMETTE INTERVENTI AD AMATRICE, MA LE SUE PROMESSE , LE CONOSCIAMO BENE !!!! BUONA GIORNATA. UN ABBRACCIO A TUTTI.
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  • CARI AMICI, OGGI LA MELONA HA ANNUNCIATO CHE DOMANI, SARA' AD UNA MESSA PER I MORTI DEL TERREMOTO DI L'AQUILA. !!!LEI MASSONA VA ALLA MESSA, PER PRENDERE IN GIRO IL POPOLO DELLA BELLISSIMA CITTA', CHE ANCORA ATTENDE L'INTERVENTO DELLO STATO , DOPO LO SCATENARSI DEL SISMA, ANZI DEI DUE SISMI, CHE HANNO PROVOCATO TANTE VITTIME E DISTRUZIONI !!!! PER FORTUNA, I SONDAGGI DICONO CHE E' IN DISCESA IL CONSENSO DEGLI ITALIANI CHE HANNO VOTATO FDI ED HANNO DATO UNA VALANGA DI VOTI A LEI ED IO SPERO CHE VADA VIA QUANTO PRIMA, LEI, CON TUTTA LA TRUPPA DI MASSONI E NEOMONDIALISTI, CHE , CONTINUANO A FINIRE DI DISTRUGGERE LA NAZIONE !!!! UN ABBRACCIO A TUTTI E BUONA GIORNATA.
    CARI AMICI, OGGI LA MELONA HA ANNUNCIATO CHE DOMANI, SARA' AD UNA MESSA PER I MORTI DEL TERREMOTO DI L'AQUILA. !!!LEI MASSONA VA ALLA MESSA, PER PRENDERE IN GIRO IL POPOLO DELLA BELLISSIMA CITTA', CHE ANCORA ATTENDE L'INTERVENTO DELLO STATO , DOPO LO SCATENARSI DEL SISMA, ANZI DEI DUE SISMI, CHE HANNO PROVOCATO TANTE VITTIME E DISTRUZIONI !!!! PER FORTUNA, I SONDAGGI DICONO CHE E' IN DISCESA IL CONSENSO DEGLI ITALIANI CHE HANNO VOTATO FDI ED HANNO DATO UNA VALANGA DI VOTI A LEI ED IO SPERO CHE VADA VIA QUANTO PRIMA, LEI, CON TUTTA LA TRUPPA DI MASSONI E NEOMONDIALISTI, CHE , CONTINUANO A FINIRE DI DISTRUGGERE LA NAZIONE !!!! UN ABBRACCIO A TUTTI E BUONA GIORNATA.
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