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  • Trentadue anni fa Amato, di notte, prelevò soldi sui conti degli italiani. Il ricordo di Monorchio, ex ragioniere dello Stato.
    Andrea Monorchio, 32 anni dopo, svela cosa è successo la notte del prelievo forzoso sui conti degli italiani. Si sono infatti riaccesi i riflettori su ciò che accadde tra il 9 e il 10 luglio 1992, quando il governo Amato operò un prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i depositi bancari. Si trattò di una mossa senza precedenti per quanto riguarda la storia del nostro Paese, una norma varata per fronteggiare la speculazione dei mercati che si stavano accanendo sulla lira. Ma il provvedimento non sortì l’effetto sperato: l’economia italiana rimase comunque sull’orlo della recessione.
    “La decisione fu assunta in un incontro tra il presidente del Consiglio e il ministro delle Finanze Giovanni Goria – ha raccontato Monorchio al Corriere della Sera -. Era notte fonda ed eravamo riuniti a Palazzo Chigi, alle prese con i numeri della manovra. Mancavano tra i sei e gli ottomila miliardi. A un certo punto – ha proseguito – Goria disse ad Amato: ‘Andiamo di là’. Tornarono dopo venti minuti e il premier disse ai ministri: ‘Potete andare a dormire. Non lei Monorchio‘”.

    Come spiegato dal diretto interessato, Monorchio rimase del tutto allo scuro delle intenzioni di Amato: “La decisione del prelievo forzoso fu tenuta segreta per evidenti motivi: se fosse trapelato qualcosa il sistema sarebbe collassato. Nessuno fu informato: non i ministri, non il capo dello Stato e nemmeno il governatore di Bankitalia”.

    “Amato semplicemente la saltò – ha sottolineato Monorchio -. Quando verranno desecretati i verbali della riunione, si vedrà che tra i provvedimenti citati quello del prelievo forzoso non è agli atti. Per non menzionarlo, il premier si trincerò dietro una sorta di scioglilingua e passò avanti. La decisione rimase segreta fino alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale”. Non solo: quando la misura fu ufficializzata, “il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che era solito chiamarmi ogni giorno, quella volta non chiamò. Ciampi (allora governatore di Bankitalia) invece andò su tutte le furie. Chiamò Amato ed ebbe con lui uno scontro verbale violento”.
    L’85enne economista ribadisce che non era d’accordo con la misura e lascia intendere che fosse evitabile. Tuttavia, “tra le urla del governatore di Bankitalia e il silenzio del presidente della Repubblica, l’Italia alla fine si salvò“.
    Trentadue anni fa Amato, di notte, prelevò soldi sui conti degli italiani. Il ricordo di Monorchio, ex ragioniere dello Stato. Andrea Monorchio, 32 anni dopo, svela cosa è successo la notte del prelievo forzoso sui conti degli italiani. Si sono infatti riaccesi i riflettori su ciò che accadde tra il 9 e il 10 luglio 1992, quando il governo Amato operò un prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i depositi bancari. Si trattò di una mossa senza precedenti per quanto riguarda la storia del nostro Paese, una norma varata per fronteggiare la speculazione dei mercati che si stavano accanendo sulla lira. Ma il provvedimento non sortì l’effetto sperato: l’economia italiana rimase comunque sull’orlo della recessione. “La decisione fu assunta in un incontro tra il presidente del Consiglio e il ministro delle Finanze Giovanni Goria – ha raccontato Monorchio al Corriere della Sera -. Era notte fonda ed eravamo riuniti a Palazzo Chigi, alle prese con i numeri della manovra. Mancavano tra i sei e gli ottomila miliardi. A un certo punto – ha proseguito – Goria disse ad Amato: ‘Andiamo di là’. Tornarono dopo venti minuti e il premier disse ai ministri: ‘Potete andare a dormire. Non lei Monorchio‘”. Come spiegato dal diretto interessato, Monorchio rimase del tutto allo scuro delle intenzioni di Amato: “La decisione del prelievo forzoso fu tenuta segreta per evidenti motivi: se fosse trapelato qualcosa il sistema sarebbe collassato. Nessuno fu informato: non i ministri, non il capo dello Stato e nemmeno il governatore di Bankitalia”. “Amato semplicemente la saltò – ha sottolineato Monorchio -. Quando verranno desecretati i verbali della riunione, si vedrà che tra i provvedimenti citati quello del prelievo forzoso non è agli atti. Per non menzionarlo, il premier si trincerò dietro una sorta di scioglilingua e passò avanti. La decisione rimase segreta fino alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale”. Non solo: quando la misura fu ufficializzata, “il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che era solito chiamarmi ogni giorno, quella volta non chiamò. Ciampi (allora governatore di Bankitalia) invece andò su tutte le furie. Chiamò Amato ed ebbe con lui uno scontro verbale violento”. L’85enne economista ribadisce che non era d’accordo con la misura e lascia intendere che fosse evitabile. Tuttavia, “tra le urla del governatore di Bankitalia e il silenzio del presidente della Repubblica, l’Italia alla fine si salvò“.
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  • NON SI FERMANO, I BLADE RUNNER CONTINUANO AD ABBATTERE TELECAMERE

    In Inghilterra cambiano i governi, a Londra cambia il sindaco, i partiti si avvicendano, le promesse elettorali vengono fatte...ebbene, ai Blade Runner non gliene frega niente.

    🔺️I Blade Runner sanno che la politica è una farsa, che le promesse stanno a zero, che i partiti sono tutti identici.

    È per questo che la loro lotta continua e non hanno mai smesso di abbattere telecamere.

    Mi è stato richiesto da più di una persona ed è giusto documentare le ultime azioni di questi eroi contemporanei che lottano contro il controllo totale ed in favore della libertà del popolo.

    Mascherati "portano a spasso il cane".

    Approfondimenti

    MODALITÀ OPERATIVE DIURNE CON CUI I BLADE RUNNER CONTINUANO A COMBATTERE IL GRANDE FRATELLO CONTEMPORANEO
    t.me/ugofuoco/4059

    BRUCIANO TELECAMERE AD INTELLIGENZA ARTIFICIALE CON UN BRUCIATORE DA 10 EURO. LA NUOVA TECNICA DEI BLADE RUNNER INGLESI
    t.me/ugofuoco/3885

    ABBATTONO TELECAMERE SEGANDOLE CON FLEX NONOSTANTE AMMORBIDIMENTO DEL GOVERNO
    t.me/ugofuoco/3291

    CHI AMA NON DIMENTICA. I BLADE RUNNER ABBATTONO IL GRANDE FRATELLO E MOSTRANO LE LORO TECNICHE
    t.me/ugofuoco/3473

    DEVASTANO TELECAMERE CONQUISTANDO LE SIMPATIE DI TUTTO IL MONDO. ECCO LE PAZZIE DEI BLADE RUNNER INGLESI
    t.me/ugofuoco/3399

    FARAGE CONFERMA, 90% DELLE TELECAMERE DI LONDRA SUD-EST ABBATTUTE
    t.me/ugofuoco/3166

    DISTRUTTE OLTRE IL 90% DELLE TELECAMERE DI LONDRA SUD-EST, I BLADE RUNNER SE NE FOTTONO DELLE LEGGI INGIUSTE
    t.me/ugofuoco/3165

    STRAGE DI TELECAMERE AD INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN INGHILTERRA
    t.me/ugofuoco/2921

    MATTANZA DI TELECAMERE AD INTELLIGENZA ARTIFICIALE. BLADE RUNNER CONTINUANO A BUTTARLE GIÙ TUTTE PER IMPEDIRE CITTÀ 15 MINUTI
    t.me/ugofuoco/3101

    SEGANO E DISTRUGGONO TELECAMERE. I BLADE RUNNER NON SI FERMANO
    t.me/ugofuoco/3232

    CESOIE E CORAGGIO INSCALFIBILE. BLADE RUNNER FANNO STRAGE DI TELECAMERE
    t.me/ugofuoco/3105

    CONDIVIDIAMO OVUNQUE
    NON SI FERMANO, I BLADE RUNNER CONTINUANO AD ABBATTERE TELECAMERE 🔥In Inghilterra cambiano i governi, a Londra cambia il sindaco, i partiti si avvicendano, le promesse elettorali vengono fatte...ebbene, ai Blade Runner non gliene frega niente. 🔺️I Blade Runner sanno che la politica è una farsa, che le promesse stanno a zero, che i partiti sono tutti identici. ⚡È per questo che la loro lotta continua e non hanno mai smesso di abbattere telecamere. 🔻Mi è stato richiesto da più di una persona ed è giusto documentare le ultime azioni di questi eroi contemporanei che lottano contro il controllo totale ed in favore della libertà del popolo. 🏴‍☠️Mascherati "portano a spasso il cane". ▪️Approfondimenti ⚠️MODALITÀ OPERATIVE DIURNE CON CUI I BLADE RUNNER CONTINUANO A COMBATTERE IL GRANDE FRATELLO CONTEMPORANEO ➡️ t.me/ugofuoco/4059 ⚠️BRUCIANO TELECAMERE AD INTELLIGENZA ARTIFICIALE CON UN BRUCIATORE DA 10 EURO. LA NUOVA TECNICA DEI BLADE RUNNER INGLESI ➡️ t.me/ugofuoco/3885 ⚠️ABBATTONO TELECAMERE SEGANDOLE CON FLEX NONOSTANTE AMMORBIDIMENTO DEL GOVERNO ➡️ t.me/ugofuoco/3291 ⚠️CHI AMA NON DIMENTICA. I BLADE RUNNER ABBATTONO IL GRANDE FRATELLO E MOSTRANO LE LORO TECNICHE ➡️ t.me/ugofuoco/3473 ⚠️DEVASTANO TELECAMERE CONQUISTANDO LE SIMPATIE DI TUTTO IL MONDO. ECCO LE PAZZIE DEI BLADE RUNNER INGLESI ➡️ t.me/ugofuoco/3399 ⚠️FARAGE CONFERMA, 90% DELLE TELECAMERE DI LONDRA SUD-EST ABBATTUTE ➡️ t.me/ugofuoco/3166 ⚠️DISTRUTTE OLTRE IL 90% DELLE TELECAMERE DI LONDRA SUD-EST, I BLADE RUNNER SE NE FOTTONO DELLE LEGGI INGIUSTE ➡️ t.me/ugofuoco/3165 ⚠️STRAGE DI TELECAMERE AD INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN INGHILTERRA ➡️ t.me/ugofuoco/2921 ⚠️MATTANZA DI TELECAMERE AD INTELLIGENZA ARTIFICIALE. BLADE RUNNER CONTINUANO A BUTTARLE GIÙ TUTTE PER IMPEDIRE CITTÀ 15 MINUTI ➡️ t.me/ugofuoco/3101 ⚠️SEGANO E DISTRUGGONO TELECAMERE. I BLADE RUNNER NON SI FERMANO ➡️ t.me/ugofuoco/3232 ⚠️CESOIE E CORAGGIO INSCALFIBILE. BLADE RUNNER FANNO STRAGE DI TELECAMERE ➡️ t.me/ugofuoco/3105 ✅CONDIVIDIAMO OVUNQUE
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  • IL REGNO UNITO VUOLE DEPORTARE I RICHIEDENTI ASILO IN RWANDA, MA NON CI RIESCE

    Quando cambia un governo, spesso si scopre qualche altarino di quello precedente, come se il nuovo governo dovesse mandate un segnale di discontinuità: noi siamo diversi, noi siamo migliori. Il Regno Unito, eccezionale in molte cose e non tutte lodevoli, in questa si adegua al tran-tran.

    La notizia data dal ministro degli Interni Yvette Copper del nuovo governo Starmer circa il fallimento della deportazione dei richiedenti asilo in Rwanda approvata dal precedente governo Sunak, ha risvolti davvero notevoli, quasi esilaranti se non riguardasse la vita di decine di migliaia di persone.

    Deportazione pianificata dal governo tory di Boris Johnson e messa a terra da quello di Sunak, che prevedeva il versamento di una cospicua somma di denaro al Rwanda di Paul Kagame, appena rieletto col il 99,15% dei voti per il quarto mandato. 209 milioni di sterline la cifra promessa al ruandese: poco più che una mancia, data la vastità e la portata del piano in questione, ma consideriamolo un acconto in credito alla buona volontà.

    Il buon Kagame, ex militare, è incredibilmente riuscito a migliorare costantemente le proprie performance elettorali: dopo la leggera flessione del 2010 (93%) seguita alla prima elezione del 2003 (95%), ha preso il 98% nel 2017 per planare sul morbido 99% e spiccioli della settimana scorsa.

    La rivista Africa lo definisce, con una punta di ironia, “l’autocrate che piace”. A chi? Ruandesi a parte, che ad eccezione di uno sparuto scarto di lavorazione proprio non riescono a rinunciare all’allampanato Paul, piace sicuramente all’Occidente democratico, le cui responsabilità nel genocidio ruandese sono un dato storico acquisito. Lo stesso Occidente che fregia Putin dell’augusto titolo di dittatore sanguinario se prende un ridicolo (rispetto alle performance di Kagame) 87%, di fronte all’ennesimo utile negro da cortile si arresta in estatica e soprattutto silenziosa contemplazione.

    Il fatto che lo stesso Sunak sia un immigrato indiano diversamente bianco, per quanto di famiglia parsimoniosamente miliardaria, smentisce una volta di più (casomai ce ne fosse il bisogno) la vulgata secondo la quale un membro di una categoria sociale non possa agire contro la categoria alla quale appartiene.

    Eppure Sunak si è mostrato totalmente rispettoso degli usi e costumi del proprio paese di origine, specialmente per quanto riguarda la divisione in caste della società: ci sono i paria, gli intoccabili e privi di diritti, e poi su su fino a quelli come Sunak. Ma questi sono dettagli che non devono scalfire il mito del buon selvaggio, vero pilastro della narrazione accogliente e inclusiva.

    Il perché appartenere ad una certa categoria impedisca di danneggiarla è un mistero più complesso della Trinità, ma a quanto pare viene massicciamente creduto, e senza andare tanto per il sottile: l’Africa in festa per l’elezione di Obama ha subito preso contatto col fatto che all’africano Barack (pare sia nato in Kenya) dell’Africa non cale né tanto né poco. Per non parlare della della rielezione di Von der Leyen: in quanto donna e madre, ella è naturalmente inclusiva ed incapace di scatenare guerre. Ci mancherebbe altro: lo sanno bene tanto i russi quanto gli ucraini. Come lo sanno gli inglesi, che spedirono Johnson ad ordinare a Zelensky, pronto a negoziare la pace coi russi, di continuare la guerra senza se e senza ma. Come lo sa la premier per un giorno Liz Truss, altra donna accogliente e inclusiva che cinguettò di essere pronta a schiacciare il bottone della bomba nucleare. Sparita dalla circolazione, il che data la coazione a riproporre sempre le stesse eminenti figure dell’Occidente democratico un po’ stupisce e un po’ preoccupa: che fine ha fatto?

    Dopo di che, per tornare alla denuncia della Copper, vengono i sempre sgradevoli conti della serva. La Copper non solo quantifica lo sperpero in oltre un miliardo di euro nel varo della fantasiosa ed accogliente iniziativa, contro la quale il sempre vigile Papa Francesco, sempre prodigo di parole taglienti verso ciò che disapprova, non ha emesso una sillaba. Ma aggiunge che il governo precedente aveva preventivato un

    modesto contributo all’iniziativa di almeno 10 miliardi di sterline, ovvero circa 12 miliardi di euro, senza riferire al parlamento.

    Kagame, il quale ha già beneficiato dell’ennesimo “aiuto alla sviluppo” occidentale, si è affrettato a dichiarare che nonostante il piano sia miseramente fallito, non è tenuto a restituire la caparra. Ci mancherebbe altro: se il cliente rinuncia alla vacanza, paga. È un vero peccato, perché date le tensioni col vicino Congo (leggi: guerra) questa marcia indietro priva i rwandesi di molta ottima carne da cannone: decine di migliaia di uomini in età militare che sarebbero andati ad ingrossare le fila degli oltre 120 gruppi di “ribelli” operanti nel Nord e nel Sud Kivu, che nel silenzio generale – anche del governo di Kinshasa in altre faccende affaccendato – assiste ai continui massacri di civili inermi e al saccheggio di risorse naturali che fanno rimpiangere l’epoca coloniale come un’età dell’oro.

    Ci sono tre considerazioni sintetiche e quasi istintive da fare in conclusione. La prima è che questa globalizzazione della paura e del malaffare per via statuale, a parere di chi scrive nasconde il più colossale giro di mazzette e creazione di fondi neri mai apparso sulla trista scena del mondo. Mentre il denaro dei servi sciocchi che non emettono scontrini viene spiato e contabilizzato fino all’ultimo centesimo, capitali enormi, esentasse e fuori controllo si aggirano per il mondo destinati ai fini più luridi e inumani. Questo mi pare il fine di gran parte degli “aiuti umanitari” e del “sostegno della comunità internazionale” a questa o quella guerra civile e democratica.

    La seconda è che viviamo sottomessi ad apparati e istituzioni pubbliche che non rispondono più ai popoli che le hanno custodite e legittimate talvolta per secoli, le quali dilapidano la ricchezza in operazioni apertamente contrarie non solo al diritto internazionale ma anche agli interessi particolari del paese, estendendosi anche ad altri paesi come un cancro.

    La terza è che mentre notizie del tutto trascurabili vengono pompate a dismisura, queste notizie scomode non è che non vengano date, ma sono del tutto ignorate. Una possibile ragione è l’abituare lentamente l’opinione pubblica alla normalità dello scandalo e del malaffare, predisponendola alla sua accettazione come fatto trascurabile. Mentre noi inveiamo contro il mostro di turno e il pericolo mortale del momento, milioni di uomini vengono spostati e ammassati come roba vecchia dalla soffitta alla cantina, giustificando il passaggio di mano di somme enormi di denaro sottratte alla sanità, alla giustizia, ai servizi essenziali, alla pace e alla prosperità di tutti.

    Pluto
    IL REGNO UNITO VUOLE DEPORTARE I RICHIEDENTI ASILO IN RWANDA, MA NON CI RIESCE Quando cambia un governo, spesso si scopre qualche altarino di quello precedente, come se il nuovo governo dovesse mandate un segnale di discontinuità: noi siamo diversi, noi siamo migliori. Il Regno Unito, eccezionale in molte cose e non tutte lodevoli, in questa si adegua al tran-tran. La notizia data dal ministro degli Interni Yvette Copper del nuovo governo Starmer circa il fallimento della deportazione dei richiedenti asilo in Rwanda approvata dal precedente governo Sunak, ha risvolti davvero notevoli, quasi esilaranti se non riguardasse la vita di decine di migliaia di persone. Deportazione pianificata dal governo tory di Boris Johnson e messa a terra da quello di Sunak, che prevedeva il versamento di una cospicua somma di denaro al Rwanda di Paul Kagame, appena rieletto col il 99,15% dei voti per il quarto mandato. 209 milioni di sterline la cifra promessa al ruandese: poco più che una mancia, data la vastità e la portata del piano in questione, ma consideriamolo un acconto in credito alla buona volontà. Il buon Kagame, ex militare, è incredibilmente riuscito a migliorare costantemente le proprie performance elettorali: dopo la leggera flessione del 2010 (93%) seguita alla prima elezione del 2003 (95%), ha preso il 98% nel 2017 per planare sul morbido 99% e spiccioli della settimana scorsa. La rivista Africa lo definisce, con una punta di ironia, “l’autocrate che piace”. A chi? Ruandesi a parte, che ad eccezione di uno sparuto scarto di lavorazione proprio non riescono a rinunciare all’allampanato Paul, piace sicuramente all’Occidente democratico, le cui responsabilità nel genocidio ruandese sono un dato storico acquisito. Lo stesso Occidente che fregia Putin dell’augusto titolo di dittatore sanguinario se prende un ridicolo (rispetto alle performance di Kagame) 87%, di fronte all’ennesimo utile negro da cortile si arresta in estatica e soprattutto silenziosa contemplazione. Il fatto che lo stesso Sunak sia un immigrato indiano diversamente bianco, per quanto di famiglia parsimoniosamente miliardaria, smentisce una volta di più (casomai ce ne fosse il bisogno) la vulgata secondo la quale un membro di una categoria sociale non possa agire contro la categoria alla quale appartiene. Eppure Sunak si è mostrato totalmente rispettoso degli usi e costumi del proprio paese di origine, specialmente per quanto riguarda la divisione in caste della società: ci sono i paria, gli intoccabili e privi di diritti, e poi su su fino a quelli come Sunak. Ma questi sono dettagli che non devono scalfire il mito del buon selvaggio, vero pilastro della narrazione accogliente e inclusiva. Il perché appartenere ad una certa categoria impedisca di danneggiarla è un mistero più complesso della Trinità, ma a quanto pare viene massicciamente creduto, e senza andare tanto per il sottile: l’Africa in festa per l’elezione di Obama ha subito preso contatto col fatto che all’africano Barack (pare sia nato in Kenya) dell’Africa non cale né tanto né poco. Per non parlare della della rielezione di Von der Leyen: in quanto donna e madre, ella è naturalmente inclusiva ed incapace di scatenare guerre. Ci mancherebbe altro: lo sanno bene tanto i russi quanto gli ucraini. Come lo sanno gli inglesi, che spedirono Johnson ad ordinare a Zelensky, pronto a negoziare la pace coi russi, di continuare la guerra senza se e senza ma. Come lo sa la premier per un giorno Liz Truss, altra donna accogliente e inclusiva che cinguettò di essere pronta a schiacciare il bottone della bomba nucleare. Sparita dalla circolazione, il che data la coazione a riproporre sempre le stesse eminenti figure dell’Occidente democratico un po’ stupisce e un po’ preoccupa: che fine ha fatto? Dopo di che, per tornare alla denuncia della Copper, vengono i sempre sgradevoli conti della serva. La Copper non solo quantifica lo sperpero in oltre un miliardo di euro nel varo della fantasiosa ed accogliente iniziativa, contro la quale il sempre vigile Papa Francesco, sempre prodigo di parole taglienti verso ciò che disapprova, non ha emesso una sillaba. Ma aggiunge che il governo precedente aveva preventivato un modesto contributo all’iniziativa di almeno 10 miliardi di sterline, ovvero circa 12 miliardi di euro, senza riferire al parlamento. Kagame, il quale ha già beneficiato dell’ennesimo “aiuto alla sviluppo” occidentale, si è affrettato a dichiarare che nonostante il piano sia miseramente fallito, non è tenuto a restituire la caparra. Ci mancherebbe altro: se il cliente rinuncia alla vacanza, paga. È un vero peccato, perché date le tensioni col vicino Congo (leggi: guerra) questa marcia indietro priva i rwandesi di molta ottima carne da cannone: decine di migliaia di uomini in età militare che sarebbero andati ad ingrossare le fila degli oltre 120 gruppi di “ribelli” operanti nel Nord e nel Sud Kivu, che nel silenzio generale – anche del governo di Kinshasa in altre faccende affaccendato – assiste ai continui massacri di civili inermi e al saccheggio di risorse naturali che fanno rimpiangere l’epoca coloniale come un’età dell’oro. Ci sono tre considerazioni sintetiche e quasi istintive da fare in conclusione. La prima è che questa globalizzazione della paura e del malaffare per via statuale, a parere di chi scrive nasconde il più colossale giro di mazzette e creazione di fondi neri mai apparso sulla trista scena del mondo. Mentre il denaro dei servi sciocchi che non emettono scontrini viene spiato e contabilizzato fino all’ultimo centesimo, capitali enormi, esentasse e fuori controllo si aggirano per il mondo destinati ai fini più luridi e inumani. Questo mi pare il fine di gran parte degli “aiuti umanitari” e del “sostegno della comunità internazionale” a questa o quella guerra civile e democratica. La seconda è che viviamo sottomessi ad apparati e istituzioni pubbliche che non rispondono più ai popoli che le hanno custodite e legittimate talvolta per secoli, le quali dilapidano la ricchezza in operazioni apertamente contrarie non solo al diritto internazionale ma anche agli interessi particolari del paese, estendendosi anche ad altri paesi come un cancro. La terza è che mentre notizie del tutto trascurabili vengono pompate a dismisura, queste notizie scomode non è che non vengano date, ma sono del tutto ignorate. Una possibile ragione è l’abituare lentamente l’opinione pubblica alla normalità dello scandalo e del malaffare, predisponendola alla sua accettazione come fatto trascurabile. Mentre noi inveiamo contro il mostro di turno e il pericolo mortale del momento, milioni di uomini vengono spostati e ammassati come roba vecchia dalla soffitta alla cantina, giustificando il passaggio di mano di somme enormi di denaro sottratte alla sanità, alla giustizia, ai servizi essenziali, alla pace e alla prosperità di tutti. Pluto
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  • "Ruini, "quando Scalfaro mi chiese di far cadere Berlusconi". FI, "fu una congiura di Palazzo""

    https://www.agi.it/politica/news/2024-06-16/intervista-a-ruini-al-corriere-della-sera-su-manocra-scalfaro-per-far-cadere-governo-berlusconi-26805482/amp/
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  • De Donno: una tragica fine, un'eredità morale immensa

    Due anni fa, nel tardo pomeriggio del 27 luglio 2021, veniva trovato impiccato nella sua abitazione un grande medico, il dottor Giuseppe De Donno. Era diventato celebre per le sue battaglie pro terapia del plasma contro la Covid-19 e per aver salvato tanti malati gravi quando ancora si era nella fase critica dell'emergenza, quando gli ospedali erano pieni di pazienti gravi e le terapie intensive al collasso.
    Insieme al suo gruppo di lavoro utilizzò il plasma convalescente per trattare i malati e salvò molte persone. TUTTAVIA, non fu ascoltato. Anzi fu attaccato e denigrato. Il Ministero della Salute gli tolse la sperimentazione per darla a Pisa, che in realtà non aveva alcuna esperienza in questo campo, dopodiché la sua terapia fu bocciata da AIFA e ISS.
    Amareggiato De Donno cambiò vita e, da primario di pneumologia del Poma di Mantova, scelse di tornare a fare il medico di Medicina Generale a Porto Mantovano. Dopo poco, però, è stato ritrovato morto.

    Subito i media hanno parlato di suicidio, in realtà rimangono aperti molti interrogativi e in tanti pensano che sia impossibile che si sia tolto la vita.
    Anche perché era profondamente religioso e legatissimo ai suoi familiari ai quali non avrebbe lasciato neppure un biglietto. E anche alcuni dei suoi amici più intimi hanno raccontato, sgomenti, che non c'erano stati segnali che potessero far pensare a un gesto estremo e che, anzi, l'avevano visto finalmente sereno negli ultimi giorni con il nuovo lavoro di medico di base.

    Coincidenza, è venuto a mancare proprio alla vigilia dell'arrivo delle cure con gli anticorpi monoclonali, farmaci cari, a differenza del plasma convalescente (che non ha limiti di brevetto ed è poco costoso da produrre poiché molti singoli donatori possono fornire più unità). De Donno aveva, sì, trovato una soluzione, ma che avrebbe inevitabilmente frenato il mercato degli anticorpi monoclonali anti SARS-CoV-2 (che sono diventati disponibili a partire dal 7 agosto 2021, guarda caso una settimana dopo la sua morte).
    Inoltre aveva messo in dubbio la vaccinazione che era stata avviata su scala mondiale a fine dicembre 2020 (riguardo questo aveva anche scritto al Ministro della Salute Roberto Speranza ponendo domande ben precise e manifestando dubbi in merito al profilo di sicurezza di quei farmaci approvati in così poco tempo).

    Fino al giorno della sua tragica fine, il 27 luglio di 2 anni fa, il Dottor Giuseppe De Donno ha continuato a svolgere la sua professione con grande dedizione e a difendere la validità della cura con il plasma iperimmune.
    FA MALE, NELL'ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE, ripensare a tutto ciò che è accaduto e si stringe il cuore nel rivedere L'ULTIMA INTERVISTA di questo medico che dichiarava di essere "orgogliosamente figlio di un carabiniere" e di avere "la trasparenza come punto di riferimento della vita"-
    Di questo servizio, realizzato dalle Iene, sono da scalfire in eterno nella mente gli ultimi minuti, in particolare i due minuti che vanno dal minuto 6.54 al minuto 8.54: mostrano un uomo che, con i suoi occhi al limite delle lacrime, con il suo sorriso tanto buono quanto amaro, con le sue mezze parole e i suoi penetranti silenzi, fa capire tante cose:



    https://www.iene.mediaset.it/video/plasma-iperimmune-de-donno-aveva-ragione_1136534.shtml

    #dedonno
    #plasmaiperimmune
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    De Donno: una tragica fine, un'eredità morale immensa Due anni fa, nel tardo pomeriggio del 27 luglio 2021, veniva trovato impiccato nella sua abitazione un grande medico, il dottor Giuseppe De Donno. Era diventato celebre per le sue battaglie pro terapia del plasma contro la Covid-19 e per aver salvato tanti malati gravi quando ancora si era nella fase critica dell'emergenza, quando gli ospedali erano pieni di pazienti gravi e le terapie intensive al collasso. Insieme al suo gruppo di lavoro utilizzò il plasma convalescente per trattare i malati e salvò molte persone. TUTTAVIA, non fu ascoltato. Anzi fu attaccato e denigrato. Il Ministero della Salute gli tolse la sperimentazione per darla a Pisa, che in realtà non aveva alcuna esperienza in questo campo, dopodiché la sua terapia fu bocciata da AIFA e ISS. Amareggiato De Donno cambiò vita e, da primario di pneumologia del Poma di Mantova, scelse di tornare a fare il medico di Medicina Generale a Porto Mantovano. Dopo poco, però, è stato ritrovato morto. Subito i media hanno parlato di suicidio, in realtà rimangono aperti molti interrogativi e in tanti pensano che sia impossibile che si sia tolto la vita. Anche perché era profondamente religioso e legatissimo ai suoi familiari ai quali non avrebbe lasciato neppure un biglietto. E anche alcuni dei suoi amici più intimi hanno raccontato, sgomenti, che non c'erano stati segnali che potessero far pensare a un gesto estremo e che, anzi, l'avevano visto finalmente sereno negli ultimi giorni con il nuovo lavoro di medico di base. Coincidenza, è venuto a mancare proprio alla vigilia dell'arrivo delle cure con gli anticorpi monoclonali, farmaci cari, a differenza del plasma convalescente (che non ha limiti di brevetto ed è poco costoso da produrre poiché molti singoli donatori possono fornire più unità). De Donno aveva, sì, trovato una soluzione, ma che avrebbe inevitabilmente frenato il mercato degli anticorpi monoclonali anti SARS-CoV-2 (che sono diventati disponibili a partire dal 7 agosto 2021, guarda caso una settimana dopo la sua morte). Inoltre aveva messo in dubbio la vaccinazione che era stata avviata su scala mondiale a fine dicembre 2020 (riguardo questo aveva anche scritto al Ministro della Salute Roberto Speranza ponendo domande ben precise e manifestando dubbi in merito al profilo di sicurezza di quei farmaci approvati in così poco tempo). Fino al giorno della sua tragica fine, il 27 luglio di 2 anni fa, il Dottor Giuseppe De Donno ha continuato a svolgere la sua professione con grande dedizione e a difendere la validità della cura con il plasma iperimmune. FA MALE, NELL'ANNIVERSARIO DELLA SUA MORTE, ripensare a tutto ciò che è accaduto e si stringe il cuore nel rivedere L'ULTIMA INTERVISTA di questo medico che dichiarava di essere "orgogliosamente figlio di un carabiniere" e di avere "la trasparenza come punto di riferimento della vita"- Di questo servizio, realizzato dalle Iene, sono da scalfire in eterno nella mente gli ultimi minuti, in particolare i due minuti che vanno dal minuto 6.54 al minuto 8.54: mostrano un uomo che, con i suoi occhi al limite delle lacrime, con il suo sorriso tanto buono quanto amaro, con le sue mezze parole e i suoi penetranti silenzi, fa capire tante cose: ⬇️ ⬇️ ⬇️ https://www.iene.mediaset.it/video/plasma-iperimmune-de-donno-aveva-ragione_1136534.shtml #dedonno #plasmaiperimmune #dottordedonno #dedonnoeroe
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    Plasma iperimmune, De Donno aveva ragione - Le Iene
    Con Alessandro Politi e Marco Fubini vogliamo rendere giustizia a Giuseppe De Donno, che 8 mesi si è tolto la vita. Nel 2020 aveva lavorato al primo studio occidentale sull'uso del plasma iperimmune dei convalescenti contro il Covid. La gran parte della comunità scientifica non lo riteneva valido, oggi uno studio molto autorevole sostiene invece che funziona. Le Iene puntata del 13 aprile
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