• IL REGNO UNITO VUOLE DEPORTARE I RICHIEDENTI ASILO IN RWANDA, MA NON CI RIESCE

    Quando cambia un governo, spesso si scopre qualche altarino di quello precedente, come se il nuovo governo dovesse mandate un segnale di discontinuità: noi siamo diversi, noi siamo migliori. Il Regno Unito, eccezionale in molte cose e non tutte lodevoli, in questa si adegua al tran-tran.

    La notizia data dal ministro degli Interni Yvette Copper del nuovo governo Starmer circa il fallimento della deportazione dei richiedenti asilo in Rwanda approvata dal precedente governo Sunak, ha risvolti davvero notevoli, quasi esilaranti se non riguardasse la vita di decine di migliaia di persone.

    Deportazione pianificata dal governo tory di Boris Johnson e messa a terra da quello di Sunak, che prevedeva il versamento di una cospicua somma di denaro al Rwanda di Paul Kagame, appena rieletto col il 99,15% dei voti per il quarto mandato. 209 milioni di sterline la cifra promessa al ruandese: poco più che una mancia, data la vastità e la portata del piano in questione, ma consideriamolo un acconto in credito alla buona volontà.

    Il buon Kagame, ex militare, è incredibilmente riuscito a migliorare costantemente le proprie performance elettorali: dopo la leggera flessione del 2010 (93%) seguita alla prima elezione del 2003 (95%), ha preso il 98% nel 2017 per planare sul morbido 99% e spiccioli della settimana scorsa.

    La rivista Africa lo definisce, con una punta di ironia, “l’autocrate che piace”. A chi? Ruandesi a parte, che ad eccezione di uno sparuto scarto di lavorazione proprio non riescono a rinunciare all’allampanato Paul, piace sicuramente all’Occidente democratico, le cui responsabilità nel genocidio ruandese sono un dato storico acquisito. Lo stesso Occidente che fregia Putin dell’augusto titolo di dittatore sanguinario se prende un ridicolo (rispetto alle performance di Kagame) 87%, di fronte all’ennesimo utile negro da cortile si arresta in estatica e soprattutto silenziosa contemplazione.

    Il fatto che lo stesso Sunak sia un immigrato indiano diversamente bianco, per quanto di famiglia parsimoniosamente miliardaria, smentisce una volta di più (casomai ce ne fosse il bisogno) la vulgata secondo la quale un membro di una categoria sociale non possa agire contro la categoria alla quale appartiene.

    Eppure Sunak si è mostrato totalmente rispettoso degli usi e costumi del proprio paese di origine, specialmente per quanto riguarda la divisione in caste della società: ci sono i paria, gli intoccabili e privi di diritti, e poi su su fino a quelli come Sunak. Ma questi sono dettagli che non devono scalfire il mito del buon selvaggio, vero pilastro della narrazione accogliente e inclusiva.

    Il perché appartenere ad una certa categoria impedisca di danneggiarla è un mistero più complesso della Trinità, ma a quanto pare viene massicciamente creduto, e senza andare tanto per il sottile: l’Africa in festa per l’elezione di Obama ha subito preso contatto col fatto che all’africano Barack (pare sia nato in Kenya) dell’Africa non cale né tanto né poco. Per non parlare della della rielezione di Von der Leyen: in quanto donna e madre, ella è naturalmente inclusiva ed incapace di scatenare guerre. Ci mancherebbe altro: lo sanno bene tanto i russi quanto gli ucraini. Come lo sanno gli inglesi, che spedirono Johnson ad ordinare a Zelensky, pronto a negoziare la pace coi russi, di continuare la guerra senza se e senza ma. Come lo sa la premier per un giorno Liz Truss, altra donna accogliente e inclusiva che cinguettò di essere pronta a schiacciare il bottone della bomba nucleare. Sparita dalla circolazione, il che data la coazione a riproporre sempre le stesse eminenti figure dell’Occidente democratico un po’ stupisce e un po’ preoccupa: che fine ha fatto?

    Dopo di che, per tornare alla denuncia della Copper, vengono i sempre sgradevoli conti della serva. La Copper non solo quantifica lo sperpero in oltre un miliardo di euro nel varo della fantasiosa ed accogliente iniziativa, contro la quale il sempre vigile Papa Francesco, sempre prodigo di parole taglienti verso ciò che disapprova, non ha emesso una sillaba. Ma aggiunge che il governo precedente aveva preventivato un

    modesto contributo all’iniziativa di almeno 10 miliardi di sterline, ovvero circa 12 miliardi di euro, senza riferire al parlamento.

    Kagame, il quale ha già beneficiato dell’ennesimo “aiuto alla sviluppo” occidentale, si è affrettato a dichiarare che nonostante il piano sia miseramente fallito, non è tenuto a restituire la caparra. Ci mancherebbe altro: se il cliente rinuncia alla vacanza, paga. È un vero peccato, perché date le tensioni col vicino Congo (leggi: guerra) questa marcia indietro priva i rwandesi di molta ottima carne da cannone: decine di migliaia di uomini in età militare che sarebbero andati ad ingrossare le fila degli oltre 120 gruppi di “ribelli” operanti nel Nord e nel Sud Kivu, che nel silenzio generale – anche del governo di Kinshasa in altre faccende affaccendato – assiste ai continui massacri di civili inermi e al saccheggio di risorse naturali che fanno rimpiangere l’epoca coloniale come un’età dell’oro.

    Ci sono tre considerazioni sintetiche e quasi istintive da fare in conclusione. La prima è che questa globalizzazione della paura e del malaffare per via statuale, a parere di chi scrive nasconde il più colossale giro di mazzette e creazione di fondi neri mai apparso sulla trista scena del mondo. Mentre il denaro dei servi sciocchi che non emettono scontrini viene spiato e contabilizzato fino all’ultimo centesimo, capitali enormi, esentasse e fuori controllo si aggirano per il mondo destinati ai fini più luridi e inumani. Questo mi pare il fine di gran parte degli “aiuti umanitari” e del “sostegno della comunità internazionale” a questa o quella guerra civile e democratica.

    La seconda è che viviamo sottomessi ad apparati e istituzioni pubbliche che non rispondono più ai popoli che le hanno custodite e legittimate talvolta per secoli, le quali dilapidano la ricchezza in operazioni apertamente contrarie non solo al diritto internazionale ma anche agli interessi particolari del paese, estendendosi anche ad altri paesi come un cancro.

    La terza è che mentre notizie del tutto trascurabili vengono pompate a dismisura, queste notizie scomode non è che non vengano date, ma sono del tutto ignorate. Una possibile ragione è l’abituare lentamente l’opinione pubblica alla normalità dello scandalo e del malaffare, predisponendola alla sua accettazione come fatto trascurabile. Mentre noi inveiamo contro il mostro di turno e il pericolo mortale del momento, milioni di uomini vengono spostati e ammassati come roba vecchia dalla soffitta alla cantina, giustificando il passaggio di mano di somme enormi di denaro sottratte alla sanità, alla giustizia, ai servizi essenziali, alla pace e alla prosperità di tutti.

    Pluto
    IL REGNO UNITO VUOLE DEPORTARE I RICHIEDENTI ASILO IN RWANDA, MA NON CI RIESCE Quando cambia un governo, spesso si scopre qualche altarino di quello precedente, come se il nuovo governo dovesse mandate un segnale di discontinuità: noi siamo diversi, noi siamo migliori. Il Regno Unito, eccezionale in molte cose e non tutte lodevoli, in questa si adegua al tran-tran. La notizia data dal ministro degli Interni Yvette Copper del nuovo governo Starmer circa il fallimento della deportazione dei richiedenti asilo in Rwanda approvata dal precedente governo Sunak, ha risvolti davvero notevoli, quasi esilaranti se non riguardasse la vita di decine di migliaia di persone. Deportazione pianificata dal governo tory di Boris Johnson e messa a terra da quello di Sunak, che prevedeva il versamento di una cospicua somma di denaro al Rwanda di Paul Kagame, appena rieletto col il 99,15% dei voti per il quarto mandato. 209 milioni di sterline la cifra promessa al ruandese: poco più che una mancia, data la vastità e la portata del piano in questione, ma consideriamolo un acconto in credito alla buona volontà. Il buon Kagame, ex militare, è incredibilmente riuscito a migliorare costantemente le proprie performance elettorali: dopo la leggera flessione del 2010 (93%) seguita alla prima elezione del 2003 (95%), ha preso il 98% nel 2017 per planare sul morbido 99% e spiccioli della settimana scorsa. La rivista Africa lo definisce, con una punta di ironia, “l’autocrate che piace”. A chi? Ruandesi a parte, che ad eccezione di uno sparuto scarto di lavorazione proprio non riescono a rinunciare all’allampanato Paul, piace sicuramente all’Occidente democratico, le cui responsabilità nel genocidio ruandese sono un dato storico acquisito. Lo stesso Occidente che fregia Putin dell’augusto titolo di dittatore sanguinario se prende un ridicolo (rispetto alle performance di Kagame) 87%, di fronte all’ennesimo utile negro da cortile si arresta in estatica e soprattutto silenziosa contemplazione. Il fatto che lo stesso Sunak sia un immigrato indiano diversamente bianco, per quanto di famiglia parsimoniosamente miliardaria, smentisce una volta di più (casomai ce ne fosse il bisogno) la vulgata secondo la quale un membro di una categoria sociale non possa agire contro la categoria alla quale appartiene. Eppure Sunak si è mostrato totalmente rispettoso degli usi e costumi del proprio paese di origine, specialmente per quanto riguarda la divisione in caste della società: ci sono i paria, gli intoccabili e privi di diritti, e poi su su fino a quelli come Sunak. Ma questi sono dettagli che non devono scalfire il mito del buon selvaggio, vero pilastro della narrazione accogliente e inclusiva. Il perché appartenere ad una certa categoria impedisca di danneggiarla è un mistero più complesso della Trinità, ma a quanto pare viene massicciamente creduto, e senza andare tanto per il sottile: l’Africa in festa per l’elezione di Obama ha subito preso contatto col fatto che all’africano Barack (pare sia nato in Kenya) dell’Africa non cale né tanto né poco. Per non parlare della della rielezione di Von der Leyen: in quanto donna e madre, ella è naturalmente inclusiva ed incapace di scatenare guerre. Ci mancherebbe altro: lo sanno bene tanto i russi quanto gli ucraini. Come lo sanno gli inglesi, che spedirono Johnson ad ordinare a Zelensky, pronto a negoziare la pace coi russi, di continuare la guerra senza se e senza ma. Come lo sa la premier per un giorno Liz Truss, altra donna accogliente e inclusiva che cinguettò di essere pronta a schiacciare il bottone della bomba nucleare. Sparita dalla circolazione, il che data la coazione a riproporre sempre le stesse eminenti figure dell’Occidente democratico un po’ stupisce e un po’ preoccupa: che fine ha fatto? Dopo di che, per tornare alla denuncia della Copper, vengono i sempre sgradevoli conti della serva. La Copper non solo quantifica lo sperpero in oltre un miliardo di euro nel varo della fantasiosa ed accogliente iniziativa, contro la quale il sempre vigile Papa Francesco, sempre prodigo di parole taglienti verso ciò che disapprova, non ha emesso una sillaba. Ma aggiunge che il governo precedente aveva preventivato un modesto contributo all’iniziativa di almeno 10 miliardi di sterline, ovvero circa 12 miliardi di euro, senza riferire al parlamento. Kagame, il quale ha già beneficiato dell’ennesimo “aiuto alla sviluppo” occidentale, si è affrettato a dichiarare che nonostante il piano sia miseramente fallito, non è tenuto a restituire la caparra. Ci mancherebbe altro: se il cliente rinuncia alla vacanza, paga. È un vero peccato, perché date le tensioni col vicino Congo (leggi: guerra) questa marcia indietro priva i rwandesi di molta ottima carne da cannone: decine di migliaia di uomini in età militare che sarebbero andati ad ingrossare le fila degli oltre 120 gruppi di “ribelli” operanti nel Nord e nel Sud Kivu, che nel silenzio generale – anche del governo di Kinshasa in altre faccende affaccendato – assiste ai continui massacri di civili inermi e al saccheggio di risorse naturali che fanno rimpiangere l’epoca coloniale come un’età dell’oro. Ci sono tre considerazioni sintetiche e quasi istintive da fare in conclusione. La prima è che questa globalizzazione della paura e del malaffare per via statuale, a parere di chi scrive nasconde il più colossale giro di mazzette e creazione di fondi neri mai apparso sulla trista scena del mondo. Mentre il denaro dei servi sciocchi che non emettono scontrini viene spiato e contabilizzato fino all’ultimo centesimo, capitali enormi, esentasse e fuori controllo si aggirano per il mondo destinati ai fini più luridi e inumani. Questo mi pare il fine di gran parte degli “aiuti umanitari” e del “sostegno della comunità internazionale” a questa o quella guerra civile e democratica. La seconda è che viviamo sottomessi ad apparati e istituzioni pubbliche che non rispondono più ai popoli che le hanno custodite e legittimate talvolta per secoli, le quali dilapidano la ricchezza in operazioni apertamente contrarie non solo al diritto internazionale ma anche agli interessi particolari del paese, estendendosi anche ad altri paesi come un cancro. La terza è che mentre notizie del tutto trascurabili vengono pompate a dismisura, queste notizie scomode non è che non vengano date, ma sono del tutto ignorate. Una possibile ragione è l’abituare lentamente l’opinione pubblica alla normalità dello scandalo e del malaffare, predisponendola alla sua accettazione come fatto trascurabile. Mentre noi inveiamo contro il mostro di turno e il pericolo mortale del momento, milioni di uomini vengono spostati e ammassati come roba vecchia dalla soffitta alla cantina, giustificando il passaggio di mano di somme enormi di denaro sottratte alla sanità, alla giustizia, ai servizi essenziali, alla pace e alla prosperità di tutti. Pluto
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  • Vigano’, Bergoglio, CL , la Chiesa e i cristiani

    In questo periodo i mezzi di comunicazione fanno un gran parlare del contrasto tra l’Arcivescovo Carlo Maria Vigano’ e il Papa; si sono buttati a pesce sulla questione dello scisma e sulla scomunica comminata a Vigano’ perché non si è sottomesso al Papa e perché ha dichiarato che il Concilio Vaticano II è stato l’origine di tutti i mali che soffre la Chiesa attuale. Sono diventati tutti esperti vaticanisti, i giornalisti, e discettano di questioni teologiche e canoniche con una disinvoltura che sembra far credere che non si siano mai interessati d’altro in vita loro. Ci inondano di notizie anche sulla crisi di CL, che non vedevano l’ora si dissolvesse in problematiche interne e sparisse dalla vita sociale. Tutto viene messo sulla pubblica piazza con dovizia di particolari e gran compiacimento delle discordie tra i responsabili e tra essi e il Vaticano.

    Questa situazione mi ha fatto sorgere alcune domande: anzitutto “come stanno realmente le cose?” E poi, perché i giornalisti parlano solo delle difficoltà e dei contrasti e mai delle cose positive che avvengono ad opera di chi fa parte della Chiesa? O meglio, perché esasperano quel 2 per cento di problemi e tralasciano di prendere in considerazione il rimanente 98 per cento di azioni, di rapporti umani di realtà concrete messe in piedi dai cristiani che sono di enorme sostegno per la gente? Perché non parlano mai, ad esempio, dell’impressionante numero di aiuti umanitari originato dall’esperienza di Comunione e Liberazione? Oppure dell’incredibile slancio missionario prodotto da tutto il modo cattolico, dalla metà dell’Ottocento in avanti?

    Tanto per fare un esempio, io, che sono nell’ambito cattolico da cinquant’anni, sono venuto a conoscenza dell’esistenza di Giuseppe Allamano e dei suoi Missionari della Consolata solo quando sono andato in Africa e precisamente in Costa d’Avorio. Lì ho visto ciò che fanno questi giganti della fede: a Marandallah, nel cuore del Paese, hanno messo in piedi un villaggio intero, con tanto di “Jardin de l’amitié”, un enorme parco per i bambini, con giochi e spazi utilizzabili. Questo può apparire ovvio nel Nord Italia, nel quale ci sono sempre stati gli Oratori, ma in Africa è una cosa dell’altro mondo, in quanto nelle loro mentalità i bambini non sono considerati finché non arrivano all’età adulta. In Africa sono molto considerati gli anziani, tanto che mangiano tutto quello che vogliono, poi gli adulti, e infine i bambini, ai quali spetta ciò che rimane. E’ per tale motivo che magari si ammalano di anemia: perché mangiano solo il riso bianco che avanza, ma non la carne, spazzolata dagli adulti. Nessuno dice poi che nell’islam e nelle religioni tribali non c’è alcuna attività pensata per i bambini, i quali vengono lasciati a loro stessi e crescono per strada. Ma i Missionari della Consolata avevano costruito addirittura un ospedale, così che le autorità civili avevano lasciato andare in rovina l’ospedale statale, perché tanto c’era già quello dei preti.

    E questo è solo un esempio, ma si potrebbe parlare dell’opera dei Missionari del PIME, che hanno missioni perfino in Tailandia e Cambogia, dei Comboniani, dei Francescani, e chi più ne ha più ne metta.

    Come mai io non sapevo nulla di tutto ciò? Perché i giornalisti, di queste cose, parlano in maniera talmente veloce, frammentaria e superficiale che non rimane nella testa della gente. Le buttano lì con noncuranza e in maniera occasionale e casuale. Le notizie che invece vogliono far rimanere ben impresse nella mentalità dei più vengono date di continuo, in modo martellante e ossessivo, con una sorta di “bombardamento mediatico”. Basti pensare ai “tormentoni” riguardanti fatti accaduti magari decenni fa che vengono ripresi sistematicamente, mentre la stragrande maggioranza dei conflitti armati presenti nel mondo è totalmente obliterata.

    Sempre più spesso viene data l’interpretazione del fatto prima ancora di cercare di darne una descrizione completa e di andare a fondo delle motivazioni che potrebbero esserci alla base di esso. Il metodo con cui vengono fornite le notizie del nostro mondo cosiddetto democratico è sempre più simile a quello di un regime totalitario che cerca in tutti i modi di far pensare le persone in un determinato modo.
    Tale metodo viene applicato “scientificamente” soprattutto alla Chiesa, rea di essere una realtà non immediatamente assimilabile a quella di una organizzazione statale. La virulenza con la quale i giornalisti attaccano la Chiesa, in particolare quella cattolica, non ha paragoni con nessun’altra realtà, né religiosa né civile. Il silenzio quasi tombale sulle persecuzioni e le discriminazioni che subiscono i cristiani in molti Paesi del mondo ha come termine di confronto, forse, solo il silenzio che copre tutte le guerre “minori”, cioè il conflitti che fa comodo all’Occidente tenere nascosti, di cui è pieno il mondo definito “terzo” appunto dagli Stati ricchi del pianeta.

    Come distruggere la Chiesa? Non ce la fece nemmeno la rivoluzione francese e Napoleone, dall’esterno; allora occorre far entrare al suo interno il “fumo di satana”, come disse Paolo VI, cioè un pensiero non cattolico che diventi predominante. E il pensiero non cattolico che si vuol introdurre è quello della cosiddetta democrazia liberale: la Chiesa, si dice, deve rispettare i diritti dell’uomo, la parità di genere, i diritti degli omosessuali e via discorrendo. Si applica sempre più spesso il metodo dell’elezione diretta dei responsabili e dei capi, metodo che apparentemente sembra più giusto, ma rischia di non tenere conto dell’essenza della Chiesa, che è quella di essere una “comunione gerarchica”.

    Intendiamoci, non è che il metodo democratico sia generato dal diavolo; le stesse elezioni democratiche hanno origine dall’elezione dell’abate nei monasteri. I Greci infatti avevano forme di governo basate più su criteri oligarchici che democratici. E’ con il Medioevo che tutti i monaci votano per eleggere il loro “capo”. Tutto il nostro sistema democratico ha avuto impulso decisivo dalla vita cristiana e in particolare dalla vita monastica. Non è un caso che la democrazia si sia affermata nei Paesi a tradizione cristiana e non negli Stati a preminenza islamica o buddista-induista.

    Ma se la mentalità democratica prende il sopravvento nella Chiesa, allora il punto è avere la “maggioranza”, e sconfiggere l’”opposizione”; si riduce tutto ad una gara per ottenere consensi e vince chi ne ottiene di più. Si rientra nella logica di potere, perché anche il sistema democratico è un mezzo per raggiungere le leve di governo di una organizzazione.

    C’è un altro aspetto da considerare, che riguarda più i cattolici cosiddetti “tradizionalisti” Un altro modo di intendere la Chiesa è quello di identificarla con la gerarchia, con il Papa, i Cardinali e i Vescovi. Ho fatto tante discussioni a questo proposito, con chi sosteneva che la Chiesa è “una gerarchia”. Addirittura qualcuno arrivava ad affermare che “La Chiesa è il Papa”. Ora, io rispondevo che la gerarchia è essenziale alla natura della Chiesa cattolica, ma non la esaurisce: la Chiesa è formata da Papa, cardinali, vescovi, preti, suore, monaci, ma, vivaddio, anche dai fedeli laici, siano essi sposati o consacrati: in una parola, da tutti i battezzati. In quest’ottica anche gli ortodossi e i protestanti sono Chiesa, in quanto uniti a Cristo con il battesimo. Poi aggiungevo: una definizione un po’ più completa della Chiesa è quella di “comunione gerarchica”, che mantiene la sua natura di “realtà etnica sui generis”, come disse sempre Paolo VI. La Chiesa, insomma, non è riducibile ad una qualsiasi realtà sociale organizzativa, ma ha una specificità che le deriva dalla sua costituzione durante l’Ultima cena, nella quale Nostro Signore Gesù Cristo ci ha lasciato il Suo corpo e il Suo sangue perché potessimo essere salvati.

    La Chiesa, insomma, è una realtà umana nella quale si rende presente il divino: è una unità di persone nella quale si manifesta, in quanto realmente presente, Gesù Cristo stesso. Allora, chi è che comanda nella Chiesa? Chi è il vero “capo della Chiesa? Il Papa? No! Gesù Cristo!

    Mi viene in mente la frase del cardinal Siri, dopo il Conclave del 1958, nel quale era certo di essere eletto Papa: “Tutti erano d’accordo per votare me; c’erano solo tre persone non lo volevano: il Padre, il Figlio e lo Spirito santo”.
    Vigano’, Bergoglio, CL , la Chiesa e i cristiani In questo periodo i mezzi di comunicazione fanno un gran parlare del contrasto tra l’Arcivescovo Carlo Maria Vigano’ e il Papa; si sono buttati a pesce sulla questione dello scisma e sulla scomunica comminata a Vigano’ perché non si è sottomesso al Papa e perché ha dichiarato che il Concilio Vaticano II è stato l’origine di tutti i mali che soffre la Chiesa attuale. Sono diventati tutti esperti vaticanisti, i giornalisti, e discettano di questioni teologiche e canoniche con una disinvoltura che sembra far credere che non si siano mai interessati d’altro in vita loro. Ci inondano di notizie anche sulla crisi di CL, che non vedevano l’ora si dissolvesse in problematiche interne e sparisse dalla vita sociale. Tutto viene messo sulla pubblica piazza con dovizia di particolari e gran compiacimento delle discordie tra i responsabili e tra essi e il Vaticano. Questa situazione mi ha fatto sorgere alcune domande: anzitutto “come stanno realmente le cose?” E poi, perché i giornalisti parlano solo delle difficoltà e dei contrasti e mai delle cose positive che avvengono ad opera di chi fa parte della Chiesa? O meglio, perché esasperano quel 2 per cento di problemi e tralasciano di prendere in considerazione il rimanente 98 per cento di azioni, di rapporti umani di realtà concrete messe in piedi dai cristiani che sono di enorme sostegno per la gente? Perché non parlano mai, ad esempio, dell’impressionante numero di aiuti umanitari originato dall’esperienza di Comunione e Liberazione? Oppure dell’incredibile slancio missionario prodotto da tutto il modo cattolico, dalla metà dell’Ottocento in avanti? Tanto per fare un esempio, io, che sono nell’ambito cattolico da cinquant’anni, sono venuto a conoscenza dell’esistenza di Giuseppe Allamano e dei suoi Missionari della Consolata solo quando sono andato in Africa e precisamente in Costa d’Avorio. Lì ho visto ciò che fanno questi giganti della fede: a Marandallah, nel cuore del Paese, hanno messo in piedi un villaggio intero, con tanto di “Jardin de l’amitié”, un enorme parco per i bambini, con giochi e spazi utilizzabili. Questo può apparire ovvio nel Nord Italia, nel quale ci sono sempre stati gli Oratori, ma in Africa è una cosa dell’altro mondo, in quanto nelle loro mentalità i bambini non sono considerati finché non arrivano all’età adulta. In Africa sono molto considerati gli anziani, tanto che mangiano tutto quello che vogliono, poi gli adulti, e infine i bambini, ai quali spetta ciò che rimane. E’ per tale motivo che magari si ammalano di anemia: perché mangiano solo il riso bianco che avanza, ma non la carne, spazzolata dagli adulti. Nessuno dice poi che nell’islam e nelle religioni tribali non c’è alcuna attività pensata per i bambini, i quali vengono lasciati a loro stessi e crescono per strada. Ma i Missionari della Consolata avevano costruito addirittura un ospedale, così che le autorità civili avevano lasciato andare in rovina l’ospedale statale, perché tanto c’era già quello dei preti. E questo è solo un esempio, ma si potrebbe parlare dell’opera dei Missionari del PIME, che hanno missioni perfino in Tailandia e Cambogia, dei Comboniani, dei Francescani, e chi più ne ha più ne metta. Come mai io non sapevo nulla di tutto ciò? Perché i giornalisti, di queste cose, parlano in maniera talmente veloce, frammentaria e superficiale che non rimane nella testa della gente. Le buttano lì con noncuranza e in maniera occasionale e casuale. Le notizie che invece vogliono far rimanere ben impresse nella mentalità dei più vengono date di continuo, in modo martellante e ossessivo, con una sorta di “bombardamento mediatico”. Basti pensare ai “tormentoni” riguardanti fatti accaduti magari decenni fa che vengono ripresi sistematicamente, mentre la stragrande maggioranza dei conflitti armati presenti nel mondo è totalmente obliterata. Sempre più spesso viene data l’interpretazione del fatto prima ancora di cercare di darne una descrizione completa e di andare a fondo delle motivazioni che potrebbero esserci alla base di esso. Il metodo con cui vengono fornite le notizie del nostro mondo cosiddetto democratico è sempre più simile a quello di un regime totalitario che cerca in tutti i modi di far pensare le persone in un determinato modo. Tale metodo viene applicato “scientificamente” soprattutto alla Chiesa, rea di essere una realtà non immediatamente assimilabile a quella di una organizzazione statale. La virulenza con la quale i giornalisti attaccano la Chiesa, in particolare quella cattolica, non ha paragoni con nessun’altra realtà, né religiosa né civile. Il silenzio quasi tombale sulle persecuzioni e le discriminazioni che subiscono i cristiani in molti Paesi del mondo ha come termine di confronto, forse, solo il silenzio che copre tutte le guerre “minori”, cioè il conflitti che fa comodo all’Occidente tenere nascosti, di cui è pieno il mondo definito “terzo” appunto dagli Stati ricchi del pianeta. Come distruggere la Chiesa? Non ce la fece nemmeno la rivoluzione francese e Napoleone, dall’esterno; allora occorre far entrare al suo interno il “fumo di satana”, come disse Paolo VI, cioè un pensiero non cattolico che diventi predominante. E il pensiero non cattolico che si vuol introdurre è quello della cosiddetta democrazia liberale: la Chiesa, si dice, deve rispettare i diritti dell’uomo, la parità di genere, i diritti degli omosessuali e via discorrendo. Si applica sempre più spesso il metodo dell’elezione diretta dei responsabili e dei capi, metodo che apparentemente sembra più giusto, ma rischia di non tenere conto dell’essenza della Chiesa, che è quella di essere una “comunione gerarchica”. Intendiamoci, non è che il metodo democratico sia generato dal diavolo; le stesse elezioni democratiche hanno origine dall’elezione dell’abate nei monasteri. I Greci infatti avevano forme di governo basate più su criteri oligarchici che democratici. E’ con il Medioevo che tutti i monaci votano per eleggere il loro “capo”. Tutto il nostro sistema democratico ha avuto impulso decisivo dalla vita cristiana e in particolare dalla vita monastica. Non è un caso che la democrazia si sia affermata nei Paesi a tradizione cristiana e non negli Stati a preminenza islamica o buddista-induista. Ma se la mentalità democratica prende il sopravvento nella Chiesa, allora il punto è avere la “maggioranza”, e sconfiggere l’”opposizione”; si riduce tutto ad una gara per ottenere consensi e vince chi ne ottiene di più. Si rientra nella logica di potere, perché anche il sistema democratico è un mezzo per raggiungere le leve di governo di una organizzazione. C’è un altro aspetto da considerare, che riguarda più i cattolici cosiddetti “tradizionalisti” Un altro modo di intendere la Chiesa è quello di identificarla con la gerarchia, con il Papa, i Cardinali e i Vescovi. Ho fatto tante discussioni a questo proposito, con chi sosteneva che la Chiesa è “una gerarchia”. Addirittura qualcuno arrivava ad affermare che “La Chiesa è il Papa”. Ora, io rispondevo che la gerarchia è essenziale alla natura della Chiesa cattolica, ma non la esaurisce: la Chiesa è formata da Papa, cardinali, vescovi, preti, suore, monaci, ma, vivaddio, anche dai fedeli laici, siano essi sposati o consacrati: in una parola, da tutti i battezzati. In quest’ottica anche gli ortodossi e i protestanti sono Chiesa, in quanto uniti a Cristo con il battesimo. Poi aggiungevo: una definizione un po’ più completa della Chiesa è quella di “comunione gerarchica”, che mantiene la sua natura di “realtà etnica sui generis”, come disse sempre Paolo VI. La Chiesa, insomma, non è riducibile ad una qualsiasi realtà sociale organizzativa, ma ha una specificità che le deriva dalla sua costituzione durante l’Ultima cena, nella quale Nostro Signore Gesù Cristo ci ha lasciato il Suo corpo e il Suo sangue perché potessimo essere salvati. La Chiesa, insomma, è una realtà umana nella quale si rende presente il divino: è una unità di persone nella quale si manifesta, in quanto realmente presente, Gesù Cristo stesso. Allora, chi è che comanda nella Chiesa? Chi è il vero “capo della Chiesa? Il Papa? No! Gesù Cristo! Mi viene in mente la frase del cardinal Siri, dopo il Conclave del 1958, nel quale era certo di essere eletto Papa: “Tutti erano d’accordo per votare me; c’erano solo tre persone non lo volevano: il Padre, il Figlio e lo Spirito santo”.
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  • “In nome della “libertà” si può uccidere”:
    Dugin ha spiegato chi c’è dietro l’attentato alla vita di Trump.

    Il filosofo Alexander Dugin ha definito ciò che è accaduto negli Stati Uniti abbastanza prevedibile.

    “Non c’è dubbio che tutto sia organizzato dai globalisti con il sostegno di quella parte del Deep State che li sostiene.

    L’unico modo per mantenere il nonno il Dissennatore al potere è uccidere Trump, che in queste circostanze quasi sicuramente vincerà.
    In sostanza, c’è stato un tentativo di colpo di stato negli Stati Uniti”.
    - Lui ha spiegato.

    In Ucraina hanno ammesso apertamente di aver tentato più volte di compiere un attacco terroristico contro Putin.
    In Slovacchia c'è stato un attentato alla vita del primo ministro Fico.

    Ora - un attentato alla vita di Trump.

    Secondo Dugin, questo è il vero volto dell’egemonia e di un mondo unipolare.
    Chiunque ostacoli il globalismo è soggetto alla demonizzazione e poi alla liquidazione fisica.

    “Non c’è dubbio che la responsabilità del tentato omicidio di Trump, il leader della corsa presidenziale negli Stati Uniti, ricade sul gruppo formato da Obama, Blinken, Hillary Clinton e il completamente fuori di testa Biden, che ha già avvertito che “la libertà è superiore alla democrazia”, e quindi la democrazia e le sue leggi sono ora sospese, sospese.

    In nome della “libertà” (di continuare a governare) si può uccidere”,
    - scrive il filosofo.

    Ora nel mondo l’unico potere dell’Occidente si sta trasformando in multipolarità.

    E Trump è uno dei suoi poli. I globalisti non si preoccupano degli Stati Uniti come tutti gli altri. Hanno bisogno del potere planetario, del potere assoluto del capitale sovranazionale, ha sottolineato Alexander Dugin.

    Questo è il motivo per cui stiamo assistendo ad una transizione verso tattiche di terrorismo diretto.

    Dugin ha chiesto un duro colpo alla rete globalista:
    "Se non li fermiamo adesso, ci distruggeranno tutti."

    Fonte: Vincenzo Lorussot.me/multipolarenews
    “In nome della “libertà” si può uccidere”: Dugin ha spiegato chi c’è dietro l’attentato alla vita di Trump. Il filosofo Alexander Dugin ha definito ciò che è accaduto negli Stati Uniti abbastanza prevedibile. “Non c’è dubbio che tutto sia organizzato dai globalisti con il sostegno di quella parte del Deep State che li sostiene. L’unico modo per mantenere il nonno il Dissennatore al potere è uccidere Trump, che in queste circostanze quasi sicuramente vincerà. In sostanza, c’è stato un tentativo di colpo di stato negli Stati Uniti”. - Lui ha spiegato. In Ucraina hanno ammesso apertamente di aver tentato più volte di compiere un attacco terroristico contro Putin. In Slovacchia c'è stato un attentato alla vita del primo ministro Fico. Ora - un attentato alla vita di Trump. Secondo Dugin, questo è il vero volto dell’egemonia e di un mondo unipolare. Chiunque ostacoli il globalismo è soggetto alla demonizzazione e poi alla liquidazione fisica. “Non c’è dubbio che la responsabilità del tentato omicidio di Trump, il leader della corsa presidenziale negli Stati Uniti, ricade sul gruppo formato da Obama, Blinken, Hillary Clinton e il completamente fuori di testa Biden, che ha già avvertito che “la libertà è superiore alla democrazia”, e quindi la democrazia e le sue leggi sono ora sospese, sospese. In nome della “libertà” (di continuare a governare) si può uccidere”, - scrive il filosofo. Ora nel mondo l’unico potere dell’Occidente si sta trasformando in multipolarità. E Trump è uno dei suoi poli. I globalisti non si preoccupano degli Stati Uniti come tutti gli altri. Hanno bisogno del potere planetario, del potere assoluto del capitale sovranazionale, ha sottolineato Alexander Dugin. Questo è il motivo per cui stiamo assistendo ad una transizione verso tattiche di terrorismo diretto. Dugin ha chiesto un duro colpo alla rete globalista: "Se non li fermiamo adesso, ci distruggeranno tutti." Fonte: Vincenzo Lorussot.me/multipolarenews
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  • QUALCOSA SI MUOVE?
    Ucraina, scontro interno al governo. La Lega insiste: “Meloni parla di invio di armi difensive? Noi contrari ad alimentare guerre”

    di F. Q. | 12 Luglio 2024

    Dall’Europa a Roma. La linea tracciata dalla nuova famiglia Ue, voluta da Viktor Orban, rischia di creare crepe all’interno del governo italiano. Negli ultimi giorni la Lega di Matteo Salvini – fresca di adesione ai Patrioti per l’Europa – alza il tiro andando contro le posizioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il leader del Carroccio lo ha fatto parlando delle nuove nomine Ue: Salvini ha definito “un colpo di Stato” il bis di Ursula von der Leyen proprio mentre Meloni apre al voto favorevole di Fdi, legandolo al risultato che l’Italia deve ottenere “per il suo peso”. Non solo. Uno dei temi più spinosi è quello relativo al sostegno all’Ucraina. “Più armi si inviano, più la guerra va avanti“, ha dichiarato Salvini sostenuto da altri esponenti del suo partito.

    Una posizione che ha costretto Giorgia Meloni a intervenire pubblicamente, al termine del vertice Nato a Washington, per ricordare che “la maggioranza è sempre stata molto compatta su queste materie, lo dimostra una linea italiana che è chiarissima per tutto il mondo“. La premier ha anche ribadito che “in Ucraina ci siamo concentrati sui sistemi di difesa aerea, che è il modo migliore per difendere una nazione aggredita. Lo dico anche a chi va da varie parti dice se si continuano a inviare armi all’Ucraina si alimenta la guerra”, ha sottolineato con evidente riferimento agli alleati della Lega. “Dipende anche da che cosa si invia, perché se noi non avessimo mandato i sistemi di difesa antiaerea i missili sarebbero partiti ugualmente, colpendo molta più gente, come abbiamo visto qualche giorno fa all’ospedale di Kiev“, ha concluso Giorgia Meloni.

    Ma la replica non si è fatta attendere. “Quali sarebbero le armi difensive inviate all’Ucraina? I missili sono armi difensive? Io sono contrario all’invio di ogni tipo di arma perché, dal mio punto di vista, un missile non è un’arma difensiva”, ha commentato il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa. “Io sono contro l’invio di ogni tipo di armi all’Ucraina perché sono favorevole a un processo negoziale che deve avere come unico scopo la pace”, ha aggiunto il numero due di Salvini ripetendo – quasi testualmente – le parole del suo leader: “Finché inviamo armi è chiaro che alimentiamo guerre e finché alimentiamo guerre contribuiamo alla morte di persone sia della Russia sia dell’Ucraina”.

    E il capogruppo della Lega alla Camera plaude alle “missioni di pace” (che ha sollevato numerose critiche in Ue) del premier ungherese Viktor Orban tra Kiev, Mosca e Pechino: “Se ci prova non la vedo come una cosa negativa“, ha detto Riccardo Molinari sottolineando che “la pace si può fare solo grazie all’aiuto militare occidentale. Qualcuno che provi a fare una trattativa deve esserci“. Intanto, sempre da Washington, Meloni ha provato a ridimensionare le distanze politiche con gruppi di destra che in Europa hanno aderito ai Patrioti di Orban e Le Pen, ricordando che nel gruppo “c’è Salvini, come c’è Vox che è stato con Ecr fino a qualche giorno fa”. “La partecipazione e la composizione dei gruppi europei – ha spiegato al termine del vertice Nato – non impedisce affatto che ci siano ottimi rapporti e che ci siano forme di collaborazione, come dimostra il caso italiano dove mi corre l’obbligo di ricordare che i tre partiti che compongono la maggioranza, pur stando insieme praticamente da 30 anni, sono sempre stati in gruppi europei diversi“. “Ci sono materie sulle quali si può essere meno vicini, altre sulle quali si può essere ovviamente più convergenti. Ma insomma, io sono una persona che ama parlare con tutti e certi schematismi che leggo nella politica europea non mi appartengono e non li condivido”, ha concluso la presidente del Consiglio.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/07/12/lega-linea-orban-governo-crippa-meloni-armi-difensive-kiev-alimentare-guerre/7621246/
    QUALCOSA SI MUOVE? Ucraina, scontro interno al governo. La Lega insiste: “Meloni parla di invio di armi difensive? Noi contrari ad alimentare guerre” di F. Q. | 12 Luglio 2024 Dall’Europa a Roma. La linea tracciata dalla nuova famiglia Ue, voluta da Viktor Orban, rischia di creare crepe all’interno del governo italiano. Negli ultimi giorni la Lega di Matteo Salvini – fresca di adesione ai Patrioti per l’Europa – alza il tiro andando contro le posizioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il leader del Carroccio lo ha fatto parlando delle nuove nomine Ue: Salvini ha definito “un colpo di Stato” il bis di Ursula von der Leyen proprio mentre Meloni apre al voto favorevole di Fdi, legandolo al risultato che l’Italia deve ottenere “per il suo peso”. Non solo. Uno dei temi più spinosi è quello relativo al sostegno all’Ucraina. “Più armi si inviano, più la guerra va avanti“, ha dichiarato Salvini sostenuto da altri esponenti del suo partito. Una posizione che ha costretto Giorgia Meloni a intervenire pubblicamente, al termine del vertice Nato a Washington, per ricordare che “la maggioranza è sempre stata molto compatta su queste materie, lo dimostra una linea italiana che è chiarissima per tutto il mondo“. La premier ha anche ribadito che “in Ucraina ci siamo concentrati sui sistemi di difesa aerea, che è il modo migliore per difendere una nazione aggredita. Lo dico anche a chi va da varie parti dice se si continuano a inviare armi all’Ucraina si alimenta la guerra”, ha sottolineato con evidente riferimento agli alleati della Lega. “Dipende anche da che cosa si invia, perché se noi non avessimo mandato i sistemi di difesa antiaerea i missili sarebbero partiti ugualmente, colpendo molta più gente, come abbiamo visto qualche giorno fa all’ospedale di Kiev“, ha concluso Giorgia Meloni. Ma la replica non si è fatta attendere. “Quali sarebbero le armi difensive inviate all’Ucraina? I missili sono armi difensive? Io sono contrario all’invio di ogni tipo di arma perché, dal mio punto di vista, un missile non è un’arma difensiva”, ha commentato il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa. “Io sono contro l’invio di ogni tipo di armi all’Ucraina perché sono favorevole a un processo negoziale che deve avere come unico scopo la pace”, ha aggiunto il numero due di Salvini ripetendo – quasi testualmente – le parole del suo leader: “Finché inviamo armi è chiaro che alimentiamo guerre e finché alimentiamo guerre contribuiamo alla morte di persone sia della Russia sia dell’Ucraina”. E il capogruppo della Lega alla Camera plaude alle “missioni di pace” (che ha sollevato numerose critiche in Ue) del premier ungherese Viktor Orban tra Kiev, Mosca e Pechino: “Se ci prova non la vedo come una cosa negativa“, ha detto Riccardo Molinari sottolineando che “la pace si può fare solo grazie all’aiuto militare occidentale. Qualcuno che provi a fare una trattativa deve esserci“. Intanto, sempre da Washington, Meloni ha provato a ridimensionare le distanze politiche con gruppi di destra che in Europa hanno aderito ai Patrioti di Orban e Le Pen, ricordando che nel gruppo “c’è Salvini, come c’è Vox che è stato con Ecr fino a qualche giorno fa”. “La partecipazione e la composizione dei gruppi europei – ha spiegato al termine del vertice Nato – non impedisce affatto che ci siano ottimi rapporti e che ci siano forme di collaborazione, come dimostra il caso italiano dove mi corre l’obbligo di ricordare che i tre partiti che compongono la maggioranza, pur stando insieme praticamente da 30 anni, sono sempre stati in gruppi europei diversi“. “Ci sono materie sulle quali si può essere meno vicini, altre sulle quali si può essere ovviamente più convergenti. Ma insomma, io sono una persona che ama parlare con tutti e certi schematismi che leggo nella politica europea non mi appartengono e non li condivido”, ha concluso la presidente del Consiglio. https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/07/12/lega-linea-orban-governo-crippa-meloni-armi-difensive-kiev-alimentare-guerre/7621246/
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    "Quali sarebbero le armi difensive inviate all’Ucraina? I missili sono armi difensive?" replica il numero due di Salvini a Meloni
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  • COMUNICATO

    di S.E. Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

    Il Dicastero per la Dottrina della Fede mi ha comunicato, con una semplice email, l’avvio di un processo penale extragiudiziale nei miei confronti, con l’accusa di essere incorso nel delitto di scisma e contestandomi di aver negato la legittimità di «Papa Francesco», di aver rotto la comunione «con Lui» e di aver rifiutato il Concilio Vaticano II. Mi si convoca al Palazzo del Sant’Uffizio il 20 Giugno, in persona o rappresentato da un Avvocato. Presumo che anche la condanna sia già pronta, visto il processo extragiudiziale.

    Considero le accuse rivolte nei miei riguardi come un motivo di onore. Credo che la formulazione stessa dei capi d’accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi. Non è un caso che l’accusa nei miei confronti riguardi la messa in discussione della legittimità di Jorge Mario Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II: il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana “chiesa sinodale” è necessaria metastasi.

    Occorre che l’Episcopato, il Clero e il popolo di Dio si interroghino seriamente se sia coerente con la professione della Fede Cattolica assistere passivamente alla sistematica distruzione della Chiesa da parte dei suoi vertici, esattamente come altri eversori stanno distruggendo la società civile. Il globalismo chiede la sostituzione etnica: Bergoglio promuove l’immigrazione incontrollata e chiede l’integrazione delle culture e delle religioni. Il globalismo sostiene l’ideologia LGBTQ+: Bergoglio autorizza la benedizione delle coppie omosessuali e impone ai fedeli l’accettazione dell’omosessualismo, mentre copre gli scandali dei suoi protetti e li promuove ai più alti posti di responsabilità. Il globalismo impone l’agenda green: Bergoglio rende culto all’idolo della Pachamama, scrive deliranti encicliche sull’ambiente, sostiene l’Agenda 2030 e attacca chi mette in discussione la teoria sul riscaldamento globale di origine antropica. Esorbita dal proprio ruolo in questioni di stretta pertinenza della scienza, ma sempre e solo in una direzione, che è quella diametralmente opposta a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Ha imposto l’uso dei sieri genici sperimentali, che hanno provocato danni gravissimi, decessi e sterilità, definendoli «un atto d’amore», in cambio dei finanziamenti delle industrie farmaceutiche e delle fondazioni filantropiche. La sua totale consentaneità con la religione di Davos è scandalosa. Ovunque i governi al servizio del Word Economic Forum hanno introdotto o esteso l’aborto, promosso il vizio, legittimato le unioni omosessuali o la transizione di genere, incentivato l’eutanasia e tollerato la persecuzione dei Cattolici, non una parola è stata spesa in difesa della Fede o della Morale minacciate, a sostegno delle battaglie civili di tanti Cattolici abbandonati dal Vaticano e dai Vescovi. Non una parola per i Cattolici perseguitati in Cina, complice la Santa Sede che considera i miliardi di Pechino più importanti della vita e della libertà di migliaia di Cinesi fedeli alla Chiesa Romana. Nessuno scisma, nella “chiesa sinodale” presieduta da Bergoglio, si ravvisa né da parte dell’Episcopato Tedesco, né dei Vescovi di nomina governativa consacrati in Cina senza il mandato di Roma. Perché la loro azione è coerente con la distruzione della Chiesa, e quindi va dissimulata, minimizzata, tollerata e infine incoraggiata. In questi undici anni di “pontificato” la Chiesa Cattolica è stata umiliata e screditata soprattutto a causa degli scandali e della corruzione dei vertici della Gerarchia, totalmente ignorati mentre il più spietato autoritarismo vaticano infieriva su Sacerdoti e Religiosi fedeli, piccole comunità di Monache tradizionali, comunità legate alla Messa in latino.

    Questo zelo a senso unico ricorda il fanatismo di Cromwell, tipico di chi sfida la Provvidenza nella presunzione di sapersi finalmente in cima alla piramide gerarchica, libero di fare e disfare a piacimento senza che nessuno obbietti alcunché. E quest’opera di distruzione, questa volontà di rinunciare alla salvezza delle anime in nome di una pace umana che nega Dio non è un’invenzione di Bergoglio, ma lo scopo principale (e inconfessabile) di chi ha usato un Concilio per contraddire il Magistero cattolico e iniziare a demolire la Chiesa dall’interno, per piccoli passi, ma sempre in un’unica direzione, sempre con l’indulgente tolleranza o la colpevole inazione, se non addirittura l’esplicita approvazione delle Autorità romane. La Chiesa Cattolica è stata occupata lentamente ma inesorabilmente e a Bergoglio è stato dato l’incarico di farla diventare un’agenzia filantropica, la “chiesa dell’umanità, dell’inclusione, dell’ambiente” al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa Cattolica: è la sua contraffazione.

    La Rinunzia di Benedetto XVI e la nomina da parte della Mafia di San Gallo di un successore in linea con i diktat dell’Agenda 2030 doveva consentire – e ha effettivamente consentito – di gestire il golpe globale con la complicità e l’autorevolezza della Chiesa di Roma. Bergoglio è per la Chiesa ciò che altri leader mondiali sono per le loro Nazioni: traditori, eversori, liquidatori finali della società tradizionale e certi dell’impunità. Il vizio di consenso (vitium consensus) da parte di Bergoglio nell’accettare l’elezione si basa appunto sull’evidente alienità della sua azione di governo e di magistero rispetto a ciò che qualsiasi Cattolico di qualsiasi tempo si aspetta dal Vicario di Cristo e dal Successore del Principe degli Apostoli. Tutto ciò che Bergoglio compie costituisce un’offesa e una provocazione a tutta la Chiesa Cattolica, ai suoi Santi di tutti i tempi, ai Martiri che sono stati uccisi in odium Fidei, ai Papi di tutti i tempi fino al Concilio Vaticano II.

    Questa è anche e principalmente un’offesa al divino Capo della Chiesa, Nostro Signore Gesù Cristo, la Cui sacra autorità Bergoglio esercita in danno al Corpo Mistico, con un’azione che è troppo sistematica e coerente per poter apparire frutto di mera incapacità. Nell’opera di Bergoglio e della sua cerchia si concretizza il monito del Signore: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di agnelli, ma che nell’intimo sono lupi rapaci (Mt 7, 15). Con costoro mi onoro di non avere né volere alcuna comunione ecclesiale: la loro è una lobby, che dissimula la propria complicità con i padroni del mondo per ingannare tante anime e impedire ogni resistenza all’instaurazione del Regno dell’Anticristo.

    Dinanzi alle accuse del Dicastero rivendico, come Successore degli Apostoli, di essere in piena comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con il Magistero dei Romani Pontefici e con l’ininterrotta Tradizione dottrinale, morale e liturgica che essi hanno fedelmente custodito.

    Ripudio gli errori neomodernisti insiti nel Concilio Vaticano II e nel cosiddetto “magistero postconciliare”, in particolare in materia di collegialità, di ecumenismo, di libertà religiosa, di laicità dello Stato e di liturgia.

    Ripudio, respingo e condanno gli scandali, gli errori e le eresie di Jorge Mario Bergoglio, che manifesta una gestione assolutamente tirannica del potere, esercitata contro lo scopo che legittima l’Autorità nella Chiesa: un’autorità che è vicaria di quella di Cristo, e che come tale a Lui solo deve obbedire. Questa separazione del Papato dal proprio principio legittimante che è Cristo Pontefice trasforma il ministerium in una tirannide autoreferenziale.

    Con questa “chiesa bergogliana”, nessun Cattolico degno di questo nome può essere in comunione, perché essa agisce in palese discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo.

    Cinquant’anni fa, in quello stesso Palazzo del Sant’Uffizio, l’Arcivescovo Marcel Lefebvre venne convocato e accusato di scisma per aver rifiutato il Vaticano II. La sua difesa è la mia, le sue parole sono le mie, miei sono i suoi argomenti dinanzi ai quali le Autorità romane non hanno potuto condannarlo per eresia, dovendo aspettare che consacrasse dei Vescovi per avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocargli la scomunica quando ormai era morto. Lo schema si ripete anche dopo che dieci lustri hanno dimostrato la scelta profetica di Mons. Lefebvre.

    In questi tempi di apostasia, i Cattolici troveranno nei Pastori fedeli al mandato ricevuto da Nostro Signore un esempio e un incoraggiamento a permanere nella Verità di Cristo.

    Depositum custodi, secondo l’esortazione dell’Apostolo: avvicinandosi il momento in cui dovrò rendere conto al Figlio di Dio di ogni mia azione, intendo perseverare nel bonum certamen e non venir meno alla testimonianza di Fede che è richiesta a chi come Vescovo è insignito della pienezza del Sacerdozio e costituito Successore degli Apostoli.

    Invito tutti i Cattolici a pregare perché il Signore venga in soccorso della Sua Chiesa e infonda coraggio a quanti sono perseguitati a causa della Fede.

    + Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
    COMUNICATO di S.E. Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo Il Dicastero per la Dottrina della Fede mi ha comunicato, con una semplice email, l’avvio di un processo penale extragiudiziale nei miei confronti, con l’accusa di essere incorso nel delitto di scisma e contestandomi di aver negato la legittimità di «Papa Francesco», di aver rotto la comunione «con Lui» e di aver rifiutato il Concilio Vaticano II. Mi si convoca al Palazzo del Sant’Uffizio il 20 Giugno, in persona o rappresentato da un Avvocato. Presumo che anche la condanna sia già pronta, visto il processo extragiudiziale. Considero le accuse rivolte nei miei riguardi come un motivo di onore. Credo che la formulazione stessa dei capi d’accusa confermi le tesi che ho più e più volte sostenuto nei miei interventi. Non è un caso che l’accusa nei miei confronti riguardi la messa in discussione della legittimità di Jorge Mario Bergoglio e il rifiuto del Vaticano II: il Concilio rappresenta il cancro ideologico, teologico, morale e liturgico di cui la bergogliana “chiesa sinodale” è necessaria metastasi. Occorre che l’Episcopato, il Clero e il popolo di Dio si interroghino seriamente se sia coerente con la professione della Fede Cattolica assistere passivamente alla sistematica distruzione della Chiesa da parte dei suoi vertici, esattamente come altri eversori stanno distruggendo la società civile. Il globalismo chiede la sostituzione etnica: Bergoglio promuove l’immigrazione incontrollata e chiede l’integrazione delle culture e delle religioni. Il globalismo sostiene l’ideologia LGBTQ+: Bergoglio autorizza la benedizione delle coppie omosessuali e impone ai fedeli l’accettazione dell’omosessualismo, mentre copre gli scandali dei suoi protetti e li promuove ai più alti posti di responsabilità. Il globalismo impone l’agenda green: Bergoglio rende culto all’idolo della Pachamama, scrive deliranti encicliche sull’ambiente, sostiene l’Agenda 2030 e attacca chi mette in discussione la teoria sul riscaldamento globale di origine antropica. Esorbita dal proprio ruolo in questioni di stretta pertinenza della scienza, ma sempre e solo in una direzione, che è quella diametralmente opposta a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Ha imposto l’uso dei sieri genici sperimentali, che hanno provocato danni gravissimi, decessi e sterilità, definendoli «un atto d’amore», in cambio dei finanziamenti delle industrie farmaceutiche e delle fondazioni filantropiche. La sua totale consentaneità con la religione di Davos è scandalosa. Ovunque i governi al servizio del Word Economic Forum hanno introdotto o esteso l’aborto, promosso il vizio, legittimato le unioni omosessuali o la transizione di genere, incentivato l’eutanasia e tollerato la persecuzione dei Cattolici, non una parola è stata spesa in difesa della Fede o della Morale minacciate, a sostegno delle battaglie civili di tanti Cattolici abbandonati dal Vaticano e dai Vescovi. Non una parola per i Cattolici perseguitati in Cina, complice la Santa Sede che considera i miliardi di Pechino più importanti della vita e della libertà di migliaia di Cinesi fedeli alla Chiesa Romana. Nessuno scisma, nella “chiesa sinodale” presieduta da Bergoglio, si ravvisa né da parte dell’Episcopato Tedesco, né dei Vescovi di nomina governativa consacrati in Cina senza il mandato di Roma. Perché la loro azione è coerente con la distruzione della Chiesa, e quindi va dissimulata, minimizzata, tollerata e infine incoraggiata. In questi undici anni di “pontificato” la Chiesa Cattolica è stata umiliata e screditata soprattutto a causa degli scandali e della corruzione dei vertici della Gerarchia, totalmente ignorati mentre il più spietato autoritarismo vaticano infieriva su Sacerdoti e Religiosi fedeli, piccole comunità di Monache tradizionali, comunità legate alla Messa in latino. Questo zelo a senso unico ricorda il fanatismo di Cromwell, tipico di chi sfida la Provvidenza nella presunzione di sapersi finalmente in cima alla piramide gerarchica, libero di fare e disfare a piacimento senza che nessuno obbietti alcunché. E quest’opera di distruzione, questa volontà di rinunciare alla salvezza delle anime in nome di una pace umana che nega Dio non è un’invenzione di Bergoglio, ma lo scopo principale (e inconfessabile) di chi ha usato un Concilio per contraddire il Magistero cattolico e iniziare a demolire la Chiesa dall’interno, per piccoli passi, ma sempre in un’unica direzione, sempre con l’indulgente tolleranza o la colpevole inazione, se non addirittura l’esplicita approvazione delle Autorità romane. La Chiesa Cattolica è stata occupata lentamente ma inesorabilmente e a Bergoglio è stato dato l’incarico di farla diventare un’agenzia filantropica, la “chiesa dell’umanità, dell’inclusione, dell’ambiente” al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa Cattolica: è la sua contraffazione. La Rinunzia di Benedetto XVI e la nomina da parte della Mafia di San Gallo di un successore in linea con i diktat dell’Agenda 2030 doveva consentire – e ha effettivamente consentito – di gestire il golpe globale con la complicità e l’autorevolezza della Chiesa di Roma. Bergoglio è per la Chiesa ciò che altri leader mondiali sono per le loro Nazioni: traditori, eversori, liquidatori finali della società tradizionale e certi dell’impunità. Il vizio di consenso (vitium consensus) da parte di Bergoglio nell’accettare l’elezione si basa appunto sull’evidente alienità della sua azione di governo e di magistero rispetto a ciò che qualsiasi Cattolico di qualsiasi tempo si aspetta dal Vicario di Cristo e dal Successore del Principe degli Apostoli. Tutto ciò che Bergoglio compie costituisce un’offesa e una provocazione a tutta la Chiesa Cattolica, ai suoi Santi di tutti i tempi, ai Martiri che sono stati uccisi in odium Fidei, ai Papi di tutti i tempi fino al Concilio Vaticano II. Questa è anche e principalmente un’offesa al divino Capo della Chiesa, Nostro Signore Gesù Cristo, la Cui sacra autorità Bergoglio esercita in danno al Corpo Mistico, con un’azione che è troppo sistematica e coerente per poter apparire frutto di mera incapacità. Nell’opera di Bergoglio e della sua cerchia si concretizza il monito del Signore: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di agnelli, ma che nell’intimo sono lupi rapaci (Mt 7, 15). Con costoro mi onoro di non avere né volere alcuna comunione ecclesiale: la loro è una lobby, che dissimula la propria complicità con i padroni del mondo per ingannare tante anime e impedire ogni resistenza all’instaurazione del Regno dell’Anticristo. Dinanzi alle accuse del Dicastero rivendico, come Successore degli Apostoli, di essere in piena comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con il Magistero dei Romani Pontefici e con l’ininterrotta Tradizione dottrinale, morale e liturgica che essi hanno fedelmente custodito. Ripudio gli errori neomodernisti insiti nel Concilio Vaticano II e nel cosiddetto “magistero postconciliare”, in particolare in materia di collegialità, di ecumenismo, di libertà religiosa, di laicità dello Stato e di liturgia. Ripudio, respingo e condanno gli scandali, gli errori e le eresie di Jorge Mario Bergoglio, che manifesta una gestione assolutamente tirannica del potere, esercitata contro lo scopo che legittima l’Autorità nella Chiesa: un’autorità che è vicaria di quella di Cristo, e che come tale a Lui solo deve obbedire. Questa separazione del Papato dal proprio principio legittimante che è Cristo Pontefice trasforma il ministerium in una tirannide autoreferenziale. Con questa “chiesa bergogliana”, nessun Cattolico degno di questo nome può essere in comunione, perché essa agisce in palese discontinuità e rottura con tutti i Papi della storia e con la Chiesa di Cristo. Cinquant’anni fa, in quello stesso Palazzo del Sant’Uffizio, l’Arcivescovo Marcel Lefebvre venne convocato e accusato di scisma per aver rifiutato il Vaticano II. La sua difesa è la mia, le sue parole sono le mie, miei sono i suoi argomenti dinanzi ai quali le Autorità romane non hanno potuto condannarlo per eresia, dovendo aspettare che consacrasse dei Vescovi per avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocargli la scomunica quando ormai era morto. Lo schema si ripete anche dopo che dieci lustri hanno dimostrato la scelta profetica di Mons. Lefebvre. In questi tempi di apostasia, i Cattolici troveranno nei Pastori fedeli al mandato ricevuto da Nostro Signore un esempio e un incoraggiamento a permanere nella Verità di Cristo. Depositum custodi, secondo l’esortazione dell’Apostolo: avvicinandosi il momento in cui dovrò rendere conto al Figlio di Dio di ogni mia azione, intendo perseverare nel bonum certamen e non venir meno alla testimonianza di Fede che è richiesta a chi come Vescovo è insignito della pienezza del Sacerdozio e costituito Successore degli Apostoli. Invito tutti i Cattolici a pregare perché il Signore venga in soccorso della Sua Chiesa e infonda coraggio a quanti sono perseguitati a causa della Fede. + Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
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  • “Sono stato assolto per non aver indossato la mascherina in luogo pubblico durante il giorno della memoria di commemorazione della Shoah (27.01.2022).
    Ringrazio i miei legali, Avv.ti Pierfrancesco Zen e Alessandra Celeghin.
    In qualità di cittadino, consigliere comunale ed ex Sindaco ho testimoniato la mia resistenza a divieti privi di sostegno scientifico e ho potuto vedere l’Amministrazione condannata alla refusione delle spese di lite di un ingiusto procedimento amministrativo.
    Grazia a quanti mi sono stati vicino e chi ha condiviso una giusta battaglia a difesa della nostra costituzione."

    LORIS MAZZORATO
    Resana 20 giugno 2024
    “Sono stato assolto per non aver indossato la mascherina in luogo pubblico durante il giorno della memoria di commemorazione della Shoah (27.01.2022). Ringrazio i miei legali, Avv.ti Pierfrancesco Zen e Alessandra Celeghin. In qualità di cittadino, consigliere comunale ed ex Sindaco ho testimoniato la mia resistenza a divieti privi di sostegno scientifico e ho potuto vedere l’Amministrazione condannata alla refusione delle spese di lite di un ingiusto procedimento amministrativo. Grazia a quanti mi sono stati vicino e chi ha condiviso una giusta battaglia a difesa della nostra costituzione." LORIS MAZZORATO Resana 20 giugno 2024
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  • 30 maggio 2024

    PUTIN COME DOVREBBE REAGIRE?
    di Mario Adinolfi

    Oggi e domani a Praga i ministri degli Esteri della NATO si incontrano per discutere una questione cruciale: come avviare la più pericolosa delle guerre verso un cessate il fuoco e il negoziato di pace? No. Sul piatto c’è l’autorizzazione a Kiev per usare le armi NATO per attacchi sul territorio russo a partire dalla città di Krasnodar. Gran Bretagna, Francia, Polonia, Finlandia, Repubblica Ceca, Olanda, Canada, Lituania, Lettonia e Estonia hanno già detto sì. Soprattutto questa è la linea del segretario generale della NATO, Stoltenberg, così come del segretario di Stato USA, Blinken. Sunak e Macron da tempo poi parlano di inviare direttamente i soldati NATO sul campo di battaglia. Ditemi voi come il “cattivo” Putin dovrebbe reagire a questi atti di ostilità militare.
    Noi abbiamo digerito per un biennio la balla dell’invio da parte dell’Italia e dell’Ue “solo di armi di difesa”. Per i primi tre mesi della guerra in Ucraina c’era chi faceva una diretta tv ogni giorno per glorificare la scelta di supportare Zelensky e mostrificare i russi. Le tv e i giornali martellavano ogni giorno su quanto fosse giusta ogni forma di russofobia, hanno cancellato addirittura il diritto per gli atleti russi e bielorussi di partecipare agli eventi sportivi con la loro bandiera, prossime Olimpiadi comprese. La stessa cosa non accade, ad esempio, per Israele e badate bene che io penso che invece nello sport nessuna bandiera debba essere ammainata, è una grande occasione di dialogo e pace.
    Comunque, l’Italia fornisce da tempo all’Ucraina missili a lunga gittata. Come cittadini non dovremmo saperlo, visto che l’elenco delle armi fornite da noi a Kiev è autorizzato dal Parlamento ma coperto da segreto di Stato. Il ministro della Difesa inglese, Grant Shapps, si è però fatto sfuggire una dichiarazione: “I missili Storm Shadow sono un’arma straordinaria. L’Inghilterra, la Francia e l’Italia forniscono queste armi per essere utilizzate nella guerra in Ucraina, soprattutto in Crimea. Sono missili che stanno davvero facendo la differenza”. Fanno la differenza perché sono missili a lunga gittata, colpiscono obiettivi a 250 km di distanza. Perfetti per devastare Krasnodar, città russa con oltre un milione di abitanti. Se dovesse accadere, lo ripeto, ditemi come dovrebbe reagire Putin.
    Giorgia Meloni sa che gli italiani non sostengono l’invio di armi all’Ucraina e non vogliono fare la guerra alla Russia. Per questo ora dichiara che “bisogna evitare attacchi che provocherebbero una escalation”. Ci sono le elezioni tra 10 giorni e dunque tocca dare un colpo di freno. Ma se “bisogna evitare attacchi” perché l’Italia fornisce sistemi missilistici che servono solo ad attaccare, non certo a difendersi?
    Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, oggi ha dichiarato: “L'attuazione dei piani di dispiegamento di missili terrestri a medio e corto raggio non rimarrà senza la nostra reazione”. Il tipo di reazione la deciderà Putin, aggiunge Lavrov, inclusa la “deterrenza nucleare”. Allo stesso tempo Lavrov si è detto disposto ad “accelerare” una soluzione politica per il conflitto in Ucraina se “l’Occidente smetterà di fornire armi e Kiev cesserà le ostilità”. Quindi siamo davanti al solito bivio: Putin è come Hitler, un pazzo furioso che se lasciato fare porterà la guerra in tutta Europa? Allora bisogna fargli la guerra come la si fece a Hitler, costò ottanta milioni di morti. Oppure Putin è un nazionalista russo che vuole lo status di grande potenza e non vuole vivere sotto costante minaccia di una NATO ostile che si allarga sempre di più verso i suoi confini. Allora bisogna smettere di fornire armi e cominciare a negoziare la pace, visto che dopo due anni e mezzo è chiaro che Zelensky la guerra non la vince.
    Tutti i partiti da destra a sinistra hanno votato con questo governo o con il governo Draghi il sostegno armato alla guerra alla Russia. Credo sia il motivo principale per non votarli alle elezioni europee, specie i più ipocriti come M5S o il mitico Pd che candida Tarquinio che vuole uscire dalla NATO per poi rimbrottarlo e dire che “non è la linea del partito”. Elly Schlein ha superato con questo davvero i limiti dell’ambiguità indecente. Bisogna inviare un segnale di svolta storica all’Ue e anche per questo indico di votare per la lista Libertà che contiene il simbolo del Popolo della Famiglia, che da anni chiede la pace con una soluzione precisa ricalcata sul modello cipriota. Bisogna imboccare subito la via che noi indichiamo perché l’alternativa ormai è un conflitto mondiale che, viste anche le mosse di Xi Jinping nel Mar della Cina contro Taiwan, rischia di essere davvero dietro l’angolo.
    30 maggio 2024 PUTIN COME DOVREBBE REAGIRE? di Mario Adinolfi Oggi e domani a Praga i ministri degli Esteri della NATO si incontrano per discutere una questione cruciale: come avviare la più pericolosa delle guerre verso un cessate il fuoco e il negoziato di pace? No. Sul piatto c’è l’autorizzazione a Kiev per usare le armi NATO per attacchi sul territorio russo a partire dalla città di Krasnodar. Gran Bretagna, Francia, Polonia, Finlandia, Repubblica Ceca, Olanda, Canada, Lituania, Lettonia e Estonia hanno già detto sì. Soprattutto questa è la linea del segretario generale della NATO, Stoltenberg, così come del segretario di Stato USA, Blinken. Sunak e Macron da tempo poi parlano di inviare direttamente i soldati NATO sul campo di battaglia. Ditemi voi come il “cattivo” Putin dovrebbe reagire a questi atti di ostilità militare. Noi abbiamo digerito per un biennio la balla dell’invio da parte dell’Italia e dell’Ue “solo di armi di difesa”. Per i primi tre mesi della guerra in Ucraina c’era chi faceva una diretta tv ogni giorno per glorificare la scelta di supportare Zelensky e mostrificare i russi. Le tv e i giornali martellavano ogni giorno su quanto fosse giusta ogni forma di russofobia, hanno cancellato addirittura il diritto per gli atleti russi e bielorussi di partecipare agli eventi sportivi con la loro bandiera, prossime Olimpiadi comprese. La stessa cosa non accade, ad esempio, per Israele e badate bene che io penso che invece nello sport nessuna bandiera debba essere ammainata, è una grande occasione di dialogo e pace. Comunque, l’Italia fornisce da tempo all’Ucraina missili a lunga gittata. Come cittadini non dovremmo saperlo, visto che l’elenco delle armi fornite da noi a Kiev è autorizzato dal Parlamento ma coperto da segreto di Stato. Il ministro della Difesa inglese, Grant Shapps, si è però fatto sfuggire una dichiarazione: “I missili Storm Shadow sono un’arma straordinaria. L’Inghilterra, la Francia e l’Italia forniscono queste armi per essere utilizzate nella guerra in Ucraina, soprattutto in Crimea. Sono missili che stanno davvero facendo la differenza”. Fanno la differenza perché sono missili a lunga gittata, colpiscono obiettivi a 250 km di distanza. Perfetti per devastare Krasnodar, città russa con oltre un milione di abitanti. Se dovesse accadere, lo ripeto, ditemi come dovrebbe reagire Putin. Giorgia Meloni sa che gli italiani non sostengono l’invio di armi all’Ucraina e non vogliono fare la guerra alla Russia. Per questo ora dichiara che “bisogna evitare attacchi che provocherebbero una escalation”. Ci sono le elezioni tra 10 giorni e dunque tocca dare un colpo di freno. Ma se “bisogna evitare attacchi” perché l’Italia fornisce sistemi missilistici che servono solo ad attaccare, non certo a difendersi? Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, oggi ha dichiarato: “L'attuazione dei piani di dispiegamento di missili terrestri a medio e corto raggio non rimarrà senza la nostra reazione”. Il tipo di reazione la deciderà Putin, aggiunge Lavrov, inclusa la “deterrenza nucleare”. Allo stesso tempo Lavrov si è detto disposto ad “accelerare” una soluzione politica per il conflitto in Ucraina se “l’Occidente smetterà di fornire armi e Kiev cesserà le ostilità”. Quindi siamo davanti al solito bivio: Putin è come Hitler, un pazzo furioso che se lasciato fare porterà la guerra in tutta Europa? Allora bisogna fargli la guerra come la si fece a Hitler, costò ottanta milioni di morti. Oppure Putin è un nazionalista russo che vuole lo status di grande potenza e non vuole vivere sotto costante minaccia di una NATO ostile che si allarga sempre di più verso i suoi confini. Allora bisogna smettere di fornire armi e cominciare a negoziare la pace, visto che dopo due anni e mezzo è chiaro che Zelensky la guerra non la vince. Tutti i partiti da destra a sinistra hanno votato con questo governo o con il governo Draghi il sostegno armato alla guerra alla Russia. Credo sia il motivo principale per non votarli alle elezioni europee, specie i più ipocriti come M5S o il mitico Pd che candida Tarquinio che vuole uscire dalla NATO per poi rimbrottarlo e dire che “non è la linea del partito”. Elly Schlein ha superato con questo davvero i limiti dell’ambiguità indecente. Bisogna inviare un segnale di svolta storica all’Ue e anche per questo indico di votare per la lista Libertà che contiene il simbolo del Popolo della Famiglia, che da anni chiede la pace con una soluzione precisa ricalcata sul modello cipriota. Bisogna imboccare subito la via che noi indichiamo perché l’alternativa ormai è un conflitto mondiale che, viste anche le mosse di Xi Jinping nel Mar della Cina contro Taiwan, rischia di essere davvero dietro l’angolo.
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  • Venti di guerra

    Tutti si scandalizzano per il messaggio lanciato dal segretario generale della NATO, ma le intenzioni sono chiare e Macron dopo quelle dichiarazioni ha deciso ufficialmente di mandare militari francesi in Ucraina. Tutto studiato alla perfezione.

    In Italia abbiamo sentito parlare di prese di distanza ma sono appunto solo parole, siamo in campagna elettorale e dire che anche noi manderemo i nostri ragazzi a morire in Ucraina significherebbe perdere un sacco di voti. Dopo il voto europeo Macron punta su un uomo forte che ci porti in guerra contro la Russia: Mario Draghi al posto di von der Leyen.

    Andiamo certo incontro a molti cambiamenti in Europa: un impegno diretto della NATO nella guerra. Oggi ti dicono in Italia che non la faranno mai, domani ti diranno che non c’è altra alternativa e lo diranno forti del sostegno ottenuto alle urne. Ti vaccini, ti ammali e muori. Hai votato, vai in guerra e muori. La fine è sempre la stessa: devi morire. Dovevamo morire per Maastricht, ora dobbiamo morire per Kiev.

    Del resto è evidente che l’esercito ucraino è ormai al collasso e mancano non solo armi ma soprattutto chi le possa usare. C’è solo bisogno di un po’ di “consenso democratico”.

    La Germania accetterà tutto questo? A livello europeo questa è la vera incognita.

    Fonte: https://x.com/pbecchi/status/1795190418864292253?t=lMNvwA1vfv4Xbz6zVyThcA&s=19
    Venti di guerra Tutti si scandalizzano per il messaggio lanciato dal segretario generale della NATO, ma le intenzioni sono chiare e Macron dopo quelle dichiarazioni ha deciso ufficialmente di mandare militari francesi in Ucraina. Tutto studiato alla perfezione. In Italia abbiamo sentito parlare di prese di distanza ma sono appunto solo parole, siamo in campagna elettorale e dire che anche noi manderemo i nostri ragazzi a morire in Ucraina significherebbe perdere un sacco di voti. Dopo il voto europeo Macron punta su un uomo forte che ci porti in guerra contro la Russia: Mario Draghi al posto di von der Leyen. Andiamo certo incontro a molti cambiamenti in Europa: un impegno diretto della NATO nella guerra. Oggi ti dicono in Italia che non la faranno mai, domani ti diranno che non c’è altra alternativa e lo diranno forti del sostegno ottenuto alle urne. Ti vaccini, ti ammali e muori. Hai votato, vai in guerra e muori. La fine è sempre la stessa: devi morire. Dovevamo morire per Maastricht, ora dobbiamo morire per Kiev. Del resto è evidente che l’esercito ucraino è ormai al collasso e mancano non solo armi ma soprattutto chi le possa usare. C’è solo bisogno di un po’ di “consenso democratico”. La Germania accetterà tutto questo? A livello europeo questa è la vera incognita. Fonte: https://x.com/pbecchi/status/1795190418864292253?t=lMNvwA1vfv4Xbz6zVyThcA&s=19
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  • COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MORTE di RAISI?
    SI È TRATTATO di un ATTENTATO?

    Dal quotidiano Libero di oggi pag.12 un articolo dedicato a quanto accaduto all' Iran.
    Sulla prima pagina la redazione non si trattiene dal sostenere che il mondo ora sogna la fine del regime iraniano, passando all' articolo la stessa non esclude, quando ancora non vi sono prove, che possa essersi trattato di un attentato voluto dai numerosi nemici della Repubblica Islamica, la quale è ritenuta ( sulla base di..? ), parere sempre dalla redazione di Libero, esportatrice di morte (sic!). Libero rammenta ai suoi lettori che poco più di un mese fa l' Iran ha colpito Israele con 300 missili e droni... però non fa alcun accenno che si era trattato di una reazione all' abbattimento della propria ambasciata in terra siriana da parte dell' artiglieria Israeliana. Una dimenticanza che, presumibilmente, può fare credere ai lettori che l' Iran bombarda senza alcuna ragione pertanto merita la condanna della comunità internazionale.
    Interessante quando riporta la notizia che la visita in Azerbaijan, dove si era recato il presidente della Repubblica Islamica, " fa pensare al Mossad il quale avrebbe nel paese basi allo scopo di sorvegliare e infiltrare agevolmente il vicino Iran, basi concesse da Aliyev in cambio della fornitura di sofisticate armi di produzione israeliana { missili Lora e droni Hermes }, utilizzati per reprimere le aspirazioni indipendentistiche della popolazione del Nagorno-Karabakh."
    Ufficialmente la visita in Azerbaijan era stata programmata per presiedere all' inaugurazione di due dighe idroelettriche, realizzate anche con la partecipazione dell' Iran, e l' avvio del ponte di Adhband.
    Dal Sole 24 ore del 5 ottobre 2023, si apprende che Israele coltiva molteplici interessi in Azerbaijan, energetici ( il 40% del petrolio Israeliano proviene dal territorio azero), economici ( il governo azero è un grande acquirente di armi israeliane. Il 70% dell' armamenti delle ff.aa.azere proviene dall' industria israeliana) e strategici ( ha basi militari che le permettono di monitorare l' Iran, sempre negate sia da Israele che dall' Azerbaijan).
    È recente quanto accaduto, anche in quell' episodio, ai danni del primo ministro della Slovacchia ed ora, stavolta conclusasi con la morte, un evento simile ( per la redazione di Libero potrebbe trattasi di un attentato ) ai danni di alti rappresentanti del governo iraniano.
    Il governo azero mal sopporta il sostegno ( sempre dal Sole 24 ore) iraniano all' Armenia.
    L' ambasciata armena in Israele ha più volte denunciato l' appoggio israeliano al governo azero ricevendo solo delle smentite.
    Come potrebbe reagire il governo iraniano qualora venisse accertato che l' elicottero è caduto perché abbattuto su decisione del Mossad ? L' Iran risponderebbe inasprendo ulteriormente la già infuocata regione mediorientale ? Gli USA interverrebbero? Se venisse richiesto alla NATO, ci sarebbe anche l' Italia.?
    COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MORTE di RAISI? SI È TRATTATO di un ATTENTATO? Dal quotidiano Libero di oggi pag.12 un articolo dedicato a quanto accaduto all' Iran. Sulla prima pagina la redazione non si trattiene dal sostenere che il mondo ora sogna la fine del regime iraniano, passando all' articolo la stessa non esclude, quando ancora non vi sono prove, che possa essersi trattato di un attentato voluto dai numerosi nemici della Repubblica Islamica, la quale è ritenuta ( sulla base di..? ), parere sempre dalla redazione di Libero, esportatrice di morte (sic!). Libero rammenta ai suoi lettori che poco più di un mese fa l' Iran ha colpito Israele con 300 missili e droni... però non fa alcun accenno che si era trattato di una reazione all' abbattimento della propria ambasciata in terra siriana da parte dell' artiglieria Israeliana. Una dimenticanza che, presumibilmente, può fare credere ai lettori che l' Iran bombarda senza alcuna ragione pertanto merita la condanna della comunità internazionale. Interessante quando riporta la notizia che la visita in Azerbaijan, dove si era recato il presidente della Repubblica Islamica, " fa pensare al Mossad il quale avrebbe nel paese basi allo scopo di sorvegliare e infiltrare agevolmente il vicino Iran, basi concesse da Aliyev in cambio della fornitura di sofisticate armi di produzione israeliana { missili Lora e droni Hermes }, utilizzati per reprimere le aspirazioni indipendentistiche della popolazione del Nagorno-Karabakh." Ufficialmente la visita in Azerbaijan era stata programmata per presiedere all' inaugurazione di due dighe idroelettriche, realizzate anche con la partecipazione dell' Iran, e l' avvio del ponte di Adhband. Dal Sole 24 ore del 5 ottobre 2023, si apprende che Israele coltiva molteplici interessi in Azerbaijan, energetici ( il 40% del petrolio Israeliano proviene dal territorio azero), economici ( il governo azero è un grande acquirente di armi israeliane. Il 70% dell' armamenti delle ff.aa.azere proviene dall' industria israeliana) e strategici ( ha basi militari che le permettono di monitorare l' Iran, sempre negate sia da Israele che dall' Azerbaijan). È recente quanto accaduto, anche in quell' episodio, ai danni del primo ministro della Slovacchia ed ora, stavolta conclusasi con la morte, un evento simile ( per la redazione di Libero potrebbe trattasi di un attentato ) ai danni di alti rappresentanti del governo iraniano. Il governo azero mal sopporta il sostegno ( sempre dal Sole 24 ore) iraniano all' Armenia. L' ambasciata armena in Israele ha più volte denunciato l' appoggio israeliano al governo azero ricevendo solo delle smentite. Come potrebbe reagire il governo iraniano qualora venisse accertato che l' elicottero è caduto perché abbattuto su decisione del Mossad ? L' Iran risponderebbe inasprendo ulteriormente la già infuocata regione mediorientale ? Gli USA interverrebbero? Se venisse richiesto alla NATO, ci sarebbe anche l' Italia.?
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  • Ecco cosa vuole davvero questa gente!


    https://dituttoedipiu.altervista.org/lavoro-e-salari-da-fame-i-working-poor-italiani-vittime-di-bruxelles/


    #LavoroPrecario #WorkingPoor #SalaridaFame #Bruxelles #Povertà #IngiustiziaSociale #Sfruttamento #Economia #LavoroDignitoso #Precarietà #Disuguaglianza #PoliticheSociali #Sostegno #Riforme #Occupazione #CrisiEconomica #LavoroStabile #Ridistribuzione #RedditoMinimo #DirittiLavoratori #Sindacati #Conflitto #Equità #RiduzionePovertà #Lavoratori #GiustiziaSociale #Solidarietà #PoliticaEconomica #Welfare #RiformeLavorative
    Ecco cosa vuole davvero questa gente! https://dituttoedipiu.altervista.org/lavoro-e-salari-da-fame-i-working-poor-italiani-vittime-di-bruxelles/ #LavoroPrecario #WorkingPoor #SalaridaFame #Bruxelles #Povertà #IngiustiziaSociale #Sfruttamento #Economia #LavoroDignitoso #Precarietà #Disuguaglianza #PoliticheSociali #Sostegno #Riforme #Occupazione #CrisiEconomica #LavoroStabile #Ridistribuzione #RedditoMinimo #DirittiLavoratori #Sindacati #Conflitto #Equità #RiduzionePovertà #Lavoratori #GiustiziaSociale #Solidarietà #PoliticaEconomica #Welfare #RiformeLavorative
    DITUTTOEDIPIU.ALTERVISTA.ORG
    Lavoro e salari da fame: i "working poor" italiani vittime di - D
    Un'analisi allarmante dipinge un quadro desolante: quasi 8,5 milioni di italiani, pari al 15% della popolazione, si trovano intrappolati nella morsa della povertà.
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