• Draghi è uno dei più grandi bugiardi e incapaci della Storia. Ha deliberatamente mentito in atti pubblici privando i cittadini della Libertà e dei diritti fondamentali, eppure non solo è libero ma dà consigli all'UE. Come si può aver fiducia nello Stato?

    SIAMO ASSOLUTAMENTE D'ACCORDO!

    Fonte:
    https://x.com/ChanceGardiner/status/1846161938834747565?t=PRUrm-yTYF-JfuZvrfTs2w&s=19
    Draghi è uno dei più grandi bugiardi e incapaci della Storia. Ha deliberatamente mentito in atti pubblici privando i cittadini della Libertà e dei diritti fondamentali, eppure non solo è libero ma dà consigli all'UE. Come si può aver fiducia nello Stato? SIAMO ASSOLUTAMENTE D'ACCORDO! Fonte: https://x.com/ChanceGardiner/status/1846161938834747565?t=PRUrm-yTYF-JfuZvrfTs2w&s=19
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  • Ex reporter della "CBC Canada": I media hanno manipolato i cittadini durante il COVID. Abbiamo tradito, rotto la fiducia e favorito la propaganda. Sono stata testimone del crollo del giornalismo.

    🗣 Fingete stupore!

    Fonte: https://x.com/Wondercri1982/status/1840808932631011834?t=kLAuhiIOAXVmSVvWeJAzOQ&s=19
    🇨🇦 Ex reporter della "CBC Canada": I media hanno manipolato i cittadini durante il COVID. Abbiamo tradito, rotto la fiducia e favorito la propaganda. Sono stata testimone del crollo del giornalismo. 🗣 Fingete stupore! Fonte: https://x.com/Wondercri1982/status/1840808932631011834?t=kLAuhiIOAXVmSVvWeJAzOQ&s=19
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  • DOPO TERZA DOSE MI HANNO TROVATO UNA SCLEROSI MULTIPLA" ▷ DOTT. STRAMEZZI RISPONDE ALL'ASCOLTATORE...

    "Dopo la terza dose mi sono sentito male, poi mi hanno diagnosticato una sclerosi multipla": è il messaggio che ci scrive un ascoltatore in diretta.
    Il beneficio del dubbio qui è d'obbligo: nessuna certezza che sia dovuto alla somministrazione del #vaccino anti-#Covid. Solo su questo si può ragionare data la ovvia scarsità delle informazioni fornite. Nessuna certezza, nemmeno, che non sia dovuto all'inoculazione. E' qui che spesso la maggior parte del pubblico, e non solo, grida al complottista. Questo nonostante un lecito dubbio esista proprio a causa di dichiarazioni che minano a un'ipotetica totale fiducia che si può, per qualche insolito favore, riservare a un'opzione piuttosto che a un'altra. Dichiarazioni come quella della rappresentante di Pfizer, Janine Small, interpellata in Parlamento europeo da Rob Roos.

    "Il vaccino Pfizer Covid è stato testato per fermare la trasmissione del virus prima che entrasse nel mercato?", chiese l'europarlamentare nell'ottobre del 2022....

    https://youtu.be/Wcc3Y83HQJw?si=qB73bsbMcrYDPLOU
    DOPO TERZA DOSE MI HANNO TROVATO UNA SCLEROSI MULTIPLA" ▷ DOTT. STRAMEZZI RISPONDE ALL'ASCOLTATORE... "Dopo la terza dose mi sono sentito male, poi mi hanno diagnosticato una sclerosi multipla": è il messaggio che ci scrive un ascoltatore in diretta. Il beneficio del dubbio qui è d'obbligo: nessuna certezza che sia dovuto alla somministrazione del #vaccino anti-#Covid. Solo su questo si può ragionare data la ovvia scarsità delle informazioni fornite. Nessuna certezza, nemmeno, che non sia dovuto all'inoculazione. E' qui che spesso la maggior parte del pubblico, e non solo, grida al complottista. Questo nonostante un lecito dubbio esista proprio a causa di dichiarazioni che minano a un'ipotetica totale fiducia che si può, per qualche insolito favore, riservare a un'opzione piuttosto che a un'altra. Dichiarazioni come quella della rappresentante di Pfizer, Janine Small, interpellata in Parlamento europeo da Rob Roos. "Il vaccino Pfizer Covid è stato testato per fermare la trasmissione del virus prima che entrasse nel mercato?", chiese l'europarlamentare nell'ottobre del 2022.... https://youtu.be/Wcc3Y83HQJw?si=qB73bsbMcrYDPLOU
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  • ECCO COME MACRON VUOLE CAMBIARE!
    VERGOGNOSO!
    La Francia ha chiesto un cambiamento? Macron sceglie come premier il dinosauro (ex consigliere di Sarkozy) Michel Barnier - Il Fatto Quotidiano
    Toccherà a mister Brexit tentare di raccogliere la fiducia dell'Assemblea...
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/09/05/francia-emmanuel-macron-ha-nominato-michel-barnier-nuovo-premier/7681891/
    ECCO COME MACRON VUOLE CAMBIARE! VERGOGNOSO! La Francia ha chiesto un cambiamento? Macron sceglie come premier il dinosauro (ex consigliere di Sarkozy) Michel Barnier - Il Fatto Quotidiano Toccherà a mister Brexit tentare di raccogliere la fiducia dell'Assemblea... https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/09/05/francia-emmanuel-macron-ha-nominato-michel-barnier-nuovo-premier/7681891/
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  • LA NORMALE DERIVA DELLE ULTIME LEGGI VOLUTE DALLA MAGGIORANZA, SFIDUCIARE LA MAGISTRATURA !

    Corruzione in Liguria, Nordio attacca i giudici che hanno confermato i domiciliari a Toti: "Ho letto la loro ordinanza e non ho capito nulla" - Il Fatto Quotidiano
    Il ministro della Giustizia sferra una bordata ai magistrati del Riesame

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/07/17/corruzione-in-liguria-nordio-attacca-i-giudici-che-hanno-confermato-i-domiciliari-a-toti-ho-letto-la-loro-ordinanza-e-non-ho-capito-nulla/7626842/
    LA NORMALE DERIVA DELLE ULTIME LEGGI VOLUTE DALLA MAGGIORANZA, SFIDUCIARE LA MAGISTRATURA ! Corruzione in Liguria, Nordio attacca i giudici che hanno confermato i domiciliari a Toti: "Ho letto la loro ordinanza e non ho capito nulla" - Il Fatto Quotidiano Il ministro della Giustizia sferra una bordata ai magistrati del Riesame https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/07/17/corruzione-in-liguria-nordio-attacca-i-giudici-che-hanno-confermato-i-domiciliari-a-toti-ho-letto-la-loro-ordinanza-e-non-ho-capito-nulla/7626842/
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  • Modi vede Putin: "Tra noi fiducia e rispetto". Sempre più forte il legame tra India e Russia (nonostante la corte degli Usa a Nuova Delhi) - Il Fatto Quotidiano

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/07/09/modi-vede-putin-tra-noi-fiducia-e-rispetto-sempre-piu-forte-il-legame-tra-india-e-russia-nonostante-la-corte-degli-usa-a-nuova-delhi/7617124/?utm_term=Autofeed&utm_medium=Social&utm_source=Twitter#Echobox=1720531876
    Modi vede Putin: "Tra noi fiducia e rispetto". Sempre più forte il legame tra India e Russia (nonostante la corte degli Usa a Nuova Delhi) - Il Fatto Quotidiano https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/07/09/modi-vede-putin-tra-noi-fiducia-e-rispetto-sempre-piu-forte-il-legame-tra-india-e-russia-nonostante-la-corte-degli-usa-a-nuova-delhi/7617124/?utm_term=Autofeed&utm_medium=Social&utm_source=Twitter#Echobox=1720531876
    WWW.ILFATTOQUOTIDIANO.IT
    Modi vede Putin: "Tra noi fiducia e rispetto". Sempre più forte il legame tra India e Russia (nonostante la corte degli Usa a Nuova Delhi) - Il Fatto Quotidiano
    La prima visita di Stato di Modi in Russia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina ha evidenziato che l’asse tra Nuova Delhi e Mosca è stabile e gode di buona salute
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  • Oggi, sfogliando un po' di siti di informazione online sono incappato in due notizie, nessuna delle due del tutto nuove.

    La prima è la notizia della cessione del governo italiano delle infrastrutture di telecomunicazione nazionali, prima TIM, al KKR Global Institute, fondo americano presieduto dall'ex generale David H. Petraeus, ex direttore della CIA.

    Niente di anomalo, niente che non rientri nella fisiologia di questo paese.

    Il governo "sovranista", quello che si imporpora d'orgoglio nazionale quando deve fare gli spottoni pre-elettorali, cede serenamente e sistematicamente ogni residuo di autonomia al capobastone americano.

    Per l'occasione, allarmi antifascisti non pervenuti.

    I nostri sovranisti à la carte del "fascismo" hanno recepito più o meno solo il principio di cieca obbedienza gerarchica e un po' di darwinismo sociale.

    La cieca obbedienza al capobranco oggi si esercita in direzione di un padrone con passaporto americano e il darwinismo sociale si traduce in mercatismo (il mercato ha sempre ragione, il mercato è efficiente, il mercato è buono, in particolare se a comprare è un padrone a stelle e strisce.)

    E incidentalmente, queste due ombreggiature "fasciste" - cieca obbedienza ai caporali di Washington e mercatismo - sono principi abbracciati entusiasticamente anche dal centrosinistra.
    Ricordiamo, di passaggio, che la dismissione delle telecomunicazioni venne inaugurata illo tempore dal centrosinistra, con Prodi: c'è qualcosa di esteticamente mirabile nel vedere che la parabola che si è aperta con Prodi viene oggi chiusa dalla Meloni.

    La seconda notizia in cui sono incappato è un'articolessa su Repubblica, in cui si perorava la causa della didattica a distanza, spiegando nel titolo come "l'84% degli studenti si sente più sicuro e preparato grazie al mondo digitale".

    Assumendo di rivolgermi a persone intelligenti non mi metterò neppure a refutare questa corbelleria.

    Vi troviamo l'usuale sparata percentuale (l'84% eh, mica ca**i) che mima la retorica scientifica, attraverso la quale questi incartamenti per il pesce gabellano la propria propaganda come "autorevole".

    Vi troviamo una balla sesquipedale, evidente a chiunque abbia constatato la mostruosa impennata dei problemi psichiatrici adolescenziali dopo la clausura (e la didattica a distanza) del covid.

    Ma ci troviamo, soprattutto - e questo è ciò che fa venire i brividi - una quadratura mirabile - ancorché contingente - con la prima notizia.

    Ricordiamo infatti cos'è esattamente la rete venduta agli americani. Riporto, a titolo di resoconto, un passaggio da fonte non sospettabile di antiamericanismo, una pagina del Corriere della Sera di qualche tempo fa:

    "La rete di telecomunicazioni di Tim è la più estesa d’Italia: è composta da oltre 21 milioni di chilometri di cavi in fibra ottica e copre l’89% delle abitazioni. È la principale infrastruttura per la trasmissione dei dati di cittadini, imprese e pubblica amministrazione. É considerata strategica per la sicurezza nazionale ed è lo snodo principale per la digitalizzazione del Paese, che passa per l’introduzione delle applicazioni digitali fondamentali per il futuro delle imprese italiane e per l’ammodernamento dei servizi al cittadino da parte della pubblica amministrazione previsto dal Piano di ripresa e resilienza."

    Dunque, in sostanza.
    Il Piano di ripresa e resilienza, insieme a tutti i vari progetti europei di digitalizzazione forzata, preme per estendersi anche alla formazione scolastica (donde l'articolessa pubblicitaria di Repubblica).

    Il quadro della società che emerge come un desideratum è dunque quello di un mondo di interazioni massimamente digitalizzate, i cui veicoli sono sorvegliati o sorvegliabili, manipolati o manipolabili, a piacimento da un comando estero con agenda militare.

    Aggiungo una notazione laterale.
    Conosco fin troppo bene le reazioni del liberale italiano medio (cioè dell'elettorato mainstream) per non anticiparne la reazione automatica di fronte a simili osservazioni.

    La loro reazione naturale è di vedere in tutte queste osservazioni i germi di un complottismo che vede piani malvagi e intenzioni di nocumento ovunque.
    Invece bisogna fidarsi.
    Perché il soggetto politico qui è il Blocco-del-Bene (progressismo, liberalismo, dirittumanismo, globalismo, americanismo).

    Ciò che in qualche misura diverte in questa forma di cecità selettiva è l'inavvertita inconsequenzialità.

    Infatti, è parte della concezione antropologica di fondo del liberale l'assunto che tutti gli agenti siano mossi sistematicamente da agende di interesse autoaffermativo, da egoismo, ambizione autoreferenziale, pulsione ad appagare la propria curva privata di utilità.
    Tra i tanti difetti di una visione così deprimente dell'umano, almeno un aspetto potrebbe tornare utile in tempi oscuri come i presenti: sotto tali premesse dovrebbe almeno essere diffusa un'allerta costante, una cultura del sospetto rispetto a intenzioni e dichiarazioni "idealiste", una sfiducia nella "voce del padrone".

    E invece - potenza del bispensiero - niente di tutto ciò accade. Rispetto al padrone reale in carica vige solo infinita fiducia nella sua superiore nobiltà e lungimiranza.
    Perché il Grande Fratello è buono.
    E chi ne dubita è un complottista.

    Andrea Zhok
    Oggi, sfogliando un po' di siti di informazione online sono incappato in due notizie, nessuna delle due del tutto nuove. La prima è la notizia della cessione del governo italiano delle infrastrutture di telecomunicazione nazionali, prima TIM, al KKR Global Institute, fondo americano presieduto dall'ex generale David H. Petraeus, ex direttore della CIA. Niente di anomalo, niente che non rientri nella fisiologia di questo paese. Il governo "sovranista", quello che si imporpora d'orgoglio nazionale quando deve fare gli spottoni pre-elettorali, cede serenamente e sistematicamente ogni residuo di autonomia al capobastone americano. Per l'occasione, allarmi antifascisti non pervenuti. I nostri sovranisti à la carte del "fascismo" hanno recepito più o meno solo il principio di cieca obbedienza gerarchica e un po' di darwinismo sociale. La cieca obbedienza al capobranco oggi si esercita in direzione di un padrone con passaporto americano e il darwinismo sociale si traduce in mercatismo (il mercato ha sempre ragione, il mercato è efficiente, il mercato è buono, in particolare se a comprare è un padrone a stelle e strisce.) E incidentalmente, queste due ombreggiature "fasciste" - cieca obbedienza ai caporali di Washington e mercatismo - sono principi abbracciati entusiasticamente anche dal centrosinistra. Ricordiamo, di passaggio, che la dismissione delle telecomunicazioni venne inaugurata illo tempore dal centrosinistra, con Prodi: c'è qualcosa di esteticamente mirabile nel vedere che la parabola che si è aperta con Prodi viene oggi chiusa dalla Meloni. La seconda notizia in cui sono incappato è un'articolessa su Repubblica, in cui si perorava la causa della didattica a distanza, spiegando nel titolo come "l'84% degli studenti si sente più sicuro e preparato grazie al mondo digitale". Assumendo di rivolgermi a persone intelligenti non mi metterò neppure a refutare questa corbelleria. Vi troviamo l'usuale sparata percentuale (l'84% eh, mica ca**i) che mima la retorica scientifica, attraverso la quale questi incartamenti per il pesce gabellano la propria propaganda come "autorevole". Vi troviamo una balla sesquipedale, evidente a chiunque abbia constatato la mostruosa impennata dei problemi psichiatrici adolescenziali dopo la clausura (e la didattica a distanza) del covid. Ma ci troviamo, soprattutto - e questo è ciò che fa venire i brividi - una quadratura mirabile - ancorché contingente - con la prima notizia. Ricordiamo infatti cos'è esattamente la rete venduta agli americani. Riporto, a titolo di resoconto, un passaggio da fonte non sospettabile di antiamericanismo, una pagina del Corriere della Sera di qualche tempo fa: "La rete di telecomunicazioni di Tim è la più estesa d’Italia: è composta da oltre 21 milioni di chilometri di cavi in fibra ottica e copre l’89% delle abitazioni. È la principale infrastruttura per la trasmissione dei dati di cittadini, imprese e pubblica amministrazione. É considerata strategica per la sicurezza nazionale ed è lo snodo principale per la digitalizzazione del Paese, che passa per l’introduzione delle applicazioni digitali fondamentali per il futuro delle imprese italiane e per l’ammodernamento dei servizi al cittadino da parte della pubblica amministrazione previsto dal Piano di ripresa e resilienza." Dunque, in sostanza. Il Piano di ripresa e resilienza, insieme a tutti i vari progetti europei di digitalizzazione forzata, preme per estendersi anche alla formazione scolastica (donde l'articolessa pubblicitaria di Repubblica). Il quadro della società che emerge come un desideratum è dunque quello di un mondo di interazioni massimamente digitalizzate, i cui veicoli sono sorvegliati o sorvegliabili, manipolati o manipolabili, a piacimento da un comando estero con agenda militare. Aggiungo una notazione laterale. Conosco fin troppo bene le reazioni del liberale italiano medio (cioè dell'elettorato mainstream) per non anticiparne la reazione automatica di fronte a simili osservazioni. La loro reazione naturale è di vedere in tutte queste osservazioni i germi di un complottismo che vede piani malvagi e intenzioni di nocumento ovunque. Invece bisogna fidarsi. Perché il soggetto politico qui è il Blocco-del-Bene (progressismo, liberalismo, dirittumanismo, globalismo, americanismo). Ciò che in qualche misura diverte in questa forma di cecità selettiva è l'inavvertita inconsequenzialità. Infatti, è parte della concezione antropologica di fondo del liberale l'assunto che tutti gli agenti siano mossi sistematicamente da agende di interesse autoaffermativo, da egoismo, ambizione autoreferenziale, pulsione ad appagare la propria curva privata di utilità. Tra i tanti difetti di una visione così deprimente dell'umano, almeno un aspetto potrebbe tornare utile in tempi oscuri come i presenti: sotto tali premesse dovrebbe almeno essere diffusa un'allerta costante, una cultura del sospetto rispetto a intenzioni e dichiarazioni "idealiste", una sfiducia nella "voce del padrone". E invece - potenza del bispensiero - niente di tutto ciò accade. Rispetto al padrone reale in carica vige solo infinita fiducia nella sua superiore nobiltà e lungimiranza. Perché il Grande Fratello è buono. E chi ne dubita è un complottista. Andrea Zhok
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  • Un articolo dedicato al ricco affare dei rifiuti tossici nocivi e radioattivi, assai frequente negli anni ' 80 e ' 90 interessante il nostro territorio nonché tratti di mare antistanti talune nostre coste, venne pubblicato il 16 ottobre del 2021, dal giornale on line
    "I Calabresi" dal titolo " Nave dei veleni: la rotta della morte tra la Calabria e la Somalia" di Claudio Cordova.
    Un vergognoso, oltre che esiziale per l' ambiente e l' uomo stante le insignificanti e dolose modalità adottate, traffico che vide ( tutt' ora attivo ?) coinvolti alti personaggi politici, agenti dei servizi segreti, trafficanti italiani e stranieri e l'immancabile e immarcescibile manovalanza della malavita organizzata ( 'ndrangheta, mafia e camorra, che scorsero maggiori guadagni rispetto a quelli derivanti dal narcotraffico) .
    Prodotti di risulta prodotti dai Paesi industrializzati che mal sopportavano, in specie i propri cittadini, che rimanessero sul proprio territorio: " Non nel mio giardino".
    Iraq, Somalia, già in quegli anni funestati e tormentati da conflitti, necessitavano di armi e pertanto il libero e democratico Occidente provvide ad equipaggiarli, spesso armando indistintamente le fazioni che vicendevolmente si combattevano ( finché c'è guerra c'è speranza ), a condizione che i signori della guerra mettessero a disposizione propri territori ove riporvi i rifiuti tossici e radioattivi...senza preoccuparsi degli eventuali danni alla popolazione locale .
    Tutto avveniva nell' ombra e nel più assoluto silenzio mediatico.
    Iraq, Somalia, Paesi che divennero, grazie alle dichiarazioni di Francesco Fonti, ex appartenente alla " ndrangheta poi divenuto collaboratore di giustizia, oggetto di indagini da parte di solerti inquirenti del foro di Matera e Reggio Calabria, le cui loro investigazioni li portarono ad incrociare i tristi destini dei due giornalisti del TG3 Alpi e Miran Hrovatin e del capitano Natale De Grazia, ufficiale Marina militare all' epoca in servizio presso la capitaneria di Porto di Reggio Calabria, la cui morte avvenne in circostanze misteriose, una morte che giovò a chi non avrebbe gradito che si facesse luce su quei traffici di armi e rifiuti, in specie radioattivi.
    20.03.1994 uccisione dei due giornalisti del TG3; 13.12.1995 muore il capitano Natale De Grazia....il loro " sgarro" ? Investigare su ciò che taluni non vogliono che affiori e divenga di pubblico dominio: le navi dei veleni.
    Molte delle quali, come ebbe a dichiarare Francesco Fonti ( ex appartenente della cosca calabra poi divenuto collaboratore di giustizia, agli inquirenti, al giornalista Riccardo Bocca dell' Espresso e riportate anche nel suo memoriale), venivano fatte affondare nelle acque antistanti la costa calabra, oppure interrate sul suolo lucano e calabrese, o ancora, per lo più, portate in Somalia, " la pattumiera per eccellenza" come solevano dire Craxi e De Michelis, altre quantità al largo delle coste del Congo.
    Nel corso di una perquisizione nella abitazione di Giorgio Comerio [ uno dei referenti di quei traffici ] gli investigatori comandati dal capitano Natale De Grazia rinvennero un fascicolo recante la scritta
    " Somalia" e in esso vi erano delle inequivocabili notizie attinenti l' uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
    Giorgio Comerio, di professione ingegnere e imprenditore navale, nel 1993 fondò la società Oceanic Disposal Management [ gestione dello smaltimento oceanico], registrata alle Isole Vergini britanniche con sede a Lugano e diramazioni a Mosca e in Africa. Quale l' occupazione della suddetta società? Smaltimento delle scorie radioattive, le quali venivano caricate all' interno di grossi e pesanti ( fino a 200 kg) penetratori, così denominati, che una volta sganciati in mare velocemente raggiungevano il profondo fondale.
    Negli anni ottanta G. Comerio prese parte al conflitto delle isole Falkland, era iscritto alla loggia di Montecarlo e fruiva di contatti con i servizi segreti, ebbe altrettanto addentellati con alti dirigenti degli stabilimenti ENEA di Rotondella ( Matera ) e di Saluggia ( Vercelli), sui quali stabilimenti per anni gli inquirenti coltivarono il sospetto che fossero coinvolti nei traffici di rifiuti.... nucleari.
    Il capitano Nicola De Grazia acquisì anche dei documenti inerenti il progetto DODOS che venne trafugato da G.Comerio dagli uffici del centro Euratom di Ispra; documenti che denunciavano i contatti con rappresentanti del governo della Sierra Leone miranti ad ottenere l' autorizzazione a smaltire rifiuti tossici e radioattivi nelle sue acque territoriali.
    Affari sporchi, esiziali, ma muovevano cospicue somme di denaro. Tutto all' ombra del PSI che in quegli dirigeva la politica generale del Paese, per il tramite di tal Giampiero Sebri, uomo molto vicino a Craxi.
    Ebbe a dichiarare G. Sebri dinnanzi alla commissione parlamentare Alpi: " Marocchino [ uomo fidato che controllava e gestiva il traffico di rifiuti in Somalia] era un nostro uomo di fiducia, chiaramente per quanto riguardava i traffici di rifiuti tossici, radioattivi e anche delle armi". Un traffico vergognoso e dannoso condotto lontano da sguardi indiscreti grazie alla copertura della politica e presidiata dai servizi segreti....portata a soluzione, se così si può dire, dalla criminalità organizzata. Un sistema, potremmo azzardare di definirlo il sistema per uccidere, in senso letterale e figurato, i popoli.
    Credo che mantenere memoria di uomini e donne che malgrado avessero il sentore di trovarsi ad indagare su vicende scomode e perigliose , chi in quanto giornalista e chi in quanto tutore dell' ordine costituzionale, come è stato per Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e il capitano Natale De Grazia, sia il modo migliore per onorare personaggi di cui si vorrebbe che mai venissero a mancare, oltre ad essere figure che la gioventù dovrebbe avere come modelli di virtù.
    Se questa marcia società ancora sussiste, credo sia merito di siffatte figure, a motivo delle quali l' Onnipotente Iddio tiene a freno la giusta ira.
    Spero di non tediare condividendo con voi taluni miei scritti, ma se così fosse sarà sufficiente farlo presente perché mi tolga dalla chat o quantomeno mi limiti a leggere i vostri e nulla più.
    Una lieta serata.

    By: Roberto
    Un articolo dedicato al ricco affare dei rifiuti tossici nocivi e radioattivi, assai frequente negli anni ' 80 e ' 90 interessante il nostro territorio nonché tratti di mare antistanti talune nostre coste, venne pubblicato il 16 ottobre del 2021, dal giornale on line "I Calabresi" dal titolo " Nave dei veleni: la rotta della morte tra la Calabria e la Somalia" di Claudio Cordova. Un vergognoso, oltre che esiziale per l' ambiente e l' uomo stante le insignificanti e dolose modalità adottate, traffico che vide ( tutt' ora attivo ?) coinvolti alti personaggi politici, agenti dei servizi segreti, trafficanti italiani e stranieri e l'immancabile e immarcescibile manovalanza della malavita organizzata ( 'ndrangheta, mafia e camorra, che scorsero maggiori guadagni rispetto a quelli derivanti dal narcotraffico) . Prodotti di risulta prodotti dai Paesi industrializzati che mal sopportavano, in specie i propri cittadini, che rimanessero sul proprio territorio: " Non nel mio giardino". Iraq, Somalia, già in quegli anni funestati e tormentati da conflitti, necessitavano di armi e pertanto il libero e democratico Occidente provvide ad equipaggiarli, spesso armando indistintamente le fazioni che vicendevolmente si combattevano ( finché c'è guerra c'è speranza ), a condizione che i signori della guerra mettessero a disposizione propri territori ove riporvi i rifiuti tossici e radioattivi...senza preoccuparsi degli eventuali danni alla popolazione locale . Tutto avveniva nell' ombra e nel più assoluto silenzio mediatico. Iraq, Somalia, Paesi che divennero, grazie alle dichiarazioni di Francesco Fonti, ex appartenente alla " ndrangheta poi divenuto collaboratore di giustizia, oggetto di indagini da parte di solerti inquirenti del foro di Matera e Reggio Calabria, le cui loro investigazioni li portarono ad incrociare i tristi destini dei due giornalisti del TG3 Alpi e Miran Hrovatin e del capitano Natale De Grazia, ufficiale Marina militare all' epoca in servizio presso la capitaneria di Porto di Reggio Calabria, la cui morte avvenne in circostanze misteriose, una morte che giovò a chi non avrebbe gradito che si facesse luce su quei traffici di armi e rifiuti, in specie radioattivi. 20.03.1994 uccisione dei due giornalisti del TG3; 13.12.1995 muore il capitano Natale De Grazia....il loro " sgarro" ? Investigare su ciò che taluni non vogliono che affiori e divenga di pubblico dominio: le navi dei veleni. Molte delle quali, come ebbe a dichiarare Francesco Fonti ( ex appartenente della cosca calabra poi divenuto collaboratore di giustizia, agli inquirenti, al giornalista Riccardo Bocca dell' Espresso e riportate anche nel suo memoriale), venivano fatte affondare nelle acque antistanti la costa calabra, oppure interrate sul suolo lucano e calabrese, o ancora, per lo più, portate in Somalia, " la pattumiera per eccellenza" come solevano dire Craxi e De Michelis, altre quantità al largo delle coste del Congo. Nel corso di una perquisizione nella abitazione di Giorgio Comerio [ uno dei referenti di quei traffici ] gli investigatori comandati dal capitano Natale De Grazia rinvennero un fascicolo recante la scritta " Somalia" e in esso vi erano delle inequivocabili notizie attinenti l' uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Giorgio Comerio, di professione ingegnere e imprenditore navale, nel 1993 fondò la società Oceanic Disposal Management [ gestione dello smaltimento oceanico], registrata alle Isole Vergini britanniche con sede a Lugano e diramazioni a Mosca e in Africa. Quale l' occupazione della suddetta società? Smaltimento delle scorie radioattive, le quali venivano caricate all' interno di grossi e pesanti ( fino a 200 kg) penetratori, così denominati, che una volta sganciati in mare velocemente raggiungevano il profondo fondale. Negli anni ottanta G. Comerio prese parte al conflitto delle isole Falkland, era iscritto alla loggia di Montecarlo e fruiva di contatti con i servizi segreti, ebbe altrettanto addentellati con alti dirigenti degli stabilimenti ENEA di Rotondella ( Matera ) e di Saluggia ( Vercelli), sui quali stabilimenti per anni gli inquirenti coltivarono il sospetto che fossero coinvolti nei traffici di rifiuti.... nucleari. Il capitano Nicola De Grazia acquisì anche dei documenti inerenti il progetto DODOS che venne trafugato da G.Comerio dagli uffici del centro Euratom di Ispra; documenti che denunciavano i contatti con rappresentanti del governo della Sierra Leone miranti ad ottenere l' autorizzazione a smaltire rifiuti tossici e radioattivi nelle sue acque territoriali. Affari sporchi, esiziali, ma muovevano cospicue somme di denaro. Tutto all' ombra del PSI che in quegli dirigeva la politica generale del Paese, per il tramite di tal Giampiero Sebri, uomo molto vicino a Craxi. Ebbe a dichiarare G. Sebri dinnanzi alla commissione parlamentare Alpi: " Marocchino [ uomo fidato che controllava e gestiva il traffico di rifiuti in Somalia] era un nostro uomo di fiducia, chiaramente per quanto riguardava i traffici di rifiuti tossici, radioattivi e anche delle armi". Un traffico vergognoso e dannoso condotto lontano da sguardi indiscreti grazie alla copertura della politica e presidiata dai servizi segreti....portata a soluzione, se così si può dire, dalla criminalità organizzata. Un sistema, potremmo azzardare di definirlo il sistema per uccidere, in senso letterale e figurato, i popoli. Credo che mantenere memoria di uomini e donne che malgrado avessero il sentore di trovarsi ad indagare su vicende scomode e perigliose , chi in quanto giornalista e chi in quanto tutore dell' ordine costituzionale, come è stato per Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e il capitano Natale De Grazia, sia il modo migliore per onorare personaggi di cui si vorrebbe che mai venissero a mancare, oltre ad essere figure che la gioventù dovrebbe avere come modelli di virtù. Se questa marcia società ancora sussiste, credo sia merito di siffatte figure, a motivo delle quali l' Onnipotente Iddio tiene a freno la giusta ira. Spero di non tediare condividendo con voi taluni miei scritti, ma se così fosse sarà sufficiente farlo presente perché mi tolga dalla chat o quantomeno mi limiti a leggere i vostri e nulla più. Una lieta serata. By: Roberto
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  • LA DOMANDA NON È SE CI SARÀ LA GUERRA, MA QUALE GUERRA CI SARÀ

    Un paio di giorni fa il presidente serbo Vučić ha espresso il suo forte timore che 3-4 mesi ci separino dalla Terza Guerra Mondiale. Che si tratti di una valutazione realistica o magari di eccessiva apprensione da parte di chi ha già esperito sulla propria pelle la natura “eminentemente difensiva” della Nato, è quanto scopriremo solo vivendo.

    Possiamo però sin d’ora fare qualche considerazione generale sulle linee di tendenza che si profilano.

    Dal punto di vista di un confronto diretto tra grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso. Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.). Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca. Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra. Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa.

    Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra.

    Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale. L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana. Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). Il sistema hobbesiano della competizione economica infinita appare tollerabile solo finché le proprie popolazioni appartengono solo in modo marginale alla sfera dei perdenti in questa competizione. Quando la lotta economica di tutti contro tutti comincia ad erodere significativamente i modi di vita del proletariato europeo o americano, l’allarme scatta, perché l’unità dei sistemi occidentali è fornita soltanto dalla promessa di un benessere (comparativamente) diffuso.

    Questo significa che, per ragioni diverse, anche nell’Occidente a guida americana l’attuale “insubordinazione internazionale” fomentata dalla Russia rappresenta un rischio esistenziale: essa porta alla luce i “limiti intrinseci allo sviluppo” che i critici del modello capitalista hanno riconosciuto da tempo e che ora bussano alle porte.

    Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta.

    Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. Per dire, è chiaro che le condizioni degli accordi di Minsk II, che erano rivendicati dalla Russia prima dell’inizio della guerra, se accettati oggi rappresenterebbero una grave sconfitta per i russi, lasciando 8 milioni di russofoni in balia politica di quegli stessi che li hanno perseguitati prima e bombardati poi. Più passa il tempo, maggiori i costi, più i risultati accettati come minimi per ciascuna delle parti si ampliano.

    Questo quadro rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile,.

    Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto.

    La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa. Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto.

    Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse.

    Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA.

    Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato.

    Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini).

    Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc.

    Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente.

    Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc.

    Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese.

    E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo).

    E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc.

    Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose.

    La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte).

    Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno.
    Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato.

    Questo punto ci porta ad una seconda conclusione: la direzione primaria in cui si deve muovere, in questo contesto storico, una politica critica, una politica d’opposizione autentica, deve avere al centro della propria agenda la RICHIESTA DI PACE (che vuol dire convivenza, riduzione della conflittualità internazionale, allentamento delle tensioni, accettazione della pluralità di prospettive, accettazione di un multipolarismo con pari dignità dei vari poli, ecc.) e il RIFIUTO DELL’EMERGENZIALISMO (rifiuto della creazione costante di ansia, terrore, di sindromi dell’attacco o della catastrofe incombente, per manipolare la volontà pubblica).
    Volontà di pace, nel senso più comprensivo, e rifiuto dell’atteggiamento emergenzialista, dovrebbero essere al centro di ogni iniziativa politica che si voglia capace di resistere ai tempi oscuri in cui siamo stati sospinti.
    LA DOMANDA NON È SE CI SARÀ LA GUERRA, MA QUALE GUERRA CI SARÀ Un paio di giorni fa il presidente serbo Vučić ha espresso il suo forte timore che 3-4 mesi ci separino dalla Terza Guerra Mondiale. Che si tratti di una valutazione realistica o magari di eccessiva apprensione da parte di chi ha già esperito sulla propria pelle la natura “eminentemente difensiva” della Nato, è quanto scopriremo solo vivendo. Possiamo però sin d’ora fare qualche considerazione generale sulle linee di tendenza che si profilano. Dal punto di vista di un confronto diretto tra grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso. Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.). Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca. Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra. Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa. Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra. Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale. L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana. Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). Il sistema hobbesiano della competizione economica infinita appare tollerabile solo finché le proprie popolazioni appartengono solo in modo marginale alla sfera dei perdenti in questa competizione. Quando la lotta economica di tutti contro tutti comincia ad erodere significativamente i modi di vita del proletariato europeo o americano, l’allarme scatta, perché l’unità dei sistemi occidentali è fornita soltanto dalla promessa di un benessere (comparativamente) diffuso. Questo significa che, per ragioni diverse, anche nell’Occidente a guida americana l’attuale “insubordinazione internazionale” fomentata dalla Russia rappresenta un rischio esistenziale: essa porta alla luce i “limiti intrinseci allo sviluppo” che i critici del modello capitalista hanno riconosciuto da tempo e che ora bussano alle porte. Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta. Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. Per dire, è chiaro che le condizioni degli accordi di Minsk II, che erano rivendicati dalla Russia prima dell’inizio della guerra, se accettati oggi rappresenterebbero una grave sconfitta per i russi, lasciando 8 milioni di russofoni in balia politica di quegli stessi che li hanno perseguitati prima e bombardati poi. Più passa il tempo, maggiori i costi, più i risultati accettati come minimi per ciascuna delle parti si ampliano. Questo quadro rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile,. Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto. La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa. Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto. Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse. Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA. Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato. Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini). Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc. Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente. Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc. Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese. E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo). E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc. Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose. La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte). Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno. Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato. Questo punto ci porta ad una seconda conclusione: la direzione primaria in cui si deve muovere, in questo contesto storico, una politica critica, una politica d’opposizione autentica, deve avere al centro della propria agenda la RICHIESTA DI PACE (che vuol dire convivenza, riduzione della conflittualità internazionale, allentamento delle tensioni, accettazione della pluralità di prospettive, accettazione di un multipolarismo con pari dignità dei vari poli, ecc.) e il RIFIUTO DELL’EMERGENZIALISMO (rifiuto della creazione costante di ansia, terrore, di sindromi dell’attacco o della catastrofe incombente, per manipolare la volontà pubblica). Volontà di pace, nel senso più comprensivo, e rifiuto dell’atteggiamento emergenzialista, dovrebbero essere al centro di ogni iniziativa politica che si voglia capace di resistere ai tempi oscuri in cui siamo stati sospinti.
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  • 10 giugno 2024

    ELEZIONI EUROPEE 2024
    Analisi del voto
    (Roberto Nuzzo)

    IL SISTEMA È ANDATO SOTTO LA FATIDICA SOGLIA DEL 50%: ORA È UFFICIALMENTE MINORANZA!

    ASPETTAVAMO DA TANTO QUESTO MOMENTO. ORA ORGANIZZIAMOCI E DIAMO IL VIA ALLA CROCIATA CONTRO IL TRATTATO "UE", CHE È LA PRIORITÀ ASSOLUTA!

    Mai come questa volta gli italiani hanno seguito i dati dell'affluenza alle urne con una partecipazione così alta, quasi come fosse una finale dei mondiali di calcio. Segno che il "disinteresse" verso il sistema politico è finito. Le cose sono cambiate a seguito del genocidio pandemico, ma che è ancora in atto a causa della PUNTURINA ASSASSINA.

    Dopo il fallimento del progetto dell' OMS sui pieni poteri, oggi possiamo esultare ancora una volta grazie all'implosione del famigerato "sistema politico".

    Come ben sapete, l'8/9 giugno resteranno agli annali della storia poiché per la prima volta, da 4 anni a questa parte, il popolo italiano si è unito attorno ad una sola idea: USCIRE DALLA "UE".

    Alla luce di questo risultato elettorale possiamo affermare che il "sistema politico-mediatico-finanziario" oggi NON gide più della fiducia della maggioranza del popolo italiano. In effetti, il dato oggettivo che è emerso, ci dice che rispetto al 2022 (elezioni politiche) ha perso un altro 20% (aveva votato il 64%). Oggi la casta è stata clamorisamente e formalmente SFIDUCIATA!

    Mentre l'astensionista, ex "gomblottista", è armato solo di un telefonino (la fionda).

    Questo, nonostante i potenti mezzi di cui possiede il "sistema", fatto di: TV, GIORNALI, TANTO DENARO, MASSONERIE, I DRAGHI, I MONTI, PARLAMENTARI, LOBBIES, IMPRENDITORI, REGIONI, SINDACI, CASE FARMACEUTICHE, BUROCRATI CORNUTI E TRADITORI, SERVIZI SEGRETI.

    Ma gli scricchiolii di questo tracollo si sono avvertiti già da parecchio tempo, da quando alle elezioni Regionali (Lazio e Toscana) e amministrative del 2023, si era recato al voto circa il 30%.

    Affluernze così basse non si erano mai registrate prima d'ora. Ma il risultato più eclatante è il dato europeo poiché è la prima volta che l'affluenza è stata sotto il 50%.

    Quindi, da oggi si apre una pagina nuova per il nostro Paese. Ossia, bisognerà dare un'identità ed una "casa" alla maggioranza del Paese poiché quel che ci ha detto è stato questo:
    1) il Trattato UE non ci piace piu;
    2) non ci fidiamo più della tv e dei giornali;
    3) vogliamo il superamento di questo "sistema politico" e di tutta la burocrazia e la finanza che li supporta e finanzia.

    Quindi, rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci al lavoro, ma con UMILTÀ, SERIETÀ ed ONESTÀ INTELLETTUALE in primo luogo compattare e unire il Paese sotto un'unica regia, riconosciuta e risdpettata da tutti. Senza litigi, fughe in avanti, ripicche e sete di poltrone.

    Siamo tantissimi, ma divisi e disgregati, come lo erano i barbari con i romani. Se vogliamo prendere le redini del Paese dovremo prima diventare un "esercito", ben organizzato e strutturato, dopodiché agire:
    1) indizione referendum consultivo per la verifica della volontà popolare sul TRATTATO UE;
    2) Individuare le l migliori figure possibili quali candidati alla carica di Sindaco;
    3) Individuare le migliori figure possibili quali candidati alle elezioni regionali;
    4) individuare i migliori candidati per i vari colleghi di Camera e Senato

    Tutto questo, solo dopo aver organizzato e strutturato la forza politico-sociale su tutto il territorio.

    PS: Ciò che emerge, in conclusione, è la morte del sistema democratico basato sulle elezioni di "eletti". Vale a dire: partiti, politici e burocrati comprati da lobbies, multinazionali e case farmaceutiche, verso i quali il sistema, fa gli interessi per i suoi padroni. Ma di questo ne parleremo a tempo debito.

    A questo punto è necessario il superamento verso la "lottocrazia", poiché, oltre ad essere un sistema oramai compromesso e corrotto, esso  divide la popolazione in tifoserie da stadio portandola fino ad odiarsi. E nella divisione chi manovra vince sempre!

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    Roberto Nuzzo
    10 giugno 2024 ELEZIONI EUROPEE 2024 Analisi del voto (Roberto Nuzzo) IL SISTEMA È ANDATO SOTTO LA FATIDICA SOGLIA DEL 50%: ORA È UFFICIALMENTE MINORANZA! ASPETTAVAMO DA TANTO QUESTO MOMENTO. ORA ORGANIZZIAMOCI E DIAMO IL VIA ALLA CROCIATA CONTRO IL TRATTATO "UE", CHE È LA PRIORITÀ ASSOLUTA! Mai come questa volta gli italiani hanno seguito i dati dell'affluenza alle urne con una partecipazione così alta, quasi come fosse una finale dei mondiali di calcio. Segno che il "disinteresse" verso il sistema politico è finito. Le cose sono cambiate a seguito del genocidio pandemico, ma che è ancora in atto a causa della PUNTURINA ASSASSINA. Dopo il fallimento del progetto dell' OMS sui pieni poteri, oggi possiamo esultare ancora una volta grazie all'implosione del famigerato "sistema politico". Come ben sapete, l'8/9 giugno resteranno agli annali della storia poiché per la prima volta, da 4 anni a questa parte, il popolo italiano si è unito attorno ad una sola idea: USCIRE DALLA "UE". Alla luce di questo risultato elettorale possiamo affermare che il "sistema politico-mediatico-finanziario" oggi NON gide più della fiducia della maggioranza del popolo italiano. In effetti, il dato oggettivo che è emerso, ci dice che rispetto al 2022 (elezioni politiche) ha perso un altro 20% (aveva votato il 64%). Oggi la casta è stata clamorisamente e formalmente SFIDUCIATA! Mentre l'astensionista, ex "gomblottista", è armato solo di un telefonino (la fionda). Questo, nonostante i potenti mezzi di cui possiede il "sistema", fatto di: TV, GIORNALI, TANTO DENARO, MASSONERIE, I DRAGHI, I MONTI, PARLAMENTARI, LOBBIES, IMPRENDITORI, REGIONI, SINDACI, CASE FARMACEUTICHE, BUROCRATI CORNUTI E TRADITORI, SERVIZI SEGRETI. Ma gli scricchiolii di questo tracollo si sono avvertiti già da parecchio tempo, da quando alle elezioni Regionali (Lazio e Toscana) e amministrative del 2023, si era recato al voto circa il 30%. Affluernze così basse non si erano mai registrate prima d'ora. Ma il risultato più eclatante è il dato europeo poiché è la prima volta che l'affluenza è stata sotto il 50%. Quindi, da oggi si apre una pagina nuova per il nostro Paese. Ossia, bisognerà dare un'identità ed una "casa" alla maggioranza del Paese poiché quel che ci ha detto è stato questo: 1) il Trattato UE non ci piace piu; 2) non ci fidiamo più della tv e dei giornali; 3) vogliamo il superamento di questo "sistema politico" e di tutta la burocrazia e la finanza che li supporta e finanzia. Quindi, rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci al lavoro, ma con UMILTÀ, SERIETÀ ed ONESTÀ INTELLETTUALE in primo luogo compattare e unire il Paese sotto un'unica regia, riconosciuta e risdpettata da tutti. Senza litigi, fughe in avanti, ripicche e sete di poltrone. Siamo tantissimi, ma divisi e disgregati, come lo erano i barbari con i romani. Se vogliamo prendere le redini del Paese dovremo prima diventare un "esercito", ben organizzato e strutturato, dopodiché agire: 1) indizione referendum consultivo per la verifica della volontà popolare sul TRATTATO UE; 2) Individuare le l migliori figure possibili quali candidati alla carica di Sindaco; 3) Individuare le migliori figure possibili quali candidati alle elezioni regionali; 4) individuare i migliori candidati per i vari colleghi di Camera e Senato Tutto questo, solo dopo aver organizzato e strutturato la forza politico-sociale su tutto il territorio. PS: Ciò che emerge, in conclusione, è la morte del sistema democratico basato sulle elezioni di "eletti". Vale a dire: partiti, politici e burocrati comprati da lobbies, multinazionali e case farmaceutiche, verso i quali il sistema, fa gli interessi per i suoi padroni. Ma di questo ne parleremo a tempo debito. A questo punto è necessario il superamento verso la "lottocrazia", poiché, oltre ad essere un sistema oramai compromesso e corrotto, esso  divide la popolazione in tifoserie da stadio portandola fino ad odiarsi. E nella divisione chi manovra vince sempre! https://www.facebook.com/share/v/WBkV2kzcGRyuirbg/ Roberto Nuzzo
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