• Dall’università di Kiev al fronte, la storia di Alexandr, professore universitario della capitale ucraina, oggi al fianco dei russi per liberare il suo paese.

    “Yakuza” - nome di battaglia del professore - è un cittadino ucraino che come migliaia di suoi connazionali è stato caricato su un pulmino dai reclutatori dell’esercito e spedito in una caserma, dove è stato fatto diventare un soldato.

    L’anno scorso, a fine semestre, insieme ad altri 41 colleghi, è stato richiamato alle armi e dopo un breve addestramento di base gli ufficiali gli hanno detto che sarebbe stato trasferito in un’altra regione per affrontare un corso di specializzazione. Al posto che imboccare la strada per Dnipro, dove avrebbero dovuto prepararlo alla guerra, il veicolo ha tirato dritto verso la regione di Donetsk, scaricandolo al fronte, allo sbaraglio, senza esperienza e competenze.

    Alexandr, se non fosse stato per la mobilitazione ucraina, non si sarebbe mai sognato di indossare un’uniforme o di essere chiamato con un nome di battaglia. Avrebbe proseguito volentieri a insegnare il giapponese negli atenei della capitale ucraina: “il mio mestiere è quello di insegnare, non uccidere”. Ma nessuno gli ha chiesto se volesse rischiare la vita per Zelensky, lo hanno reclutato senza troppe cerimonie e spedito all’inferno. I battaglioni come il suo, composti da gente catturata per strada o sul posto di lavoro, vengono inviati nei punti più caldi del fronte, come carne da cannone.

    Alexanrd è stato abbandonato dai propri comandanti e poi catturato dai russi. Nel centro di detenzione per i prigionieri di guerra ha scoperto dell’esistenza del reparto “Krivonos”, composto da centinaia di ex soldati ucraini (anche loro arresisi al fronte) che ora combattono “per liberare il proprio paese dai nemici del popolo che si trovano a Kiev, al governo”.

    In quei pochi giorni al fronte aveva visto la morte in faccia, aveva provato paura come mai prima in vita sua. Una volta divenuto prigioniero avrebbe potuto scegliere di rimanere al sicuro, lontano da rischi, aspettando uno scambio. Eppure lì, per la prima volta, la scelta di indossare l’uniforme è stata volontaria.

    “L’Ucraina deve essere liberata, Zelensky ed i funzionari dei centri di reclutamento che ci hanno mandato al massacro devono pagare per il genocidio del popolo ucraino”, sostiene Alexandr, che ammette di non aver mai sostenuto il corso politico distruttivo dell’Ucraina post Maidan, ma anche di aver sempre avuto paura di sostenere le sue posizioni. Dopo quello che ha vissuto, non vuole più che qualcuno decida per lui.

    https://youtu.be/5CJWvqiXIbM?feature=shared
    🇺🇦🇷🇺 Dall’università di Kiev al fronte, la storia di Alexandr, professore universitario della capitale ucraina, oggi al fianco dei russi per liberare il suo paese. “Yakuza” - nome di battaglia del professore - è un cittadino ucraino che come migliaia di suoi connazionali è stato caricato su un pulmino dai reclutatori dell’esercito e spedito in una caserma, dove è stato fatto diventare un soldato. L’anno scorso, a fine semestre, insieme ad altri 41 colleghi, è stato richiamato alle armi e dopo un breve addestramento di base gli ufficiali gli hanno detto che sarebbe stato trasferito in un’altra regione per affrontare un corso di specializzazione. Al posto che imboccare la strada per Dnipro, dove avrebbero dovuto prepararlo alla guerra, il veicolo ha tirato dritto verso la regione di Donetsk, scaricandolo al fronte, allo sbaraglio, senza esperienza e competenze. Alexandr, se non fosse stato per la mobilitazione ucraina, non si sarebbe mai sognato di indossare un’uniforme o di essere chiamato con un nome di battaglia. Avrebbe proseguito volentieri a insegnare il giapponese negli atenei della capitale ucraina: “il mio mestiere è quello di insegnare, non uccidere”. Ma nessuno gli ha chiesto se volesse rischiare la vita per Zelensky, lo hanno reclutato senza troppe cerimonie e spedito all’inferno. I battaglioni come il suo, composti da gente catturata per strada o sul posto di lavoro, vengono inviati nei punti più caldi del fronte, come carne da cannone. Alexanrd è stato abbandonato dai propri comandanti e poi catturato dai russi. Nel centro di detenzione per i prigionieri di guerra ha scoperto dell’esistenza del reparto “Krivonos”, composto da centinaia di ex soldati ucraini (anche loro arresisi al fronte) che ora combattono “per liberare il proprio paese dai nemici del popolo che si trovano a Kiev, al governo”. In quei pochi giorni al fronte aveva visto la morte in faccia, aveva provato paura come mai prima in vita sua. Una volta divenuto prigioniero avrebbe potuto scegliere di rimanere al sicuro, lontano da rischi, aspettando uno scambio. Eppure lì, per la prima volta, la scelta di indossare l’uniforme è stata volontaria. “L’Ucraina deve essere liberata, Zelensky ed i funzionari dei centri di reclutamento che ci hanno mandato al massacro devono pagare per il genocidio del popolo ucraino”, sostiene Alexandr, che ammette di non aver mai sostenuto il corso politico distruttivo dell’Ucraina post Maidan, ma anche di aver sempre avuto paura di sostenere le sue posizioni. Dopo quello che ha vissuto, non vuole più che qualcuno decida per lui. https://youtu.be/5CJWvqiXIbM?feature=shared
    Like
    1
    0 Comentários 0 Compartilhamentos 660 Visualizações
  • ORRORE SENZA FINE!

    L'attivazione dello SPID è un'esperienza miserabile che non augurerei al mio peggior nemico
    Discussione
    Recentemente si è aperto il capitolo "Figlio mio, ci puoi dare una mano con questo SPID?". I miei genitori ottantenni hanno ovviamente poca dimestichezza con l'informatica (anche se ce la mettono tutta) e io da anni li aiuto un po' in tutto: email, banche, internet, cellulari, eccetera.

    Ovviamente è arrivato il turno dello SPID, che si è rivelato essere un incubo. Per completare le procedure ci sono volute settimane, perché ad ogni tentativo c'era sempre qualcosa che non andava: SMS che non arriva, codice OTP scaduto, errore di sistema, sito irraggiungibile, servizio momentaneamente non disponibile e poi il terrificante (e inspiegabile) "Credenziali non corrette" / "Autorizzazione fallita". Senza tralasciare "Il numero di telefono non è certificato", nonostante fosse ovviamente certificato.

    Nel caso di mio padre ho dovuto cambiare la password una decina di volte, con la classica telefonata al numero romano per avere la password sulla mail ufficiale... E per ogni cambio password bisognava inventarsi qualcosa di nuovo, altrimenti scattava l'errore "Hai usato una password SIMILE negli ultimi QUINDICI mesi"... Ma vaff.

    Oggi ho ritentato di completare l'attivazione sul cellulare di mia madre ma dopo aver inserito l'ennesimo codice OTP, ricevuto via SMS, l'app dello SPID (Poste Italiane) dice semplicemente "Impossibile continuare con l'operazione". Dopodichè torna al login e fine. Niente errori, niente spiegazioni, niente alternative. Un bel "suca" e fine della festa.

    Mio padre ieri entrava sulla app senza problemi. Oggi passa da casa mia per chiedermi di fare delle prove e misteriosamente... La password non è più valida (nota: andava fino a ieri). Chiamiamo il numero romano, attendiamo mail, click, cambio password, conferma. Ora entra di nuovo... Ma fino a quando?

    La mia domanda è: come ci si può aspettare che una persona non "nerd" possa anche solo lontanamente capire come gestire lo SPID? Oltretutto se non hai un cellulare performante è un disastro, perché è un costante passare da una applicazione all'altra nella costante ricerca di codici, conferme, email, ecc.

    Abbiamo provato ad accedere al fascicolo cittadino di papà:

    tap sull'icona, si apre l'app Fascicolo Sanitario (con calma)

    tap su bottone SPID, digita le credenziali, conferma (Poste It)

    chiede di andare sulla app dello SPID (e già scatta il panico)

    vai alla home, tap icona SPID

    si apre lo SPID, tenta il login... "Credenziali invalide"

    tap su "recupera credenziali" e ti dice di chiamare un numero telefonico

    vai alla home, tap sulla cornetta, chiama il numero romano, e attendi 25 sec circa

    "ding..." arriva una notifica, è una mail

    vai alla home, apri Gmail, controlla i messaggi, trova quello corretto, apri il messaggio

    click sul link della mail, si apre Chrome, scegli una nuova password, conferma (e prega)

    vai alla home, torna sulla app SPID, digita la password... Funziona!

    genera un codice OTP (e prendi nota)

    vai alla home, torna al Fascicolo Sanitario, accedi con il codice OTP

    finalmente entri nel Fascicolo Sanitario

    Ora... Ditemi come può un anziano gesstire una cosa del genere. Oltretutto ho dovuto prendere due cellulari nuovi, perché i loro Xiaomi erano un po' "basici" ed incistati di app inutili che li rendevano lenti come la morte.
    ORRORE SENZA FINE! L'attivazione dello SPID è un'esperienza miserabile che non augurerei al mio peggior nemico Discussione Recentemente si è aperto il capitolo "Figlio mio, ci puoi dare una mano con questo SPID?". I miei genitori ottantenni hanno ovviamente poca dimestichezza con l'informatica (anche se ce la mettono tutta) e io da anni li aiuto un po' in tutto: email, banche, internet, cellulari, eccetera. Ovviamente è arrivato il turno dello SPID, che si è rivelato essere un incubo. Per completare le procedure ci sono volute settimane, perché ad ogni tentativo c'era sempre qualcosa che non andava: SMS che non arriva, codice OTP scaduto, errore di sistema, sito irraggiungibile, servizio momentaneamente non disponibile e poi il terrificante (e inspiegabile) "Credenziali non corrette" / "Autorizzazione fallita". Senza tralasciare "Il numero di telefono non è certificato", nonostante fosse ovviamente certificato. Nel caso di mio padre ho dovuto cambiare la password una decina di volte, con la classica telefonata al numero romano per avere la password sulla mail ufficiale... E per ogni cambio password bisognava inventarsi qualcosa di nuovo, altrimenti scattava l'errore "Hai usato una password SIMILE negli ultimi QUINDICI mesi"... Ma vaff. Oggi ho ritentato di completare l'attivazione sul cellulare di mia madre ma dopo aver inserito l'ennesimo codice OTP, ricevuto via SMS, l'app dello SPID (Poste Italiane) dice semplicemente "Impossibile continuare con l'operazione". Dopodichè torna al login e fine. Niente errori, niente spiegazioni, niente alternative. Un bel "suca" e fine della festa. Mio padre ieri entrava sulla app senza problemi. Oggi passa da casa mia per chiedermi di fare delle prove e misteriosamente... La password non è più valida (nota: andava fino a ieri). Chiamiamo il numero romano, attendiamo mail, click, cambio password, conferma. Ora entra di nuovo... Ma fino a quando? La mia domanda è: come ci si può aspettare che una persona non "nerd" possa anche solo lontanamente capire come gestire lo SPID? Oltretutto se non hai un cellulare performante è un disastro, perché è un costante passare da una applicazione all'altra nella costante ricerca di codici, conferme, email, ecc. Abbiamo provato ad accedere al fascicolo cittadino di papà: tap sull'icona, si apre l'app Fascicolo Sanitario (con calma) tap su bottone SPID, digita le credenziali, conferma (Poste It) chiede di andare sulla app dello SPID (e già scatta il panico) vai alla home, tap icona SPID si apre lo SPID, tenta il login... "Credenziali invalide" tap su "recupera credenziali" e ti dice di chiamare un numero telefonico vai alla home, tap sulla cornetta, chiama il numero romano, e attendi 25 sec circa "ding..." arriva una notifica, è una mail vai alla home, apri Gmail, controlla i messaggi, trova quello corretto, apri il messaggio click sul link della mail, si apre Chrome, scegli una nuova password, conferma (e prega) vai alla home, torna sulla app SPID, digita la password... Funziona! genera un codice OTP (e prendi nota) vai alla home, torna al Fascicolo Sanitario, accedi con il codice OTP finalmente entri nel Fascicolo Sanitario Ora... Ditemi come può un anziano gesstire una cosa del genere. Oltretutto ho dovuto prendere due cellulari nuovi, perché i loro Xiaomi erano un po' "basici" ed incistati di app inutili che li rendevano lenti come la morte.
    Angry
    1
    0 Comentários 0 Compartilhamentos 937 Visualizações
  • L‘aumento continuo del numero dei bambini autistici è reale come mi confermano gli insegnanti delle scuole d’infanzia e della primaria e secondaria istruzione
    A Novembre dell‘anno scorso abbiamo convocato in audizione nella Prima Commissione Legislativa del Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano (di cui sono membro) i rappresentanti delle scuole dell’infanzia e della primaria e secondaria istruzione di tutti i tre i gruppi linguistici (tedesco, italiano e ladino). Sono intervenuti direttori e insegnanti con decenni di esperienza. Dato che hanno spiegato che ormai un (1) bambino su settantasei (76) bambini ha la diagnosi di autismo, ho colto l‘occasione di chiedere in Commissione Legislativa nell‘Aula del Consiglio, in presenza di tutti gli intervenuti, se tale aumento era dovuto ad un reale aumento dei bambini autistici, oppure se - secondo i responsabili della scuola - era dovuto ad un cambiamento dei criteri di diagnosi.
    Mi hanno risposto tutti con fermezza che l‘aumento era reale!
    E le nostre scuole, peraltro, sono il quadro di culture e modi di vita molto diversi (città/paesi, gruppi linguistici diversi), eppure c‘è qualcosa che è comune a queste realtà anche molto diverse tra di loro.
    Però l’ „elefante nella stanza“ viene ignorato/sottaciuto in una sorta di OMERTÀ … perché si preferisce pure di non pensare ciò che - se non vuoi rischiare di essere timbrato da insegnante come „anti-scientifico“ - si preferisce di non esprimere neanche come dubbio.
    Scriviamo l‘anno 2025 e ci comportiamo come società in aspetti fondamentali come nel Medioevo … sulla pelle dei nostri figli.
    ‼️L‘aumento continuo del numero dei bambini autistici è reale come mi confermano gli insegnanti delle scuole d’infanzia e della primaria e secondaria istruzione‼️ A Novembre dell‘anno scorso abbiamo convocato in audizione nella Prima Commissione Legislativa del Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano (di cui sono membro) i rappresentanti delle scuole dell’infanzia e della primaria e secondaria istruzione di tutti i tre i gruppi linguistici (tedesco, italiano e ladino). Sono intervenuti direttori e insegnanti con decenni di esperienza. Dato che hanno spiegato che ormai un (1) bambino su settantasei (76) bambini ha la diagnosi di autismo, ho colto l‘occasione di chiedere in Commissione Legislativa nell‘Aula del Consiglio, in presenza di tutti gli intervenuti, se tale aumento era dovuto ad un reale aumento dei bambini autistici, oppure se - secondo i responsabili della scuola - era dovuto ad un cambiamento dei criteri di diagnosi. Mi hanno risposto tutti con fermezza che l‘aumento era reale! E le nostre scuole, peraltro, sono il quadro di culture e modi di vita molto diversi (città/paesi, gruppi linguistici diversi), eppure c‘è qualcosa che è comune a queste realtà anche molto diverse tra di loro. Però l’ „elefante nella stanza“ viene ignorato/sottaciuto in una sorta di OMERTÀ … perché si preferisce pure di non pensare ciò che - se non vuoi rischiare di essere timbrato da insegnante come „anti-scientifico“ - si preferisce di non esprimere neanche come dubbio. Scriviamo l‘anno 2025 e ci comportiamo come società in aspetti fondamentali come nel Medioevo … sulla pelle dei nostri figli.
    Angry
    1
    0 Comentários 0 Compartilhamentos 930 Visualizações
  • PRIMA DI PARTIRE
    Serata di confronto per la Milano che vorremmo

    22/02/25 – CAM Garibaldi, Milano

    Ieri sera ho avuto l’onore di partecipare, in qualità di ex Consigliere del Comune di Milano, alla serata di confronto pubblico organizzata dalla Associazione Scenario. Un momento prezioso, in cui sensibilità diverse si sono incontrate con un obiettivo comune: provare a ricompattarci per il futuro di Milano.

    Non sono qui solo per documentare della mia presenza, né tantomeno per autocelebrarmi. Ma voglio dirvi, per esperienza, quanto sia difficile ricominciare ogni volta da capo.

    Avviare o riavviare progetti politici e civici richiede energia , visione e, soprattutto, tempo . E il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo. Non possiamo e non vogliamo sprecarlo.
    Proprio per questo, dobbiamo avere le idee chiare.

    Possiamo continuare all’infinito a elencare le criticità di Milano , le sue contraddizioni, i suoi problemi irrisolti. Oppure possiamo darci un metodo, un’organizzazione e una strategia per ripartire davvero.

    Cinque linee direttrici

    1️⃣ Un fronte unito
    Possiamo anche arrivare da storie diverse, ma se vogliamo costruire qualcosa di concreto, dobbiamo superare divisioni e personalismi. Non servono prime donne o soci di maggioranza, serve un’unica squadra che remi nella stessa direzione.

    2️⃣ Ruoli chiari, struttura solida
    La politica non è un’azienda, ma ogni azienda ha una politica. Un progetto senza struttura non va lontano. Servono ruoli definiti e una gestione efficace delle competenze . L’improvvisazione non basta.

    3️⃣ Un programma snello e incisivo
    Viviamo nell’era della comunicazione veloce. Un programma non può essere un’enciclopedia che nessuno leggerà. Servono quattro punti chiave, semplici ma radicali, che sappiano parlare a tutti e lasciare il segno.

    4️⃣ Una comunicazione strategica
    I grandi partiti hanno risorse e budget enormi , noi no. Ma possiamo essere più agili , creativi ed efficaci . Slogan, hashtag, messaggi chiari e ripetuti fino a diventare parte del linguaggio comune. Dobbiamo saperci raccontare in modo nuovo.

    5️⃣ Finanziare il cambiamento
    Diciamolo senza ipocrisie: senza risorse, non si va da nessuna parte. Serve una strategia di autofinanziamento seria e sostenibile. Se vogliamo costruire qualcosa di concreto, dobbiamo anche trovare gli strumenti economici per sostenerlo.


    Queste sono le basi minime per ripartire. Non basta indignarsi, non basta lamentarsi. Serve un piano , una visione , una volontà collettiva .

    Possono sembrare anche banalità, ma in un’epoca di personalismi e di continue divisioni in spirito contradaiolo , bisogna invece capire che la politica, almeno per come vorrei ancora percepirla io, è come un continuo #viaggio in cui ci si rimette in gioco.

    E per ogni viaggio che si rispetti, ci sono sempre tre cose da tenere bene a mente: la destinazione , l’equipaggiamento e, soprattutto, i compagni di viaggio .

    Riflettiamoci bene, prima di partire.

    (Photo by: Paola Bernabei)

    #Milano2026 #RipartiamoInsieme #PoliticaAttiva #NuovaVisione #FuturoComune
    🚀 PRIMA DI PARTIRE 🔵 Serata di confronto per la Milano che vorremmo 📅 22/02/25 – 📍 CAM Garibaldi, Milano Ieri sera ho avuto l’onore di partecipare, in qualità di ex Consigliere del Comune di Milano, alla serata di confronto pubblico organizzata dalla Associazione Scenario. Un momento prezioso, in cui sensibilità diverse si sono incontrate con un obiettivo comune: provare a ricompattarci per il futuro di Milano. Non sono qui solo per documentare della mia presenza, né tantomeno per autocelebrarmi. Ma voglio dirvi, per esperienza, quanto sia difficile 🔄 ricominciare ogni volta da capo. Avviare o riavviare progetti politici e civici richiede energia ⚡, visione 👀 e, soprattutto, tempo ⏳. E il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo. Non possiamo e non vogliamo sprecarlo. Proprio per questo, dobbiamo avere le idee chiare. Possiamo continuare all’infinito a elencare le criticità di Milano 🏙️, le sue contraddizioni, i suoi problemi irrisolti. Oppure possiamo darci un metodo, un’organizzazione e una strategia per ripartire davvero. 🔹 Cinque linee direttrici 1️⃣ Un fronte unito Possiamo anche arrivare da storie diverse, ma se vogliamo costruire qualcosa di concreto, dobbiamo superare divisioni e personalismi. Non servono prime donne 👑 o soci di maggioranza, serve un’unica squadra 🤝 che remi nella stessa direzione. 2️⃣ Ruoli chiari, struttura solida La politica non è un’azienda, ma ogni azienda ha una politica. Un progetto senza struttura non va lontano. Servono ruoli definiti 🎯 e una gestione efficace delle competenze 🏗️. L’improvvisazione non basta. 3️⃣ Un programma snello e incisivo Viviamo nell’era della comunicazione veloce. Un programma non può essere un’enciclopedia 📖 che nessuno leggerà. Servono quattro punti chiave, semplici ma radicali, che sappiano parlare a tutti e lasciare il segno. 4️⃣ Una comunicazione strategica I grandi partiti hanno risorse e budget enormi 💰, noi no. Ma possiamo essere più agili 🏃, creativi 🎨 ed efficaci 🎙️. Slogan, hashtag, messaggi chiari e ripetuti 📣 fino a diventare parte del linguaggio comune. Dobbiamo saperci raccontare in modo nuovo. 5️⃣ Finanziare il cambiamento Diciamolo senza ipocrisie: senza risorse, non si va da nessuna parte. Serve una strategia di autofinanziamento 💶 seria e sostenibile. Se vogliamo costruire qualcosa di concreto, dobbiamo anche trovare gli strumenti economici per sostenerlo. 🔚 Queste sono le basi minime per ripartire. Non basta indignarsi, non basta lamentarsi. Serve un piano 🗺️, una visione 👁️, una volontà collettiva ✊. Possono sembrare anche banalità, ma in un’epoca di personalismi e di continue divisioni in spirito contradaiolo ⚔️, bisogna invece capire che la politica, almeno per come vorrei ancora percepirla io, è come un continuo #viaggio 🛤️ in cui ci si rimette in gioco. E per ogni viaggio che si rispetti, ci sono sempre tre cose da tenere bene a mente: la destinazione 📍, l’equipaggiamento 🎒 e, soprattutto, i compagni di viaggio 🧑‍🤝‍🧑. Riflettiamoci bene, prima di partire. (Photo by: Paola Bernabei) 🔹 #Milano2026 #RipartiamoInsieme #PoliticaAttiva #NuovaVisione #FuturoComune
    0 Comentários 0 Compartilhamentos 7KB Visualizações
  • Giovane medico neolaureato sostituivo d’estate i medici condotti di montagna. A disposizione 24 ore al giorno. Molti pazienti erano in età’ pediatrica. Mi ero fatto le ossa come studente in pronto soccorso generale aperto a tutti a prescindere dall’età. Visitavo nelle case anche i neonati ; mi sono reso conto subito che nonostante una parziale inesperienza ero in grado di distinguere i segni di una malattia seria da una banale . In casi dubbi mi consultavo tdlefonicamente con il medico di guardia del reparto di pediatria del Policlinico. Una visita precoce faceva spesso la differenza. Ora imparo (non è mai troppo tardi) che per strani accordi sindacali i medici di continualita’ assistenziale non possono visitare i pazienti sotto i 6 anni e i burocrati dell ASL consigliano che nei primi giorni di malattia siano i genitori a monitorare lo stato di salute dei figli. Consigliano anche di farlo senza apprensione e di non andare subito nel Pronto Soccorso. Insomma per questi scienziati un genitore sarebbe più preparato di un medico generalista nel seguire i figli malati. Penso che si sia perso ogni contatto con la realtà e con l’umanità. Dott. Daniele Giovanardi già direttore PS Policlinico di Modena.
    Giovane medico neolaureato sostituivo d’estate i medici condotti di montagna. A disposizione 24 ore al giorno. Molti pazienti erano in età’ pediatrica. Mi ero fatto le ossa come studente in pronto soccorso generale aperto a tutti a prescindere dall’età. Visitavo nelle case anche i neonati ; mi sono reso conto subito che nonostante una parziale inesperienza ero in grado di distinguere i segni di una malattia seria da una banale . In casi dubbi mi consultavo tdlefonicamente con il medico di guardia del reparto di pediatria del Policlinico. Una visita precoce faceva spesso la differenza. Ora imparo (non è mai troppo tardi) che per strani accordi sindacali i medici di continualita’ assistenziale non possono visitare i pazienti sotto i 6 anni e i burocrati dell ASL consigliano che nei primi giorni di malattia siano i genitori a monitorare lo stato di salute dei figli. Consigliano anche di farlo senza apprensione e di non andare subito nel Pronto Soccorso. Insomma per questi scienziati un genitore sarebbe più preparato di un medico generalista nel seguire i figli malati. Penso che si sia perso ogni contatto con la realtà e con l’umanità. Dott. Daniele Giovanardi già direttore PS Policlinico di Modena.
    Like
    2
    0 Comentários 0 Compartilhamentos 3KB Visualizações
  • Pubblico oggi il pensiero del giornalista Max Del Papa, ammalatosi di tumore poco dopo il punturino magico, e sin dall'inizio portabandiera di una vera e propria "guerra delle coscienze". Stimo il suo ragionamento schietto, diretto, la sua sensibilità profonda, la sua rabbia immane, la sua voglia di giustizia.
    A questo sfogo commovente, mi associo, augurandogli buona fortuna per la battaglia contro il cancro che combatte.
    Per quanto riguarda Bianca Balti (e tanti altri), io spero che una domanda se la ponga: può escludersi una diretta correlazione se dopo l'iniezione ha visto svilupparsi consecutivamente ben due tumori?
    Ed aggiungerei: può escludersi una diretta correlazione tra le inoculazioni e l'esplosione (provata dalla statistica) di tumori, infarti, ed altre patologie di varia tipologia dal 2021 ad oggi?
    Porsi domande è lecito, è non indagare che è illecito...

    "BIANCA BALTI PORTA IL SUO MALE ALL’ARISTON, MA A COSA SERVE?
    (Di Max Del Papa)

    La modella Bianca Balti, da Lodi, che esibisce a Sanremo il suo corpo martoriato dal cancro, il suo cranio scalpato dalla chemio, non nobilita il male, non lo vince, ma lo mistifica.
    Non lo sa? Ci è andata in buona fede, per farsi coraggio, per stordirsi almeno una sera, per evadere dalle ombre lugubri della incertezza? Forse, ma non può decentemente dire che non è lì in quanto malata ma come professionista. No, l'hanno chiamata proprio essendo malata e per un motivo preciso che è lo stesso di Allevi un anno fa, del cialciatore della Fiorentina Bove stramazzato e miracolosamente salvo e di tutti gli altri mandati in passerella: bisogna normalizzare il cancro e quando il male è normalizzato non fa più tanta paura e non ce ne si chiedono le cause.
    Il messaggio che passa non è di coraggio, di vittoria; se tale voleva essere, mi dispiace, nessuno tra i malati di tumore lo ha colto, almeno a mia esperienza: dopo averla criticata in altra sede, ho ricevuto decine di sollecitazioni e tutte dicevano una sola cosa: grazie, perché da oncologico mi sento preso in giro, mi sento mortificato.
    Nessuno con una chemio addosso può tradire quell'energia artificiale e improbabile; io dopo sette mesi e sette cicli, a terapia già smaltita, ho dovuto drogarmi, letteralmente, per reggere due ore di conduzione ad un evento di auto storiche e poi sono rimasto sul letto una settimana.

    “Io non sono la mia malattia”? “Io sono qui da professionista”? Ma io me la ricordo questa posare col vaccino in spalla e tanto di moralismo sotto, “fate come me”, che voleva dire, anche se allora non lo sapevamo: sacrifichiamoci tutti, diamo il sangue alla patria per Draghi e per Speranza.
    Allora non sospettavamo, adesso ne abbiamo certezza e continuare a ingannare noi stessi si può ma ingannare altri come noi non è accettabile. A Sanremo si esibiscono i grandi, tragici malati ma non si fanno domande. Si banalizza, si mistifica la malattia così che il democratico di turno possa dire: vedete, vi avremo anche avvelenati ma non è così male, ci si va anche al Festival, si diventa famosi. Una morale già sentita tante volte da quelli che girano a dire alle vittime che se la sono cercata, hanno firmato la liberatoria, si sono inventati i protocolli e comunque sono assassini.
    Loro, capite? A Sanremo anche questa ineffabile Lucarelli che voleva “i novax ridotti a poltiglia verde” ma non si disturba per l'ostentazione omertosa della modella Balti, trova modo di chiamare sciacallo Cristicchi che ha fatto una canzone sulla demenza della madre.
    Le Lucarelli stanno dappertutto per ragioni precise: Cristicchi, autore di un'opera teatrale sulle foibe, passa in fama di destroide, cosa che, conoscendolo da anni, assolutamente non è.
    Allora ci vogliono i cecchini di regime i quali, adesso che il regime è apparentemente, temporaneamente più moderato, non si tengono, schiumano rabbia.
    Fumettizzare il cancro! Nessuno di quelli che passano per la televisione di regime può o vuole sollevare dubbi, sono lì a fare lo spot a quelli che li hanno distrutti.
    Se una roba spaventosa come un tumore viene infilata in un baraccone di canzoni penose, come può fare paura? E se viene normalizzato come qualcosa che si può esorcizzare con danze e canti, chi mai oserà metterlo in relazione con un siero letale? Che tutti, per primi quelli che lo hanno prodotto e imposto, ammettono come letale? La normalizzazione del male è maligna essa stessa e usa le stesse vittime, che si prestano.
    Di Big Mama, esondante cantante subito arruolata dalla UE per la sbracata retorica woke, si dice: “Big Mama tra body positive, gender e cancro del sangue”. Un linfoma, come il mio, svuotato di qualsiasi significato scientifico e tragico, ridotto a gossip, infilato nella zuppa del gossip.
    Ma uno mi ha scritto: mio figlio aveva il tuo stesso linfoma ed è morto il 6 dicembre.
    Questa idea che un turbocancro lo si possa giocare con il baccanale nazionalpopulista è molto pericolosa e molto ingiusta e la modella lodigiana, lo voglia o meno, lo capisca o meno, non rende un bel servizio a quanti nelle sue condizioni. Merita rispetto ma non adesione: avrebbe potuto proporre la sua situazione con serena sincerità, sviscerarne le profondissime implicazioni e sarebbe stato un autentico vettore di coraggio: ha voluto ridurre tutto a una sfilata di risa e di strepiti; avrebbe potuto palesarsi con misura, con una dignità fragile e sensibile: ha scelto di proporre il suo volto vampiresco, il cranio lunare quasi come un ricatto, comunque un senso di vanità incomprensibile, utile alla propaganda di chi nega la verità; ed è una propaganda oscena, la stessa delle agenzie lobbistiche, le Usaid, le Fema, le Havas, che dagli Stati Uniti all'Europa smobilitano miliardi per corrompere migliaia di giornalisti in modo da occultare la verità, diffondere la menzogna, determinare la censura.
    Spettacolarizzare il cancro in un modo così inopportuno, così clamoroso va letto in sostituzione di una corretta informazione, serve a non diffondere i numeri della morte, le statistiche sulle incidenze post vaccinali, serve a parlare d'altro, a non parlare affatto. È la forma di censura più inaccettabile perché giocata sull'illusione, sull'incanto del patetico, sull'esaltazione di un coraggio che non c'è. Ed è cinismo verso chi resta inchiodato a una domanda: ce la faccio?
    Ho raccontato pochi giorni fa la mia distruzione e l'ho fatto per questo preciso motivo, far capire che un cancro non è la rappresentazione patetica ma quasi gioiosa che ne fa la televisione, è l'abisso, è la disperazione assoluta.
    Non che lo si debba per forza prendere in questo modo, ma le cose stanno così e non c'è trionfo della volontà che tenga. Non ci sono guerrieri qui, solo organismi minati, alla mercé di tutto, consegnati al volere dei medici, vincolati alla lotteria delle cure: noi non combattiamo: subiamo, resistiamo; può andare bene o finire male, ma non c'è nessunissima trasmissione della speranza nella danza macabra di chi confonde la realtà. Eleonora Giorgi sta morendo, ma quanta dignità nella sua rassegnazione!
    Eppure neppure lei osa affrontare la questione per quella che è. Ancora una volta una occasione persa per fare giustizia di una ingiustizia globale, per ammettere: io mi sono vaccinato e subito dopo mi è successo questo. Basterebbe la verità, nuda e semplice, libero ciascuno di accoglierla o meno. No, meglio le luci del ribaltamento, meglio apparire come Nosferatu a una fiera di canzonette sapendo che la gente, “quelli a casa”, si domandano quanto ti resta, poi spegne e fa gli scongiuri, io speriamo che me la cavo."
    Pubblico oggi il pensiero del giornalista Max Del Papa, ammalatosi di tumore poco dopo il punturino magico, e sin dall'inizio portabandiera di una vera e propria "guerra delle coscienze". Stimo il suo ragionamento schietto, diretto, la sua sensibilità profonda, la sua rabbia immane, la sua voglia di giustizia. A questo sfogo commovente, mi associo, augurandogli buona fortuna per la battaglia contro il cancro che combatte. Per quanto riguarda Bianca Balti (e tanti altri), io spero che una domanda se la ponga: può escludersi una diretta correlazione se dopo l'iniezione ha visto svilupparsi consecutivamente ben due tumori? Ed aggiungerei: può escludersi una diretta correlazione tra le inoculazioni e l'esplosione (provata dalla statistica) di tumori, infarti, ed altre patologie di varia tipologia dal 2021 ad oggi? Porsi domande è lecito, è non indagare che è illecito... "BIANCA BALTI PORTA IL SUO MALE ALL’ARISTON, MA A COSA SERVE? (Di Max Del Papa) La modella Bianca Balti, da Lodi, che esibisce a Sanremo il suo corpo martoriato dal cancro, il suo cranio scalpato dalla chemio, non nobilita il male, non lo vince, ma lo mistifica. Non lo sa? Ci è andata in buona fede, per farsi coraggio, per stordirsi almeno una sera, per evadere dalle ombre lugubri della incertezza? Forse, ma non può decentemente dire che non è lì in quanto malata ma come professionista. No, l'hanno chiamata proprio essendo malata e per un motivo preciso che è lo stesso di Allevi un anno fa, del cialciatore della Fiorentina Bove stramazzato e miracolosamente salvo e di tutti gli altri mandati in passerella: bisogna normalizzare il cancro e quando il male è normalizzato non fa più tanta paura e non ce ne si chiedono le cause. Il messaggio che passa non è di coraggio, di vittoria; se tale voleva essere, mi dispiace, nessuno tra i malati di tumore lo ha colto, almeno a mia esperienza: dopo averla criticata in altra sede, ho ricevuto decine di sollecitazioni e tutte dicevano una sola cosa: grazie, perché da oncologico mi sento preso in giro, mi sento mortificato. Nessuno con una chemio addosso può tradire quell'energia artificiale e improbabile; io dopo sette mesi e sette cicli, a terapia già smaltita, ho dovuto drogarmi, letteralmente, per reggere due ore di conduzione ad un evento di auto storiche e poi sono rimasto sul letto una settimana. “Io non sono la mia malattia”? “Io sono qui da professionista”? Ma io me la ricordo questa posare col vaccino in spalla e tanto di moralismo sotto, “fate come me”, che voleva dire, anche se allora non lo sapevamo: sacrifichiamoci tutti, diamo il sangue alla patria per Draghi e per Speranza. Allora non sospettavamo, adesso ne abbiamo certezza e continuare a ingannare noi stessi si può ma ingannare altri come noi non è accettabile. A Sanremo si esibiscono i grandi, tragici malati ma non si fanno domande. Si banalizza, si mistifica la malattia così che il democratico di turno possa dire: vedete, vi avremo anche avvelenati ma non è così male, ci si va anche al Festival, si diventa famosi. Una morale già sentita tante volte da quelli che girano a dire alle vittime che se la sono cercata, hanno firmato la liberatoria, si sono inventati i protocolli e comunque sono assassini. Loro, capite? A Sanremo anche questa ineffabile Lucarelli che voleva “i novax ridotti a poltiglia verde” ma non si disturba per l'ostentazione omertosa della modella Balti, trova modo di chiamare sciacallo Cristicchi che ha fatto una canzone sulla demenza della madre. Le Lucarelli stanno dappertutto per ragioni precise: Cristicchi, autore di un'opera teatrale sulle foibe, passa in fama di destroide, cosa che, conoscendolo da anni, assolutamente non è. Allora ci vogliono i cecchini di regime i quali, adesso che il regime è apparentemente, temporaneamente più moderato, non si tengono, schiumano rabbia. Fumettizzare il cancro! Nessuno di quelli che passano per la televisione di regime può o vuole sollevare dubbi, sono lì a fare lo spot a quelli che li hanno distrutti. Se una roba spaventosa come un tumore viene infilata in un baraccone di canzoni penose, come può fare paura? E se viene normalizzato come qualcosa che si può esorcizzare con danze e canti, chi mai oserà metterlo in relazione con un siero letale? Che tutti, per primi quelli che lo hanno prodotto e imposto, ammettono come letale? La normalizzazione del male è maligna essa stessa e usa le stesse vittime, che si prestano. Di Big Mama, esondante cantante subito arruolata dalla UE per la sbracata retorica woke, si dice: “Big Mama tra body positive, gender e cancro del sangue”. Un linfoma, come il mio, svuotato di qualsiasi significato scientifico e tragico, ridotto a gossip, infilato nella zuppa del gossip. Ma uno mi ha scritto: mio figlio aveva il tuo stesso linfoma ed è morto il 6 dicembre. Questa idea che un turbocancro lo si possa giocare con il baccanale nazionalpopulista è molto pericolosa e molto ingiusta e la modella lodigiana, lo voglia o meno, lo capisca o meno, non rende un bel servizio a quanti nelle sue condizioni. Merita rispetto ma non adesione: avrebbe potuto proporre la sua situazione con serena sincerità, sviscerarne le profondissime implicazioni e sarebbe stato un autentico vettore di coraggio: ha voluto ridurre tutto a una sfilata di risa e di strepiti; avrebbe potuto palesarsi con misura, con una dignità fragile e sensibile: ha scelto di proporre il suo volto vampiresco, il cranio lunare quasi come un ricatto, comunque un senso di vanità incomprensibile, utile alla propaganda di chi nega la verità; ed è una propaganda oscena, la stessa delle agenzie lobbistiche, le Usaid, le Fema, le Havas, che dagli Stati Uniti all'Europa smobilitano miliardi per corrompere migliaia di giornalisti in modo da occultare la verità, diffondere la menzogna, determinare la censura. Spettacolarizzare il cancro in un modo così inopportuno, così clamoroso va letto in sostituzione di una corretta informazione, serve a non diffondere i numeri della morte, le statistiche sulle incidenze post vaccinali, serve a parlare d'altro, a non parlare affatto. È la forma di censura più inaccettabile perché giocata sull'illusione, sull'incanto del patetico, sull'esaltazione di un coraggio che non c'è. Ed è cinismo verso chi resta inchiodato a una domanda: ce la faccio? Ho raccontato pochi giorni fa la mia distruzione e l'ho fatto per questo preciso motivo, far capire che un cancro non è la rappresentazione patetica ma quasi gioiosa che ne fa la televisione, è l'abisso, è la disperazione assoluta. Non che lo si debba per forza prendere in questo modo, ma le cose stanno così e non c'è trionfo della volontà che tenga. Non ci sono guerrieri qui, solo organismi minati, alla mercé di tutto, consegnati al volere dei medici, vincolati alla lotteria delle cure: noi non combattiamo: subiamo, resistiamo; può andare bene o finire male, ma non c'è nessunissima trasmissione della speranza nella danza macabra di chi confonde la realtà. Eleonora Giorgi sta morendo, ma quanta dignità nella sua rassegnazione! Eppure neppure lei osa affrontare la questione per quella che è. Ancora una volta una occasione persa per fare giustizia di una ingiustizia globale, per ammettere: io mi sono vaccinato e subito dopo mi è successo questo. Basterebbe la verità, nuda e semplice, libero ciascuno di accoglierla o meno. No, meglio le luci del ribaltamento, meglio apparire come Nosferatu a una fiera di canzonette sapendo che la gente, “quelli a casa”, si domandano quanto ti resta, poi spegne e fa gli scongiuri, io speriamo che me la cavo."
    Like
    3
    1 Comentários 0 Compartilhamentos 11KB Visualizações
  • Perché proprio Roberto Speranza è stato messo al comando del Ministero della Salute in piena pandemia, quando non aveva alcuna esperienza in sanità? È questo il tipo di uomo che ci dovrebbe proteggere? La verità potrebbe essere molto più sinistra di quanto immaginiamo.

    Fonte:
    https://x.com/Ardito98731919/status/1889359684525518916?s=19
    Perché proprio Roberto Speranza è stato messo al comando del Ministero della Salute in piena pandemia, quando non aveva alcuna esperienza in sanità? È questo il tipo di uomo che ci dovrebbe proteggere? La verità potrebbe essere molto più sinistra di quanto immaginiamo. Fonte: https://x.com/Ardito98731919/status/1889359684525518916?s=19
    0 Comentários 0 Compartilhamentos 2KB Visualizações 2
  • Il ritorno del "Fuoco Sacro in Occidente”, che a noi qui sta a cuore, potrà essere attuato, non solo quando le antiche tradizioni ancora viventi come quella vedica saranno ben conosciute, ma quando torneranno ad esserci uomini capaci di calcare la Via iniziatica che, secondo anche ciò che esplicitamente dicono i Veda, è fondata sul raccoglimento interiore, la concentrazione, la meditazione e, in genere, la smobilitazione degli psichismi, delle ossessioni mentali e della meccanizzazione della conoscenza. Ricordarsi occorre che la “tradizione” non patisce trascrizioni canoniche e dogmatizzazioni, ma richiede l’esperienza vivente, sempre rinfrescata, di chi voglia ritrovarla. In tale modo il Sacro tornerà ad essere la dimensione intelligibile del Reale, e la vita cesserà di essere una funzione animale, per tramutarsi in un arto di quella consapevolezza che è il nocciolo della nostra presenza nel mondo:l’“Io- sono”.

    Pio Filippani Ronconi - Agni-Ignis
    Metafisica del Fuoco SacroIl ritorno del "Fuoco Sacro in Occidente”, che a noi qui sta a cuore, potrà essere attuato, non solo quando le antiche tradizioni ancora viventi come quella vedica saranno ben conosciute, ma quando torneranno ad esserci uomini capaci di calcare la Via iniziatica che, secondo anche ciò che esplicitamente dicono i Veda, è fondata sul raccoglimento interiore, la concentrazione, la meditazione e, in genere, la smobilitazione degli psichismi, delle ossessioni mentali e della meccanizzazione della conoscenza. Ricordarsi occorre che la “tradizione” non patisce trascrizioni canoniche e dogmatizzazioni, ma richiede l’esperienza vivente, sempre rinfrescata, di chi voglia ritrovarla. In tale modo il Sacro tornerà ad essere la dimensione intelligibile del Reale, e la vita cesserà di essere una funzione animale, per tramutarsi in un arto di quella consapevolezza che è il nocciolo della nostra presenza nel mondo:l’“Io- sono”.

    Pio Filippani Ronconi - Agni-Ignis
    Metafisica del Fuoco Sacro
    Il ritorno del "Fuoco Sacro in Occidente”, che a noi qui sta a cuore, potrà essere attuato, non solo quando le antiche tradizioni ancora viventi come quella vedica saranno ben conosciute, ma quando torneranno ad esserci uomini capaci di calcare la Via iniziatica che, secondo anche ciò che esplicitamente dicono i Veda, è fondata sul raccoglimento interiore, la concentrazione, la meditazione e, in genere, la smobilitazione degli psichismi, delle ossessioni mentali e della meccanizzazione della conoscenza. Ricordarsi occorre che la “tradizione” non patisce trascrizioni canoniche e dogmatizzazioni, ma richiede l’esperienza vivente, sempre rinfrescata, di chi voglia ritrovarla. In tale modo il Sacro tornerà ad essere la dimensione intelligibile del Reale, e la vita cesserà di essere una funzione animale, per tramutarsi in un arto di quella consapevolezza che è il nocciolo della nostra presenza nel mondo:l’“Io- sono”. Pio Filippani Ronconi - Agni-Ignis Metafisica del Fuoco SacroIl ritorno del "Fuoco Sacro in Occidente”, che a noi qui sta a cuore, potrà essere attuato, non solo quando le antiche tradizioni ancora viventi come quella vedica saranno ben conosciute, ma quando torneranno ad esserci uomini capaci di calcare la Via iniziatica che, secondo anche ciò che esplicitamente dicono i Veda, è fondata sul raccoglimento interiore, la concentrazione, la meditazione e, in genere, la smobilitazione degli psichismi, delle ossessioni mentali e della meccanizzazione della conoscenza. Ricordarsi occorre che la “tradizione” non patisce trascrizioni canoniche e dogmatizzazioni, ma richiede l’esperienza vivente, sempre rinfrescata, di chi voglia ritrovarla. In tale modo il Sacro tornerà ad essere la dimensione intelligibile del Reale, e la vita cesserà di essere una funzione animale, per tramutarsi in un arto di quella consapevolezza che è il nocciolo della nostra presenza nel mondo:l’“Io- sono”. Pio Filippani Ronconi - Agni-Ignis Metafisica del Fuoco Sacro
    Like
    1
    0 Comentários 0 Compartilhamentos 2KB Visualizações
  • La Voce Libera , [8 Feb 2025 alle 13:33]
    18 anni di esperienza, ma non ha mai visto niente del genere.

    Un impresario di pompe funebri con 18 anni di esperienza lancia l'allarme.

    Sempre più giovani vaccinati muoiono improvvisamente.

    Durante l'imbalsamazione, scopre degli insoliti coaguli di sangue bianco che non aveva mai visto prima.

    Decine di colleghi confermano le sue osservazioni, ma vengono tenute nascoste.

    Avverte con urgenza: non fate iniezioni.
    « Continua a leggere - con Google Translate »

    Iscriviti La Voce Libera Fonte: https://t.me/la_voce_libera/63321
    La Voce Libera 🗣️🔈, [8 Feb 2025 alle 13:33] 🚨 18 anni di esperienza, ma non ha mai visto niente del genere. ▪️Un impresario di pompe funebri con 18 anni di esperienza lancia l'allarme. ▪️Sempre più giovani vaccinati muoiono improvvisamente. ▪️Durante l'imbalsamazione, scopre degli insoliti coaguli di sangue bianco che non aveva mai visto prima. ▪️Decine di colleghi confermano le sue osservazioni, ma vengono tenute nascoste. ▪️Avverte con urgenza: non fate iniezioni. « Continua a leggere - con Google Translate » ✋ Iscriviti ➡️ La Voce Libera Fonte: https://t.me/la_voce_libera/63321
    T.ME
    La Voce Libera 🗣️🔈
    🚨 18 anni di esperienza, ma non ha mai visto niente del genere. ▪️Un impresario di pompe funebri con 18 anni di esperienza lancia l'allarme. ▪️Sempre più giovani vaccinati muoiono improvvisamente. ▪️Durante l'imbalsamazione, scopre degli insoliti coaguli di sangue bianco che non aveva mai visto prima. ▪️Decine di colleghi confermano le sue osservazioni, ma vengono tenute nascoste. ▪️Avverte con urgenza: non fate iniezioni. « Continua a leggere - con Google Translate » ✋ Iscriviti ➡️ La Voce Libera
    Angry
    1
    0 Comentários 0 Compartilhamentos 1KB Visualizações
  • A IMPERITURA MEMORIA!
    La giornata della (inutile) memoria - lettera aperta - Ingannati
    Lettera aperta mandata all’associazione Alpini, gruppo di Ponte San Nicolò, all’amministrazione comunale di Ponte San Nicolò e alla fondazione Giorgio Perlasca. Questa lettera viene pubblicata online sul blog www.ingannati.it -oOo-
    Egregi signori, complimentandovi per l’iniziativa del 25 Gennaio u.s., presso il comune di Ponte San Nicolò, relativa all’esperienza di Giorgio Perlasca, devo purtroppo lamentare […]
    https://www.ingannati.it/2025/01/26/la-giornata-della-inutile-memoria-lettera-aperta/
    A IMPERITURA MEMORIA! La giornata della (inutile) memoria - lettera aperta - Ingannati Lettera aperta mandata all’associazione Alpini, gruppo di Ponte San Nicolò, all’amministrazione comunale di Ponte San Nicolò e alla fondazione Giorgio Perlasca. Questa lettera viene pubblicata online sul blog www.ingannati.it -oOo- Egregi signori, complimentandovi per l’iniziativa del 25 Gennaio u.s., presso il comune di Ponte San Nicolò, relativa all’esperienza di Giorgio Perlasca, devo purtroppo lamentare […] https://www.ingannati.it/2025/01/26/la-giornata-della-inutile-memoria-lettera-aperta/
    WWW.INGANNATI.IT
    La giornata della (inutile) memoria - lettera aperta - Ingannati
    Lettera aperta mandata all’associazione Alpini, gruppo di Ponte San Nicolò, all’amministrazione comunale di Ponte San Nicolò e alla fondazione Giorgio Perlasca. Questa lettera viene pubblicata online sul blog www.ingannati.it -oOo- Egregi signori, complimentandovi per l’iniziativa del 25 Gennaio u.s., presso il comune di Ponte San Nicolò, relativa all’esperienza di Giorgio Perlasca, devo purtroppo lamentare […]
    Like
    3
    0 Comentários 0 Compartilhamentos 557 Visualizações
Páginas impulsionada