• ECCO DOVE VUOLE ARRIVARE LA VON der LEYEN! CONTROLLO GLOBALE!

    Chat control, l'Europa verso la sorveglianza di massa online: il primo passo del Consiglio e del Parlamento (nel nome dei minori) - Il Fatto Quotidiano
    Nel nome dei minori, l’Europa punta ad allargare le maglie della privacy. Calendario alla mano, in un paio d’anni potrebbero vedere la luce provvedimenti per obbligare i colossi digitali a scansionare le comunicazioni di ogni cittadino. Domani il Vecchio continente compirà il primo passo della nuova legislatura verso la sorveglianza di massa: ne discuteranno la...

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/09/04/chat-control-leuropa-verso-la-sorveglianza-di-massa-online-il-primo-passo-del-consiglio-e-del-parlamento-nel-nome-dei-minori/7679390/
    ECCO DOVE VUOLE ARRIVARE LA VON der LEYEN! CONTROLLO GLOBALE! Chat control, l'Europa verso la sorveglianza di massa online: il primo passo del Consiglio e del Parlamento (nel nome dei minori) - Il Fatto Quotidiano Nel nome dei minori, l’Europa punta ad allargare le maglie della privacy. Calendario alla mano, in un paio d’anni potrebbero vedere la luce provvedimenti per obbligare i colossi digitali a scansionare le comunicazioni di ogni cittadino. Domani il Vecchio continente compirà il primo passo della nuova legislatura verso la sorveglianza di massa: ne discuteranno la... https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/09/04/chat-control-leuropa-verso-la-sorveglianza-di-massa-online-il-primo-passo-del-consiglio-e-del-parlamento-nel-nome-dei-minori/7679390/
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    Chat control, l'Europa verso la sorveglianza di massa online: il primo passo del Consiglio e del Parlamento (nel nome dei minori) - Il Fatto Quotidiano
    Nel nome dei minori, l’Europa punta ad allargare le maglie della privacy. Calendario alla mano, in un paio d’anni potrebbero vedere la luce provvedimenti per obbligare i colossi digitali a scansionare le comunicazioni di ogni cittadino. Domani il Vecchio continente compirà il primo passo della nuova legislatura verso la sorveglianza di massa: ne discuteranno la …
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  • A PROPOSITO di DUROV e della SICUREZZA e PRIVACY di TELEGRAM.

    Insieme con l’organizzazione no profit La Quadrature Du Net, che ha co-fondato, è uno dei protagonisti del dibattito pubblico francese contro la sorveglianza e contro la censura su internet e a favore dei diritti digitali in Francia. Sul caso Pavel Durov, il Fatto Quotidiano ha intervistato Benjamin Sonntag, ingegnere informatico esperto di sicurezza e imprenditore nel settore informatico. Alla nostra richiesta di sapere se ha mai lavorato o fatto consulenze per un concorrente di Telegram, Sonntag ha dichiarato di non averlo mai fatto.

    Secondo l’esperto di sicurezza Michał Woźniak, Telegram non è né sicuro né criptato: solo quando viene usato nella modalità “secret chats”, Telegram offre la crittografia end-to-end, quella per cui i messaggi, che si scambiano due persone chattando, sono accessibili solo ed esclusivamente a loro due, e non a terze parti. Ma la crittografia end-to-end deve essere esplicitamente attivata da ciascun utente, e le “secret chats” non sono disponibili per i gruppi e per i canali. Dunque sembra che Telegram sia tutt’altro che sicuro per i criminali che vogliano usarlo per trafficare droga, armi o pedopornografia. E’ d’accordo?

    Sono del tutto d’accordo. Credo che il 99,9 percento di tutti i messaggi scambiati via Telegram siano inviati in modalità tale che l’azienda Telegram li possa leggere. I messaggi vengono inviati in forma criptata ai server di Telegram, e quindi se qualcuno sorveglia internet, non li legge, ma l’azienda può leggerli in chiaro sui loro server. Il fatto che la crittografia end-to-end debba essere attivata per ogni chat – e che quindi non sia l’impostazione automatica – ha enormi conseguenze! La maggior parte di chi usa Telegram non modifica le impostazioni predefinite. E su Telegram, la crittografia end-to-end non è disponibile su nessuna chat di gruppo, che è uno dei modi in cui questo social network è più usato.

    Durov è accusato di dodici presunti reati, incluso: “il rifiuto di comunicare, su richiesta delle autorità competenti, informazioni o documenti necessari per eseguire intercettazioni legali”, eppure, secondo un’inchiesta del Der Spiegel, Telegram ha più volte consegnato i dati degli utenti alla polizia federale tedesca. Lei crede che Durov sia stato arrestato per la mancata collaborazione con gli investigatori francesi oppure crede che ci sia altro?

    Da quello che vedo come operatore della rete – gestisco un piccolo internet provider in Francia – ogni nazione ha modi diversi di far rispettare la legge. Forse la Germania e l’India, che hanno ottenuto entrambe alcuni dati da Telegram alcuni anni fa, hanno fatto più pressioni e sono state più minacciose della Francia, o forse i loro casi [giudiziari] sono stati considerati legittimi da Telegram, a suo tempo. Secondo me, è più probabile che la Francia non abbia mai davvero cercato di minacciare Telegram prima di adesso, oppure pretendeva troppi dati su troppi casi e Telegram ha deciso di non obbedire alle richieste. Io non vedo perché il caso dovrebbe riguardare qualcos’altro, se non un sistema giudiziario che cerca di fare il proprio lavoro. Soprattutto perché la polizia in Francia sa che Telegram non è criptato e quindi sa che Telegram potrebbe avere informazioni molto interessanti su quei casi oggetto di indagini penali…Io la vedo come una motivazione molto buona (e sufficiente) per arrestarlo per questa ragione”.

    Edward Snowden è stato molto diretto: “L’arresto di Durov è un attacco ai diritti umani fondamentali, come le libertà di parola e di associazione. Sono sorpreso e molto rattristato che Macron sia sceso al livello di prendere ostaggi come mezzo per ottenere l’accesso alle comunicazioni private”. E’ un dato di fatto che le autorità francesi non amino la crittografia e a dicembre scorso Disclose, il nostro giornale e altri media hanno rivelato che la Francia, l’Italia, la Finlandia, la Grecia, Cipro, Malta e la Svezia volevano usare gli spyware per spiare i giornalisti. Crede che l’arresto di Durov sia parte della guerra alla crittografia in Francia?

    Trovo triste che Edward Snowden sia caduto in trappola, perché il caso è molto più complicato. Prima di tutto, Telegram non è criptato: il 99,9 percento non lo è, e lo 0,1 percento che lo è fa comunque uscire i dati di chi comunica con chi, che è di per se, molto interessante per le forze di polizia. E dunque questo caso non può essere collegato all’amore o all’odio della crittografia da parte delle autorità francesi, è completamente irrilevante. Purtroppo, ci sono attivisti di tutto il mondo che credono che Telegram sia sicuro: non lo è! Ritengo che combattere per la crittografia end-to-end sia molto importante, ma Telegram non ha alcuna relazione con questa battaglia! E per favore non mescoliamo questo caso con la questione dello spionaggio dei giornalisti: è una false flag…I giornalisti investigativi responsabili non dovrebbero mai usare Telegram per nulla di importante. Va considerato sicuro come un SMS o un’email: per niente affatto sicuri!

    Secondo fatto: Telegram non è, nella maggior parte dei casi, ‘una comunicazione privata’: ci sono migliaia di chat di gruppo che possono avere fino a 200.000 utenti ciascuna. Queste dovrebbero essere chiaramente considerate da un giudice come ‘spazi pubblici’ e ‘conversazioni pubbliche’, non ‘comunicazioni private’. Di conseguenza, le leggi e i regolamenti applicati nella maggior parte delle nazioni sono molto diverse rispetto a quelli per le comunicazioni puramente private.

    Nel caso dell’arresto di Durov, alcune indagini penali collegate all’arresto hanno a che fare con chat di gruppi in cui alcune persone hanno scambiato contenuti pedopornografici o altri contenuti illegali su queste chat di gruppo. E dunque io capisco il punto di vista del ministero della Giustizia che vorrebbe porre fine a questa situazione. Concludendo, sono piuttosto sicuro che il caso Durov non abbia nulla a che fare con la guerra per la crittografia in Francia. Il che non vuole dire che la Francia ami la crittografia end-to-end, ovviamente. I cittadini dovrebbero usare la crittografia end-to-end (come Signal) ogni volta che possono e combattere per il diritto ad avere comunicazioni private, ma Telegram non è un soggetto positivo in questa battaglia… .

    Fonte:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/08/28/durov-arrestato-lattivista-benjamin-sonntag-nulla-a-che-fare-con-la-privacy-meglio-usare-sistemi-diversi-da-telegram/7671404/
    A PROPOSITO di DUROV e della SICUREZZA e PRIVACY di TELEGRAM. Insieme con l’organizzazione no profit La Quadrature Du Net, che ha co-fondato, è uno dei protagonisti del dibattito pubblico francese contro la sorveglianza e contro la censura su internet e a favore dei diritti digitali in Francia. Sul caso Pavel Durov, il Fatto Quotidiano ha intervistato Benjamin Sonntag, ingegnere informatico esperto di sicurezza e imprenditore nel settore informatico. Alla nostra richiesta di sapere se ha mai lavorato o fatto consulenze per un concorrente di Telegram, Sonntag ha dichiarato di non averlo mai fatto. Secondo l’esperto di sicurezza Michał Woźniak, Telegram non è né sicuro né criptato: solo quando viene usato nella modalità “secret chats”, Telegram offre la crittografia end-to-end, quella per cui i messaggi, che si scambiano due persone chattando, sono accessibili solo ed esclusivamente a loro due, e non a terze parti. Ma la crittografia end-to-end deve essere esplicitamente attivata da ciascun utente, e le “secret chats” non sono disponibili per i gruppi e per i canali. Dunque sembra che Telegram sia tutt’altro che sicuro per i criminali che vogliano usarlo per trafficare droga, armi o pedopornografia. E’ d’accordo? Sono del tutto d’accordo. Credo che il 99,9 percento di tutti i messaggi scambiati via Telegram siano inviati in modalità tale che l’azienda Telegram li possa leggere. I messaggi vengono inviati in forma criptata ai server di Telegram, e quindi se qualcuno sorveglia internet, non li legge, ma l’azienda può leggerli in chiaro sui loro server. Il fatto che la crittografia end-to-end debba essere attivata per ogni chat – e che quindi non sia l’impostazione automatica – ha enormi conseguenze! La maggior parte di chi usa Telegram non modifica le impostazioni predefinite. E su Telegram, la crittografia end-to-end non è disponibile su nessuna chat di gruppo, che è uno dei modi in cui questo social network è più usato. Durov è accusato di dodici presunti reati, incluso: “il rifiuto di comunicare, su richiesta delle autorità competenti, informazioni o documenti necessari per eseguire intercettazioni legali”, eppure, secondo un’inchiesta del Der Spiegel, Telegram ha più volte consegnato i dati degli utenti alla polizia federale tedesca. Lei crede che Durov sia stato arrestato per la mancata collaborazione con gli investigatori francesi oppure crede che ci sia altro? Da quello che vedo come operatore della rete – gestisco un piccolo internet provider in Francia – ogni nazione ha modi diversi di far rispettare la legge. Forse la Germania e l’India, che hanno ottenuto entrambe alcuni dati da Telegram alcuni anni fa, hanno fatto più pressioni e sono state più minacciose della Francia, o forse i loro casi [giudiziari] sono stati considerati legittimi da Telegram, a suo tempo. Secondo me, è più probabile che la Francia non abbia mai davvero cercato di minacciare Telegram prima di adesso, oppure pretendeva troppi dati su troppi casi e Telegram ha deciso di non obbedire alle richieste. Io non vedo perché il caso dovrebbe riguardare qualcos’altro, se non un sistema giudiziario che cerca di fare il proprio lavoro. Soprattutto perché la polizia in Francia sa che Telegram non è criptato e quindi sa che Telegram potrebbe avere informazioni molto interessanti su quei casi oggetto di indagini penali…Io la vedo come una motivazione molto buona (e sufficiente) per arrestarlo per questa ragione”. Edward Snowden è stato molto diretto: “L’arresto di Durov è un attacco ai diritti umani fondamentali, come le libertà di parola e di associazione. Sono sorpreso e molto rattristato che Macron sia sceso al livello di prendere ostaggi come mezzo per ottenere l’accesso alle comunicazioni private”. E’ un dato di fatto che le autorità francesi non amino la crittografia e a dicembre scorso Disclose, il nostro giornale e altri media hanno rivelato che la Francia, l’Italia, la Finlandia, la Grecia, Cipro, Malta e la Svezia volevano usare gli spyware per spiare i giornalisti. Crede che l’arresto di Durov sia parte della guerra alla crittografia in Francia? Trovo triste che Edward Snowden sia caduto in trappola, perché il caso è molto più complicato. Prima di tutto, Telegram non è criptato: il 99,9 percento non lo è, e lo 0,1 percento che lo è fa comunque uscire i dati di chi comunica con chi, che è di per se, molto interessante per le forze di polizia. E dunque questo caso non può essere collegato all’amore o all’odio della crittografia da parte delle autorità francesi, è completamente irrilevante. Purtroppo, ci sono attivisti di tutto il mondo che credono che Telegram sia sicuro: non lo è! Ritengo che combattere per la crittografia end-to-end sia molto importante, ma Telegram non ha alcuna relazione con questa battaglia! E per favore non mescoliamo questo caso con la questione dello spionaggio dei giornalisti: è una false flag…I giornalisti investigativi responsabili non dovrebbero mai usare Telegram per nulla di importante. Va considerato sicuro come un SMS o un’email: per niente affatto sicuri! Secondo fatto: Telegram non è, nella maggior parte dei casi, ‘una comunicazione privata’: ci sono migliaia di chat di gruppo che possono avere fino a 200.000 utenti ciascuna. Queste dovrebbero essere chiaramente considerate da un giudice come ‘spazi pubblici’ e ‘conversazioni pubbliche’, non ‘comunicazioni private’. Di conseguenza, le leggi e i regolamenti applicati nella maggior parte delle nazioni sono molto diverse rispetto a quelli per le comunicazioni puramente private. Nel caso dell’arresto di Durov, alcune indagini penali collegate all’arresto hanno a che fare con chat di gruppi in cui alcune persone hanno scambiato contenuti pedopornografici o altri contenuti illegali su queste chat di gruppo. E dunque io capisco il punto di vista del ministero della Giustizia che vorrebbe porre fine a questa situazione. Concludendo, sono piuttosto sicuro che il caso Durov non abbia nulla a che fare con la guerra per la crittografia in Francia. Il che non vuole dire che la Francia ami la crittografia end-to-end, ovviamente. I cittadini dovrebbero usare la crittografia end-to-end (come Signal) ogni volta che possono e combattere per il diritto ad avere comunicazioni private, ma Telegram non è un soggetto positivo in questa battaglia… . Fonte:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/08/28/durov-arrestato-lattivista-benjamin-sonntag-nulla-a-che-fare-con-la-privacy-meglio-usare-sistemi-diversi-da-telegram/7671404/
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    Durov arrestato, l'attivista Benjamin Sonntag: “Nulla a che fare con la privacy. Meglio usare sistemi diversi da Telegram” - Il Fatto Quotidiano
    LEGGI – Fuga da Telegram. Zuckerberg ammette: “Pressati su Biden jr.” Insieme con l’organizzazione no profit La Quadrature Du Net, che ha co-fondato, è uno dei protagonisti del dibattito pubblico francese contro la sorveglianza e contro la censura su internet e a favore dei diritti digitali in Francia. Sul caso Pavel Durov, il Fatto Quotidiano …
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  • MENTRE GLI ITALIANI (SARDI COMPRESI) SI TROVANO MASSICCIAMENTE IN SPIAGGIA, I CITTADINI INGLESI SI STANNO SOLLEVANDO IN GRAN NUMERO CONTRO LA CLASSE DIRIGENTE GLOBALISTA DETERMINATA A TOGLIERE LORO I DIRITTI E A NORMALIZZARE LA SOSTITUZIONE ETNICA
    Dopo il brutale accoltellamento di 11 giovani ragazze durante un evento di Taylor Swift, il governo britannico completamente infiltrato ha deciso di punire coloro che protestano contro i confini aperti, dichiarando lo stato di emergenza per introdurre nuovi poteri autoritari spaventosi al fine di soffocare la divergenza e punire le persone comuni. C'è anarchia per le strade dell'Inghilterra in questo momento mentre la gente continua a ribellarsi chiedendo giustizia, e i media continuano a sopprimere l'entità degli eventi.

    Secondo Klaus Schwab, il mondo è arrivato a un punto di non ritorno e ha ordinato ai governi mondiali infiltrati di imprigionare e rieducare chiunque dissenta dall'agenda globalista. Secondo il vecchio pelato dall'improbabile pronuncia, la storia umana è ufficialmente finita, le regole normali non si applicano più e chiunque sfidi l'agenda globalista e le frontiere aperte deve abituarsi a vivere sotto costante sorveglianza, picchiato dalle autorità, arrestato e imprigionato a titolo di esempio per il resto della società.

    Quando Klaus parla, governi obbedienti come quello del nuovo governo laburista di sinistra del Regno Unito scattano sull'attenti con un bastone infilato nel didietro. In una settimana in cui un numero importante di bambini è stato accoltellato e in cui le proteste contro l'attacco sono state brutalmente soffocate dagli agenti dello Stato, il governo ha deciso di agire prima contro chi rifiuta il mantra delle frontiere aperte, con il nuovo primo ministro laburista di sinistra Keir Starmer che dichiara "la sfida immediata è guidata dall'odio dell'estrema destra".

    C'è voluto circa mezzo secolo affinché il popolo britannico risvegliasse il proprio spirito combattivo. Ma ora sono svegli perché l'avversario - l'elite globale e la loro agenda globalista e apparato di controllo - è stato identificato e non si fermeranno finché non sarà neutralizzato. Ecco perché il governo britannico sta intraprendendo urgentemente misure per aumentare i propri poteri autoritari per controllare i cittadini.

    Non ci sono idee per fermare i migranti che trucidano i bambini. Ma ci sono molte idee per privare i cittadini britannici dei loro diritti alla libertà di movimento, alla libertà di protesta e al diritto alla privacy. È un altro esempio classico del gioco preferito dell'elite: Problema, Reazione, Soluzione.

    Hanno creato il problema aprendo le frontiere. Stanno osservando la reazione della società al collasso. E ora stanno presentando la loro soluzione. La creazione di grossi problemi è da sempre una specialità dello Stato parassita: la soluzione essendo sempre un maggiore controllo ed un autoritarismo rafforzato per garantire che l'agenda tecnosocialista prosegua nonostante le proteste delle persone comuni.

    L'élite globale ora è talmente arrogante da non cercare nemmeno più di nascondere le proprie tracce. Nel Regno Unito, il governo ordina già da tempo ed in via preliminare alla polizia di arrestare i cittadini sorpresi a diffondere cosiddette "teorie del complotto" sull'agenda globalista.

    Fonte:
    https://t.me/lacivettabianca
    MENTRE GLI ITALIANI (SARDI COMPRESI) SI TROVANO MASSICCIAMENTE IN SPIAGGIA, I CITTADINI INGLESI SI STANNO SOLLEVANDO IN GRAN NUMERO CONTRO LA CLASSE DIRIGENTE GLOBALISTA DETERMINATA A TOGLIERE LORO I DIRITTI E A NORMALIZZARE LA SOSTITUZIONE ETNICA Dopo il brutale accoltellamento di 11 giovani ragazze durante un evento di Taylor Swift, il governo britannico completamente infiltrato ha deciso di punire coloro che protestano contro i confini aperti, dichiarando lo stato di emergenza per introdurre nuovi poteri autoritari spaventosi al fine di soffocare la divergenza e punire le persone comuni. C'è anarchia per le strade dell'Inghilterra in questo momento mentre la gente continua a ribellarsi chiedendo giustizia, e i media continuano a sopprimere l'entità degli eventi. Secondo Klaus Schwab, il mondo è arrivato a un punto di non ritorno e ha ordinato ai governi mondiali infiltrati di imprigionare e rieducare chiunque dissenta dall'agenda globalista. Secondo il vecchio pelato dall'improbabile pronuncia, la storia umana è ufficialmente finita, le regole normali non si applicano più e chiunque sfidi l'agenda globalista e le frontiere aperte deve abituarsi a vivere sotto costante sorveglianza, picchiato dalle autorità, arrestato e imprigionato a titolo di esempio per il resto della società. Quando Klaus parla, governi obbedienti come quello del nuovo governo laburista di sinistra del Regno Unito scattano sull'attenti con un bastone infilato nel didietro. In una settimana in cui un numero importante di bambini è stato accoltellato e in cui le proteste contro l'attacco sono state brutalmente soffocate dagli agenti dello Stato, il governo ha deciso di agire prima contro chi rifiuta il mantra delle frontiere aperte, con il nuovo primo ministro laburista di sinistra Keir Starmer che dichiara "la sfida immediata è guidata dall'odio dell'estrema destra". C'è voluto circa mezzo secolo affinché il popolo britannico risvegliasse il proprio spirito combattivo. Ma ora sono svegli perché l'avversario - l'elite globale e la loro agenda globalista e apparato di controllo - è stato identificato e non si fermeranno finché non sarà neutralizzato. Ecco perché il governo britannico sta intraprendendo urgentemente misure per aumentare i propri poteri autoritari per controllare i cittadini. Non ci sono idee per fermare i migranti che trucidano i bambini. Ma ci sono molte idee per privare i cittadini britannici dei loro diritti alla libertà di movimento, alla libertà di protesta e al diritto alla privacy. È un altro esempio classico del gioco preferito dell'elite: Problema, Reazione, Soluzione. Hanno creato il problema aprendo le frontiere. Stanno osservando la reazione della società al collasso. E ora stanno presentando la loro soluzione. La creazione di grossi problemi è da sempre una specialità dello Stato parassita: la soluzione essendo sempre un maggiore controllo ed un autoritarismo rafforzato per garantire che l'agenda tecnosocialista prosegua nonostante le proteste delle persone comuni. L'élite globale ora è talmente arrogante da non cercare nemmeno più di nascondere le proprie tracce. Nel Regno Unito, il governo ordina già da tempo ed in via preliminare alla polizia di arrestare i cittadini sorpresi a diffondere cosiddette "teorie del complotto" sull'agenda globalista. Fonte: https://t.me/lacivettabianca
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  • https://dituttoedipiu.altervista.org/la-sorveglianza-di-massa-dellia-in-atto-per-le-olimpiadi-2024-e-qui-per-restare/
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    La sorveglianza di massa dell'IA in atto per le Olimpiadi 2024 è qui per restare Le Olimpiadi di Parigi del 2024 attirano gli occhi del mondo mentre migliaia di atleti e personale di supporto e centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo convergono in Francia. Non saranno solo gli occhi del mondo a guardare. Anche i sistemi di intelligenza artificiale guarderanno. Le società governative e private useranno
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    Il gestore di Vance instaurerà la Sorveglianza Totale Preventiva Durante i primi giorni di PayPal, Thiel e i suoi colleghi si sono recati in diverse agenzie governative, tra cui agenzie di intelligence, per vedere come avrebbero potuto adattare al meglio il loro prodotto per ottenere il sostegno governativo (e contratti) per i loro prodotti e servizi. Dopo aver lasciato PayPal, Thiel avrebbe seguito un percorso simile nella creazione di un’altra azienda, Palantir.
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  • https://dituttoedipiu.altervista.org/influenza-aviria-il-congresso-con-la-simulazione-della-pandemia-prima-delle-elezioni-americane-e-tra-gli-argomenti-spunta-la-sorveglianza-e-gestione-dei-dati/
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    Influenza aviria: il congresso con la simulazione della pandemia prima delle elezioni americane… e tra gli argomenti spunta la “sorveglianza e gestione dei dati” - D TUTTO E D+
    Influenza aviria: il congresso con la simulazione della pandemia prima delle elezioni americane… e tra gli argomenti spunta la “sorveglianza e gestione dei dati” “Abbiamo tutti sentito parlare del massacro di milioni di pollame. Anche alcuni bovini”, denuncia Leo Hohmann. “…E ora hanno indetto un “Summit internazionale sull’influenza aviaria” che si terrà a Washington D.C. dal 2 al 4 ottobre e, secondo la brochure online ufficiale dell’evento, si discuterà di “un ceppo altamente virulento di influenza aviaria che colpisce
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  • Pubblichiamo qui in allegato l'ATLANTE DELL’INFANZIA (A RISCHIO) IN ITALIA - 2023 - A cura di Save the Children - lasciamo a voi le considerazioni ed i commenti sul futuro della scuola e delle nuove generazioni.

    PREFAZIONE

    La pandemia di Covid19 ha segnato un punto di svolta fondamentale della
    nostra epoca. C’è un prima e un dopo su molte cose e, indubbiamente, uno dei
    fattori che ha svolto un ruolo particolarmente significativo nel corso dei mesi
    del lockdown e in quelli successivi è stata la tecnologia digitale. Anche in
    questo caso, c’è un prima e un dopo, sia nel modo in cui queste tecnologie
    sono state utilizzate, sia nel modo in cui le abbiamo interpretate e vissute.
    In quell’ormai lontano 2020, ci sono stati giorni difficili in cui i nostri computer, i
    tablet e gli smartphone ci hanno tenuti vivi, nel vero senso della parola. Hanno fatto
    sì che la nostra vita procedesse sebbene fossimo segregati in casa, ci hanno permesso il contatto quotidiano con amici e parenti, sebbene mutuato attraverso lo schermo di un PC o di uno smartphone, mentre tutto il resto fuori era fermo.

    Abbiamo fatto aperitivi con gli amici collegati al pc, abbiamo ordinato la spesa, letto
    libri, guardato film, lavorato, studiato. Ma è stato davvero proprio così? O meglio, è
    stato così per tutti? La tecnologia è stata fondamentale per una parte del mondo e
    della società che ne aveva ampio accesso, ma per un’altra fetta di popolazione, a
    tutte le latitudini, questa accelerazione tecnologica ha significato l’emarginazione.
    Coloro che erano già indietro, che non avevano accesso ai dispositivi digitali, si sono
    visti tagliati fuori da ogni genere di attività. Hanno dovuto faticare molto di più per
    poter fruire dei servizi e trovare risposte ai loro bisogni, spesso vitali, in un momento
    in cui ci dicevamo “nessuno deve rimanere indietro”.

    Prima del maggio 2020, secondo un rapporto UNESCO, il 60% dei programmi
    nazionali di apprendimento a distanza si affidava esclusivamente a piattaforme
    connesse a internet, ma quasi mezzo miliardo di giovani – ovvero circa la metà degli
    studenti delle scuole primarie e secondarie di tutto il mondo non
    disponeva di una connessione a casa e veniva così escluso dalla partecipazione.
    Secondo i dati e le indagini citati nel rapporto, nel 2020 negli Stati Uniti, per esempio, un terzo degli
    studenti, dalla scuola dell’infanzia al dodicesimo anno di età, è stato escluso
    dall’istruzione a causa di connessioni a internet o hardware inadeguati. Per quanto
    riguarda i risultati dell’apprendimento degli studenti, secondo i ricercatori
    dell’UNESCO, questi si sono bloccati o sono diminuiti drasticamente quando le
    scuole hanno utilizzato l’edtech (education technology) in sostituzione
    dell’insegnamento in presenza, anche quando i bambini avevano accesso a dispositivi
    digitali e connessioni a internet...

    Neonati allo schermo

    In un mondo fatto di chiaroscuri, gli effetti del digitale sono in parte positivi, in parte negativi,
    ma sull’età evolutiva sembrano prevalere questi ultimi. Eppure, nel nostro Paese sono tanti i
    bambini persino molto piccoli che trascorrono del tempo davanti a uno schermo. I risultati
    della nuova indagine del Sistema di Sorveglianza Bambini 0­2 anni dell’Istituto Superiore di
    Sanità (ISS), presentata a marzo 2023 delinea un quadro preoccupante sotto questo profilo
    1. L’indagine si è svolta tra giugno e ottobre 2022 con interviste in tutte le regioni italiane ad
    eccezione del Molise e della Provincia autonoma di Bolzano. Complessivamente hanno risposto ai questionari 35.550 mamme con tassi di partecipazione a livello regionale compresi tra l’89,2% e il 98,6%. Un campione, dunque, molto vasto da cui è emerso che in Italia il 22,1% dei bambini di 2­5 mesi passa del tempo davanti a schermi che possono essere tv, computer, tablet o telefoni cellulari.
    Esiste una differenza di esposizione legata al territorio: in particolare si va dal 13,6%
    della Provincia autonoma di Trento al 30,3% riscontrato in Puglia. La maggior parte dei bambini esposti passa meno di un’ora al giorno davanti a uno schermo, ma dall’1,9% (Veneto) al 9,1% (Calabria) vi trascorre almeno 1-­2 ore.
    I livelli di esposizione crescono all’aumentare dell’età in tutte le regioni e, tra i bambini di 11-­15 mesi, i bambini che passano almeno 1-­2 ore al giorno davanti a uno schermo diventano una percentuale significativa che varia tra il 6,5% di Trento e il 39,3% della Calabria.
    Se si considera il tempo di fruizione complessivo, che va da meno di un’ora a oltre tre ore, la
    percentuale di bambine e bambini che ha una esposizione agli schermi tra gli 11 e i 15 mesi d’età in media arriva al 58,1%, vale a dire 1 su 2. In generale, le percentuali sono più alte nelle regioni del Sud.

    Questi risultati hanno spinto l’ISS a fornire indicazioni, in particolare sulla “necessità di informare i genitori ­ e tutti gli adulti che si occupano del bambino ­ dei rischi legati all’uso delle tecnologie audiovisive e digitali in età precoce. Un ruolo importante in questa azione preventiva può essere svolto dagli operatori socio­sanitari e dagli educatori che hanno frequenti contatti con i genitori”.

    Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2019 ha stilato nuove linee guida su
    “attività fisica, comportamento sedentario e sonno” in cui si raccomanda un tempo limite di
    esposizione agli schermi per i bambini fino a 5 anni. In particolare, fino a 2 anni d’età questo
    tempo dovrebbe essere pari a zero, mentre da 2 a 5 anni non dovrebbe superare un’ora al giorno, possibilmente meno. Tra i rischi dello stare davanti a uno schermo vi è quello di favorire comportamenti sedentari che compromettono la salute dei bambini. È stato infatti dimostrato un legame tra l’esposizione agli schermi e l’obesità dovuto a diversi fattori: oltre alla mancanza di movimento, un aumento del consumo di cibo mentre si guarda lo schermo, l’esposizione a pubblicità di cibi e bevande non sane che influenzano le preferenze alimentari dei bambini, la riduzione della durata del sonno...
    Pubblichiamo qui in allegato l'ATLANTE DELL’INFANZIA (A RISCHIO) IN ITALIA - 2023 - A cura di Save the Children - lasciamo a voi le considerazioni ed i commenti sul futuro della scuola e delle nuove generazioni. PREFAZIONE La pandemia di Covid19 ha segnato un punto di svolta fondamentale della nostra epoca. C’è un prima e un dopo su molte cose e, indubbiamente, uno dei fattori che ha svolto un ruolo particolarmente significativo nel corso dei mesi del lockdown e in quelli successivi è stata la tecnologia digitale. Anche in questo caso, c’è un prima e un dopo, sia nel modo in cui queste tecnologie sono state utilizzate, sia nel modo in cui le abbiamo interpretate e vissute. In quell’ormai lontano 2020, ci sono stati giorni difficili in cui i nostri computer, i tablet e gli smartphone ci hanno tenuti vivi, nel vero senso della parola. Hanno fatto sì che la nostra vita procedesse sebbene fossimo segregati in casa, ci hanno permesso il contatto quotidiano con amici e parenti, sebbene mutuato attraverso lo schermo di un PC o di uno smartphone, mentre tutto il resto fuori era fermo. Abbiamo fatto aperitivi con gli amici collegati al pc, abbiamo ordinato la spesa, letto libri, guardato film, lavorato, studiato. Ma è stato davvero proprio così? O meglio, è stato così per tutti? La tecnologia è stata fondamentale per una parte del mondo e della società che ne aveva ampio accesso, ma per un’altra fetta di popolazione, a tutte le latitudini, questa accelerazione tecnologica ha significato l’emarginazione. Coloro che erano già indietro, che non avevano accesso ai dispositivi digitali, si sono visti tagliati fuori da ogni genere di attività. Hanno dovuto faticare molto di più per poter fruire dei servizi e trovare risposte ai loro bisogni, spesso vitali, in un momento in cui ci dicevamo “nessuno deve rimanere indietro”. Prima del maggio 2020, secondo un rapporto UNESCO, il 60% dei programmi nazionali di apprendimento a distanza si affidava esclusivamente a piattaforme connesse a internet, ma quasi mezzo miliardo di giovani – ovvero circa la metà degli studenti delle scuole primarie e secondarie di tutto il mondo non disponeva di una connessione a casa e veniva così escluso dalla partecipazione. Secondo i dati e le indagini citati nel rapporto, nel 2020 negli Stati Uniti, per esempio, un terzo degli studenti, dalla scuola dell’infanzia al dodicesimo anno di età, è stato escluso dall’istruzione a causa di connessioni a internet o hardware inadeguati. Per quanto riguarda i risultati dell’apprendimento degli studenti, secondo i ricercatori dell’UNESCO, questi si sono bloccati o sono diminuiti drasticamente quando le scuole hanno utilizzato l’edtech (education technology) in sostituzione dell’insegnamento in presenza, anche quando i bambini avevano accesso a dispositivi digitali e connessioni a internet... Neonati allo schermo In un mondo fatto di chiaroscuri, gli effetti del digitale sono in parte positivi, in parte negativi, ma sull’età evolutiva sembrano prevalere questi ultimi. Eppure, nel nostro Paese sono tanti i bambini persino molto piccoli che trascorrono del tempo davanti a uno schermo. I risultati della nuova indagine del Sistema di Sorveglianza Bambini 0­2 anni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), presentata a marzo 2023 delinea un quadro preoccupante sotto questo profilo 1. L’indagine si è svolta tra giugno e ottobre 2022 con interviste in tutte le regioni italiane ad eccezione del Molise e della Provincia autonoma di Bolzano. Complessivamente hanno risposto ai questionari 35.550 mamme con tassi di partecipazione a livello regionale compresi tra l’89,2% e il 98,6%. Un campione, dunque, molto vasto da cui è emerso che in Italia il 22,1% dei bambini di 2­5 mesi passa del tempo davanti a schermi che possono essere tv, computer, tablet o telefoni cellulari. Esiste una differenza di esposizione legata al territorio: in particolare si va dal 13,6% della Provincia autonoma di Trento al 30,3% riscontrato in Puglia. La maggior parte dei bambini esposti passa meno di un’ora al giorno davanti a uno schermo, ma dall’1,9% (Veneto) al 9,1% (Calabria) vi trascorre almeno 1-­2 ore. I livelli di esposizione crescono all’aumentare dell’età in tutte le regioni e, tra i bambini di 11-­15 mesi, i bambini che passano almeno 1-­2 ore al giorno davanti a uno schermo diventano una percentuale significativa che varia tra il 6,5% di Trento e il 39,3% della Calabria. Se si considera il tempo di fruizione complessivo, che va da meno di un’ora a oltre tre ore, la percentuale di bambine e bambini che ha una esposizione agli schermi tra gli 11 e i 15 mesi d’età in media arriva al 58,1%, vale a dire 1 su 2. In generale, le percentuali sono più alte nelle regioni del Sud. Questi risultati hanno spinto l’ISS a fornire indicazioni, in particolare sulla “necessità di informare i genitori ­ e tutti gli adulti che si occupano del bambino ­ dei rischi legati all’uso delle tecnologie audiovisive e digitali in età precoce. Un ruolo importante in questa azione preventiva può essere svolto dagli operatori socio­sanitari e dagli educatori che hanno frequenti contatti con i genitori”. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2019 ha stilato nuove linee guida su “attività fisica, comportamento sedentario e sonno” in cui si raccomanda un tempo limite di esposizione agli schermi per i bambini fino a 5 anni. In particolare, fino a 2 anni d’età questo tempo dovrebbe essere pari a zero, mentre da 2 a 5 anni non dovrebbe superare un’ora al giorno, possibilmente meno. Tra i rischi dello stare davanti a uno schermo vi è quello di favorire comportamenti sedentari che compromettono la salute dei bambini. È stato infatti dimostrato un legame tra l’esposizione agli schermi e l’obesità dovuto a diversi fattori: oltre alla mancanza di movimento, un aumento del consumo di cibo mentre si guarda lo schermo, l’esposizione a pubblicità di cibi e bevande non sane che influenzano le preferenze alimentari dei bambini, la riduzione della durata del sonno...
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  • Ai primi di marzo del 2023 si è costituito l' Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e della università e il 9 dello stesso mese presso la sala stampa di Montecitorio ha avuto il suo esordio ufficiale.
    Da alcuni anni si vanno siglando delle intese fra le ff.aa. il ministero dell' istruzione, gli uffici scolastici regionali e le singole scuole.
    Nel settembre 2014 tra il ministero dell' istruzione e la Difesa si siglò l' accordo quadro finalizzato a favorire l' approfondimento della Costituzione ( immagino che l' articolo 11 sarebbe stato rivisitato in un ottica più rappresentativa per il settore militare).
    Nel 2017, una ulteriore intesa allo scopo di attivare i PCTO ( percorsi per le competenze trasversali e per l' orientamento), in altri termini l' alternanza scuola industria caserme.
    L' attuale governo, presieduto da una donna, mamma e cristiana ( un cristianesimo a propria immagine e somiglianza che meglio si presta a giustificare il suo modo operanti), avrebbe approvato ( forse è ancora in initere) una legge che istituisce la giornata dell' unità nazionale delle ff.aa. per il 4 novembre, vittoria dell' Italia nella 1 guerra mondiale.
    Sempre nel corso dell' attuale legislatura, il 7 agosto dell' anno scorso un ennesimo accordo è stato siglato tra il ministero istruzione e Stato Maggiore della Marina Militare.
    Quest' ultimo si impegna a offrire :
    * agli studenti opportunità formative per l' acquisizione di competenze e titoli di studio che agevoleranno il loro ingresso nel mercato del lavoro ( la cultura umanistica presumo non rientrerà tra le materie insegnate dai docenti militari. Magari mi sbaglio);
    * al personale insegnante e amministrativo l' acquisizione di competenze specialistiche, anche con l' apporto di enti esterni ( Leonardo s.p.a? Rheinmtall? Elbit System, azienda israeliana produttrice di dispositivi altamente tecnologici per la sorveglianza, copiosamente testati sulla popolazione palestinese?)
    Chissà se dal momento che avremo i militari nelle scuole non si introdurrà, per risparmiare tempo, un qualche protocollo per giustificare le notorie vaccinazioni multiple riservate ai soldati...Esagero, naturalmente: giammai potrebbe accadere quanto temo.
    Ai primi di marzo del 2023 si è costituito l' Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e della università e il 9 dello stesso mese presso la sala stampa di Montecitorio ha avuto il suo esordio ufficiale. Da alcuni anni si vanno siglando delle intese fra le ff.aa. il ministero dell' istruzione, gli uffici scolastici regionali e le singole scuole. Nel settembre 2014 tra il ministero dell' istruzione e la Difesa si siglò l' accordo quadro finalizzato a favorire l' approfondimento della Costituzione ( immagino che l' articolo 11 sarebbe stato rivisitato in un ottica più rappresentativa per il settore militare). Nel 2017, una ulteriore intesa allo scopo di attivare i PCTO ( percorsi per le competenze trasversali e per l' orientamento), in altri termini l' alternanza scuola industria caserme. L' attuale governo, presieduto da una donna, mamma e cristiana ( un cristianesimo a propria immagine e somiglianza che meglio si presta a giustificare il suo modo operanti), avrebbe approvato ( forse è ancora in initere) una legge che istituisce la giornata dell' unità nazionale delle ff.aa. per il 4 novembre, vittoria dell' Italia nella 1 guerra mondiale. Sempre nel corso dell' attuale legislatura, il 7 agosto dell' anno scorso un ennesimo accordo è stato siglato tra il ministero istruzione e Stato Maggiore della Marina Militare. Quest' ultimo si impegna a offrire : * agli studenti opportunità formative per l' acquisizione di competenze e titoli di studio che agevoleranno il loro ingresso nel mercato del lavoro ( la cultura umanistica presumo non rientrerà tra le materie insegnate dai docenti militari. Magari mi sbaglio); * al personale insegnante e amministrativo l' acquisizione di competenze specialistiche, anche con l' apporto di enti esterni ( Leonardo s.p.a? Rheinmtall? Elbit System, azienda israeliana produttrice di dispositivi altamente tecnologici per la sorveglianza, copiosamente testati sulla popolazione palestinese?) Chissà se dal momento che avremo i militari nelle scuole non si introdurrà, per risparmiare tempo, un qualche protocollo per giustificare le notorie vaccinazioni multiple riservate ai soldati...Esagero, naturalmente: giammai potrebbe accadere quanto temo.
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  • L'allarmante piano di sorveglianza di massa dell'UE, emerso di recente, rappresenta una minaccia inaccettabile alle nostre libertà individuali e alla privacy. Non possiamo permettere che questo progetto inquietante diventi realtà!

    https://dituttoedipiu.altervista.org/leuropa-verso-una-sorveglianza-di-massa-senza-precedenti-lallarme-di-un-europarlamentare/
    L'allarmante piano di sorveglianza di massa dell'UE, emerso di recente, rappresenta una minaccia inaccettabile alle nostre libertà individuali e alla privacy. Non possiamo permettere che questo progetto inquietante diventi realtà! https://dituttoedipiu.altervista.org/leuropa-verso-una-sorveglianza-di-massa-senza-precedenti-lallarme-di-un-europarlamentare/
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    L'Europa verso una sorveglianza di massa senza precedenti: l'allarme di un europarlamentare - D TUTTO E D+
    Un piano segreto elaborato dalla Commissione Europea e dai governi nazionali, delinea un sistema di sorveglianza di massa
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  • GRANDE FRATELLO E GRANDE CONTROLLO

    https://dituttoedipiu.altervista.org/la-sorveglianza-orwelliana-un-futuro-distopico/
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    La sorveglianza orwelliana: Un futuro distopico - D TUTTO E D+
    La sorveglianza orwelliana: Un futuro distopico - In un'epoca in cui la sicurezza è diventata una priorità assoluta, ci troviamo immersi in
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